Dokument-Nr. 4498
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 30. Juni 1917

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelliTorricella
Betreff
Visita a Berlino ed a Kreuznach
Appena tTornato stamane a Monaco, compio <subito> senza indugio il dovere di dare inviare a Vostra Eminenza Reverendissima una più comp dettagliata relazione del mio viaggio a Berlino ed a Kreuznach, di cui ho già dato a ho avuto l'onore di darLe già telegraficamente notizie coi miei rispettosi cifrati del 26 e del 30 corrente.
Partii da Monaco, qui, accompagnato da Mons. Schioppa, Uditore di questa Nunziatura, la sera di Lunedì 25 Giugno p. p., giungendo a Berlino la mattina seguente alle ore 7.20. Alla stazione era a ricevermi il Signor Deputato Erzberger, il quale con un uno splendido automobile militare, messo a mia completa disposizione durante tutta o la mia il tempo della mia permanenza a Berlino dal Ministroero della Guerra, mi accompagnò all'Hotel Continental, uno dei migliori della capitale, ove sono stato alloggiato in un assai decoroso appartamento al primo piano, ospite del Governo Imperiale. Dirò qui subito che al mio primo incontro col Sig. Erzberger
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gli rinnovai la preghiera, già fattagli per iscritto, di procurare cioè che la stampa non parlasse affatto del mio viaggio, allo scopo di evitare eventuali commenti ostili alla S. Sede da parte dei giornali dell'Intesa, i quali con ogni probabilità avrebbero rappresentato la Santa Sede medesima come sempre più legata agli Imperi Centrali e premurosa per di cooperare con essi per il raggiungimento della cosiddetta pace tedesca. Tale preghiera ottenne completo effetto. , giacché i giornali furono impediti dalla Censura di fare qualsiasi cenno della cosa.
Celebrata la S. Messa nella vicina chiesa cattolica di S. Edwige, ricevetti prima, alle 10, il Sig. Dr. Jordan, I. Segretario di Legazione, addetto dal Ministero degli Esteri alla mia persona, e poi, alle 10 ¼, il Sig. Diego von Bergen, I. Ministro, che già da me già ben conosciuto, perché alcuni anni or sono fu già in Roma Segretario di cotesta Legazione di Prussia presso la S. Sede, e dal quale ebbi vari utili ragguagli circa la mia udienza presso il Sig. Cancelliere dell'Impero. Questa ebbe luogo alle ore 11 ½ e fu in verità invero
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improntata alla più rispettosa deferenza ed alla più sincera cordialità. Dopo Fatti i consueti complimenti, il Sig. Bethmann-Hollweg (il quale è uomo dalla figura imponente, dai tratti marcati, dall'aspetto alquanto rude, ma franco e leale) s'informò premurosamente della preziosa salute del S. Padre ed io, dopo avergli dato le richieste notizie, gli consegnai la copia della Lettera che il Santo Padre Sua Santità ha diretta a Sua Maestà S. M. l'Imperatore. Egli la lesse per intiero colla massima attenzione ed ebbe subito parole di ammirazione e di elogio per l'attitudine e le intenzioni umanitarie di Sua Santità. dell'Augusto Pontefice. Disse che la Germania desidera sinceramente la fine di questa orribile guerra che essa non ha provocato, e ben lo dimostrò nel dicembre scorso colla sua offerta di entrare di entrare cogli Stati nemici in trattative di pace. Tale offerta, ispirata unicamente al desiderio di por fine ad una carneficina senza alcuno scopo né utilità, fu male interpretata come un segno di debolezza, giacché mentre invece gl'Imperi centrali sono militarmente invincibili, né d'altra parte riuscirà all'Intesa soggiogarli col blocco della fame, giacché poiché, sebbene siano innegabili le gravi diffi-
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coltà del vettogl vettovagliamento ed i penosi sacrifici cui sono esposte le popolazioni civili, tuttavia, i viveri, grazie alla previdente organizzazione, ed alla prossima raccolta che si prevede abbastanza buona, se non ottima, possono ritenersi sufficienti. Aggiunse che a suo parere il momento della pace di un'azione proficua in favore della pace non è ancora arrivato, e ciò per la cattiva volontà dei nemici della Germania, come provano i discorsi di Lloyd George, di Ribot e di Wilson. A questo punto, pur riconoscendo la fondatezza di tale osservazione, gli feci notare rilevare al Sig. Cancelliere tutta la necessità somma utilità che il S. Padre fosse bene informato sulle vedute dell'Impero Germanico in ordine ai principali problemi dell'attuale guerra, affinché Egli, pienamente conscio della situazione ed in possesso di tutti gli elementi di fatto, necessari per un sicuro giudizio, sugli avvenim, possa cogliere, appena si presenti, il la propizia occasione per svolgere con efficacemente l'opera la Sua benefica opera pacificatrice, ed avere ndo per un così nobile intento una solida base.
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Avendo c Ciò ben volontieri ammesso ise il Signor von Bethmann-Hollweg, io passai con ogni prudente cautela ad interrogarlo su ciascuna dei<lle> delicati<e> punti in ed importantissime questioni, così acutamente indicati [sic] da Vostra Eminenza nel Suo venerato Dispaccio N°. 34657 del 13 Giugno corr. p. p. e che mi parve assai opportuno trattare anche col Sig. Cancelliere, assicurandolo che quanto egli mi avrebbe confidato, sarebbe rimasto nel più stretto segreto ed inviolabile segreto. Egli mi dichiarò che la Germania era é dispostissima a trattare discutere la diminuzione degli armamenti, naturalmente a condizione di recipro simultaneità; anzi sarebbe be pronta a concludere anche convenzioni dirette a risolvere per mezzo dell'arbitrato i conflitti internazionali. Anche quanto al Belgio, la Germania è disposta a restituirlo nella sua piena indipendenza, esigendo però le giuste garanzie perché esso non cada sotto il dominio la dominazione
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politica, militare ed eco e finanziaria dell'Inghilterra e della Francia, le quali certamente se ne servirebbero come di uno strumento ai danni della Germania. Per ciò, infine, che concerne l'Alsazia-Lorena, avendogli io domandato se fosse possibile una correzione di frontiera (usai questo eufemismo per non adoperare la parola cessione) in vista di considerazione d nella parte francese di quelle provincie, il Sig. von Bethmann Hollweg, pur non senza una certa esitazione, mi disse che una qualche minima piccola rettifica di confini non sarebbe impossibile, a condizione di reciprocità compensi sulla frontiera frontiera medesima franco-germanica. Una simile correzione di frontiera potrebbe pure essere oggetto di trattative fra l'Italia e l'Austria nei loro rispettivi confini. Circa In Russia continua la situazione caotica e non si può pensare a concludere con essa una pace separata, anche perché manca un Governo con cui trattare , ed anche perché la Russia ha bisogno dell'aiuto finanziario dell'Inghilterra, che ivi profonde ingenti a larga mano ingenti somme. È escluso che la Russia possa, almeno per ora, iniziare un'offensiva militare generale sul suo fronte, sebbene potrà esservi qualche offensiva locale, promossa dagli ufficiali inglesi e francesi, probabilmente in Bucovina od in Galizia; però le posizioni
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degli Imperi Centrali, anche in quello fronte, scacchiere, sono dovunque forti e sicure. Mi chiese poi il Signor Cancelliere che cosa pensavo sulle relazioni italo-austriache, ed io gli risposi con risposi in modo strettamente confidenziale che qualche Ministro influente e moderato del Governo italiano aveva fatto pervenire per vie indirette alla S. Sede l'espressione del suo desiderio che il S. Padre si adoperasse per la pace dietro compensi territoriali in favore dell'Italia, i quali corrisponderanno ebbero più o meno al famoso "parecchio"; ma ed a tale riguardo il Sig. von Bethmann Hollweg mi fece comprendere che sarebbe stata possibile una rettifica dei confini austro-italiani, ma che l'Austria non intendeva non poteva assai difficilmente avrebbe potrebbe parlarsi di una cessione del Trentino da parte dell'Austria. Mi disse pure aver saputo che i rapporti fra il Governo Italiano e la S. Sede, specialmente al principio della guerra, erano buoni e buoni; ed io gli esposi che spiegai come i rapporti fra fra la S. Sede e l'Italia esiste sempre uno stato di guerra
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e che gli confermai che il S. Padre non potrà può mai dichiararsi soddisfatto della attuale Sua condizione, la cui anormalità ed inaccettabilità è stata resa ancor più evidente dalla attu dalla guerra, e che gli confermai che in tale situazione è impossibile parlare di una conciliazione od intesa fra i due Poteri; solamente, la forza stessa delle cose, massime al momento in cui l'Italia entrò nel conflitto, impose inevitabilmente alcuni degli scambi di vedute, sempre in via privata e non ufficiale, su qualche punto particolare. Ebbe anche il Sig. Cancelliere una parola di viva deplorazione per la condanna del suo amico Mons. Gerlach e mi passò in seguito a discorrere sull' Mi accennò poi anche in seguito anche il Sig. Cancelliere all'attitudine del Cardinale Mercier, il quale (osservò) suole rimanere tranquillo ed in buoni re ed in pacifiche relazioni colle Autorità occupate nti per qual alcun tempo, e poi all'improvviso vien fuori con a Atti che creano turbamenti ed imbarazzi alle autorità medesime; aggiunse che il Governo Imperiale si rende conto della delicata situazione in cui si trova l'Eminentissimo, ma che non gli darà la soddisfazione di divenire un martire, com'egli ben desi-
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dererebbe. Su questo argomento mi fece anche il giorno seguente rimettere un Pro-Memoria foglio, che mi onoro rimettere inviare qui accluso in copia all'Eminenza Vostra con preghiera di restituzione. Terminò il Sig. Bethmann Hollweg Si interessò anche altresì vivamente il Sig. von Bethmann Hollweg adell'influenza che la guerra aveva avuto sul risveglio del sentimento religioso, nei vari paesi belligeranti, interrogandomi fino a che punto essa si era manifestata nei vari paesi belligeranti ed affermando con soddisfazione che in Germania tale risv rinascimento era stato assai notevole. Terminò col rilevando re come attualmente fra la S. Sede ed il Governo Imperiale non vi é nessuna causa questione o causa di dissenso, ma che anzi l'una e l'altro debbono insieme lavorare per combattere la frammassoneria, colpevole della guerra, e per il mantenimento dell'ordine contro la minacciante anarchia. Si dichiarò pienamente soddisfatto dell'attitudine della S. Sede; ed io ne profittai per assicurarlo della perfetta imparzialità del S. Padre e di Vostra Eminenza, esponendogli largamente e con opportuni esempi i motivi la natura ed i motivi della linea di condotta tenuta dalla S. Sede nell'attuale conflitto e le difficoltà che deve superare per mantenere tale questo suo atteggiamento. Egli mi ringraziò con calore per tali assicurazioni e m'incaricò ripetutamente di dire al S. Padre S. Padre che conta molto sull'opera Sua, convinto che l'Augusto Pontefice è chia
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chiamato destinato a jouer un grand rôle quando sa suonerà l'ora della sospirata pace.
Congedatomi colla massima cordialità dal Sig. von Bethmann Hollweg, cui presentai l'Uditore di questa Nunziatura, mi recai immediatamente dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Signor Zimmermann, uomo dalla faccia aperta, dalle maniere espansive e dalla facile parola. Egli mi confermò quanto il Sig. Cancelliere mi aveva manifestato circa la politica gen internazionale e la situazione militare. Secondo notizie Aggiuntose che, secondo notizie pervenute dalla Russia, sarebbe sembra possibile una contro-rivoluzione, la quale condurrebbe non già al ristabi ad una restaurazione della monarchia, ma ad una dittatura per il ristabilimento dell'ordine. Interrogato da me sul futuro assetto della Polonia, mi rispose che la Germania era risoluta ha in animo di fa costituire la parte già soggetta alla Russia in regno indi (quindi senza la Galizia né il territorio facente unito ora alla Prussia) in regno indipendente con Sovrano cattolico. La guerra dei sottomarini, che già dà così importanti successi, da con perdite minime da parte della per la Germania, diverrà sempre più intensa ed efficace, anche perché se ne costruiscono ogni giorno nuovi tipi sempre più perfetti ed in numero sempre maggiore (qualcuno afferma che potranno rimanere sino lontani dalla base di rifornimento sino a quattro mesi). Ciò, se non ridurrà l'Inghilterra alla fame, diminuirà talmente il suo tonnellaggio da minacciarne il predominio sui mari, ed e si spera di indurla così forse a propositi di pace. Quanto alla situazione interna della Germania, mi assicurò che in generale le popolazioni si mantengono calme e non vi é nessun pericolo di rivoluzione. Gli stessi partiti socialisti sono in fondo fedeli
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alla Monarchia e mantengono un atteggiamento patriottico, sebbene insistano per ottenere il suffragio universale, che il Governo dovrà senza dubbio concedere, soltanto però dopo la fine della guerra. Sorgeranno allora gravissime questioni sociali di assai difficile soluzione, perché le Nazioni saranno finanziariamente stremate, i viveri prezzi dei viveri rimarranno, almeno per un tempo considerevole, assai elevati e gli operai degli non vorranno consentire a diminuzioni degli alti salari, di cui godono attualmente.
Profittai della bontà e della fiducia con cui mostrava di trattarmi il Sig. Zimmermann per interrogarlo sulla possibilità di avere, pur senza essere ufficialmente accreditato presso il Governo Imperiale, rapporti relazioni dirette con Berlino. Come, infatti, ebbi già Come, infatti, ebbi già occasione di accennare all'Eminenza Vostra nel mio rispettoso Rapporto N°. 137 del 7 Giugno p. p., le trattative col Governo di B centrale per il tramite di questo Ministero degli Esteri di Baviera subiscono ritardi lunghissimi senza fine, di guisa che la Nunziatura rimane per lunghissimo tempo
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senza poter ottenere una risposta un qualsiasi riscontro di alle sue Note. Per mezzo del dell'attivissimo ed influente Sig. Erzberger, gli affari procedono senza dubbio molto più speditamente; ma egli è persona privata, ed inoltre troppo facile ed ottimista, le sue , essendo per natura portato ad un eccessivo ottimismo non avendo egli carattere ufficiale, le sue risposte mentre non costituiscono nessun impegno da parte del Governo, non danno nemmeno alcuna sicurezza circa ed essendo inoltre per natura portato ad un eccessivo ottimismo, sarebbe impru e sarebbe imprudente d non si può mai esser pienamente sicuri dell'esattezza di quanto egli riferisce. D'altra parte, è necessario di aver riguardo all'estrema suscettibilità di questo Ministero degli Esteri, il quale rimarrebbe offeso se fosse messo da parte nelle relazioni fra la Nunziatura ed il Governo centrale. Proposi quindi al Sig. Zimmermann che, dato il carattere straordinario ed urgente di molte questioni che le quali vengono solleva te ogni giorno della guerra ora ogni giorno sollevate dalla guerra, io avrei per l'avvenire regolarmente inviato, come per in addietro, la relativa Nota ufficiale al Signor Conte de Hertling, ma che al tempo stesso, per gli affari più importanti gravi ed urgenti, mi sarei permesso di scrivere a lui personalmente direttamente, sebbene in via privatamente, a lui od al sullodato Sig. von Bergen. Anche il Sig. Zimmermann annuì di buon grado. In tal modo spero si possa avere rimediata rimediare, in parte sebbene soltanto in parte, alla inf infelice situazione di questa Nunziatura. Trovasi essa assolutamente fuori di centro, in una morta gora ove è sommamente difficile procurarsi le informazioni e curare gli affari, i quali riguardano l'Impero e che nelle circostanze attuali hanno pur tanta importanza per la S. Sede. È come se l'Ambasciata russa o francese presso il Governo d'I italiano, invece di risiedere a Roma, fosse stabilita in una città di provincia, quale Firenze o Modena.
La sera il Sig. Cancelliere dell'Impero diede un in mio onore un pranzo officiale, a cui fra gli altri presero parte, oltre la cogna-
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ta, la figlia ed il genero del Sig. Bethmann Hollweg, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Sig. Zimmermann, il Segretario di Stato per gl'Interni Dr. Helfferich, il Ministro dei Culti per la Prussia Sig. de Chappuis e dell'Istruzione Sig. von Trott zu Solz, il Ministro di Prussia a Monaco Sig. von Treutler ed il Ministro di Monaco a Berlino Signor Conte de Lerchenfeld, i quali tutti, dopo il pranzo, s'intrattennero meco a parlare sulle varie questioni cui ciascuno di essi s'interessava. Senza entrare Credo che a Vostra Eminenza potrà interessare, come contro un piccolo contributo alla per la storia retrospettiva sulle origini della guerra, e di sapere ciò che il Cancelliere raccontò famigliarmente circa l'ex-Ambasciatore di Francia a Berlino Sig. Jules Cambon. Egli era molto ben disposto Questi sinceramente si adoperava per appianare le difficoltà ed i motivi di dissenso fra la Germania e la Francia e lavorava attivamente con ogni cura, anche per un sentimento di amor proprio, al riavvicinamento fra le due Nazioni. Solo, diceva l'Ambasciatore, è impossibile risolvere comporre la questione dell'Alsazia-Lorena, la cui soluzione conviene lasciare ai nostri nipoti.
Il Sig. Cambon insisteva anche molto, sempre allo scopo suindicato, per un incontro
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del Cancelliere col Sig. Pichon. Appena eletto alla presidenza della Repubblica il Sig. Poincaré, l'Ambasciatore, pur rimanendo personalmente ben disposto, mutò del tutto affatto completamente il suo atteggiamento e non disse più una parola di tutto ciò. Questo fatto mi sembra corrispondere a perfettamente con quanto riferiva il Sig. mi disse sul Sig. Poincaré il Re di Bulgaria (Rapporto N. 258 in data 178 giugno p. p. e col Rapporto e con ciò che riferiva il nel 1913 l'Ambasciatore russo a Londra Sig. Ben Conte Benckendorff (Rapporto N. 133 in data 6 giugno p. p.)
Il giorno seguente io feci mi venne offerta una colazione dal Sig. Segretario di Stato per gli Affari Esteri Sig. Zimmermann, parimenti coll'intervento di alti personaggi politici e diplomatici. È stato rilevato che a questa colazione venne fu invitato era presente anche il Deputato del Centro Gisberts [sic], uno dei principali capi delle christlichen Gewerkschaften (sindacati operai misti), nel che ed in ciò si è voluto vedere un segno che il Governo vuol intende appoggiarsi soprattutto sui partiti operai.
La mia partenza da Berlino per il Gran Quartiere Generale a Kreuznach avvenne la sera del Giovedì con in un sontuoso vagone speciale imperiale, ove presi posto insieme con Mons. Schioppa e col suddetto Sig. Jordan, incaricato d'accompagnarmi. Giunto a Kreuznach alle ore 9 ½ la mattina del Venerdì, festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, – dopo aver celebrato nella
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Cappella di un grande Ospedale-lazzaretto (su cui sventolava la bandiera pontificia) la S. Messa, alla quale assistettero anche i Generali plenipotenziari austro-ungarico e bavarese, fui condotto con una automobile imperiale alla residenza di Sua Maestà, ove un mi era stato preparato un elegante appartamento. L'udienza imperiale ebbe luogo con solennità alle ore 12 ¾. Introdotto, dopo la presentazione d'uso dei dei dignitari della Casa civile e militare dell'Imperatore, alla presenza di del Kaiser, nel rimettergli il venerato Autografo Pontificio, gli esposi, in conformità delle ricevute istruzioni, le ansiose preoccupazioni del Santo Padre per il prolungarsi della guerra, per l'accrescersi degli odi e l'accumularsi delle rovine materiali e morali, che costituiscono rappresentano il suicidio dell'Europa civile e fanno indietreggiare di secoli il cammino dell'umanità. Aggiunsi che Sua Santità fa molto grandissimo assegnamento sul suo sull'animo generoso nella e sui sentimenti magnanimi di Lui nella Sua grande opera di pacificazione e non dubita che
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Egli vorrà aiutarlo nella grande opera di pacificazione dell'umanità, anche se ciò dovesse importare il sacrifizio di qualcuno degli scopi della guerra, perseguiti dalla Germania. Sua Maestà mi ascoltava con rispettosa e grave attenzione. Dirò, però, tuttavia, subito con ogni franchezza che nel modo con in cui fissa lungamente sul suo interlocutore lo sguardo, senza calma nel gesto, nella voce, Egli sembra (non so se per natura od in seguito alle preoccupazioni di questi tre lunghi ed angosciosi anni di guerra) sembra come esaltato e non del tutto equilibrato. normale. Mi rispose che la Germania non ha provocato questa guerra, ma che è costretta a difendersi contro le mire di distruzione dell'Inghilterra, la cui potenza offensiva (e qui l'Imperatore fece diede col pugno stretto un vigoroso colpo nell'aria) deve essere spezzata. Ricordò l'offerta di pace dello scorso dicembre, lamentando che il Santo Padre non avesse allora parlato, mentre parlò lo fece Wilson. Naturalmente a questo punto io [ein Wort unlesbar] allora spiegai a Sua Maestà le ragioni di tale silenzio, che erano le quali già si trovavano, del resto, brevemente ma chiaramente accennate nella stessa Lettera Pontificia. Allora l'Imperatore mi parlò a lungo sui pericoli che presenta l'azione in favore della del socialismo internazionale per la pace del socialismo internazionale e insisté moltissimo sulla necessità che il Santo Padre
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emani un Atto solenne, diretto non già ai Governi, ma al clero ed ai fedeli di tutto il mondo, nel quale comandi e pres loro la preghiera ed il lavoro concorde in favore della pace. Egli non dubita dell'efficacia di tale prescrizione pontificia. Vi sono, egli disse, sulla terra due organizzazioni potenti: la gerarchia cattolica e l'armata prussiana, a cui ora però minaccia di aggiungersi il socialismo internazionale. Mi discorse poi dell'attuale Re d'Italia, che egli disse ateo, odiatore profondo accanito di preti e di frati, e ch'egli chiamò il "re traditore". Nel marzo 1914 Vittorio Emanuele III gli promise espressamente che, presentandosi il caso, le forze gli eserciti dell'Italia si sarebbero schierati a fianco della Germania! È finito per sempre colla c Casa di Savoia, aggiunse l'Imperatore, che dovrà scontare il suo tradimento (e qui fece di nuovo col pugno stretto lo stesso gesto di prima). La situazione del Papa e intollerabile; è necessario che a tutela della sua sovranità abbia un territorio indipendente con una striscia sino al mare, la quale assicuri la libertà delle comunicazioni. Mi parlò anche con simpatia
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di Mons. Gerlach, che fu pure suo ospite al Gran Quartiere Generale sul fronte orientale. In Russia, secondo le ultime notizie da lui ricevute, sarebbero in formazione ben trentasette R repubbliche, vi sono sarebbero stati due milioni di disertori e si presenta erebbe come imminente la minaccia della fame. La rivoluzione russa, provocata dall'oro dal denaro inglese, sarebbe avrebbe dovuto scoppiare, secondo i programmi dell'Inghilterra, ancor prima. Era appunto questo lo scopo per cui Lord Kitchener col suo seguito e con ingente quantità di oro si recava in Russia, ma la sua nave fu affondata da una mina. Quanto alla Francia che a torto, secondo l'Imperatore, viene chiamata la fille ainée de l'Eglise, verso la Pentecoste dello scorso anno vi furono delle serie trattative di pace di pace con un partito pacifista; ma sennonché, quando sembrava che la pace stesse per esser conclusa i negoziati fossero sul punto di essere felicemente conchiusi, tutto andò a monte. A proposito del Belgio, anche Sua Maestà mi parlò dei fastid accennò de agli imbarazzi che crea al Governo occupante il Cardinale l'Emo Mercier: egli il Cardinale (esclamò l'Imperatore) vuol essere un martire, ma io non gli darò questa una tale soddisfazione! A questo punto io colsi l'occasione per
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toccare con Sua Maestà la spinosa questione delle deportazioni. In una conversazione, un colloquio, infatti, avuta [sic] a Berlino col Dr. Kriege, direttore della Sezione giudiziaria al Ministero degli Affari Esteri, acquistai la certezza che esse avvengono almeno nella regione cosiddetta delle étapes, la quale, come é ben noto all'Eminenza Vostra, comprende una parte del Belgio ed una parte dei territori <dei territori francesi occupati. Essendo le dette étapes sotto una unica amministrazione militare, questa si ritiene in diritto di trasportare gli operai belgi da un punto all'altro della regione medesima, e quindi anche dal Belgio alla in Francia. Io pregai vivamente, a nome del Santo Padre, Sua Maestà l'Imperatore, affinché, come aveva promesso alla Santa Sede la cessazione delle deportazioni in Germania, così volesse estendere questo beneficio anche al caso attuale, ordinando che gli operai belgi non fossero allontanati dal loro comune od almeno fossero lasciati nel Belgio, e non mancai di fargli rilevare come ciò ridonderebbe a a tutto vantaggio del buon nome della Germania, giacché produrrebbe all'estero una profonda impressione e varrebbe mirabilmente a smentire
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le accuse di crudeltà e di barbarie che continuamente si muovono contro di essa. – L'Imperatore si espresse infine con parole di soddisfazione verso l'Episcopato tedesco; in modo particolare, ebbe parole di vera stima per l'Emo Sig. Cardinale von Hartmann, per Mons. Faulhaber, nuovo Arcivescovo di Monaco e Frisinga, per Mons. Bertram, Vescovo di Breslavia, e per Mons. Schulte, Vescovo di Paderborn, manifestando apertamente il suo vivo desiderio che questi tre Prelati vengano dal Santo Padre elevati all'onore della Sacra Porpora. Al termine della conversazione, Sua Maestà l'Imperatore, che aveva già fatto tenere a Mons. Uditore la Commenda con placca dell'Ordine della Corona di Prussia, volle consegnarmi colle sue mani le insegne della Gran Croce dell'Aquila Rossa e nell'invitarmi a colazione con lui, mi disse espressamente che aveva tenuto a trattarmi con tutti gli onori. A detta colazione, cui presero parte anche il Principe Enrico di Prussia, fratello dell'Imperatore, col figlio Principe Valdemaro e tutti gli addetti alla Casa civile e militare del Sovrano, io sedevo a destra e Mons. Schioppa a sinistra di
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Sua Maestà, che si mostrò per tutto il tempo sommamente cordiale e di ottimo umore.
Nel pomeriggio, una automobile imperiale ci condusse lungo le incantevoli rive del Reno fino a Magonza, ove ci attendeva il vagone imperiale, col quale stava abbiamo fatto ritorno a Monaco. Giungendo qui, infatti, stas questa sera stasera S. M. l'Imperatore d'Austria, che si tratterrà soltanto cinque ore (ossia dalle sei alle undici) ed ammetterà alla sua presenza il Corpo Diplomatico, ho creduto conveniente rimandare a tempo più opportuno il già fisso viaggio a Colonia; del di che ho dato com' era mio dovere avviso telegrafico al sullodato Eminentissimo Signor Cardinale von Hartmann.
Concludendo, credo dover dire secondo ogni verità che ho riportato la migliore impressione dell'accoglienza avuta ricevuta e delle disposizioni dimostrate dagli uomini politici di Berlino. Oltre al Sig. Cancelliere ed al Sig. Zimmermann, merita di essere particolarmente ricordato per la sua bontà e gentilezza manifestatami il summenzionato Sig. Dr. von Berg Diego von Ber-
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gen, Ministro Pleni Direttore della Sezione politica degli Affari Esteri, il quale è incaricato degli affari relativi ai rapporti fra la Santa Sede ed e il Governo Imperiale ed essendo Segretario di Legazione, ebbe l'onore di conoscere in Roma il Santo Padre, Cui umilia per mio mezzo i più devoti omaggi. Men favorevole impressione mi produsse il Dr. già nominato Dr. Kriege, il quale pur troppo, come specialista in diritto internazionale, si occupa di tutti gli affari concernenti lo scambio dei prigionieri, le deportazioni, ecc. È egli il tipo ( mi perdoni Vostra Eminenza l'espressione ) del professore boche, duro, intollerante, teorico, incapace di penetrare il lato pratico e politico delle questioni, pieno di presunzione per la sua pretesa scienza e Kultur per la sua decantata Kultur. Cercai di trattarlo colla maggior possibile cortesia e di prenderlo colle buone per averlo favorevole; ma confesso che sembrami non vi sia si possa molto da sperare da un simile uomo. – Uno speciale elogio va ancor dato poi al Sig. Erzberger, il quale ha messo a servigio del Rappresentante Pontificio tutta la sua operosità e tutta la sua influenza.
Dopo di ciò chinato ecc. Debbo finalmente riferire a Vostra Eminenza che ho aver avuto incarico dal Ministero degli Esteri di Berlino di far conoscere a Roma che, qualora dovrebb ssero
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iniziarsi delle comunicazioni dei pourparlers fra la Germania e l'Italia, il Governo Imperiale vorrebbe che da parte del Governo Italiano fossero delegati a tale scopo l'ex-Ambasciatore a Berlino Sen. Bollati e l'ex-Consigliere d'Ambasciata Chiaramonte-Bordonaro.
Dopo di ciò, chinato ecc.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 30. Juni 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4498, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4498. Letzter Zugriff am: 26.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 23.02.2017.