Dokument-Nr. 1040
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 28. August 1919

Regest
Pacelli berichtet über seine Begegnung mit Reichspräsident Ebert im Hause des Grafen von Zech-Burkersroda, Geschäftsträger der Preußischen Gesandtschft in München. Ebert bedankte sich für all das, was der Heilige Stuhl für den Frieden unternommen hat, und Pacelli ergriff die Gelegenheit, um seinen Vorbehalt gegenüber der neuen Reichsverfassung in Sachen Schule zu äußern. Das Gespräch drehte sich aber vor allem um die deutsche Politik und die durch die Friedensbedingungen verursachten Probleme, die das deutsche Volk sehr beunruhigen und zu einem drohenden kommunistischen Aufstand führen können, also die Verkleinerung des Heeres von 400.000 auf 100.000 Mann, der Kohlemangel, die Nahrungsmittelknappheit, die verlangte Auslieferung deutscher Generäle und verspätete Repatriierung der Kriegsgefangenen. Pacelli hatte auch die Gelegenheit, den bayerischen Ministerpräsident Hoffmann kennenzulernen, mit dem er sich über die Frage des Fortbestehens der bayerischen Gesandtschaft und der Errichtung einer Reichsgesandtschaft beim Heiligen Stuhl sowie einer entsprechenden Nuntiatur in Berlin unterhalten konnte. Betreffs der Beziehungen zwischen Staat und Kirche fragte Pacelli nach dem offiziellen Text der kürzlich verkündeten bayerischen Verfassung; Hoffmann sicherte ihm zu, ihm ein Exemplar zukommen zu lassen.
Betreff
Colloquio col Presidente dell'Impero Signor Ebert e col Ministro Presidente di Baviera Signor Hoffmann 1
Eminenza Reverendissima,
Il Presidente dell'Impero Signor Ebert ebbe testé a manifestare all'ottimo Signor Conte von Zech, Incaricato d'Affari di Prussia in Baviera, il desiderio di conoscermi. Una propizia occasione a tale scopo si è offerta ben presto. Essendo infatti iersera il Signor Ebert passato per Monaco, ove si è trattenuto alcune ore, l'incontro ha potuto aver luogo in casa del sullodato Conte.
Il Presidente dell'Impero, il quale era accompagnato anche dal Ministro della Guerra, il famoso ed energico Noske, mi venne incontro con viva e schietta cordialità. Egli mi parlò con profondo rispetto della Santa Sede ed espresse la sua gratitudine per quanto il Santo Padre ha fatto già in favore della pace – come hanno mostrato anche
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le recenti "rivelazioni" – ed a vantaggio dei prigionieri tedeschi. Si parlò poi dei rapporti fra Chiesa e Stato secondo la nuova Costituzione dell'Impero, ed avendomi egli detto che anche il suo partito (ossia quello dei socialisti maggioritari) aveva contribuito a regolarli con spirito di conciliante moderazione, risposi riconoscendo che le disposizioni relative a quell'argomento erano praticamente accettabili, feci però delle espresse riserve per ciò che riguarda la questione della scuola. – Il Signor Ebert mi intrattenne poi a lungo sulla situazione interna della Germania, la quale è ancora assai grave e che si farà pericolosissima nel prossimo inverno, in cui i movimenti rivoluzionari potranno condurre il paese alla completa anarchia. Le cause principali sono: 1°) l'obbligo, imposto dal trattato di pace di Versailles, della riduzione delle forze militari, attualmente formate da circa 400.000 uomini ed appena sufficienti al mantenimento dell'ordine. L'esercito dovrà essere portato a soli 100.000 uomini, numero assolutamente inadeguato per reprimere le insurrezioni spartachiane, come apparisce evidentemente se si consideri che per la liberazione della sola città di Monaco occorsero nello scorso Maggio circa 60.000 uomini. Il Signor Presidente mi disse che la Germania sta a tale scopo trattando coll'Intesa e spera, ma è ben lungi dal-
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l' esser sicura, di poter raggiungere la pur sempre scarsa ed insufficiente cifra di 200.000 uomini. Nè è possibile di sfuggire alla vigilanza dell'Intesa su questo punto, giacchè le apposite Commissioni militari stabilite in Germania esercitano un controllo rigorosissimo e contano ogni soldato ed ogni cannone. 2°) la catastrofica mancanza di carbone, la quale porterà nel prossimo inverno alla chiusura delle fabbriche colla conseguente disoccupazione di innumerevoli operai ed alla impossibilità di riscaldare le case. Le masse, esasperate ed eccitate dagli elementi bolscevichi, ne prenderanno senza dubbio motivo per provocare i più tragici sconvolgimenti. Ma anche qui l'Intesa è irremovibile nelle sue richieste. 3°) la mancanza dei viveri, che col denutrimento fisico cagiona l'eccitabilità e la perdita dell'amore al lavoro. 4°) la estradizione dei generali tedeschi, imposta nel trattato di pace, la quale produrrà le dimissioni dei più fedeli ufficiali, i quali contribuiscono presentemente al mantenimento dell'ordine. 5°) il ritardo nel rimpatrio dei prigionieri tedeschi, il quale aumenta oltre ogni dire l'irritazione ed il malcontento del popolo. Da parte mia non ho mancato di segnalare al Signor Presi-
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dente quanto la Santa Sede ha compiuto e compie con instancabile carità per ovviare ai mali indicati nei punti 3°, 4° e 5°, ed in modo speciale ho richiamato la di lui attenzione sul recente e splendido articolo dell' Unità Cattolica contro la summenzionata estradizione dei generali (articolo di cui procurerò la diffusione nella stampa tedesca); per il che il Signor Ebert ha mostrato vivissima soddisfazione e gratitudine. Egli aggiunse che il Governo fa sforzi sovrumani per mantenere l'ordine e soddisfare gl'impegni presi nel trattato di pace, e che se fosse possibile di giungere alla Pasqua del prossimo anno senza eccessive convulsioni interne, forse la situazione potrebbe essere salvata, ma che non capisce quale interesse abbia l'Intesa di spingere colle sue inesorabili esigenze la Germania all'anarchia ed allo sfacelo, mentre che in tal caso questa non potrà più pagare, come è evidente, le prescritte indennità di guerra.
Più tardi venne anche in casa del Conte von Zech il Ministro Presidente bavarese Signor Hoffmann, tornato ora da Bamberga e di cui ebbi così per la prima volta occasione di fare la conoscenza. Egli, sebbene di maniere rudi, si mostrò gentile con me, s'informò sugli attentati commessi contro la Nunziatura nello scorso mese di Aprile e mi confermò
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senza ambagi ciò che del resto qui tutti sanno, vale a dire che a causa delle mene dei comunisti, i quali hanno ora potuto perfettamente riorganizzarsi, la situazione si è fatta di nuovo, massime nella città di Monaco, estremamente grave e minacciosa. – Espresse egli poscia il desiderio che non venga soppressa la Nunziatura Apostolica di Baviera. La Legazione bavarese presso la Santa Sede, egli mi disse, sarà almeno provvisoriamente conservata, ed anzi il Signor Barone von Ritter ha avuto istruzione di recarsi a Roma, non appena ratificato il trattato di pace; è da sperare per conseguenza che come corrispettivo il Santo Padre vorrà mantenere un Suo Rappresentante in Monaco. Poi che poi, d'altra parte, sembra certo che prossimamente la Legazione di Prussia presso la Santa Sede sarà trasformata in Legazione dell'Impero (Reichsgesandtschaft), il Signor Ministro Presidente aggiunse che ciò porterà logicamente con ogni probabilità alla correlativa erezione di una Nunziatura in Berlino, (cosa ch'egli stesso ritiene, del resto, utilissima), ma vorrebbe che, malgrado questo, la Baviera potesse conservare dirette relazioni con Roma, senza passare per Berlino. Risposi che ignoravo quali fossero le vedute della Santa Sede circa la creazione di detta Nunziatura nella capitale dell'Impero, di cui molto si parla in Germania, ma in ogni caso non dubi-
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tavo che, qualora il Governo bavarese chiedesse il mantenimento della Nunziatura anche in Monaco, il Santo Padre prenderebbe tale desiderio in benevola considerazione. Finalmente, circa le questioni speciali concernenti i rapporti fra Chiesa e Stato in Baviera, ai quali durante il colloquio accennò pure il Signor Hoffmann, non avendo io ancora ricevuto le istruzioni di Vostra Eminenza Reverendissima implorate col mio rispettoso cifrato Nr. 328, evitai di entrare nell'argomento; mi limitai quindi ad osservare che, mentre mi era già ben nota la nuova Costituzione dell'Impero recentemente promulgata, non conoscevo invece ancora quella bavarese, se non per ciò che ne avevo letto sui pubblici fogli, senza possederne però il testo ufficiale intiero e definitivo. Al che il Signor Ministro mi rispose che, appena ne sarà ultimata la stampa, si sarebbe dato premura di offrirmene una copia; e così la discussione fu rimessa a tempo migliore.
Nel riferire quanto sopra all'Eminenza Vostra, m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Unterstreichungen hds. eingefügt, wohl von Gasparri.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 28. August 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1040, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1040. Letzter Zugriff am: 24.04.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 01.02.2022.