Dokument-Nr. 18493
Pacelli, Eugenio an Merry del Val, Raffaele
[Berlin], 26. Januar 1929

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sul sacerdote Prof. Giovanni Hessen
Non appena mi pervenne il venerato Dispaccio N. 944/25 in data del 27 Luglio scorso, mi rivolsi, senza indugio al Revmo Mons. Poggenburg, Vescovo di Münster, richiamando la di lui attenzione sulla necessità ache la proibizione già emanata di due libri del Sac. Prof. Giovanni Hessen venisse estesa anche agli altri alle agli scritti dello stesso Autore, non meno erronei e perniciosi di quelli già condannati. Feci notare anche al sullodato Vescovo che la condanna delle due Curie diocesane di Colonia e di Münster era stata non aveva cagionato nella pubblica opinione alcuna agitazione, il che faceva sperare che la suaccennata estensione non avrebbe incontrato troppo gravi difficoltà.
D'altra parte, l'Eminentissimo Signor Cardinale Prefetto della S. Congregazione dei Seminari e delle Università mi comunicò al tempo stesso che dopo l'anzidetta condanna il men-
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zionato Professore non avrebbe poteva continuare ad insegnare e doveva quindi lasciare la cattedra. Per questo secondo punto mi rivolsi all'Eminentissimo Signor Cardinale Schulte, Arcivescovo di Colonia, al quale feci poi parimenti conoscere che ben comprendevo le difficoltà che potrebbero incontrarsi incontrarsi per raggiungere tale intento, massime se il Prof. Hessen non volesse lasciare volontariamente l'insegnamento, ma che tuttavia ben minori esse sarebbero, massime soprattutto in vista delle pendenti trattative concordatarie, se un siffatto provvedimento partisse come di propria iniziativa dell'Autorità vescovile locale, anziché dalla S. Sede, secondo che aveva dimostrato la calma con cui il pubblico aveva accolto la condanna dei due scritti del sacerdote medesimo.
L'Eminentissimo mi rispose con Foglio del 14 Agosto che egli divideva pienamente tale modo di vedere; non nascondeva tuttavia gli ostacoli che si opponevano al raggiungimento del desiderato fine, essendo da temere che il l'Hessen non avrebbe rinunciato volontariamente alla cattedra.
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D'altra parte, poiché egli è membro di una Facoltà laica (vale a dire della Facoltà filosofica e non della teologica), l'Amm la Direzione dell'Università ed il Governo, secondo tutte le esperienze già fatte in simili casi, non si sarebbero curati di una eventuale disubbidienza contro i provvedimenti dell'Autorità ecclesiastica, ma lo avrebbe piuttosto trattato come funzionario dello Stato e preso quindi la di lui difesa. come Pensava quindi che la miglior via sarebbe che il Revmo Vescovo di Münster, alla cui diocesi appartiene, gli ritirasse il permesso di dimorare in Colonia e lo richiamasse alla diocesi, cui egli appartiene.
Con posteriori lettere del 1° Settembre e poi più ampiamente con Foglio del 26 Ottobre l'Eminentissimo Arcivescovo mi comunicava ulteriormente come in base agli atti esistenti in quella Curia arcivescovile egli aveva tolto al detto Professore sino a nuovo ordine per il territorio dell'Arch la facoltà di esercitare qualsiasi funzione sacerdotale nel territorio dell'Archidiocesi di Colonia. Con susse-
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guente f Foglio però del 26 Ottobre egli mi partecipava che, er essendo i detti summenzionati Atti incompleti, era stata necessaria una revisione dei summenzionati Atti. Essi si riferivano principalmente la condotta sacerdotale dell'Hessen e soltanto raramente cose, le quali rendevano sospetta la di lui fede. Vari testimoni, le cui deposizioni sarebbero state assai importanti, non avevano potuto essere interrogati, mentre le deposizioni sfavorevoli di varie donne avevano dovuto essere prese con la massima riserva, giacché l'affermazione dell'Hessen, trattarsi di persone isteriche, è era stata confermata da altri testimoni degni di fede. L'Eminentissimo aggiungeva che, come aveva scritto al Revmo Mons. Poggenburg, con il era impossibile il proseguimento presso la Curia di Colonia della inchiesta dovendo invece la causa Hessen, la cui parte più importante rimaneva al presente la inquisizione de fide orthodoxa, essere condotta venir prontamente e definitivamente decisa dalla Curia di Münster; notava tuttavia che questa, malgrado le sue ripetute premure, aveva sino allo ad allora esitato a ritirare il permesso concesso già all'Hessen di dimorare in Colonia a causa dell'insegnamento, mentre che un tale
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provvedimento o almeno la minaccia del medesimo erano, a suo avviso, giustificate dal fatto che alcuni suoi libri erano stati condannati e che l'autore egli non si era era mosso affatto né in seguito alla pubblicazione della condanna né dopo la notificazione a lui data a lui data della medesima.
In considerazione di ciò, ed anche perché non avevo tuttora ricevuto alcuna risposta alla succitata lettera del 2 Agosto, mi indirizzai nuovamente al Revmo Mons. Poggenburg, pregandolo di informarmi sullo stato della questione. Egli mi rispose allora colle coi fog colle lettere in data dell'8 e del 19 Novembre, che l'E. V. troverà qui accluse tradotte in italiano insieme ai relativi Allegati. Da esse risulta che, avendo l'Hessen adempiuto, le condizioni impostegli, in quanto era possibile, presentemente, le condizioni impostegli, tanto l'Ordinario di Münster quanto quello di Colonia avevano revocato la inflittagli sospensione. Scrissi allora nuovamente all'Eminentissimo Sig. Cardinale Schulte, chiedendogli spiegazioni circa tale revoca
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ed in particolare domandandogli se egli continuava ad insegnare. Egli mi significò con foglio del 3 Dicembre che, dopoché il Vescovo di Münster aveva tolto la sospensione e lo aveva pregato a fare lo stesso p per Colonia, aveva dovuto, se non si voleva che la situazione divenisse del tutto confusa, acconsentirvi. Soggiungeva che il detto Professore proseguiva come prima a tenere le sue lezioni in quella Università, e terminava: "Anche in considerazione delle mie degli inutili sforzi da me fatti sinora, debbo confessare che per il momento non vedo alcuna via possibile per allontanare, senza alcun modo, con cui si possa, senza dar luogo a spiacevoli ed inopportune discussioni nel pubblico, allontanare dalla cattedra l'Hessen, il quale, a mio parere, non rinunzierà volontariamente".
È mio dovere di riferire altresì che l'Hessen nello scorso anno - a dire il vero, però, prima dell'anzidetto atto di sottomissione - ha pubblicato un nuovo libro di 291 pagine intorno al principio di causalità "Das Kausalprinzip") presso la Casa editrice Benno Filser in Augsburg (Baviera) (Baviera). Esso porta l'Imprimatur di quella Curia ve-
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scovile in data del 25 Novembre 1927. Dall'esame, che mi è stato possibile di fare d di detta opera, sembrami, se pur non mi inganno, che la medesima contenga gravi errori in questioni fondamentali della filosofia gravi errori, che l'autore, sostiene in opposta opposizione colla dottrina scolastica del medio evo e del nostro tempo. Già nella prima parte storica (Historischer Teil) del suo scritto egli mostra chiaramente quale sia la sua tendenza. L'Hume viene da lui qualificato come il "classico del problema della causalità", "egli ha infatti (così si esprime "per primo chiaramente compreso il problema contenuto nel concetto della causalità e lo ha fatto oggetto di una accurata indagine" (pag. 30). L'Hessen approva la critica dell'Hume al principio di causalità: "Contro queste obbiezioni critiche dell'Hume, scrive a pag. 44) torneremo a parlare nella seconda parte del nostro lavoro. Allora vedremo che esse sono inconfutabili e perciò anche oggi rimangono giuste in tutta la loro estensione". Parimenti Nicola d'Autricourt, condannato da un Legato di Clemente VI nel 1346, viene lodato per le sue "acute ricerche sul principio intorno
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al problema della causalità, che gli hanno valso il nome di 'Hume medievale'" (pagg. 30-31).
L'autore non sembra di non aver compreso la dottrina scolastica dell'essenza della intorno alla conoscenza intellettuale, deall'astrazione, al senso ed all'origine dei concetti (pagg. 47-54), che egli respinge colla superficiale osservazione, essere essa fondata sopra una ipotesi metafisica (pagg.  58 e 222). Colla stessa superficialità eg l'Hessen considera la il realismo moderato della dottrina aristotelico-scolastica circa gli universali come un punto di vista ormai sorpassato (pagg. 184-186). Per conseguenza "i nostri concetti universali non sono rappresentazioni di entità oggettive, non hanno alcuna correlazione nella realtà oggettiva, ma sono piuttosto da considerarsi come creazioni del pensiero, come prodotti soggettivi del pensiero. Certo essi non vengono formati arbitrariamente, ma hanno un punto d'appoggio nell'ordine reale delle cose, un fondamentum in re" (pag. 186). Il senso della conseguenza logica e delle leggi del pensiero è falsamente esposto (pagg. 16 e 200). L'autore intende di riprendere, completare ed approfondire il pensiero fondamentale della "deduzione trascendentale" di Kant (pag.  200). Le leggi del pensiero non hanno,
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secondo lui, la il loro fondamento in leggi metafisicamente necessarie dell'essere, ma sono soltanto "necessità del pensiero" (pag. 206). Da ciò deriva che "ciò che è impossibile per il nostro pensiero, non lo è necessariamente anche per l'essere" (pag. 201 in nota). "L'evidenza oggettiva non può essere, secondo lui, l'ultimo e definitivo criterio della verità" (pag. 196 e segg.).
Posti questi principi fondamentali sulla teoria della conoscenza, si comprende la concezione dell'Hessen circa i primi principi e più specialmente circa il concetto ed il principio di causalità. - "Il concetto di causalità non si acquista dall'esperienza" (pag.  17). La causa è "qualche cosa, da cui deriva una necessità reale, qualche cosa che rende un'altra necessaria" (pag.  254), essa "porta l'effetto necessariamente con sé" (pag. 254; cfr.  pagg. 225 e 16).- Il principio di causalità non è evidente né immediatamente né mediatamente (pag.  205), ma è "un postulato della ragione teo teorica". "Il suo valore reale non si può né affermare con sicurezza né
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strettamente dimostrare ... Noi non possiamo dire: un fatto senza causa è impossibile, ma soltanto: è per noi incomprensibile" (pag. 227).
Poiché, secondo l'Hessen, "dipendenza causale significa sempre e dovunque necessità" (pag. 257), così la libertà della volontà è soltanto possibile soltanto perché "rimane sempre la possibilità che si abbia un avveni fatto non causale, che quindi nell'ambito dei fatti spirituali non valga il principio di causalità". "Se il principio di causalità fosse immediatamente o mediatamente evidente (dimostrabile), esso sarebbe assolutamente inconciliabile colla po libertà della volontà". (pag. 264).
Una prova apodittica per la esistenza di Dio non si può derivare dal principio di causalità. Essendo infatti i principi di causa sufficiente e di causalità soltanto postulati, essi non possono fornire una base per detta prova (pagg.  276-277). Che anzi, anche se i menzionati principi fossero siano una necessità del pensiero e quindi adoperabili come base di dimostrazione (pag. 277), non si potrebbe provare l'esistenza di un Dio personale (pag.  277-283).
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"L'idea di un Dio personale non si può mai ottenere per mezzo di considerazioni puramente ontologiche, non si può mai dedurre dal concetto dell'ens a se"  ... L'applicazione del principio escatologico della causa sufficiente del all'universo nel senso di una prova dell'esistenza di Dio conduce piuttosto ad aporie, che non sono sino ad oggi state risolute dai sostenitori di tale argomento" (pag.  283). Perciò l'Autore si richiama al metodo eziologico-metafisico, per mezzo del quale egli in altri suoi scritti: Der Augustinische Gottesbeweis (Münster 1920) e: Augustinus und seine Bedeutung für die Gegenwart (Stuttgart 1924) ha "cercato di p dimostrare una ultima assoluta realtà e di dare così alla religione un fondamento razionale" (pag.  284 e nota).
Per venire ora alle pro difficoltà opposte dal Revmo Vescovo di Münster contro la estensione della condanna vescovile agli altri scritti dell'Hessen, parmi che abbia meno valore valore quella dello scarso risultato pratico, che avrebbe avuto la prima condanna. Esso
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si dovette alla forma forse troppo blanda della proibizione medesima, alla quale non fu dato [sic] poi nella stampa cattolica la necessaria diffusione con opportuni commenti; d'altra parte, si trattava di libri, i quali, a differenza di quelli del Wittig, non erano conosciuti e letti se non da un circolo assai ristretto di persone. Del resto, non appena l'Hessen fu colpito dalla sospensione, non ha tardato a sottomettersi alla condanna, ed accettando le altre condizioni impostegli; l'avvenire d mostrerà se tale suo atto è stato sincero. - Più fondata parmi invece l'obbiezione desunta dal fatto che gli altri suoi scritti sono muniti dell'Imprimatur dell'Autorità ecclesiastica; perciò oso di sottoporre subordina umilmente all'E. V. il pensiero, se non sarebbe conveniente che cotesta Suprema indirizzasse, alla ris almeno per ciò che riguarda la più recente opera dell'Hessen esaminata più sopra, una sub secreto S. Officii una ammonizione alla Curia vescovile di Augsburg rispettiva Curia vescovile, anche per indurla a ricercare una forma di Augsburg, ed la quale dovrebbe ritirare il concesso Imprimatur, dopo di che nulla osterebbe a che gli Ordinari di Colonia e di Münster condannino l'opera ste medesima.
Quanto alla continuazione dell'insegnamento, sembra ora sicuro che egli non rinunzierà spontanea-
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mente, come apparisce altresì dall'inciso della sua lettera al Revmo Vescovo di Münster: "La mia esistenza materiale, come pure il mio posto all'Università non sarebbero messi in questione a causa del prolungarsi dei conflitti". D'altra parte, trattandosi non di una Facoltà teologica, ma di una Facoltà filosofica, l'Ordinario non avrebbe alcun modo per indurre le autorità civili ad allontanarlo. a rimuoverlo. L'unica via possibile sarebbe che il Vescovo di Münster gli ritirasse il permesso di dimorare in Colonia e lo richiamasse in diocesi, eventualmente sotto minaccia di sospensione in caso di disubbidienza; ma ad un tale provvedimento penso che parreb difficilmente ora potrebbe procedersi, non riuscirebbe non parrebbe facile di procedere dopo la sottomissione dell'Hessen, finché non consti che egli ha mancato è incorso in nuove mancanze sia con o coi suoi scritti, o sull'insegnamento o nella sua condotta sacerdotale.
Copia di questo rispettoso Rapporto è stato dal sottoscritto inviato al sullodato Eminentissimo Signor Cardinale Prefetto della S. Congregazione dei Seminari e delle Università, come pure all' all'Eminentissimo Signor Cardinale Segretario di Stato
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in esecuzione di un ordine generale ricevuto con Dispaccio N. 1827/28 del 16  Aprile 1928.
Chinato
109r, oben mittig hds. von unbekannter Hand, vermutlich von einem Nuntiaturangestellten, in blauer Farbe notiert: "C"; 115rv, links entlang des Textkörpers die Passage "Copia di questo rispettoso Rapporto [...] 16 Agosto 1928" hds. in roter Farbe von unbekannter Hand hervorgehoben.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Merry del Val, Raffaele vom 26. Januar 1929, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 18493, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/18493. Letzter Zugriff am: 18.05.2024.
Online seit 20.01.2020.