Dokument-Nr. 12095

[Kaas, Ludwig]: [Kein Betreff]. [Ohne Ort], vor dem 12. August 1923

[Übersetzung]
Secondo le mie informazioni, alla Direzione del Congresso Cattolico della Saar non si può fare il rimprovero che abbia abusato del carattere religioso e cattolico del Congresso a scopi politici. Tutta la preparazione, la combinazione del programma e la scelta degli oratori erano ispirati al serio proposito di fare in modo che il carattere puramente religioso della manifestazione non venisse turbato da stonature politiche. Il Comitato locale in Saarbrücken aveva ricevuto dal Vescovo di Treviri espressi ordini in questo senso. Infatti, generalmente, il decorso del Congresso cattolico ha corrisposto a tale programma. Nondimeno bisogna concedere che in alcuni discorsi vi furono certi passi, i quali – se volutamente o involontariamente, non importa – avevano un certo sapore politico. I casi più importanti, in questo genere, erano i seguenti:

1.) In una adunanza, il Presidente, Sig. Lauer, Amtsgerichtsrat (pretore) tra le altre cose aveva detto:
"È piaciuto alla Divina Provvidenza che noi per quindici anni siamo soggetti ad una Commissione Governativa, la quale dalla Lega delle Nazioni riceve il potere di governare un paese tedesco. Nonostante tutte le amarezze che tale stato di cose comporta per noi, riconosciamo non per costrizione, ma per coscienza in questo Governo l'autorità da Dio costituita. Ma mentre riconosciamo i nostri doveri di sudditi, non siamo sciolti dai nostri doveri verso la nostra cara patria, e col cuore sanguinante guardiamo verso la Germania che si dibatte nello strazio dell'agonia."

2.) Più forte che in questo discorso, l'intonazione politica si palesava in un discorso dell'avvocato Stegmann, presente il Revmo. Vescovo di Spira. I passi relativi erano del seguente tenore:
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"Anche per i vincitori vale il comandamento del Salvatore: Amerai il tuo prossimo. Non è conciliabile coi principii cristiani di aggravare i mali della guerra col disprezzo. Il popolo rimasto soccombente nell'ultima guerra è povero e deve sopportare un duro fardello. Noi facciamo parte di questo popolo e soffriremo con esso.
… In nome del cristianesimo protestiamo energicamente contro l'asservimento politico imposto nel secolo 20esimo ad un popolo civile contro il tentativo di menomarci la libertà di conservare la nostra nazionalità. Siamo ossequenti alla autorità, ma la nostra non è ubbidienza cadaverica. Combattiamo risolutamente tutto ciò che è contrario al cristianesimo. Uomini coraggiosi, risoluti e dalla tempra d'acciaio quali siamo, promettiamo in quest'ora solenne che non permettiamo si tocchino le nostre basi: la fede cattolica e la nazionalità germanica.

3.) In un discorso sul modo di realizzare la pace di Cristo nel regno di Cristo, il parroco Wilhelm, membro del Landesrat della Saar, venne a parlare della Scuola, e a tale proposito disse:
"Sebbene il trattato di Versailles abbia garantito nel territorio della Saar la scuola tedesca confessionale, nondimeno non dobbiamo cullarci nella sicurezza. Nella vita pubblica non è lecito di fidarsi del benvolere e della bontà altrui. Quando sono in giuoco i nostri diritti nella vita pubblica, dopo l'aiuto divino, non possiamo fidarci che unicamente della nostra forza propria."

4.) In una adunanza giovanile, il presidente, Sig. Kiefer, funzionario d'un sindacato operario, parlò dei doveri della gioventù cattolica di essere militie antesignani del Cattolicismo. In questo discorso fu pronunziata la frase: "La Germania, per noi, sta al di sopra di tutto." Nella medesima adunanza il Segretario Generale Nattermann parlò sul medesimo argomento, citando il verso del poeta (Schiller) "Alla patria cara attienti, e mantienla stretta nel tuo cuore."
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I passi qui riferiti costituiscono la magra messe d'un accurato esame dei discorsi pronunziati al Congresso Cattolico. Oltre di questi, come oggetto delle recriminazioni francesi non restano che le reiterate protestazioni di attaccamento alle diocesi avite di Treviri e Spira, ripetute da parecchi oratori in diverse adunanze. Nei passi citati difficilmente si potrà riscontrare una pecca contro il carattere puramente religioso del Congresso Cattolico. Dal punto di vista puramente cattolico, sarebbe stato più corretto, e certamente più prudente se gli oratori avessero omesso anche quelle frasi. Però tenendo conto di tutto l'ambiente politico della Saar e della psicologia dei suoi abitanti, bisognerà riconoscere impossibile quello che in teoria potrebbe ritenersi desiderabile. In ogni modo è indubbiamente un segno della disciplina che la Direzione aveva inculcato a tutti gli oratori, che non sono occorse uscite politiche più serie.
Oltre i discorsi citati, alcune delle risoluzioni approvate dal Congresso Cattolico hanno attirato l'attenzione critica di certi francesi, fra le quali una, in cui si esprime la fedeltà alle diocesi di Treviri e di Spira, lasciando peraltro, la decisione definitiva alla S. Sede; in 2° luogo una risoluzione che reclama la Scuola confessionale; 3° una che sostiene la pace universale conforme al motto papale "Pax Christi in regno Christi."
Un articolo della "Lothringer Volksstimme" è la miglior prova che cattolici francesi sereni non potevano sentirsi offesi nei loro sentimenti. In esso si dice letteralmente:
"Questo grande Congresso dei cattolici della Saar non può esser qualificato senz'altro come manifestazione antifrancese, come da taluni si è fatto. Certamente, qua e là si è pronunziata una frase,
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la quale, forse, avrebbe potuto esser concepita in forma più prudente. Ma, alla fine, bisogna tener presente che si tratta di una adunanza di cattolici tedeschi affezionati al Reich germanico e alla loro religione."
La medesima "Lothringer Volksstimme" pubblica la lettera d'un sacerdote lorenese sul Congresso Cattolico della Saar, il quale con encomiabile serenità di giudizio ne riferisce. Il medesimo con insistenza combatte coloro che nel Congresso hanno voluto vedere una dimostrazione antifrancese. Egli scrive:
"In qual modo le animosità della guerra e l'odio nazionale ancora ci dominano, si vede nelle difficoltà che proviamo a giudicare obiettivamente e giustamente i fatti dei nostri vicini. Così per es. la domenica scorsa in Saarbrücken vi è stato un gran Congresso Cattolico, sullo svolgimento del quale potrebbe e dovrebbe rallegrarsi anche un cattolico lorenese e francese, se non ci fosse la "politica" per tutto travisare e avvelenare. D'una grande manifestazione di vita cattolica, di cui dovremmo rallegrarci fraternamente, alcune persone, dai sentimenti più patriottici che prudenti e cattolici vogliono fare una manifestazione francofoba. Si sforzano a dimostrare che le risoluzioni finali delle varie adunanze tutte avevano punte contro idee francesi o almeno contro segreti desideri francesi. Primo, i cattolici della Saar non vogliono esser separati dalla diocesi di Treviri; secondo, essi vogliono rimanere tedeschi; terzo, desiderano che la scuola tedesca nella Saar non resti abbandonata a favore delle scuole francesi. Se vogliamo considerare con calma e imparzialmente queste tre risoluzioni, dobbiamo confessare che, la scorsa domenica i cattolici della Saar non hanno fatto altro che il loro dovere, a meno che non sia più vero il detto che quello che per l'uno è equo, deve esser giusto anche per l'altro."
Il medesimo sacerdote dimostra poi parte per parte che tutte e tre le risoluzioni sono giustissime. A proposito della diocesi della
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Saar, egli dichiara:
"Il nostro amore per la Francia e il nostro attaccamento alla Chiesa ci vietano di desiderare che si tenti un esperimento cos ì pericoloso (quale è la erezione d'una diocesi propria della Saar.)"
È notevole il suo giudizio sulla scuola francese:
"In quanto alla terza risoluzione, di tener lontana il più possibile la scuola francese, in ciò non posso che applaudire di cuore i cattolici della Saar. Noi altri cattolici della Lorena e dell'Alsazia possiamo comprendere, che la Scuola francese, la quale da per tutto all'estero è considerata come scuola prettamente laica, venga guardata con diffidenza dalla parte credente della popolazione della Saar. … Ogni volta che i cattolici della Saar sorgeranno per la difesa della loro scuola elementare confessionale, potranno esser sicuri del consenso di tutti i cattolici della Lorena e della Francia."
Da queste parole serene d'un sacerdote francese facilmente si conosce quanto poco fondate siano le accuse mosse da altra parte.
Finalmente va notato che nessuno dei Vescovi presenti ha fatto un accenno che sia esorbitato dalla sfera religiosa. Se il Vescovo di Treviri in più d'una adunanza ha osservato che egli avrebbe mantenuto la fedeltà alla regione della Saar e che anche da quella popolazione si aspettava l'attaccamento alla diocesi-madre1, egli non ha che espresso un pensiero, il quale nelle attuali circostanze è naturalissimo. Del resto, non ha inteso in nessun modo d'esercitare una pressione sulla definitiva risoluzione della S. Sede. Il che risulta anche dal fatto che la risoluzione ufficiale intorno al problema riserba espressamente al Santo Padre il diritto di decidere definitivamente, al quale fiduciosamente lascia la soluzione.
Si può esser d'opinione che, in vista della irritazione della popolazione sarebbe stato, forse, meglio, se il Vescovo di Treviri
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avesse tralasciato ogni allusione a questo problema ancora pendente e dalla S. Sede non ancora preso in trattazione. Però non è giusto di muovergliene rimprovero.
1"finalmente […] diocesi-madre" hds. am linken Seitenrand angestrichen, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
[Kaas, Ludwig], [Kein Betreff], [Ohne Ort] vom vor dem 12. August 1923, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 12095, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/12095. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
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