Dokument-Nr. 1053
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 18. August 1920

Regest
Bezug nehmend auf seinen Bericht Nr. 17150 vom 26. Juni 1920 über die politische Lage im Deutschen Reich spricht Pacelli von einer Konsolidierung der Verhältnisse. Dies führt er auf die beunruhigende außenpolitische Situation zurück, die die linken und rechten Oppositionsparteien zur Mäßigung gezwungen hat. Viele Deutsche hofften, dass die von Osten kommende Bedrohung des Bolschewismus die Entente und vor allem Frankreich zu einer Änderung des Friedensvertrags von Versailles veranlassen könnte. Bei der Konferenz in Spa wurden diese Hoffnungen allerdings enttäuscht. Der bayerische Reichstagsabgeordnete Georg Heim hat nun behauptet, dass die durch die französischen Repressalien hervorgerufene Verzweiflung des deutschen Volks eine politische Radikalisierung und daher eine Begünstigung der bolschewistischen Ausbreitung in Europa verursachen kann. Pacelli berichtet schließlich auch von der Festnahme einiger Geistlicher im Saargebiet im Kontext des Streiks der Beamten. Sie wurden von Unabhängigen Sozialisten bei den französischen Behörden angezeigt. Zum Abschluss berichtet der Nuntius über den Besuch von Ministerpräsident Gustav von Kahr. Dieser habe Pacelli gegenüber seine Sorgen um den Vormarsch der Bolschewisten, um die Verbreitung der Nationalbolschewistischen Bewegung in Ostpreußen und daher um eine neue kommunistische Revolution geäußert. Um Bayern zu schützen, komme nur die Einwohnerwehr in Frage, deren Entwaffnung aber im Versailler Vertrag bestimmt wurde. Ein Verstoß dagegen würde eine Besetzung des Ruhrgebiets seitens der Entente hervorrufen.
Betreff
Situazione politica in Germania. – Questione bolscevica
Eminenza Reverendissima,
Nel mio rispettoso Rapporto Nr. 17150 in data del 26 Giugno scorso, esponendo all'Eminenza Vostra Reverendissima la situazione politica della Germania, accennavo alla debole ed incerta posizione, in cui trovavasi il nuovo Governo del Reich . Essa tuttavia si è in questi ultimi tempi alquanto consolidata in seguito alla situazione politica estera, divenuta oltremodo tesa, e la quale obbliga, pur loro malgrado, i partiti di opposizione, di sinistra e di destra, ad una certa riserva.
Il popolo tedesco segue nell'ora presente con viva ansia lo svolgersi degli avvenimenti in Oriente. La vittoriosa avvanzata [sic] del bolscevismo suscita tutta una serie di questioni, delle quali è attualmente impossibile
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di misurare la portata e le conseguenze. La Germania studia attentamente come possa sfruttare a suo favore quegli eventi. Essa firmò il trattato di Versailles a denti stretti e senza interno consenso, sebbene, almeno per ciò che riguarda la parte più sana della popolazione, colla volontà di eseguirlo nei limiti del possibile, ma pur colla convinzione che molti degli articoli fossero inattuabili. Costretta dalla forza, la Germania appose la sua firma al trattato, però colla intima speranza di una futura revisione. Molti, non già tra gli uomini politici, ma fra il popolo, avevano confidato che questa avrebbe avuto principio a Spa; tale attesa però rimase delusa e gli accordi ivi conclusi, la cui accettazione fu strappata ai negoziativi tedeschi colla minaccia della immediata occupazione del bacino della Ruhr, vennero qui considerati come una nuova imposizione, la quale riduceva la Germania all'impotenza ed esigeva condizioni economiche assai difficilmente eseguibili. Ma quantunque la Germania abbia dovuto piegarsi ancora una volta di fronte alla inflessibile volontà della Francia, tuttavia non ha deposto la speranza della revisione delle condizioni di pace, con questa differenza che essa ora l'attende non più dalla moderazione dell'Intesa, ma piuttosto dallo svolgersi in-
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calzante degli avvenimenti politici, i quali (così qui si pensa comunemente) mostreranno in un avvenire non lontano che la cosidetta [sic] "pace" di Versailles è un assurdo internazionale e rappresenta soltanto un episodio nella storia dei giorni nostri.
Ora appunto molti credono di vedere negli avvenimenti russi e nel crollo della Polonia l'inizio di questa forzata revisione del trattato di Versailles. La formazione del nuovo Stato polacco ha costato incalcolabili sacrifici alla Germania, la quale ritiene inoltre come assolutamente necessario per le sue relazioni commerciali colla Russia di avere con questa confini immediati; ciò che invece ha precisamente voluto impedire l'Intesa nel trattato anzidetto.
Dopo quanto si è esposto, riesce ben comprensibile come, di fronte all'avanzata degli eserciti russi, i quali hanno ormai raggiunto le frontiere della Prussia orientale, mentre gli elementi radicali di sinistra, che aspirano ad una nuova rivoluzione ed allo stabilimento della Repubblica soviettista e della dittatura del pro-
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letariato, hanno preso nuovo vigore ed impulso, dall'altro canto, una non trascurabile parte della popolazione tedesca, massime fra i nazionalisti ed i conservatori, brami di trar profitto dalle attuali congiunture e di unirsi col Bolscevismo per spezzare le catene di Versailles. E' questo il cosidetto Bolscevismo nazionale. L'attuale Governo del Reich intende di osservare lealmente la dichiarata neutralità nella guerra russo-polacca ed è alieno da quel movimento, il quale, frutto della disperazione, non farebbe in ultima analisi che consumare la completa rovina della Germania, gettandola nell'anarchia e nel caos; ma ognun vede, quale serio pericolo esso costituisca per l'Europa. Alcuni giorni <or>1 sono, il notissimo deputato bavarese al Reichstag Dr. Heim (abbastanza bene accetto agli ambienti francesi per le sue tendenze ultra-federalistiche ed antiprussiane), pur riconoscendo come non del tutto infondate le preoccupazioni della Francia di fronte alle persistenti tendenze aggressive di alcuni circoli prussiani, aggiungevami tuttavia esser egli sicuro che, se l'Intesa, e specialmente la Francia, continuerà a spingere la popolazione tedesca alla disperazione, in men di due anni gli eserciti russo-germanici saranno a Parigi. Checché voglia pensarsi di questa ardita profezia del deputato bavarese, è certo che la Francia, se intende di seguire
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una politica saggia e prudente, dovrà tener conto della gravità della suesposta situazione.
Nel territorio della Sarre appartenente alla Diocesi di Treviri è scoppiato recentemente uno sciopero d'impiegati. In questa occasione sono stati – così almeno si afferma – arrestati dalle Autorità francesi anche sacerdoti cattolici, senza motivo sufficiente, dietro denunzia dei soliti socialisti indipendenti. A quanto mi è stato pure riferito, l'indignazione del popolo per l'arresto ed in parte altresì per il poco degno trattamento dei suddetti ecclesiastici sarebbe vivissima, e si vorrebbe che una Commissione neutrale compiesse una inchiesta al riguardo.
Avevo appena finito di scrivere queste linee, allorché è venuto stamane dopo mezzodì a visitarmi il Ministro Presidente bavarese, Signor v. Kahr, allo scopo appunto di parlarmi del Bolscevismo, che egli considera come la più grave questione mondiale del momento. I Russi, mi ha egli detto, assicurano che non oltrepasseranno la frontiera tedesca; ma, secondo le notizie da lui ricevute, essi nella loro fine astuzia se ne astengono per ora unicamente perché intendono di preparare prima con una abile propaganda, soprattutto
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nella Germania centrale e settentrionale, il terreno per una nuova rivoluzione comunista, il cui trionfo consacrerebbe l'unione della Russia e della Germania bolsceviche. D'altra parte gli elementi conservatori e patriottici tendono sempre più ad unirsi coi Russi, per piombare poi sulla Francia e liberarsi dal trattato di Versailles. Questo movimento bolscevico nazionale, ha aggiunto il Signor v. Kahr, si diffonde, secondo le sue informazioni, largamente nella Prussia orientale, anche nelle file dell'esercito o Reichswehr. Se la fusione e la vittoria di queste varie tendenze avvenisse, sarebbe la catastrofe non solo della Germania, ma dell'intiera Europa. Il Signor Ministro Presidente pensa che la Baviera, insieme cogli altri stati della Germania meridionale, potrà eventualmente costituire un'azione efficace contro la marea bolscevica. E perciò, ha egli affermato, che il Governo bavarese non intende a nessun costo di disarmare la guardia civica o Einwohnerwehr , la quale è l'unica garanzia per la tutela dell'ordine pubblico. Avendo io osservato che la Germania aveva tuttavia assunto un tale obbligo nella conferenza di Spa e che, in caso d'inosservanza, l'Intesa avrebbe occupato il bacino della Ruhr, egli mi ha risposto che la Francia (e di ciò sarebbe persuaso anche il Governo di Berlino) è risoluta a compiere in ogni caso tale occupazione,
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la quale sarebbe quindi inevitabile ed una questione soltanto di tempo. Temo che questa soluzione del Signor v. Kahr sia un po' semplicista e ch'egli non misuri forse pienamente le incalcolabili conseguenze di quell'occupazione per la Germania, la quale, se venisse a perdere altresì l'Alta Slesia, rimarrebbe senza carbone. Ad ogni modo il Signor Ministro Presidente, il quale, come mi ha affermato, ha esposto le sue vedute con intiera franchezza anche a questo Ministro di Francia, Signor Dard, ha concluso dicendo che aveva voluto mettermi al corrente della situazione, ed io da parte mia l'ho assicurato che mi sarei fatto un dovere di riferire tutto senza indugio alla S. Sede.
Dopo di ciò chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
47r, hds. von unbekannter Hand vermutlich vom Empfänger: "al S. Padre".
1Hds. von Pacelli verbessert.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 18. August 1920, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1053, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1053. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 28.10.2019.