Dokument-Nr. 7207

Bergen, Carl-Ludwig Diego von: Profanazione di tombe e di chiese opera di francesi e di inglesi . Con 31 fotografie originali, 18. Mai 1918

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Indice.
I. Violazione di tombe, opera di Francesi e di Inglesi.
II. Profanazione di chiese, opera di Francesi e di Inglesi.
Città francesi.
Città belghe.
31 fotografie originali.
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I.
Profanazione di tombe, opera di Francesi ed Inglesi.
Fra i documenti catturati dai Tedeschi durante quest'offensiva alla 35esim a divisione francese se ne trovò uno del 27 decembre 1917 contenente istruzioni generali per la stampa francese. Secondo questo documento la stampa francese avrebbe dovuto tralasciare di parlare dell'aiuto americano per non destare nel popolo esagerate speranze. Si doveva, al contrario, parlar di più del pericolo di una pace bianca. Ma soprattutto si impartivano istruzioni alla stampa francese e la si incitava a parlare più che fosse possibile con grande abbondanza di particolari di atrocità ascritte ai soldati tedeschi; e questo affine di infondere nuovo ossigeno di guerra agli spiriti stanchi.
Che i tanti rapporti e le infinite descrizioni di ipotetiche crudeltà tedesche nella stampa francese appartengono alla parte di propaganda voluta e sostenuta dal Governo, non è una cosa nuova; la stampa francese si è attenuta, sin dal principio delle ostilità, al sistema di calunniare le truppe germaniche e di accusarle di ogni sorta di infamie. Il documento francese, a cui abbiamo accennato sopra, riveste un interesse tutto speciale; inquantoché esso cadde nelle mani dei Tedeschi proprio nello stesso tempo in cui questi fecero la dolorosa scoperta che le tombe dei loro camerati, caduti combattendo, erano state profanate dai Francesi in modo veramente bestiale.
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L'offensiva tedesca, cominciata il 21 marzo a. c. riportò le truppe germaniche in quel territorio che esse avevano volontariamente sgombrato nella primavera del 1917. I Tedeschi avevano abbandonato, quindi, anche quei cimiteri nei quali avevan tumulato pietosamente i loro camerati tedeschi e francesi. Si trattava per la maggior parte di veri e propri cimiteri con saldo recinto, costruiti dai Tedeschi, e tali da servire di degna dimora per i poveri morti, amici o nemici che fossero; adorni di lapidi, di monumenti, di croci e di aiuole fiorite. Affratellati nella morte giacevano qui soldati di Germania e di Francia, l'uno accanto all'altro. Quando l'esercito germanico abbandonò, insieme al territorio, anche questi recinti di pace eterna, a nessuno balenò, nemmen lontanamente, l'idea che i Francesi potessero nutrire in petto, dinanzi alla maestà della morte eguagliatrice, sentimenti diversi dai loro. Nutrivano invece la naturale speranza che i Francesi sedicentisi popolo civile, e in omaggio alla sentenza "Non dura oltre la tomba ira nemica", avrebbero considerato egualmente loro debito d'onore addossarsi. La protezione e il mantenimento delle tombe dei caduti, come i Tedeschi avevan ritenuto loro debito d'onore eriger lapidi, croci e recinti, tanto sulle tombe dei nemici come dei propri camerati caduti.
Ma, ahimè! In questa loro speranza dovevano provare una dolorosa delusione quando la fortunosa offensiva germanica li riportò al di là dei territori sgombrati l'anno scorso.
Quei soldati tedeschi, che a suo tempo avevano curato i cimiteri e avevan preso parte alla ritirata dell'esercito, si recarono anzitutto a visitare le tombe dei loro
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poveri compagni. Qual non fu la loro atroce amarezza nel constatare che lapidi e recinti erano stati profanati e distrutti dalle truppe francesi. La rabbia gallica aveva infuriato sulle tombe con una crudeltà e una bestialità spaventose. Lo stesso era avvenuto in cimiteri costruiti presso villaggi e cittadine.
Nel cimitero di Roye, ove riposano granatieri del reggimento della Guardia della Regina Augusta, sorgevano due solide e belle lapidi di pietra. In una di queste, ornamenti ed iscrizioni erano stati brutalmente spezzati a colpo di martello (Fotg. 1).1 Nell'altra lapide, dove si leggeva "Den gefallenen Helden" (Agli eroi caduti) era stata diabolicamente cambiata la "l" della parola "Helden" (eroi) in "i"; talché si leggeva "Heiden" (pagani) invece di "eroi". In tutte le lapidi dei caduti le croci di ferro, scolpite in rilievo sulla pietra, erano state brutalmente martellate.
Ripresa la città di Bapaume, si vide che anche gli Inglesi avevan proceduto a profanazioni identiche. Un rapporto sulle violazioni di tombe di soldati tedeschi dice:
"Nel cimitero di Bapaume il 14esimo Corpo di Riserva aveva eretto un degno monumento commemorativo ai suoi eroi caduti durante l'avanzata: si trattava di una pietra dalle sagome semplici, con suvvi scolpite poche parole attestanti che il 14esimo Corpo di Riserva dedicava la lapide ai suoi camerati caduti. Nessuna jattanza di frase in quelle poche e semplici parole; nessun simbolo o ornamento poteva offendere l'occhio del nemico. Eppure gli Inglesi non si sono arrestati dinanzi alla santità della tomba e hanno osato profanare in modo
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abbietto il monumento mortuario. A colpi di gravina essi hanno buttato giù la breve iscrizione, e al posto di quella, soldati britanni hanno inciso con qualche ferro aguzzo il loro britico nome. L'azione nefanda deve essere tanto più severamente condannata inquantoché intorno al monumento profanato riposano in fosse comuni soldati francesi; e queste fosse scavate e adornate di croci e di lapidi da soldati tedeschi furono da essi curate colla medesima premura come se si fosse trattato di tombe di soldati germanici. Da queste croci pendono, infatti, ancor oggi nastri a strisce azzurre, bianche e rosse, scolorite dal sole, che la popolazione di Bapaume aveva posto sulle tombe dei suoi soldati durante l'occupazione tedesca, e questo senza che i Tedeschi trovassero menomamente che ridire per una tale espressione dei loro sentimenti patriottici. Anche gli Inglesi hanno avuto modo di veder dappertutto, negli innumerevoli cimiteri nel territorio della Somme, sgombrato a suo tempo dalle truppe germaniche, che i Tedeschi avevan tumulato soldati inglesi colla stessa pietà usata ai propri caduti. Per il loro indegno e bestial modo di procedere, non hanno avuto, dunque, il benché minimo pretesto."
Da un altro rapporto risulta che gli Inglesi non si son contentati soltanto di profanare le tombe, ma che han tralasciato ancora di tumulare soldati tedeschi caduti, rimasti così esposti da uno a due anni all'insulto delle intemperie e degli animali. In questo rapporto si legge:
"Il camposanto di Bapaume che contiene un re-
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parto per i soldati tedeschi caduti, è stato ridotto ad un monte di rovine orribili non dal bombardamento, ma da atti arbitrari di bestialità e di stoltezza. Tombe di soldati scavate e disfatte; croci stroncate e divelte; il monumento commemorativo danneggiato a colpi di martello: l'iscrizione colla croce di ferro e i nomi dei morti asportati a colpi di scalpello. E non basta con ciò. Da varie parti dell'ampio campo di battaglia del 1916 e 1918, giungono notizie dai Comandi incaricati dello sgombero, che, sovente, si trovan cadaveri di soldati tedeschi rimasti insepolti da uno a due anni all'aria aperta. Presso Bapaume, in un luogo facilmente accessibile, furon trovati molti cadaveri insepolti e putrefatti, divorati dagli uccelli di rapina e dai topi, fino allo scheletro. Dai resti delle uniformi i cadaveri furon riconosciuti appartenere a soldati tedeschi. In contrasto stridente col bestiale contegno degli Inglesi sta la pietà dei soldati tedeschi, i quali tumulano gli avversari caduti come se fossero loro compagni, e non mancano di piantare sulle fosse croci di legno. Già oggi, ad onta delle grandissime perdite subite dagli Inglesi fra Monchy, Bapaume e Albert, è difficile trovare il corpo di un solo Inglese o Francese non sepolto nell'immenso campo di crateri."
Più ferocemente che altrove i Francesi hanno infuriato nel camposanto di Nesle. Accludiamo alla presente relazione 6 fotografie delle profanazioni commesse in quel cimitero. Sulle quali esistono vari rapporti:
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"A Nesle i Francesi svelsero le croci dalle tombe e le fracassarono. (Fotog. 2)2 Dai ceppi mortuari buttaron giù a martellate i simboli del valore; rovesciarono le lapidi; frantumarono le basi; scalzarono gli stessi tumuli e scavarono la terra, sacra alla pace dei morti. In certi punti l'odio gallico infuriò così bestialmente che si sarebbe potuto credere a prima vista ad un bombardamento, se l'opera di distruzione non avesse rivelato ad ogni passo l'intenzione umana ed esclusa la forza cieca delle granate. (Fotog. 3)3 A questo modo sono state violate e profanate centinaia di lapidi."
Come risulta dalle qui accluse fotografie (Fotog. 4, 5)4 i Francesi hanno separato nel cimitero di Nesle le fosse dove riposano soldati tedeschi da quelle in cui sono tumulati soldati francesi, per mezzo di fil di ferro e di cartone catramato; e questo per esprimere in modo tangibile il concetto, in vero dire poco cristiano, che l'inimicizia fra i morti tedeschi e francesi continua tuttora, e che i Francesi caduti si ritengono offesi per essere stati sepolti in un cimitero comune a quello dei Tedeschi. Un rapporto su questa nuova vergogna, riferisce quanto appresso:
"I Francesi hanno circondato il recinto nel quale riposano soldati tedeschi, di una parete alta più di due metri, consistente in cartone catramato, fil di ferro e spranghe di legno; come se l'aspetto delle tombe degli eroi germanici avesse potuto offendere il casto sguardo dei visitatori francesi. Nell'ambito di questo recinto essi hanno metodicamente fatto scempio delle
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tombe. In questa loro opera sacrilega hanno mostrato una forza di immaginazione degna davvero di migliori gesta. Nei casi più semplici si son contentati di sfasciare le croci e di spaccarle coll'accetta; di cancellare i nomi e le croci di ferro con vernice nera; di lordare le lapidi con pece; di cancellare i nomi col coltello. Su croci piantate in fossoni comuni e sulle quali si leggeva: "Qui giacciono camerati tedeschi e francesi" hanno cancellato con vernice nera la parola "camerati" (Fotog. 6.).5 In un'infinità di tombe hanno asportato completamente le croci che non si son potute ritrovare; reciso al suolo le piante ornamentali; sradicato i fiori; razzolato e devastato i tumuli. In tutte le lapidi, senza eccezione, le croci di ferro in rilievo sulla pietra, sono state scalpellate; in molti casi le iscrizioni cancellate del tutto, o mutilate, o anche alterate perché suonassero a scherno. Così la dicitura: "Seinen Helden" (Ai suoi eroi) è stata cambiata in "Seinen Heiden" (Ai suoi pagani) semplicemente facendo dell'l un i. (Fotog. 7)6 In molti casi l'ira nemica non si è contentata di martellare, mutilare, lordare qua e là con vernice nera o pece, di alterare il senso delle parole scherzando colla maestà della morte; ma ha rovesciato e infranto addirittura lapidi e recinti servendosi, per la sacrilega bisogna, di esplosivi. In questo caso le tombe non formano più che un ammasso di terra e di rottami. Altri cippi funerari sono ridotti in fram-
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menti minutissimi, e da tutto risulta che in questo scempio bestiale non è stata l'ira d'un momento che ha vinto i sacrileghi, ma che il fanatismo gallico ha profanato a freddo, con metodo, con pazienza, per giorni e giorni di seguito, senza pensare un solo istante all'azione ignobile, capace di disonorare un popolo intiero."
Infatti, quello che più dà nell'occhio e addolora in tutte queste scene dell'umana perfidia, è il sistema; un segno dell'intenzione che ha mosso ad agire così bassamente Inglesi e Francesi. Se si trattasse di casi isolati si potrebbe pensare alla rabbia passeggera dei singoli individui, e se anche non si fosse disposti a scusare atti così degradanti e stomachevoli, si potrebbe comprendere l'eccitazione di chi li commise in un momento di aberrazione morale. Ma il metodo e il ripetersi continuo delle medesime nefandezze su tutte le tombe tedesche di tutti i cimiteri, fa riconoscere troppo evidentemente che, qui, più che la rabbia, ha agito la premeditazione atrocemente fredda e crudele. Ed è oltremodo doloroso dover constatare che la popolazione civile francese non si è ritenuta obbligata a togliere di mezzo le tracce delle profanazioni commesse dai suoi soldati. Quest'onta ricade in modo speciale sulla popolazione di Nesle. Nesle è venuta a trovarsi per più di un anno ben lontana dal fronte. Gli abitanti vivevano in città ed ogni giorno si recavano a coltivare i loro campi. Le autorità francesi avevano poteri illimitati su tutto il Dipartimento. Un anno intiero ha durato questa vergogna sotto i loro occhi. Esse l'hanno tollerata;
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e, forse ancora, approvata, se non comandata. Migliaia e migliaia di persone venute da tutta la Francia si son recate, durante un anno intiero, a scuriosare in Nesle "liberata". Tutti hanno veduto le profanazioni; eppure la turpitudine non fu coperta, non fu riparata. Si può dunque asserire che la vergogna di Nesle ha disonorata tutta la Francia.
Si pensi ora che queste infamie sono state scoperte nel momento stesso in cui le truppe tedesche potevano catturare un'istruzione ufficiale alla stampa francese la quale incitava di parlare più che fosse possibile, con continua insistenza e con ricchezza di dettaglio, di atrocità tedesche; nello stesso tempo in cui, oltre a ciò, un ordine sottoscritto dal Maggiore di Brigata inglese Alnset, comandava alla sua Divisione di approfittare dell'offensiva, come della "migliore occasione per macellare più Unni che fosse possibile."
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II.
Profanazione di chiese, opera di Francesi e di Inglesi.
Nella ormai nota propaganda della stampa francese, il ritornello che i Tedeschi distruggono per vandalismo i monumenti artistici e architettonici, fra cui le chiese, è quella che fa, come suol dirsi, la parte di spalla.
Come si sa bene, i Francesi non hanno mai avuto cura delle loro chiese. Lo sviscerato amore per esse si è rivelato tutto ad un tratto, oggi, per forza magica; determinato, naturalmente, da ragioni troppo palesi. Quando non c'era ancora la guerra e mancavano gli scopi speciali che han fatto dar di tromba a tutto l'amore francese per le chiese, uno dei più scalmanati guerrafondai odierni ed uno degli assertori più ferocemente sfegatati delle barberie della Germania, Maurice Barrès, ricorse persino ad una pubblicazione speciale per deplorare con parole commosse il deterioramento di oltre 1.000 chiese francesi che diceva conseguenza della Legge francese dell'11 decembre 1906. Due anni prima della guerra, e più precisamente l'11 decembre 1912, la Camera francese rigettò una mozione che domandava si procedesse al restauro delle chiese francesi, abbandonate a sé stesse e destinate alla rovina.
Ma ecco che, scoppiata la guerra, i Francesi hanno scoperto in fondo al loro cuore di patrioti un amore sviscerato per le ... vecchie chiese francesi. Sennonché tutte le osservazioni ed esperienze fatte riguardo all'esplosione di questo repentino amore, fanno comprendere troppo
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chiaramente che le loro facce addolorate e in apprensione per l'integrità delle chiese sono un'ipocrisia della più bell'acqua, e che soltanto l'intenzione di approfittare delle medesime a scopi militari e di assicurarsi, con un pretesto morale, dalle sicure contromisure militari dell'avversario, ha determinato la fioritura d'amore per le chiese francesi e il fatturato sdegno per la loro misera sorte. È sempre la solita manovra che fa fortuna. Ogni volta che i Tedeschi richiamano l'attenzione sul fatto che i Francesi si servono delle chiese e dei campanili a scopi militari, provocando le necessarie contromisure avversarie, i Francesi, col loro mastodontico apparato di informazioni, mettono in movimento in tutto il mondo un'ondata di sdegno contro i barbari tedeschi. In questo riguardo è ancora attuale il famoso caso di Reims. I Francesi avevano fatto della città di Reims, scelta da essi fin dalla primavera del 1917 come centro dell'offensiva francese, un vero e proprio nido di batterie. Cannoni e cannoni eran puntati contro il nemico nelle immediate adiacenze della Cattedrale. Nel solo spazio di tempo dal 21 giugno al 6 luglio, aviatori tedeschi poterono osservare in modo ineccepibile – imperocché essi confortarono le osservazioni con fotografie ben nette, tutt'ora esistenti – che a Reims non meno di 44 batterie facevano fuoco sulle truppe tedesche. Se i Tedeschi tentarono di far tacere queste batterie, è indubbio che la responsabilità per le conseguenze ricade sul Comando francese. Nel marzo di quest'anno i Francesi hanno collocato sulla cattedrale di Reims un apparecchio segnalatore a lampi che lavorava di giorno e di notte, come si poté osservare in modo chiarissimo da parte tedesca. Si trattava, dunque, dell'uso del-
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la cattedrale a scopi militari più che idonei per provocare contromisure militari. Ciò non pertanto, quando le contromisure attese vennero, non si tralasciò in Francia di scatenare ancora una volta tempeste di sdegno e di odio contro il feroce e barbaro invasore. Commedie veramente infantili, queste, che il popolo dovrebbe essere arrivato a capire, se non fosse imbavagliato da una censura feroce.
Ma la guerra è la guerra, si sa; e non si deve deciderne e proclamarne la prosecuzione all'ultimo sangue per una malintesa spavalderia, come ha voluto l'Intesa, per poi gridare come oche spennate se una granata piovuta da più di cento chilometri di distanza, cade per caso su una chiesa e fa vittime fra il popolo. Anche quando non si tratta di contromisure intese a frustrare l'arbitrio del nemico, non sempre si può evitare che, nel corso delle operazioni militari, vada danneggiata anche qualche chiesa. È una testimonianza evidente di mala fede approfittare di qualsiasi pretesto – di cui son ricche le guerre di tutti i tempi e di tutti i luoghi – per tornare a vomitare il solito torrente di contumelie contro le barbarie tedesche.
Se lo sdegno dei Francesi fosse genuino, e se veramente essi amassero le loro chiese e le volessero proteggere dagli insulti della guerra, dovrebbero cominciare a dare il buon esempio ed evitare tutto ciò che può esser per esse di danno. Solo allora avrebbero anche il diritto morale du sdegnarsi per il contegno del nemico.
Ma questo, purtroppo, non è il caso. Senza il benché minimo riguardo – e colla medesima mancanza di scrupoli procedono gli Inglesi, dappoiché essi non imperversano
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sul loro suolo, ma sul suolo di Francia – i Francesi distruggono le loro chiese e quelle belghe, bombardando con pezzi di grande calibro le città che trovansi lungo il fronte o dietro il fronte tedesco; e questo sebbene i Tedeschi non abbiano cannoni in tali città e i Francesi debbano pur dirsi che il loro fuoco di distruzione è fatale in prima linea ai loro stessi compatriotti e loro beni, perché le truppe tedesche son protette per la maggior parte da ripari sotterranei a prova di bomba. Ma anche astrazion fatta dalla questione dell'efficacia più o meno problematica di un tal fuoco sulle località situate dietro il fronte tedesco, l'essenziale è che Francesi ed Inglesi gridano incessantemente e accusano i Tedeschi di esser i distruttori delle chiese, mentre sono essi stessi che, per raggiungere certi loro ipotetici scopi militari, non si arrestano dal bombardare spietatamente chiese francesi e belghe sì da farne mucchi di rovine fumanti.
Passiamo ad alcuni esempi, che conforteremo con un certo numero di fotografie.
Città francesi.
Sul bombardamento di Laon riferiamo il seguente rapporto del 2 aprile:
"Continua il bombardamento di Laon da parte dei Francesi. Dalla sera del 31 marzo (1918) al mezzogiorno dell'1 aprile, la città è stata colpita da più di 300 proiettili del massimo calibro. La chiesa di S. Martino (Fotog. 8,9)7 ha già subito gravissimi danni. Il lunedì di Pasqua una granata francese scoppiò in mezzo a un corteo funebre uccidendo 11 cittadini fra la po-
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polazione civile francese e ferendone gravemente 4. Terribile è lo stato d'animo della popolazione francese che deve soffrire così gravemente ogni giorno per lo scoppio di granate inviate a domicilio dai loro stessi compatriotti."
Un secondo rapporto del medesimo giorno dice:
"Il lunedì di Pasqua i Francesi, continuando il bombardamento della città Laon, che trovasi a soli 9 chilometri dietro il fronte tedesco, hanno colpito nuovamente con granate dal massimo calibro la chiesa di S. Martino e vari rioni della città, producendo gravissimi danni. Un corteo funebre di molte persone che accompagnavano un loro concittadino all'ultima dimora, fu colpito, proprio davanti alla chiesa, da un micidialissimo proiettile di provenienza... fraterna, che operò un vero sterminio. Undici partecipanti al corteo caddero a terra fulminati, in un lago di sangue; altri quattro cittadini francesi furono feriti gravemente. Il bombardamento del corteo funebre da parte dei Francesi fa degnamente il paio col bombardamento della chiesa di Ostenda da parte degli Inglesi."
In un terzo rapporto del 7 aprile si legge:
"Dopo le tristi esperienze fatte il lunedì di Pasqua, le vittime delle granate francesi non possono essere trasportate al cimitero e tumulate che durante la notte, in tutta fretta, e senza accompagnamento. La chiesa di S. Martino e la città continuano a soffrire sempre più dal continuo bombardamento. I Francesi tirano a ca-
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saccio, ora su questa, ora su quella parte del fabbricato. Nella notte sul 6 aprile molti proiettili colpirono l'ospizio nel quale circa 80 vecchie cadenti speravano di finire in pace i loro giorni. Altri caddero nell'ospedale nel quale trovansi degenti circa 2.000 malati, per la maggior parte bambini e donne. Si è, così, obbligati di trasportare i malati nelle cantine umide ed oscure."
Nello stesso modo Francesi e Inglesi hanno bombardato le cattedrali di Albert (Fotog. 10. 11.), Noyon (Fotog 12, 13.) e Péronne (Fotog. 14.); nonché le chiese di Lens (Fotog. 15) e di Somme-Py. (Fotog. 16).8
In modo veramente frivolo i Francesi hanno bombardato le chiese di San Quintino, e specialmente la celebre cattedrale; ed hanno poi avuto la spudoratezza di affermare nell'agosto 1917 – dopoché la città per ben quattro mesi era venuta a trovarsi sotto il fuoco dell'artiglieria francese ed inglese di tutti i calibri e più di 8.000 colpi eran caduti su di essa – che la cattedrale era stata incendiata dai Tedeschi. Questi sfacciati svisamenti della verità, intesi a confondere e a ingannare l'opinione pubblica mondiale sulla Germania, vengono messi a nudo e frustrati dai protocolli coi quali, da parte tedesca, si è segnato, ora per ora, inizio, prosecuzione e progresso del bombardamento e della distruzione della cattedrale da parte dei signori francesi. Testimoni neutrali hanno assistito alle singoli fasi della distruzione della città. Oltre a ciò numerose fotografie fanno riconoscere benissimo che la distruzione della cattedrale proviene dal fuo-
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co dell'artiglieria avversaria. Perfino pellicole cinematografiche sono state prese durante il bombardamento; pellicole che mostrano chiaramente granate e shrapnels che scoppiano sul tempio. La città era piena di schegge di granate e di proiettili inesplosi, di provenienza e di costruzione francese ed inglese. Qualsiasi neutrale era in grado di constatare, osservando la direzione dei colpi, che i medesimi eran gettati dalle batterie franco-britanniche. La città non serviva, assolutamente, a scopi militari. In essa non trovavansi batterie tedesche. Le chiese non venivano affatto adoperate come punti di osservazione. I Francesi non hanno nemmeno avanzato il pretesto della necessità militare per giustificare le loro distruzioni, ma hanno ritenuto cosa assai più semplice negare senz'altro il bombardamento, per presentare più tardi il loro vandalismo come opera di distruzione dei Tedeschi. A questo modo volevano scuotersi di dosso il rimprovero di aver annientato, senza una ragione al mondo, uno dei più belli e più importanti monumenti architettonici del mondo.
Il bombardamento metodico cominciò il 7 aprile 1917. Fino al quel giorno, astrazion fatta da danni causati da bombe di aviatori inglesi ma di natura tale da potersi dire riparabili, la cattedrale era pressoché intatta, come ebbe a constatare nello stesso "Matin" dell'8 aprile 1917, Decamp, il quale aveva osservato la città il 6 aprile da un alto punto di osservazione.
Sul progressivo bombardamento di San Quintino e sulla distruzione delle chiese, riproduciamo qui, nella loro traduzione letterale, alcuni rapporti:
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11 aprile 1917.
"Gli Inglesi cominciarono il Venerdì santo a far cadere i loro primi shrapnels sulla basilica di San Quintino, la quale aveva già subito gravi danni, sebbene riparabili, a causa del passato bombardamento aereo da parte pure degli Inglesi, il quale aveva determinato la rovina del tetto e distrutto i finestroni del lato sud. Superando indescrivibili difficoltà e pericoli di ogni sorta i soldati tedeschi del Genio son riusciti ad asportare le splendide finestre istoriate della Cappella della Vergine, dell'epoca di Luigi il Santo; a incassarle e a salvarle, così, dalla distruzione certa."
15 aprile 1917.
"Il 9 aprile due proiettili colpirono il Museo Lecuyer; anche la Cattedrale fu gravemente danneggiata da cinque colpi in pieno, che frantumarono lo stesso monumento Latour."
12 luglio 1917.
"Negli ultimi 15 giorni sono cadute nella città di San Quintino circa 2.800 granate. La cattedrale è stata colpita da 60 proiettili e va trasformandosi sempre più in un mucchio di rovine."
28 luglio 1917.
"Perdurando il bombardamento di San Quintino da parte degli Inglesi e dei Francesi la celebre Cattedrale è stato fatta bersaglio di circa 300 colpi. Il palazzo di giustizia ha avuto circa 250 colpi, la chiesa di San Martino 100
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(Fotog. 17, 18, 19, 20);9 il Liceo 80; la chiesa di Sant'Eloi 80; il Palazzo municipale e il Giardino botanico una cinquantina ciascuno; una trentina la Posta e la Borsa, una ventina ciascuno il Teatro e la Banca di Francia. Un gran numero di edifici fra cui il Museo Lecuyer e due grandi Case commerciali sono state incendiate dal fuoco delle granate e ridotte ad un cumulo di macerie. Ancora il 16 luglio un radiotelegramma parigino affermava che l'artiglieria francese aveva avuto l'ordine formale e perentorio di non sparare su San Quintino e tanto meno sulla Cattedrale."
18 agosto 1917.
"Il bollettino germanico del 16 agosto comunicò che il 15 dello stesso mese ben 3.000 granate caddero su San Quintino e che nel presbiterio e nella cattedrale si era sviluppato l'incendio. La bella cattedrale, ridotta dal bombardamento in uno stato da far pietà, finì per cader completamente vittima del fuoco francese (Fotog. 21, 22, 23, 24, 25).10
24 agosto 1917.
"Il "Nieuwe Courant" del 23 agosto scrive riguardo all'incendio della cattedrale: Il bollettino tedesco vien confermato dalla comunicazione di un ufficiale neutrale, recatosi più volte in quest'ultimi giorni a San Quintino e che vide coi suoi propri occhi, prima che la cattedrale rimanesse del tutto annientata, come granate degli alleati esplodessero sul magnifico
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edificio. Lo stesso ufficiale era oltremodo sdegnato per la partigianeria della stampa neutrale, la quale si indignò contro il vandalismo tedesco a tempo della cattedrale di Reims, ma considera l'annientamento di questo splendido edificio da parte dei Francesi come la cosa più naturale del mondo."
25 agosto 1917.
"La "Frankfurter Zeitung" pubblicò il 23 agosto una lettera in data 16 agosto, di un medico di Francoforte, il quale, essendo stato testimone oculare dell'incendio della cattedrale di San Quintino, ne faceva la descrizione. Dopo aver osservato che una casa prossima alla cattedrale aveva preso fuoco, scorse ben presto che anche la cattedrale cominciava a fumare e a bruciare. In questa lettera si legge testualmente:
"Improvvisamente lingue di fuoco apparvero su un altro punto dello spiovente del tetto, poi in un terzo, ecc. Non v'era più dubbio: la cattedrale ardeva. Una simile barbarie non l'avremmo mai creduta possibile. Indubbiamente i Francesi avevano sparato sulla basilica granate incendiarie che avevano attaccato l'impalcatura. Che i Francesi avevan voluto intenzionalmente incendiare il tempio, risultò chiaro anche dalla circostanza che essi resero impossibile qualsiasi tentativo di estinguere l'incendio, tempestando per ore ed ore la cattedrale stessa e tutte le adiacenze con shrapnels e granate. Il tetto veniva sempre più abbracciato dalle fiamme e
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vere valanghe di tegoli roventi e di travicelli precipitavano dallo spiovente del tetto sulla strada. Si sperò che il tetto non sarebbe rovinato del tutto. Ma invano. Per molto tempo le fiamme si lanciarono contro il cielo come fiaccole immani, lasciando riconoscere dalle travi ardenti lo scheletro del tetto. Era una scena davvero opprimente. Il fuoco si propagò ben presto anche al tetto vicino e poco dopo il tetto della navata principale si sprofondava. La cattedrale apparve, allora, come un immenso altare antico destinato a un mostruoso olocausto. Rimanevano ancora le mura di pietra dalle quali uscivan fuori alte fiamme. Dai nostri punti di vedetta potemmo osservare fino a notte inoltrata il braciere che lasciò in noi una dolorosa e incancellabile impressione. Frattanto le granate nemiche continuavano senza posa la loro opera di distruzione, piovendo a centinaia, grandine demolitrice, sulla infelice San Quintino. Il quadro atrocemente grandioso della cattedrale avvolta nelle fiamme non si cancellerà giammai dalla mia memoria. Esso era per me simbolico e caratteristico ad un tempo; caratteristico per la condotta della guerra dei nostri avversari, i quali non risparmiano nemmeno i loro più bei monumenti architettonici pur di sobillare i popoli e di aizzarli contro di noi. Son persuasissimo che il Comando francese tenterà di far credere che siam stati noi a incendiare la cattedra-
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le, e il mondo gli crederà." La redazione della "Frankfurter Zeitung" commenta come appresso le profezie dello scrittore di questa lettera:
"La predizione sulla menzogna francese si è puntualmente avverata. Ci sembra però esageratamente pessimistico credere che il mondo abbia a prestar fede a simili inganni sfacciati e volgari."
8 settembre 1917.
Quanto poco si creda nell'esercito francese alla stolta affermazione della stampa francese, avere i Tedeschi appiccato il fuoco al duomo di San Quintino, lo mostrano le deposizioni di soldati francesi del 137° reggimento, caduti prigionieri il 28 agosto. Questi prigionieri dichiarano unanimi che nessuno al loro reggimento presta fede a siffatte storielle. Essi confortano i loro asserti aggiungendo che non pochi soldati francesi hanno potuto osservare per settimane e settimane intere come le granate francesi cadessero nella infelice città, specialmente nei pressi del duomo."
Nel bombardamento di San Quintino si ebbe, quindi, una pausa che durò fin quasi a Natale. Cominciarono allora gli Inglesi a far piovere sulla città, senza riguardo alcuno, torrenti di ferro e di fuoco. Ciò durò fino all'inizio dell'offensiva attuale, nella quale essendo stati gli Anglo-Francesi ricacciati in direzione del mare, San Quintino venne a trovarsi fuori della portata dei loro cannoni. In un rapporto del 25 marzo 1918 si legge quanto appresso, relativamente allo stato della città poco
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prima che cominciasse l'offensiva tedesca:
"Da Natale gli Inglesi hanno continuato a bombardare la città senza il benché minimo riguardo. Questo bombardamento non ha molestato affatto i Tedeschi i quali si proteggono in ripari sotterranei a prova di qualsiasi bomba.
L'ultimo bombardamento inglese ha inferto alla misera di città il colpo di grazia. La cattedrale non è ormai più che uno scheletro, il Palazzo municipale è danneggiatissimo. Non c'è più una casa abitabile. I magnifici alberi dei Boulevards sono spazzati via. Nel pomeriggio del 31 marzo caddero ancora alcuni proiettili di cannoni di lunga portata e finalmente la misera città fu liberata dal flagello."
Città belghe.
La medesima spietatezza, in quanto alle località che trovansi dietro il fronte tedesco, la dimostrano gli Inglesi che fanno parlare i loro cannoni senza curarsi né delle opere artistiche delle città belghe, né delle molte e magnifiche chiese. Ma anche gli stessi Belgi non conoscono ostacoli di sorta e seguono le pedate e gli esempi dei loro alleati.
Al principio del settembre 1917 Dixmuiden era divenuta, sotto l'eruzione furibonda di granate inglesi e belghe, un cumulo di macerie. Edifici profani e chiese eran rasi al suolo; Palazzo municipale e chiesa di S. Nicola non eran più che scheletri fumanti.
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Raccapricciante fu il risultato del bombardamento inglese di Ostenda. Il 23 settembre, una domenica, gli Inglesi ritennero ben fatto di rendere improvvisamente sotto il loro fuoco il quartiere della città dove sorgeva la cattedrale e la cattedrale stessa nelle ore della mattina mentre si celebrava la messa. Alcuni proiettili fecero scempio di donne e bambini entro il tempio. In un rapporto su questo bombardamento si legge:
"Una granata ha scavato un'ampia breccia sul frontone est (Fotog. 26).11 Un'altra granata ha colpito il portone nord della navata trasversale nella quale veniva celebrata la messa (Fotog. 27).12 Un viluppo sanguinolente di morti e di feriti, per la maggior parte donne e bambini, è stato il risultato (Fotog. 28; 29; 30.).13 Tutti i finestroni istoriati di questo fianco sono rovinati, tutte le crociere di pietre delle invetriate minacciano di cadere.
Durante il trasporto delle infelici vittime, nuove granate del massimo calibro caddero nella città (Fotog. 31).14 Questo bombardamento continuò per molto tempo. Nella notte sul 28 ottobre furono colpiti nuovamente una chiesa e un ospedale. Un rapporto del 30 settembre dice:
"Nella Christinenstraad la Chiesa dei Cappucini fu colpita e in parte distrutta. In una casa adiacente trovò la morte un'intiera famiglia: padre, madre e 6 bambini. Una granata colpì il nosocomio della città, e 3 malati vennero sepolti assieme ai loro letti dalle muraglie rovinate."
Come Ostenda, Dixmuiden, Roeselaere, Meenen, West-
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ende e Middelkerke, molte altre piccole città furon votate alla distruzione dai cannoni britanni, fra cui la fiorente città di Kortrijk. Ciò significa per queste località la perdita delle loro chiese, delle loro abitazioni e l'esodo degli abitanti.
Inutile descrivere lo stato d'animo della popolazione di questi luoghi. Proseguano pure Inglesi e Francesi a strombazzare ogni giorno nel mondo le loro menzogne sulla barbarie dei Tedeschi, e a chiamare sé stessi "la rocca dell'umanità"; i loro compatriotti, che han provato e provano di che razza sia questa tanta decantata umanità, sanno bene in che conto debbono tenerla.
8 maggio 1918.
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N uove constatate profanazioni di cimiteri; opera di Francesi e di Inglesi.
Materiale messo successivamente a nostra disposizione.
In Francia hanno tentato e tentano continuamente di far apparire le profanazioni di cimiteri da parte di Francesi e di Inglesi come l'opera delittuosa isolata di alcuni delinquenti o individui di istinti volgari; pur tuttavia il tentato salvataggio risulta quale esso è veramente:
un mezzuccio deplorevole per coprire la vergogna di cui si sono infangati soldati francesi ed inglesi. L'opera profanatrice e sacrilega parla da sé un linguaggio troppo eloquente. Se si trattasse della bestialità di pochi bruti, lo strazio delle tombe non avrebbe potuto prendere le proporzioni deplorate. Si noti che rarissimi sono i cimiteri non tocchi; rarissime le tombe rimaste integre. Si consideri ancora che le distruzioni sono state operate con mezzi non accessibili ad ogni individuo; un tempo non indifferente. La proporzione assunta dal delitto fa ritenere assolutamente escluso che esso potesse consumarsi senza il consenso, o almeno colla tacita tolleranza delle autorità civili e militari competenti.
Seguono alcune costatazioni fatte nell'ambito di poche Divisioni.
Cimitero militare Exmery- H allon.
Mancano sulle tombe tutte le croci. Il monumento in muratura è rovinato completamente: tutto dice che è stato fatto saltare con un esplosino. Nelle lapidi d'ono-
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re, i nomi dei caduti incisi nella pietra sono stati scalpellati e resi illeggibili. Le tombe dei Tedeschi son separate dalle altre da un reticolato multiplo di fil di ferro. Su due lapidi ove si leggeva: "17 soldati tedeschi" e "12 soldati tedeschi" fu scritto col lapis al posto della parola "soldati", cancellata, in una lapide "cochons" e "bandits"; nell'altra "vandales" e "boches".
Cimitero di Freniches.
La lapide eretta sulla fossa del sottufficiale Leber, del 2°Reggimento Dragoni della Guardia, caduto il 30 agosto 1914 mostra le tracce della più brutale profanazione. Gli ornamenti sono stati buttati giù certamente a colpi di piccozza.
Cimitero di Pun c hy.
Nelle sei fosse ove riposano ufficiali tedeschi, le due croci sono state divelte ed infrante, le quattro lapidi di pietra spezzate. Nelle tombe degli uomini di truppa le croci di ferro scolpite sulla pietra, sono state, in parte, lordate con vernice. Il grande monumento di pietra eretto ad onore dei caduti nel centro del camposanto è distrutto. Certamente è stato fatto saltare in aria con una cartuccia di dinamite.
Cimitero della 2°Compagnia lancia - mine della Guardia a Champagne.
Il recinto del camposanto, in muratura, è, in parte, abbattuto, tutte le croci e le lapidi asportate dalle tombe le quali sono state vangate per toglierne le tracce.
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Il cimitero è stato adoperato evidentemente quale scarico dei detriti e delle immondizie.
A Flavy le Martel si vede chiaramente che i profanatori hanno sradicato e spezzato le croci delle fosse del cimitero tedesco e le han buttate poi alla rinfusa in un angolo del cimitero stesso.
A Beaugies nella croce sulla tomba del cannoniere Eldagsen, caduto il 16.3.17, sono state incise le parole:
"Ici repose un boche". Sulla croce del pioniere Schneider, caduto nello stesso giorno si legge: "The german pig". Queste due fosse trovansi presso la chiesa di Beaugies.
A Par g ny, nel camposanto dei soldati, il monumento di pietra scolpita, sormontata dalla figura di un guerriero in arnese, è ridotto in pezzi, i quali sono dispersi, qua e là, dentro e fuori del recinto. Del guerriero non fu possibile ritrovare la testa. Su tutte le tombe la croce di ferro è scalpellata o verniciata.
Anche nei camposanti di Solente, Languevoisin Quiguery ed Amy furono costatate le solite profanazioni. Lapidi infrante, iscrizioni e ornamenti scalpellati, croci divelte e spezzate, aggiunta di parole e di commenti bestiali, per la maggior parte insulsi, sempre sacrileghi davanti alla maestà della morte.
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I. Profanazione di tombe.
Fotg. 1. Cimitero di Roye: La lapide del Reggimento della Guardia Regina Vittoria, profanato. La croce di ferro in rilievo e l'iscrizione, sono state portate via a colpi di martello.
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Fotg. 2. Cimitero di Nesle: Le croci di legno son divelte, in parte violentemente infrante.
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Fotg. 3. Cimitero di Nesle: Una delle tante lapidi spezzate.
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Fotg. 4. Fotg. 5. Cimitero di Nesle: Le croci di legno son divelte, in parte violentemente spezzate, le lapidi rovesciate e frantumate. Le tombe tedesche sono state separate da quelle francesi per mezzo di cartone catramato, fil di ferro e spranghe.
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Fotg. 6. Cimitero di Nesle: La parola "camerati" è stata cancellata con vernice nera.
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Fotog. 7. Cimitero di Nesle: Il cippo mortuario del Reggimento della Guardia Imperatore Alessandro, profanato.
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II. Profanazione di chiese.
Città francesi.
Fotg. 8. Laon. Chiesa S. Martino. Un colpo in pieno.
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Fotg. 9. Laon. Chiesa S. Martino, danneggiata dal fuoco dei cannoni francesi di gran calibro.
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Fotg. 10. Fotg. 11. La cattedrale di Albert.
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Fotg. 12. La cattedrale di Noyon prima dell'incendio.
Fotg. 13. La cattedrale di Noyon sotto il fuoco dei grandi pezzi francesi.
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Fotg. 14. La cattedrale di Péronne bombardata dai Francesi.
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Fotg. 15. Lens. Chiesa e piazza del mercato sotto il fuoco dei grandi pezzi inglesi. A sinistra della fotografia, all'altezza della cupola, shrapnels che scoppiano.
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Fotg. 16. La chiesa di Somme-Py, distrutta dal cannoneggiamento dei Francesi.
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Fotg. 17. Fotg. 18. San Quintino. L'interno della chiesa di S. Martino distrutto dal fuoco dell'artiglieria francese.
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Fotg. 19. St. Quintino. La parte esterna della chiesa di S. Martino, distrutta dal fuoco dell'artiglieria pesante francese.
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Fotg. 20. St. Quintino. Cratere scavato da una granata francese entro la chiesa di Rue Cambrai.
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Fotg. 21. St. Quintino. Una granata anglo-francese esplode sul tetto della Cattedrale.
Fotg. 22. St. Quintino. L'azione delle granate sulle muraglie maestre della Cattedrale.
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Fotg. 23. St. Quintino. Le rovine davanti all'altar maggiore della Cattedrale.
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Fotg. 24. Fotg. 25. St. Quintino. Le rovine intorno alla cattedrale, opera del bombardamento francese.
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Città belghe.
Fotg. 26. Ostenda. Un enorme cratere prodotto da una granata della Marina inglese, davanti all'ingresso della Cattedrale.
Fotg. 27. Ostenda. La cappella laterale della Basilica distrutta da una granata della Marina brittanica.
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Fotg. 28. Fotg. 29. Ostenda. La distruzione davanti all'altar maggiore della Basilica, colle povere vittime belghe (Donne e bambini).
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Fotg. 30. Ostenda. La distruzione davanti all'altar maggiore della Basilica colle povere vittime belghe (Donne e bambini).
Fotg. 31. Ostenda. Il trasporto funebre delle povere vittime belghe.
1Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotg. 1.".
2Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 2.".
3Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 3.".
4Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 4.5.".
5Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 6".
6Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 7.".
7Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 8,9.".
8Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fot. 10. 11. 12. Fot. 13. 14. Fot. 15. 16.".
9Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fot. 17, 18, 19, 20.".
10Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fot. 21, 22, 23, 24, 25.".
11Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 26".
12Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fotog. 27.".
13Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fot. 28, 29, 30.".
14Am linken Seitenrand an dieser Passage masch. notiert: "Fot. 31.".
Empfohlene Zitierweise
Bergen, Carl-Ludwig Diego von, Profanazione di tombe e di chiese opera di francesi e di inglesi . Con 31 fotografie originali vom 18. Mai 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7207, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7207. Letzter Zugriff am: 19.04.2024.
Online seit 02.03.2011.