Dokument-Nr. 9378
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 30. April 19191

Schreiber (Textgenese)
PacelliStenotypistSchioppaPacelli
Betreff
Attentati contro la Nunziatura
Oggi poco dopo le ore tre pomeridiane, si è presentato alla Nunziatura il Comandante dell'Armata del Sud, Seyler, della col suo aiutante Brongratz ed un marinaio, tutti e tre erano armati con fucili, revolvers e granate a mano. Dopo aver intimidito, colla minaccia di esplodere le granate medesime, il servo della Nunziatura che aperse loro la porta, hanno dichiarato che erano venuti allo scopo di impadronirsi dell'automobile della Nunziatura. Trovandosi in quel momento Mons. Uditore fuori di casa, mi sono presentato io stesso a quei forsennati ed ho fatto loro rilevare al Comandante che il penetrare colla violenza nella Nunziatura ed il requisire l'automobile costituivano
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due flagranti violazioni del diritto internazionale vigente presso tutti i popoli civili, e gli mostrandogli altresì il relativo certificato di extraterritorialità rilasciato dal Commissario del popolo per gli Affari Esteri, di cui ho avuto l'onore di riferire all'E. V. R. nel mio rispettoso Rapporto N. 12572. Per tutta risposta il Comandante mi ha puntato la rivoltella contro il petto, ed esibendo alla sua volta un certificato del Comandante in capo della Guardia Rossa Egelhofer, ha detto insolentemente che qualsiasi discorso era inutile e che egli doveva aver subito l'automobile per recarsi al fronte. Ho replicato che protestavo contro l'attentato, ma che, di fronte alla brutale violenza, permettevo al servo anzidetto di aprire il garage. Essi si sono Tutta la banda si è allora colà, recata , e, coll' aiuto di uno chauffeur venuto con lui, hanno cercato di porre in movimento l'automobile; opera ardua, perché lo chauffeur della Nunziatura, in previsione dell'attentato, aveva tolto
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dalla macchina un pezzo essenziale al suo funzionamento. Mentre quei delinquenti, infuriati per l'incontrata difficoltà , erano intenti al lavoro, ho fatto telefonare al Ministero degli Affari Militari per protestare contro la violazione del territorio neutrale della Nunziatura. La risposta è stata però poco incoraggiante: se l'automobile non veniva immediatamente consegnato, la Nunziatura sarebbe stata bombardata e tutta la banda (sic), ossia il personale della Nunziatura medesima, ver sarebbe stata arrestata. Fallito questo tentativo, e malgrado la difficoltà derivante dal fatto che una sentinella armata sorvegliava il telefono, mi riusciva a far avvertire Mons. Schioppa, affine di tentare un passo presso il Comandante della città. Questi infatti, interessato da Mons. Uditore, ha capito la situazione; e verso le cinque, ossia circa due ore circa da che la Nunziatura era stata invasa, giunsero tre agenti di sicurezza, i quali intimarono al Comandante della Guardia Rossa di desistere dalla sua impresa.
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Siccome però costui, in quanto appartenente al Comando superiore, sosteneva di non dover ricevere ordini dal Comandante della città, ne nacque fra le due parti un forte diverbio, finché, come a Dio piacque alle ore sei, in seguito a nuove istruzioni delle Autorità, l'intraprendente Seyler abbandonò la Nunziatura, lasciando altresì il non trasportabile automobile. Così nella Nunziatura è tornata per il momento la ca quiete, ma niuno può dire che cosa arrecherà l'indomani!
Nel riferire quanto sopra all'E. V. m'inchino
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Sembrava che il deplorevole avvenimento fosse finito e che si potesse stare tranquilli in seguito alle assicurazioni delle autorità, quando ecco che v
erso le ore 9 antimeridiane del giorno appresso si ripresentarono alla Nunziatu [sic] gli stessi due individui, cioè il Comandante dell'armata Sud ed il suo aiutante, con un foglio firmato da Egelhofer, Capo Supremo dell'armata rossa, che li autorizzava a requisire l'automobile della Nunziatura.
Immediatamente per telefono furono avvertiti della cosa tanto il Comitato esecutivo, quanto il Comando della città. Infatti arrivarono alla Nunziatura con ogni sollecitudine in due automobili un membro del Comitato esecutivo con militari armati, e con altro automobile una diecina di soldati della polizia del Comando della città. Si animò una movimentata discussione sulla competenza dei poteri e la cosa minacciava di andare per l'eternità e forse di finire male; quando fu proposto che i due venuti per la requisizione insieme al membro del Comitato esecutivo si portassero dall'Egelhofer. Dopo una non breve attesa essi ritornarono in un'altra automobile, questa volta armata di una mitragliatrice, e con un non indifferente numero di soldati con fucili e bombe a mano. Il membro del Comitato esecutivo allora dichiarò all' Uditore, che mi aveva insistentemente pregato di non espormi di nuovo ad altri atti di violenza, e che perciò trattava l'affare, che il Comitato esecutivo non poteva fare alcun che per evitare il sequestro dell'automobile, trattandosi di un provvedimento di indole militare. La stessa dichiarazione fecero i soldati del Comando della città, aggiungendo che avrebbero ben potuto impegnare una lotta a mano armata contro quelli della guardia rossa, ma che era più umano risparmiare spargimento di sangue.
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Mgr. Schioppa con la più viva energia protestò contro l'atto di violenza che si voleva commettere, contrario al diritto internazionale facendo inoltre rilevare che anche in Russia ed in Ungheria si rispettavano le prerogative del Corpo diplomatico e che non si poteva comprendere che
membri del Comitato esecutivo e soldati della Repubblica dei Consigli non rispettassero le disposizioni e la firma dei loro Ministri (il Comitato esecutivo aveva rilasciato alla Nunziatura un regolare riconoscimento della extraterritorialità) A questo punto il Comandante dell'armata rossa del Sud con tono imperioso si rivolse all' Uditore e gli disse: Non una sola parola di più; altrimenti sarà arrestato in questo stesso momento! A tale minaccia bisognò cedere, senza però che prima Mgr. Schioppa non avesse fatto chiaramente notare che si cedeva soltanto dinanzi alla violenza e che il Comitato esecutivo sarebbe responsabile delle conseguenze di questo atto di violazione del diritto internazionale.
Mentre pertanto si procedeva al trasporto dell'automobile, il Capitano dell'esercito italiano Signor De Luca, distaccato dalla Missione militare di Berlino avendo saputo quanto succedeva , alla Nunziatura si portò al Comando Supremo dell'armata rossa, e di sua iniziativa, richiese a nome del Governo italiano il rilascio dell'automobile, protestando contro quanto era avvenuto. Il passo ebbe felice risultato, giacché l'Egelhofer consegnò al suddetto Signor Capitano un ordine per l'immediato rilascio della vettura. Così fu potuto raggiungere l'automobile, che già era stato trasportato al della Ditta Benz per le opportune riparazioni. Ivi fu mostrato l'ordine dell' Egelhofer, dinan-
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zi al quale i due venuti per la requisizione dovettero cedere,
senza prima avere con la bile sulle labbra pronunziate parole di minaccia, fra le quali quella che tutta la banda la Nunziatura dovrebbe essere cacciata in carcere!
Anche l'addetto italiano al Consolato svizzero che è incaricato della protezione degli italiani durante la guerra essendo venuto a conoscenza della cosa, si recò al Comitato esecutivo e da questo ebbe una lettera di scuse per quanto era accaduto alla Nunziatura e l'assicurazione che non si sarebbe più ripetuto, nonché la conferma di quanto già aveva dichiarato il Comandante in capo dell'armata rossa al Capitano De Luca.
Finalmente l'automobile fu potuto trasportare alla Nunziatura insieme ai cerchioni di gomma che erano stati anche violentemente pretesi: ma rimane l'atto di inaudita violenza contro il Rappresentante Pontificio, la violazione del diritto di extraterritorialità avvenuta sul terreno della Nunziatura e le minaccie [sic] scagliate che dato lo stato di eccezionale eccitamento che qui regna ed il duplice scacco subito dal Signor Comandante dell'armata rossa del Sud e dal suo degno aiutante, potrebbero essere attuate e che hanno consigliato tanto me quanto l'Uditore a dormire fuori casa per qualche notte.
L'avvenimento si è svolto all'eco del cannone, che da ieri rimbomba quasi ininterottamente nei dintorni di Monaco, nella lotta fratricida che si è impegnata fra l'armata rossa per la Repubblica dei Consigli e l'armata bianca per il Ministero Hoffmann!
1Datum mehrmals hds. korrigiert von Pacelli: Ursprünglich "29 Aprile 1919", dann "1 Maggio 1919", zuletzt "30 Aprile 1919".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 30. April 19191, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 9378, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/9378. Letzter Zugriff am: 19.05.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 10.09.2018.