Dokument-Nr. 10185
Treder, Konstantin an Pacelli, Eugenio
Bonn, 30. Dezember 1921

Traduzione
Eccellenza,
Ringrazio sentitamente della comunicazione del 17 corr., che mi è stata spedita qua. Non so quello che adesso debba fare, non avendo io colpa alcuna nel ritardo o nella non avvenuta transazione al riguardo della mia dolorosa espulsione. Da parte mia non ho, finora, influito in nessun modo sulla determinazione dell'ammontare della mia richiesta di indennizzo. Sul principio, come ho avuto l'onore di informare l'Eccellenza Vostra, l'Ambasciata germanica presso la S. Sede, per mezzo di Mons. Sander, mi consigliò di non fare alcun passo nella mia vertenza, specialmente di non dare la mia rinunzia, perchè non venisse ostacolata l'opera dell'Ambasciata medesima. Dall'Aprile 1920, allorché fui informato della malaugurata rinunzia del can. dott. Schröter e del diniego assoluto che il Governo polacco oppone al mio ritorno in Pelplin, la detta Ambasciata, senza esser da me sollecitata, non ha fatto che comunicarmi proposte per un accomodamento, colla domanda se io vi consentissi. Mons. Sander ripeteva espressamente che egli con l'Ambasciatore von Bergen penserebbe a tutto. Io risposi che consentivo a tutte le trattative dell'Ambasciata. Così per es. in una lettera del 23 Luglio 1921 fu espressa la meraviglia per la somma favolosamente irrisoria accordata a Mons. Schröter e mi informarono che, avendo il rappresentante polacco, Mons. Skirmunt, non senza tradire un certo imbarazzo, offerto la medesima somma per me, gli fu risposto che con una tale composizione io non avrei mai rinunziato. Peraltro, io per due ragioni mi troverei in peggiori condizioni che il Can. Schröter; 1° perché non ho trovato un altro canonicato, 2° perché, rimosso dalla ca-
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rica di Rettore del Seminario, avevo subito la perdita dell'alloggio e vitto gratuito nonché dei supplementi di stipendio. Perciò il minimo che mi potrebbe offrire il Governo polacco sarebbero 100.000 Lire. Mons. Skirmunt, sulle prime si mostrò contrario, ma dopo matura riflessione avrebbe risposto che egli aveva redatto [un] rapporto al Governo polacco che sarebbe partito subito, in cui sosteneva che il caso Treder doveva essere trattato diversamente dal caso Schröter, e che quindi egli sollecitava per il Treder o un indennizzo più alto o una pensione annua. Sembra che Mons. Skirmunt non abbia più dato altre risposte.
Prima della rinunzia di Mons. Schröter, l'Ambasciata aveva chiesto un milione e mezzo di Marchi polacchi per ciascuno, e allora Mons. Skirmunt avrebbe risposto: noi dobbiamo pagare. La rinunzia di Mons. Schröter ha guastato tutto.
Per comprendere l'ammontare della somma domandata dall'Ambasciata, bisogna considerare che non avrò mai l'ufficio di Rettore d'un Seminario, e che quindi ho perduto non solo il relativo stipendio, ma ancora il mantenimento e l'alloggio gratuito. Questa perdita apparisce tanto più grave, se si pensa all'incertezza intorno alla durata dell'aspettativa d'un altro canonicato. Di più non so in quale stato si trovino oggi i miei mobili ed altri oggetti, i quali oramai da due anni sono rimasti senza guardia e senza chi si dia pensiero dei medesimi, sicché è incerto, se ancora siano in buono stato e che valore attualmente rappresentino. Si aggiunga che sono oggi 14 mesi, che mi trovo senza provvedimento.
Ora la composizione proposta dall'Ambasciata presuppone che io, a breve scadenza, venga nominato Canonico in un Capitolo catte-
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drale in Germania. Se però questo non avviene? In tale caso la composizione dovrebbe esser ben più elevata.
Per concludere, riferisco una comunicazione di Mons. Sander e proposito delle trattative intorno alla mia rinunzia ed alla composizione. Ricapitolando, egli così scriveva: "Noi supponiamo che anzitutto (nel caso della rinunzia) si debba accordare a) la restituzione di tutti i mobili b) trasporto gratuito – c) indennizzo di tutte le spese, compresi i viaggi ed il soggiorno attuale – d) inoltre una somma alquanto considerevole per renderLe possibile la sussistenza nell'avvenire. Io indicai la somma di Lire 100.000. – Col consenso dell'Ambasciatore trattai anche privatamente con Mons. Skirmunt, suggerendogli di presentare le anzidette proposte al suo Governo, perché questo facesse analoga offerta a Lei (Treder); allora, forse, dissi, riuscirei ad indurLa, con queste condizioni, a dare la rinunzia".
Dunque, io, come ho detto, in tutte le trattative ho tenuto un contegno passivo, anzi non ne conoscevo nemmeno i particolari. Non sarebbe dunque la cosa più indicata, che la Segreteria di Stato di S. S. si mettesse d'accordo con l'Ambasciata germanica presso il Vaticano? Io allora ben volentieri consentirei a quanto quest'ultima farà.
Personalmente ignoro del tutto con quali criteri si debba fissare la composizione. Secondo una lettera del Ministro dei Culti Prussiano sembra che vi sia compreso anche l'indennizzo per la perdita del Canonicato, poiché in essa si dice che l'aggregazione in un Capitolo potrebbe farsi solo, quando il Governo polacco abbia garantito l'indennizzo completo.
Se dall'Est sono ora venuto qua, ciò ho dovuto fare perché all'atto dell'espulsione il Governo polacco non mi lasciò che gli abiti leggeri d'estate, coi quali non avrei potuto sopportare i
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grandi freddi dell'Est.
Con distinta stima
Suo devmo
Can. Treder.
Empfohlene Zitierweise
Treder, Konstantin an Pacelli, Eugenio vom 30. Dezember 1921, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10185, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10185. Letzter Zugriff am: 30.04.2024.
Online seit 31.07.2013.