Dokument-Nr. 15636
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe
, 29. September 1926

Regest
Pacelli teilt dem Substituten im Staatssekretariat Pizzardo in einem persönlichen Schreiben mit, dass der ehemalige Botschaftsrat der österreichisch-ungarischen Botschaft beim Heilige Stuhl Graf Pállfy ihn wenige Tage vor seiner Abreise nach Rorschach in der Nuntiatur aufsuchte, um mit ihm unter anderem über die Frage der Mensalgüter der ungarischen Diözesen in der Tschechoslowakei zu sprechen. Außerdem machte Pálffy den Nuntius auf den Politiker Hodža aufmerksam, dessen Namen Pacelli nicht richtig erinnerte und den der ehemalige österreichische Diplomat als zukünftigen Regierungschef der Tschechoslowakei wähnt. Der Graf drängte auf ein privates und geheimes Gespräch mit dem Nuntius, um die den Heiligen Stuhl betreffenden Fragen zu diskutieren. Der Nuntius wies Pálffy darauf hin, dass nicht er, sondern der Geschäftsträger des Heiligen Stuhls in Prag Arata der richtige Gesprächspartner für diese Fragen sei. Der Graf bestand jedoch darauf, auch wenn der Nuntius in Urlaub ging. Nun erreichten Pacelli in seinem Urlaubsort Rorschach mehrere Telegramme des Diplomaten, der um ein Treffen am Wochenende bat. Der Nuntius kündigt an, ihm unter anderem Namen zu antworten, dass er ihn an den genannten nicht empfangen könne. Pacelli versichert, dass er sich nicht in Angelegenheiten einmischen möchte, für die er nicht zuständig und in denen er nicht kompetent ist. Dennoch bittet er um telegrafische Weisung, ob er sich mit Pálffy treffen soll. Fällt diese negativ aus, wird er versuchen, ein Treffen zu vermeiden. Fällt die Antwort positiv aus, bittet er um Weisung zu wichtigen Fragen wie dem Husfest, der Ernennung der Bischöfe oder den kirchlichen Gütern.
[Kein Betreff]
Personale
Carmo Monsignore,
Pochi giorni prima della mia partenza da Berlino per Rorschach (se non erro, la sera di Mercoledì 15 corr.), venne a visitarmi nella Nunziatura il Conte Maurizio Pallfy  [sic], già Consigliere dell'Ambasciata d'Austria-Ungheria presso la S. Sede. Egli mi parlò lungamente di varie cose riguardanti la Cecoslovacchia, in particolare della questione (ben nota, come disse, alla S. Sede) dei beni delle diocesi dell'Ungheria, situati in quello Stato. Infine portò il discorso su di un personaggio politico, che è stato già Ministro in Cecoslovacchia (ma del quale, pur troppo, non ricordo bene il nome, simile, per quanto sembrami di poter rammentare, a Hoyo o Hoya); disse che esso sarà in un prossimo avvenire Capo del Governo ed inizierà, in contrapposizione a Beneś, una politica di avvicinamento colla Germania, per il quale
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scopo (aggiunse sotto il più stretto segreto) aveva preso già contatto con le Autorità competenti di Berlino. Il Conte Pallfy stimava opportuno (e dava alla cosa una straordinaria importanza) che egli avesse meco un colloquio in forma del tutto privata e segretissima, per vedere in qual modo fosse possibile di regolare le varie questioni pendenti colla S. Sede. Non mancai, da parte mia, di far comprendere al Sig. Conte che la persona più adatta a tal fine sarebbe il Revmo Mons. Arata, Incaricato d'affari a. i. della S. Sede in Praga; ma egli insistette. Avendo io però soggiunto che sarei partito in congedo, mi sembrò che il Conte Palffy giudicasse assai difficile di continuare un incontro, e così non pensai più alla cosa.
Giunto qui, ho ricevuto invece vari telegrammi del menzionato Conte, tra i quali uno proprio ora, in cui chiede se il detto Signore può venire Sabato o Domenica. Risponderò
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– sotto altro nome – esser dispiacente di non poterlo ricevere nei giorni suindicati, riservandomi tuttavia di dargli ulteriori notizie. Ella sa, carissimo Monsignore, che io ho abbastanza grattacapi in Germania, per desiderare anche lontanissimamente di immischiarmi in affari, che non mi riguardano e nei quali non sono competente. Per non mancare, nondimeno, al mio dovere, mi permetto di chiederle: ritiene la S. Sede in qualsiasi modo opportuno detto colloquio? Mi sarebbe per ciò necessaria una immediata risposta telegrafica . Quatenus negative, cercherei di esimermi cortesemente. Quatenus affirmative, mi sarebbe ben utile una qualche direttiva su l'una o l'altra questione più importante (ad es., festa di Hus, nomina dei Vescovi, beni ecclesiastici, ecc.); ma occorrerebbe che essa mi pervenisse colla massima sollecitudine.
ChiedendoLe venia dell'involontario disturbo, mi è caro di confermarmi
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Pizzardo, Giuseppe vom 29. September 1926, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 15636, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/15636. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 29.01.2018, letzte Änderung am 01.02.2022.