Dokument-Nr. 19533
Pacelli, Eugenio an Perosi, Carlo
Berlin, 18. November 1929

Eminenza Reverendissima,
I non facili lavori per la conclusione e la successiva esecuzione del Concordato colla Prussia mi hanno pur troppo impedito sino ad ora di eseguire l'ordine impartitomi col venerato Dispaccio N. 36/29 in data del 29 Gennaio c. a.; per il che chiedo umilmente venia all'Eminenza Vostra Reverendissima.
Affine di fornire a Vostra Eminenza, in quanto mi è possibile, le informazioni richieste, sembrami necessario di dare innanzi tutto alcune notizie su
I. La situazione generale della Chiesa cattolica in Germania.
La Germania secondo il censimento del 16 Giugno 1925 conta 62.348.782 abitanti. Tra questi (cfr. Kirchliches Handbuch für das katholische Deutschland, vol. XV, 1927/1928, pag. 418-421) 20.758.125 sono cattolici, così distribuiti in base all'antica circoscrizione diocesana, che sarà però, come è noto, modificata a norma del recente Concordato colla Prussia:
cattolici non cattolici
a) Baviera (senza il territorio della Sarre) 5.163.224 2.216.370
nella parte bavarese del territorio della Sarre
(diocesi di Spira)
69.552 30.749
4v
b) Prussia cattolici non cattolici
Archidiocesi di Colonia (in
virtù del Concordato colla
Prussia sarà da essa staccato
il territorio della nuova diocesi
di Aquisgrana con circa un milione di cattolici)
3.399.750 1.723.374
Diocesi di Treviri (compresa la parte prussiana
del territorio della Sarre)
1.449.169 515.598
Diocesi di Münster 1.762.147 1.002.791
Diocesi di Paderborn(sarà, secondo
il Concordato, elevata a Metropolitana,
cedendo alcuni territori
alla diocesi di Fulda)
1.718.001 6.143.204
Diocesi di Fulda 224.175 1.344.958
Diocesi di Limburg 474.751 743.306
Diocesi di Osnabrück
Ad essa saranno incorporati i territori
238.541 403.367
a) del Vicariato Apostolico della
Germania settentrionale
133.091 2.433.328
e b) della Prefettura Apostolica
dello Schleswig-Holstein
42.045 1.748.230
Diocesi di Hildesheim 208.495 2.183.335
Diocesi di Breslavia (sarà elevata
ad Arcivescovato e da essa verrà
staccata la diocesi di Berlino
con circa un mezzo milione di cattolici)
2.476.341 9.737.119
Diocesi di Warmia 336.616 1.773.396
Amministrazione Apostolica di
Schneidemühl
(in virtù del nuovo
Concordato Prelatura nullius)
113.697 281.006
c) Archidiocesi di Friburgo
(Baden e Hohenzollern)
1.430.578 958.297
5r
cattolici non cattolici
Diocesi di Magonza (Hessen) 417.543 887.573
Diocesi di Rottenburg (Württemberg) 806.929 1.715.440
Diocesi di Meißen (Stato di Sassonia) 225.790 4.517.847
Dell'attuale popolazione tedesca il 35,65 % abita la campagna, il 64,35 % la città, il 26,65 % le grande città, vale a dire quelle con più di 100.000 abitanti. La popolazione delle città è quindi di gran lunga superiore a quella della campagna, e sotto questo punto di vista la proporzione si è radicalmente cambiata dai tempi della fondazione dell'Impero germanico. Nel 1871 infatti il 63,90 % della popolazione abitava la campagna ed il 36,10 % le città (cfr. Krose nel citato Kirchliches Handbuch, pag. 248 e segg.).
Questo mutamento ha avuto naturalmente una profonda influenza anche sulla situazione religiosa. Innanzi tutto vengono sempre più scomparendo le regioni con abitanti di una unica confessione, mentre, d'altra parte, aumentano le minoranze confessionali. Ciò porta con sé alla sua volta un aumento dei matrimoni misti con tutte le loro dannose conseguenze. Inoltre la cura delle anime nelle grandi città è divenuta sempre più difficile e si trova dinanzi a nuovi e ognora più ardui compiti. Nel 1871 si contavano nell'Impero germanico otto grandi città con una popolazione complessiva di 1.968.537 abitanti. Oggi la sola Berlino ha un numero di abitanti doppio di quello di tutte le grandi città di allora (cfr. Krose  1. c., pag. 253).
Nel 1910 il 32,62 per cento degli abitanti della Germania erano cattolici, il 65,98 protestanti. Le corrispondenti percentuali per il 1925 sono di 32,36 e  64,12 (Krose, 1. cit., pag. 259).
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Ora, avendo ancora le famiglie cattoliche prole più numerosa delle acattoliche ed essendo, d'altra parte, le perdite dei cattolici in seguito alle uscite dalla Chiesa (Kirchenaustrittsbewegung) molto minori di quelle dei protestanti, la percentuale dei cattolici dovrebbe essere per sé molto più favorevole. Tale guadagno però è pur troppo eliminato dalle perdite derivanti soprattutto dai matrimoni misti.
II. La vita religiosa dei cattolici
In base alle statistiche compiute da vari anni in Germania risulta che 57,32 % dei cattolici soddisfano all'obbligo della comunione pasquale. Quasi la stessa percentuale (55 %) indica la frequenza alla S. Messa nella domenica. Nel 1926 si ebbero 206.371.163 s. comunioni; 12.332.456 persone (non compresi tuttavia i decanati di Aschaffenburg, Würzburg, Treviri e Wadern e le città di Osnabrück ed Amburgo) adempirono il precetto pasquale (cfr. citato Kirchliches Handbuch, pag. 421).
Sembra che in Germania si dovrebbe promuovere dal clero con maggior zelo la s. comunione dei fanciulli, la quale è un mezzo così efficace per preservarli dai tanti pericoli di corruzione, cui sono esposti. Nei luoghi, ove i fanciulli si accostano frequentemente alla Mensa eucaristica, si vedono miracoli di miglioramento morale e di costanza nella virtù.
Dopo la rivoluzione del Novembre 1918 si sono avute pur
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troppo numerose uscite dalla Chiesa. Così nel 1926, di fronte a 7.583 conversioni alla fede cattolica (fra le quali 6.957 dal protestantesimo) e 3.204 ritorni alla Chiesa, si sono avute in tutta la Germania 43.316 uscite, fra cui però soltanto 4.334 con passaggio ad altra religione (cfr. citato Kirchliches Handbuch, pag. 361). Tali uscite, le quali sono state naturalmente più frequenti nelle grandi città e nei territori della diaspora, sono così distribuite (prescindendo dalle diocesi della Baviera, che non formano oggetto del presente rispettoso Rapporto): Archidiocesi di Friburgo 1.521; diocesi di Fulda 667; diocesi di Limburgo 1.908; diocesi di Magonza 1.204; diocesi di Rottenburg 262; Archidiocesi di Colonia 7.823; diocesi di Münster 3.521; diocesi di Paderborn 5.413; diocesi di Treviri 527; diocesi di Breslavia (compreso il territorio della Delegazione di Berlino) 8.887; diocesi di Ermland 176; diocesi di Hildesheim 1.072; diocesi di Meißen 3.158; diocesi di Osnabrück 74; Vicariato Apostolico della Germania settentrionale 315; Prefettura Apostolica dello Schleswig-Holstein 401; Amministrazione Apostolica di Schneidemühl 61. Causa di queste uscite sono: la intensa propaganda (Kirchenaustrittspropaganda) promossa specialmente dai comunisti, i quali, per es. a Berlino hanno istituito degli uffici centrali, ove dietro il pagamento di soli due marchi si compiono tutte le pratiche ufficiali necessarie per la uscita dalla Chiesa; la cattiva situazione economica e la disoccupazione; le tasse ecclesiastiche, in sé odiose e riscosse talvolta duramente, per sottrarsi alle quali non pochi cattolici già non più praticanti escono dalla Chiesa; la indiffe-
6v
renza religiosa ed il rispetto umano. Le varie sette (Avventisti, Metodisti ecc.), le quali dopo la guerra hanno fatto una estesa propaganda in Germania, non hanno guadagnato che pochissimi cattolici, ed anzi nelle regioni con popolazione prevalentemente cattolica quasi nessuno. Deve infine rilevarsi che il numero delle uscite dalle confessioni protestanti è stato assai maggiore, ossia quasi il sestuplo. Del resto molti protestanti, compresi gli stessi pastori, hanno perduto qualsiasi fede religiosa, anche nella divinità di N. S. Gesù Cristo.
Dal 1922 si è organizzato nelle singole diocesi il movimento per gli esercizi spirituali. Nel 1925 si ebbero già 1.312 mute con 62.554 partecipanti, comprendenti tutte le classi e professioni, e negli anni seguenti il numero si è notevolmente accresciuto. In Germania si hanno ora 74 case speciali per esercizi, fra le quali quella dei RR.PP. Gesuiti in Biesdorf presso Berlino, ed altre 150, in cui gli esercizi si danno in tempi determinati.
Ad assicurare l'assistenza spirituale delle minoranze nazionali, specialmente polacche, in Prussia, che fu oggetto anche di uno scambio di Note col Governo (in data del 10 ed 11 Giugno c. a.), giovano l'articolo 9 capov. 2 del recente Concordato, il quale ammette la possibilità, mediante intesa tra le Autorità ecclesiastica e civile, che anche a sacerdoti non tedeschi venga conferito uno degli uffici enumerati nel capov. 1, e l'articolo 10 capov. 1, il quale permette agli Ordinari, senza bisogno di alcun intervento dello Stato, di impiegare in modo transitorio nella
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cura parrocchiale delle anime ecclesiastici, che non hanno la cittadinanza tedesca. Scambi di vedute a tale riguardo sono stati, del resto, iniziati tra l'Episcopato tedesco ed il polacco, massime dopo la visita fatta nell'inverno dell'anno scorso dall'Emo Sig. Cardinale Hlond, Arcivescovo di Gnesna e Posnania, a vari Ordinari della Germania.
La devozione ed il portamento dei fedeli nelle funzioni sacre non lasciano in genere nulla a desiderare; la condotta dei cattolici nelle chiese è anzi molto degna ed edificante.
Negli ultimi dieci anni si è molto sviluppato il cosiddetto movimento liturgico. A questo proposito occorre distinguere due movimenti liturgici: quello popolare e quello di Maria Laach.
Il movimento liturgico popolare è promosso da un gran numero di scritti popolari sulla liturgia, fra i quali due meritano speciale menzione: Das Meßbuch der hl. Kirche (Il Messale della S. Chiesa) del P. Anselmo Schott, Benedettino dell'Arciabbazia di Beuron, in latino e tedesco, con spiegazioni liturgiche e con brevi vite dei Santi. La prima edizione del 1884 fu in seguito riveduta e migliorata da vari confratelli dell'Autore; quella del 1921 ebbe l'onore di una lusinghiera lettera di elogio dell'Eminentissimo Sig. Cardinale Segretario di Stato in data del 31 Agosto 1926. Finora se ne sono stampati circa 600.000 esemplari; anzi colle edizioni abbreviate e semplificate per i fanciulli ed i giovani si arriva ad un milione. L'altra pubblicazione è il Liturgischer Kalender (Calendario liturgico) di Klosterneuburg in Austria. Questo movimento non mira ad altro che a rendere i fede-
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li familiari colle funzioni sacre e soprattutto colla S. Messa e merita quindi ogni lode ed incoraggiamento.
Ben diverso è invece quel movimento liturgico, che ha la sua sede nell'Abbazia di Maria Laach, la quale fa parte della Congregazione benedettina di Beuron. Ne sono promotori quel Revmo P. Abbate D. Ildefonso Herwegen, il Priore P. D. Alberto Hammenstede, i Padri Odo Casel e Atanasio Wintersig. Non tutti i Padri di quell'Abbazia favoriscono però quel movimento, ed ancor meno quelli dell'Arciabbazia di Beuron. Esso si è indirizzato finora piuttosto agli intellettuali, ed il suo carattere distintivo consiste in ciò che non è soltanto una introduzione nella liturgia della Chiesa, ma altresì un sistema di vita religiosa. Ora tale sistema, almeno come viene proposto da alcuni fautori più esagerati, pare che non meriti una lode incondizionata, ma presenti inesattezze ed eccessi, sebbene in questi ultimi tempi i promotori del medesimo si siano dimostrati alquanto più cauti e ritenuti.<(1)> 1 Infatti:
Il detto movimento esagera il valore della liturgia, volendo quasi sostituire forme esteriori al contenuto essenziale della fede cattolica. Così, ad esempio, si è manifestato il parere che la liturgia sia l'unico mezzo per mantenere gl'intellettuali nella Chiesa cattolica. Ora l'esperienza non ha confermato una simile opinione. Ancor meno il movimento liturgico sembra sufficiente da solo a ricondurre alla Chiesa le masse operaie perdute. I capi delle organizzazioni cattoliche per operai, lavoranti, artigiani, i quali hanno partecipato a settimane liturgiche in Maria Laach, non si ripromettono molto da tale movimento per la massa dei semplici
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fedeli, anzi si sono espressi in modo piuttosto negativo.
Il movimento liturgico afferma che vuol creare una devozione ed una vita religiosa più oggettiva e sociale, e meno soggettiva e personale, e che ciò è un mezzo eccellente per combattere l'esagerato soggettivismo della razza germanica. Ma, da una parte, questo soggettivismo non è così profondo nella parte cattolica del popolo tedesco, almeno per ciò che concerne i semplici fedeli, e, dall'altra, il movimento liturgico sembra trascurare troppo la vita ascetica personale.
I fautori più esagerati del movimento liturgico hanno specialmente attaccato il metodo degli Esercizi spirituali secondo S. Ignazio, quasi che esso insista troppo sul lato negativo (come si suol dire) della vita religiosa, vale a dire la lotta contro il peccato. Ora invece è quasi superfluo di ricordare come anche la parte cosiddetta positiva, cioè la Imitazione di Gesù Cristo, è trattata ampiamente in detti Esercizi, cioè dalla seconda alla quarta Settimana; e non viene mai trascurata dai Padri della Compagnia nemmeno nelle mute di soli tre giorni. Il movimento liturgico considera come norma ed ideale della vita interna quella dei primitivi cristiani. Ora questi si sarebbero semplicemente offerti al mistero, senza ulteriore collaborazione personale. La vita religiosa consisteva dunque in quei tempi nel lasciare influire il mistero sui membri della comunità cristiana. L'idea di una ascesi personale si sarebbe introdotta coll'entrata nella Chiesa della razza germanica, molto inclinata al soggettivismo. In seguito S. Francesco avrebbe sostituito alla venerazione di Gesù Cristo Re eterno quella
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troppo personale e soggettiva di Gesù sofferente; gli Esercizi di S. Ignazio sarebbero l'opposizione della vita cristiana primitiva. Queste idee stanno in relazione colla teoria sugli antichi misteri pagani del Prof. Reitzenstein, di cui il P. Odo Casel è discepolo, e sembra che importino il pericolo di un certo quietismo religioso.
Il movimento liturgico è inoltre contrario alle devozioni popolari ed alle pie pratiche (Volksandachten), che non si trovano nella liturgia, come, ad es., il Rosario.
Occorre aggiungere che l'Episcopato tedesco è in generale sfavorevole al movimento in discorso.
In alcune chiese moderne si notano talvolta, sia nell'architettura, come nelle immagini rappresentanti Nostro Signore Gesù Cristo ed i Santi, delle nuove e strane forme di arte, le quali, salvo errore, non sembrano né corrispondenti al decoro della Casa di Dio né atte a promuovere la devozione nei fedeli.
Per terminare questi cenni intorno alla vita religiosa dei cattolici, mi sia lecito di accennare altresì ai canti sacri tedeschi, raccolti nei libri di devozione delle singole diocesi. Così, ad es., la nuova edizione del "Magnificat" per l'Archidiocesi di Friburgo (Katholisches Gebet- und Gesangbuch für die Erzdiözese Freiburg) contiene non meno di 264 canti sacri popolari in lingua tedesca ed alcuni in latino. Il popolo ama molto questi canti, i quali contribuiscono efficacemente alla pietà ed alla maggior frequenza delle funzioni sacre. Non conforme invece alle prescrizioni liturgiche sembra l'uso vigente in molte parti della Germania (com-
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presa la Baviera) di ammettere anche donne nei cori durante la Messa solenne. Il Revmo Vescovo di Fulda nel Bollettino diocesano (Kirchliches Amtsblatt) del 17 Dicembre 1926 pubblicò i decreti della S. Sede (S. C. Rituum, d. 17 Sept. 1897; Motu proprio Pii PP. X, d. 22. Nov. 1903; S. C. Rituum, d. 18 Dec. 1908), in cui si dichiara abusiva la consuetudine che le donne e le ragazze facciano parte del coro nelle Messe solenni. In conformità di tali disposizioni il sullodato Vescovo ordinava quindi ai Rev. Rettori delle chiese di eliminare prudentemente quanto prima una simile consuetudine, dove essa esisteva. I bollettini diocesani hanno inoltre riportata la recente Costituzione Apostolica del Sommo Pontefice Pio XI gloriosamente regnante in data del 20 Dicembre 1928, nella quale sono impartite sapienti norme riguardo alla musica sacra. È da sperare che in tal guisa il menzionato abuso, ove esso esiste, venga man mano a cessare, sebbene la cosa presenterà in molti luoghi, soprattutto della Diaspora, non lievi difficoltà.
III. La vita morale dei cattolici
1.) Il matrimonio
Nella Germania vige, come è noto, il cosiddetto matrimonio civile obbligatorio. Ora nel 1926 furono compiuti 126.491 atti civili e 122.680 matrimoni religiosi, nei quali ambedue le parti erano cattoliche (cfr. citato Kirchliches Handbuch, pag. 420). Dunque 97 % delle unioni matrimoniali fra due cattolici sono state in
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quell'anno veri matrimoni. Nello stesso anno furono contratti 57.388 unioni civili miste e 21.185 matrimoni religiosi misti (ibid.). Dunque soltanto il 37 % dei matrimoni misti furono celebrati secondo la forma prescritta dal diritto canonico e colle dovute cauzioni. Dei 299.073 cattolici, che sposarono in Germania nel 1925, 243.966 (81,6 %) contrassero matrimoni puramente cattolici, 55.107 (18,4 %) matrimoni misti (cfr. op. cit., pag. 270).
Negli anni susseguenti alla guerra si è notato nella maggior parte delle regioni un aumento dei matrimoni misti, come risulta dalla seguente tabella, in cui è indicata la percentuale dei detti matrimoni per gli anni 1913 e 1925 nelle varie provincie della Prussia (cfr. op. cit., pag. 271).
1913 1925
Prussia orientale (diocesi di Warmia) 11,7 17,6
nella futura diocesi di Berlino
(città di Berlino 56,9 69,0
(Brandenburgo 60,5 56,1
(Pomerania 47,3 44,2
nella Slesia inferiore (parte della diocesi
di Breslavia, nella quale i cattolici
sono in minoranza)
36,1
12,7
nell'Alta Slesia (parte della diocesi di
Breslavia, in cui i cattolici, fra i quali
trovansi quasi un mezzo milione di
polacchi, formano l'assoluta maggioranza
della popolazione)
4,2
nella provincia di Sassonia (territorio
di diaspora, appartenente alla diocesi di
Paderborn)
40,8 41,4
nella provincia di Schlewsig [sic]-Holstein (diocesi di Osnabrück) 66,2 69,1
nella provincia di Hannover (diocesi di Hildesheim) 23,4 28,0
10r
1913 1925
nella provincia di Westfalen
(diocesi di Paderborn e di Münster)
10,6 17,2
nella Renania (Archidiocesi di Colonia,
diocesi di Treviri e futura diocesi
di Aquisgrana)
9,6 13,3
nella provincia di Hessen-Nassau
(diocesi di Fulda e di Limburgo)
26,3 29,1
nella Prussia occidentale (Amministrazione
di Schneidemühl)
- 16,1
nella provincia di Hohenzollern
(territorio cattolico, facendo parte
dell'Archidiocesi di Friburgo)
2,7 2,3
Specialmente triste è la situazione nello Stato di Sassonia (diocesi di Meißen), ove i cattolici, come si è veduto in principio, non formano se non una piccola minoranza. Ivi infatti su 2.790 cattolici, che sposarono nell'anno 1924, il 23,80 % contrassero matrimoni puramente cattolici, il 76,20 % matrimoni misti. Nel 1925 la proporzione fu un poco migliore. Su 3.054 sposi cattolici 772 (ossia il 25,28 %) contrassero matrimoni cattolici (cfr. op. cit., pag. 279).
Nell'Assia (diocesi di Magonza) nell'anno 1926 più di un quarto degli sposi cattolici (27,1 %) contrassero matrimoni misti. Nella città di Darmstadt essi superarono i 2/3 (68,4 %); nelle città di Offenbach (50,6) di Gießen (56,3) e di Worms (50,2) superarono la metà. Nella città di Magonza, a maggioranza cattolica, i matrimoni misti furono il 33,6 % (cfr. op. cit., pagg. 281-282.).
La esperienza ha dimostrato che, almeno nelle regioni della diaspora, ove i cattolici sono in minoranza, la maggior
10v
parte della prole nata da matrimoni misti, anche quando son date le prescritte cauzioni, va perduta per la Chiesa cattolica, se non nella prima, almeno nelle seguenti generazioni. È ben vero che in Germania, ove le popolazioni sono così miste dal punto di vista della confessione religiosa, sarebbe, se non erro, impossibile una proibizione generale ed incondizionata dei detti matrimoni; ciò non farebbe del resto che aumentare le unioni miste puramente civili. Tuttavia è possibile che i Revmi Ordinari siano forse troppo condiscendenti nel concedere la relativa dispensa, massime in quei casi, in cui vengono bensì date le cauzioni, ma nei quali si sa che praticamente la fede della parte cattolica e della prole verranno a trovarsi in grandissimo pericolo. I migliori rimedi, però, contro i matrimoni misti e le loro funeste conseguenze saranno pur sempre il mantenimento del fervore della fede nel popolo cattolico ed una zelante azione preventiva in mezzo alla gioventù.
2.) Il divorzio
In Germania nel 1925 si ebbero 35.451 divorzi, vale a dire 56,8 su ogni 100.000 abitanti. In Berlino anzi la proporzione è stata di 186,3; in Amburgo 168,5; in Brema 104,5; nella Sassonia 72,3 (cfr. cit. Kirchliches Handbuch, pag. 303). La situazione è migliore nella Estonia (50,1), in Francia (41,9), nella Romania (42,7), nella Cecoslovacchia (35,9), nel Belgio (29,9), nell'Olanda (29,8), nella Svezia (29,4), nel Lussemburgo (28,5), nella Norvegia (24,5), nella Finlandia (18,9), nella Scozia (8,7),
11r
nell'Inghilterra col paese di Galles (6,7), in Italia e nella Spagna (0,0). È pressoché la stessa in Danimarca (55) e nella Svizzera (55,91). È peggiore nell'Ungheria (69,6), nel Giappone (82,8), nell'Austria (84,5), negli Stati Uniti (152,1), nella Russia europea senza l'Ucraina (166,4), nell'Ucraina (175,2). Cfr. Schröteler, Die geschlechtliche Erziehung, Düsseldorf 1929, pag. 18.
Quale parte abbiano in Germania i cattolici nel surriferito numero dei divorzi, non può indicarsi esattamente, mancando sufficienti dati statistici. Si calcola che in Prussia negli anni 1919-1925 si ebbero in media su 1.000 matrimoni fra protestanti 57 divorzi, su 1.000 matrimoni fra cattolici 30, su 1.000 matrimoni misti 70 (cfr. cit. Kirchliches Handbuch, pag. 304).
3.) La diminuzione delle nascite
Il numero delle nascite nei matrimoni cattolici è in Germania ancora molto maggiore che nei matrimoni protestanti e misti. - Negli anni 1924-1925 si ebbero nella Prussia in media per ogni matrimonio cattolico 3,65 nascite, per ogni matrimonio protestante 2.43. Tale cifra è per i cattolici tuttora relativamente elevata; ma, se si paragona con quella degli anni 1906-1920 (5,17) o 1911-1913 (4,79), apparisce un regresso anche nei matrimoni puramente cattolici. Questo regresso si deve in parte a circostanze di ordine estraneo al campo morale. Il distacco di territori nell'est [sic], abitati principalmente da cattolici polacchi, ha portato come conseguenza necessaria una diminuzione del numero delle nascite nelle popolazione cattolica della Prussia. Non
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può nemmeno negarsi che le grandi difficoltà economiche e la scarsezza delle abitazioni non sono restate senza influenza a tale riguardo. Queste circostanze non spiegano tuttavia intieramente un simile regresso, e non sembra quindi potersi negare che pur troppo anche la parte cattolica della popolazione non è rimasta esente dal contagio della diminuzione delle nascite. È dessa anzi nel campo morale una delle più tristi conseguenze della infausta guerra, la quale ha portato la conoscenza e l'uso di illecite pratiche anche in ambienti cattolici, che per la loro educazione cristiana ne erano rimasti prima immuni (cfr. op. cit., pagg. 297-298).
È stato pur troppo inevitabile che colle illecite pratiche si siano introdotte nel campo cattolico anche opinioni erronee, massime presso i cosiddetti intellettuali. Esse sono principalmente tre: 1.) Che l'uso o l'abuso del matrimonio non cade sotto la competenza della Chiesa. Vi sono così dei cattolici intellettuali, che si accostano ai sacramenti, forse anche ogni domenica, ma vivono nel matrimonio del tutto "modernamente", né parlano di ciò in confessione, affermando che in tale materia non è competente il confessore o la Chiesa. 2.) Altri sostengono che i comandamenti intorno al sesto non sono di diritto divino naturale, ma positivo ecclesiastico, e quindi sottoposti a mutamenti. A questa sentenza si ricollega l'altra, la quale afferma che, se, per esempio, l'aborto è necessario dal punto di vista medico, sebbene proibito secondo la dottrina teologica, si può ben seguire l'esigenza della medicina contro la proibizione dei
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teologi. 3.) Si assicura da taluni che la dottrina cattolica morale circa sextum è ancora incerta, perché la Chiesa non ha ancora parlato o non ha parlato definitivamente.
Esiste una simile confusione di idee anche nel clero? Generalmente no, ma pur comincia a manifestarsi in alcuni una qualche incertezza ed un certo relativismo. Si narra che il Sac. Keller, professore di teologia morale nella Facoltà teologica di Friburgo, in una conferenza in cui si parlò dell'abuso del matrimonio, si sia così espresso: non si deve dire, ma si può fare (man darf es nicht sagen, aber man darf es tun). Si raccontano in Berlino risposte date da confessori come le seguenti: che dopo il terzo figlio è lecito di impedire positivamente ulteriori concezioni, che il timore grave toglia [sic] all'aborto il carattere di peccato, ecc. Non vi è dubbio che i lamenti incessanti dei penitenti (massime nelle grandi città, ove somma è talvolta la miseria ed 2 pessimo lo stato delle abitazioni) mettono non di rado il confessore in grave imbarazzo; se egli quindi non è bene istruito e fermo nella dottrina teologica, è facilmente indotto ad illecite condiscendenze.
Nella seduta della Commissione del Reichstag per il nuovo Codice penale tedesco del 6 Giugno corr. anno (cfr.  Germania N. 258) il Ministro della Giustizia, Sig. von Guérard, cattolico e membro del Centro, affermò che "il frutto nel seno materno è vita umana. Il diritto di distruggere la vita può essere permesso nell'interesse pubblico soltanto in casi assolutamente necessari dal punto
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di vista medico e quindi moralmente leciti". Egli ammise così che la diretta procurazione dell'aborto è lecita nei casi della cosiddetta indicazione medica (medizinische Indikation) e non può essere perciò sottoposta a pena. L'umile sottoscritto ritenne conveniente di richiamare subito su simili dichiarazioni l'attenzione così del capo del partito del Centro, Revmo Mons. Ludovico Kaas, già alunno del Collegio Germanico-Ungarico ed ottimo teologo, come pure dell'Ordinario del luogo, Eminentissimo Sig. Cardinale Bertram, Vescovo di Breslavia, il quale in realtà non mancò d'invitare il menzionato Ministro a rettificare pubblicamente le sue asserzioni. Queste infatti provocarono non lieve confusione tra i cattolici. Due articoli del Rev. P. Francesco Hürth S. J., apparsi sulla "Germania" (NN. 384 e 385 del 20 Agosto c. a.) contribuirono poi a chiarire la situazione. Bisogna tuttavia aggiungere che, mentre molte Signore, appartenenti al Katholischer Frauenbund o Lega delle donne cattoliche tedesche, ne rimasero del tutto soddisfatte, altre invece chiesero alla direzione del sunnominato giornale di pubblicare altri articoli contro quelli del P. Hürth, la cui sentenza sarebbe, a loro avviso, antiquata e non più praticabile. Lo stesso Ministro von Guérard si è scusato dicendo aver egli appreso la surriferita sentenza da teologi cattolici. Ed infatti il già più sopra menzionato sac. Prof. Keller ed il Sac. Dr. Giuseppe Mayer, libero docente nella stessa Facoltà teologica della Università di Friburgo, sembrano sostenere quella tesi, contro la quale il sullodato P. Hürth S. J. ha
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scritto un dotto articolo nell'ultimo fascicolo dell'ottima Rivista "Scholastik" (vol. IV, pag. 534 e segg.): "Zur Frage des Tötungsrechtes aus Notstand". Il "Tuto doceri non potest" della Suprema S. Congregazione del S. Offizio circa la craniotomia e la diretta procurazione dell'aborto è interpretato dal menzionato Dr. Mayer nel senso che "non può dirsi essere una dottrina morale sicura che simili interventi medici siano leciti. Essi non sono stati però sino ad ora strettamente proibiti" (cfr. 1. cit. pag. 554). Inoltre è stata diffusa fra i deputati cattolici la notizia: che esistono risposte del S. Offizio, secondo le quali le note decisioni della medesima Suprema (28 Maggio 1884, 19 Agosto 1889, 25 Luglio 1895, 4 Maggio 1898, 5 Marzo 1902) altro non intendono se non di negare il diritto formale di fare, per se o per alium, quelle operazioni, ma che il S. Offizio non ha voluto dire né ha detto nulla circa la pratica attuazione di esse da parte del medico e sulla lic<e>ità3 morale delle medesime.
Questa materia costituisce forse il problema più spinoso della vita religiosa e della cura delle anime in Germania ed è causa che non pochi, massime fra le classi più elevati<e>4, abbandonino le pratiche religiose (soprattutto la confessione) e si alienino dalla Chiesa, la cui dottrina non si concilia col tenore della loro vita matrimoniale.
Mi sia permesso di aggiungere che sugli scritti del Sac. Dr. Mayer, i quali, del resto, presentano oscurità e contraddizioni, l'umile sottoscritto ha avuto già occasione di richiamare l'attenzione della Suprema S. Congregazione del S. Offizio (Rap-
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porto N. 40258 del 21 Ottobre 1928), della Segreteria di Stato (Rapporto N. 40328 del 7 Novembre 1928) e del Revmo Mons. Arcivescovo di Friburgo (lettera N. 40791 del 14 Gennaio c. a.).
Sembra infine che i Revmi Vescovi emaneranno quanto prima istruzioni sul presente argomento, giacché nel Protocollo della Conferenza di Fulda dello scorso Agosto al n. 11 si legge: "Nel libro, che vedrà fra poco la luce: Instructio de matrimonio, dovrà essere aggiunta un'appendice sulla procuratio abortus".
IV. La moralità pubblica ed i cattolici.
Di fronte alle manifestazioni sempre più preoccupanti della invadente immoralità, ed in modo speciale contro la perversa propaganda della "cultura del nudo" (Nacktkultur), la quale – sia nella forma estrema della nudità assoluta, sia in quella, non meno pericolosa, della mezza nudità o di parziali veli – fa del tutto per attirare anche i cattolici, i Revmi Vescovi della Germania emanarono nel 1925 dettagliate norme ed istruzioni circa vari problemi morali attuali (Katholische Leitsätze und Weisungen zu verschiedenen modernen Sittlichkeitsfragen). Di esse diede un ampio commento il Rev. P. Schröteler S. J. nel volume: Um Sitte und Sittlichkeit – Ein Kommentar zu den Katholischen Leitsätzen und Weisungen zu verschiedenen modernen Sittlichkeitsfragen – In Verbindung mit anderen katholischen Verbänden herausgegeben von der Zentralstelle der Katholischen Schulorganisation.
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Düsseldorf 1926. Le direttive pratiche date dai sullodati Vescovi possono riassumersi come appresso:
1.) La ginnastica deve aver luogo separatamente per i due sessi, e le lezioni di ginnastica debbono essere impartite da maestri dello stesso sesso degli alunni. L'abito ginnastico non deve offendere il pudore. Il costume da bagno nell'insegnamento della ginnastica non deve tollerarsi né per i ragazzi né per le ragazze. Esercizi al nudo, di qualsiasi genere, sono da riprovarsi. - Per le ragazze deve evitarsi ogni costume ginnastico, che accentui le forme in modo provocante o che altrimenti non si confaccia al carattere femminile. La ginnastica per le ragazze deve aver luogo soltanto in sale od in luoghi non accessibili al pubblico. Se ciò non è possibile o se non può aversi un proprio costume ginnastico, occorre di limitarsi a quegli esercizi ginnastici, che possono essere eseguiti colle vesti ordinarie. – Esibizioni ginnastiche o gare sportive di ragazze o di donne non debbono ammettersi; esse creano per lo più un carattere, che non si confà alla donna. Lo stesso si dica per simili esercizi in seno alle Associazioni (Su questo primo punto il sottoscritto riferì più ampiamente in un apposito Rapporto alla S. Congregazione del Concilio N. 39528 del 29 Maggio 1928).
2.) Le stesse regole valgono a più forte ragione per i bagni ed il nuoto. I sessi debbono essere separati. La sorveglianza dei bagni prescritti nelle scuole per intiere classi deve essere fatta da persone dello stesso sesso. Pubblici esercizi di nuoto di donne e ragazze sono da respingersi. - Lo stesso deve
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esigersi per i bagni sulle spiagge o all'aria libera.
3.) Nella visita medica prescritta nelle scuole deve aversi il più stretto riguardo al pudore, specialmente delle ragazze.
4.) I principi suindicati debbono applicarsi anche allo sport, nel quale è da evitarsi tutto ciò che espone a pericolo la sanità, i buoni costumi ed il carattere. Si deve lasciare tempo e libertà per l'adempimento dei doveri religiosi, massime nella Domenica. Si deve mettere in guardia contro le escursioni in comune di ragazzi e ragazze.
5.) Uno speciale pericolo rappresentano le cosiddette "scuole ritmiche", le quali si ricollegano in gran parte ad idee panteistiche e materialistiche e, sotto il pretesto della bellezza delle linee e della estetica delle movenze, favoriscono la perdita del pudore e la cultura del nudo. Essendo tali scuole in opposizione colla legge morale cristiana, non è lecito ai cattolici di appartenervi. Con ciò non si intende tuttavia di proibire l'uso di alcuni irreprensibili esercizi ritmici nella ginnastica.
6.) I circoli cattolici debbono tornare nella vita di società e nella ospitalità all'antica semplicità e costumatezza. Le danze moderne, quasi tutte di pessima origine, le quali minacciano i buoni costumi ed il pudore, non debbono essere tollerate più a lungo in alcun modo, nemmeno in forme, come si pretende, migliorate.
7.) I cattolici debbono lottare contro la immoralità nella letteratura, nel cinematografo e nel teatro, sforzandosi
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di ottenere provvedimenti legislativi per la tutela dei veri principi morali ed evitando di comprare alcunché nelle librerie e nei chioschi, che espongono pubblicazioni indecenti. I librai e negozianti cattolici non debbono lasciarsi indurre da nessun motivo d'interesse a vendere o raccomandare simile letteratura.
8.) Per quanto la morale cattolica non abbia per sé da eccepire contro vestiti convenienti e di gusto e nemmeno contro i cambiamenti della moda, altrettanto deve risolutamente ed incondizionatamente riprovare e respingere con orrore la moda attualmente imperante colle sue tendenziose denudazioni ed accentuazioni delle forme del corpo, perché in ultima analisi trae la sua origine da una cinica e pagana concezione della vita e tende alla eccitazione di sensi libidinosi. I genitori, e soprattutto le madri, sono responsabile<i>5 per gli abiti delle loro figlie.
9.) I genitori vengono gravemente ammoniti di non lasciare, secondo l'uso introdottosi con inescusabile leggerezza, i loro figli e le loro figlie senza sorveglianza nelle società, e specialmente nei corsi di ballo, ma di fare il loro dovere conformemente alle antiche, serie e cristiane costumanze.
10.) I membri cattolici del Parlamento e dei Consigli municipali debbono con energia e costanza adoperarsi affinché lo Stato ed i Comuni prendano seri ed efficaci provvedimenti contro la invadente immoralità. Specialmente la stampa cattolica deve aver coscienza della sua grave responsabilità ed attenersi a queste istruzioni sia nel testo, come anche negli annunzi ed in modo particolare nella scelta delle illustrazioni.
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L'effetto delle surriferite direttive vescovili è stato in realtà notevole, massime per ciò che concerne gli esercizi ginnastici delle donne e delle ragazze. Un numero con piccolo di giovani cattolici si tengono lodevolmente lontani dai divertimenti immorali. Invece in alcuni altri circoli cattolici le danze e gli abiti lasciano ancora molto a desiderare riguardo alla moralità. Né, secondo che mi si riferisce, la grande Lega delle donne cattoliche (Katholischer Frauenbund) ha fatto quanto avrebbe potuto per preservare il mondo cattolico femminile dalla moda disonesta.
V. Il sentire cum Ecclesia ed i cattolici
La grande massa dei semplici fedeli è in generale sinceramente attaccata alla Chiesa ed alla S. Sede. Lo stesso non può invece affermarsi senz'altro dei cosiddetti intellettuali. La loro opposizione contro la Chiesa cominciò dal tempo dell'Aufklärung nella seconda metà del secolo XVIII, e, sebbene poi, in seguito alle Kölner Wirren ed al Kulturkampf, la situazione si fosse migliorata, tuttavia sin dal principio del secolo presente si vennero di nuovo formando simili correnti modernistiche, le quali specialmente dopo la guerra hanno notevolmente influito sull'attitudine delle classi colte. Fra gli esponenti più noti di tale movimento si possono citare, fra gli altri, il sacerdote Giuseppe Wittig, già professore nella Facoltà teologica di Breslavia ed ora apostata, di cui varie opere furono condannate dalla Suprema S. Congre-
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gazione del S. Offizio, il Sac. Dr. Giovanni Hessen, della diocesi di Münster e professore di filosofia nella Università di Colonia, ed il Sig. Ernesto Michel, di Francoforte sul Meno, intorno ai quali il sottoscritto ha avuto pure ripetutamente occasione di riferire alla S. Sede.(1) Fra i giornali e le riviste, che, pur pubblicando normalmente buoni articoli, accolgono però scritti, i quali riflettono il suaccennato indirizzo, possono essere menzionati la Rhein-Mainische Volkszeitung di Francoforte (intorno alla quale riferii all'Emo Sig. Cardinale Segretario di Stato con Rapporto N. 37582 del 10 Giugno 1927) e l'Hochland di Monaco di Baviera.
Lo scopo di tale movimento è di avvicinare il più possibile i cattolici alla cultura moderna, ma i fautori del medesimo pretendono di fissare essi stessi i limiti di tale avvicinamento, indipendentemente ed anche contro l'Autorità ecclesiastica.
Le idee da essi propugnate sono ambigue od erronee sotto molti punti di vista. La loro filosofia si accosta a quella dei protestanti. La religione diviene una cosa del tutto soggettiva, una esperienza esclusivamente interna.
Le "fonti" della Chiesa sono fede, speranza e carità, la quale richiede oggi l'adattamento alla struttura ed ai sentimenti dei popoli moderni. La Chiesa "giuridica" è divenuta troppo
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forte contro la Chiesa "santificante e redentrice"; nel tempo della democrazia anche essa deve farsi democratica. Perciò il Michel (Politik aus dem Glauben, 1926, pag. 46 e segg.) attacca vivamente il Concordato colla Baviera, che, secondo lui, rappresenta la concezione medioevale dei rapporti fra Chiesa e Stato e costituisce una violenza fatta alla coscienza dei maestri nelle scuole cattoliche. Soprattutto poi egli critica nel Concordato medesimo la disposizione relativa alla scelta degli Arcivescovi e dei Vescovi, colla quale è rimasto consacrato e reso giuridicamente obbligatorio per il popolo bavarese il diritto di nomina della S. Sede. "Con ciò, aggiunge il Michel, è stata risoluta in trattative segrete fra il Governo bavarese e la Curia (= la S. Sede) senza partecipazione del popolo una questione costituzionale interna ecclesiastica in un senso ed in una maniera, che non è senz'altro comprensibile dal punto di vista ecclesiastico. Noi abbiamo infatti tuttora ovunque anche in Germania riservata la elezione del Vescovo, come affare proprio della diocesi, al Capitolo cattedrale del luogo. E la legittima tendenza attuale nella Chiesa non è verso la centralizzazione, ma verso la decentralizzazione e verso una più forte autonomia delle Chiese vescovili". I cattolici tedeschi debbono perciò conquistare e tutelare i genuini diritti di libertà della Chiesa di fronte alle esigenze ed agli interessi del sistema giuridico curiale.
Il movimento in discorso mostra, come è naturale, una aperta antipatia verso la scolastica. La scolastica è logos: il
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cristianesimo primitivo era invece unicamente pneuma, e tale si trova ancora nel cristianesimo orientale. La concezione orientale è rimasta prescolastica, cioè non importa, come il pensiero scolastico, un aggiustamento tra logos e pneuma, tra la verità dell'intelletto e quella del cuore, ma sgorga indivisa dalla fonte della Chiesa. Così il Michel nella Rhein-Mainische Volkszeitung del 23 Ottobre 1925.
Si loda il protestantesimo e l'opera di Lutero. "Seppure noi respingiamo e deploriamo e all'occorrenza anche combattiamo gli errori protestanti, tuttavia alla fine di <una>6 epoca più volte secolare di lotta abbiamo ormai il dovere di vedere anche l'altra parte e di riconoscere al Cristianesimo evangelico un sano nucleo ed una positiva missione storica. Questa e quello non furono potute vedere dalle generazioni della lotta della controriforma, ma noi oggi dobbiamo farlo. Giacché, senza pregiudizio della nostra fedeltà e del nostro amore verso la Chiesa, sentiamo largamente nelle nostre file, specialmente delle giovani generazioni cattoliche, in noi anche la positiva forza del Vangelo, che era ed è precisamente il nucleo del Protestantesimo; noi sentiamo questa forza nella nuova concezione della fede, come atto personale ed al tempo stesso soprannaturale, e non più come un atto della volontà prevalentemente morale o psichico" (Michel, Politik aus dem Glauben, pag. 70). I membri delle tre confessioni (protestante, cattolica ed orientale) debbono andare ognuno per la sua propria via. Queste vie volute da Dio conducono esse soltanto alla vera riunione, anzi sono già circondate e coperte,
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quasi sotto una volta, dalla mistica unità dell'Una Sancta (ib., pag. 72). – Simili idee circa il protestantesimo sono state espresse anche, ad es., dal Sac. Dr. Roberto Grosche, dell'archidiocesi di Colonia, predicatore per gli studenti universitari, dal parroco Nicola Hackl, della diocesi di Passavia, ecc.; ad esse si riconnettono gli articoli inneggianti pubblicati su una parte della stampa cattolica in occasione degli anniversari di Kant, Lessing e Pestalozzi. – È anche perciò che i fautori del movimento in esame chiedono insistentemente la collaborazione coi protestanti, reclamano che i cattolici escano dall'isolamento e si guardino dal rinchiudersi in un Ghetto (ib., pag. 224), sono contrari alla scuola confessionale. "Dalla coltura cattolica minacciano pericoli al regno di Dio" (Rhein-Mainische Volkszeitung, 31 Dicembre 1925). "La coltura da noi aspettata non deve né può essere cattolica" (lo stesso giornale, 4 Gennaio 1926). I loro scritti inoltre, pur riconoscendo teoricamente l'autorità ecclesiastica, ne criticano gli atti senza riguardo. Il loro metodo è: assicurare l'Autorità medesima del proprio rispetto, ma rimanere nelle proprie idee (Man versichert die Autorität seiner Ehrfurcht und bleibt bei seinen Ideen). Da tale spirito sono animate, ad es., le Riviste Vom frohen Leben (la cui direzione trovasi in Berlino-Weißensee, Elsaßstraße 57) e Lotsenrufe (il cui direttore è il Dr. Nicola Ehlen in Velbert – Renania). Il pericolo, che deriva da tale movimento, non è piccolo, massime in mezzo alla gioventù, non più abituata, come per il passato, a sottomettersi senz'altro all'Autorità ecclesiastica.
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Tuttavia si ha l'impressione che esso sia in regresso; così, ad es., l'influenza del Michel sembra ora diminuita.
Per rimediare al male, occorrerebbe soprattutto maggior vigilanza e coraggio da parte degli Ordinari nella difesa della sana dottrina, e quindi nella censura e nella proibizione dei libri nocivi. – Per citare qualche caso, fu soltanto dopo vive e ripetute insistenze dell'umile sottoscritto che i Revmi Vescovi di Fulda, di Limburgo e di Magonza si indussero nel Luglio 1927 a pubblicare nei loro Bollettini diocesani una assai blanda "Ammonizione" contro il succitato deplorevole libro di Ernesto Michel. Parimenti soltanto in seguito a simili pressioni l'Emo Sig. Cardinale di Colonia ed il Revmo Mons. Vescovo di Münster si decisero a vietare la lettura di due scritti del Rev. Sac. Dr. Giovanni Hessen, della diocesi di Münster e professore di filosofia nella Università di Colonia, mentre che numerose altre pubblicazioni, non meno erronee e perniciose, dello stesso Autore sono uscite col permesso dell'Autorità ecclesiastica, compresa l'ultima opera "Das Kausalprinzip" edita dalla Casa Bruno Filser in Augsburg (Baviera) coll'Imprimatur di quella Curia vescovile (Rapporto all'Emo Signor Cardinale Segretario della Suprema S. Congregazione del Santo Offizio N. 40876 del 26 Gennaio 1929). Il caso dell'infelice sacerdote Wittig è troppo noto, perché occorra qui di parlarne.
Una più vigile cura ed eventualmente più energici provvedimenti sarebbero necessari da parte della competente Autorità diocesana di fronte alla stampa cattolica o che si proclama come tale. Avendo nello scorso mese di Aprile richiamato l'attenzione
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dell'Eminentissimo Bertram, in occasione della sua venuta in questa capitale, su ripetuti lamenti giunti alla Nunziatura riguardo al succitato periodico "Vom frohen Leben", egli si scusò rispondendo che non leggeva simili pubblicazioni, perché non ne aveva il tempo; e soltanto dopo che mi permisi di fargli osservare con ogni delicatezza e rispetto che questo fatto ben comprensibile non sopprimeva però pur troppo né l'esistenza della rivista né soprattutto i danni che essa arrecava alla gioventù cattolica, l'Eminentissimo mi promise di occuparsi della cosa, non so però con quale effetto. Del resto, egli non è ora più Ordinario per il territorio di Berlino.
Sembrerebbe anche raccomandabile una più esatta osservanza dei canoni 1385 e 1394, relativi all'Imprimatur per tutti gli scritti, "in quibus aliquid sit quod religionis ac morum honestatis peculiariter intersit", nonché del can. 1386 § 1, il quale richiede per i chierici (e per i religiosi) il consenso dell'Ordinario anche riguardo ai libri, "qui de rebus profanis tractant".
VI. La scuola
1.) Le scuole elementari
Come è noto, in Germania sino alla emanazione della nuova legge del Reich prevista dalla Costituzione vigono le antiche leggi scolastiche. In conseguenza di ciò nella maggior parte
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dei Paesi le scuole elementari sono confessionali; si hanno quindi scuole cattoliche per i fanciulli cattolici. Ciò si verifica per la Prussia (eccettuato l'Hessen-Nassau), in Baviera (ove inoltre la questione scolastica trovasi regolata nel Concordato del 1924), nel Württemberg e nell'Oldenburg. In questi ultimi tre Stati la situazione, per ciò che concerne la frequenza delle scuole cattoliche da parte dei fanciulli cattolici, è assai favorevole. In Prussia il 7,2 % dei fanciulli cattolici (vale a dire 104.202) frequentano scuole non cattoliche (cfr. Bericht der Zentralstelle der Katholischen Schulorganisation Deutschlands an die hochwürdigsten Herren Erzbischöfe und Bischöfe der Fuldaer Bischofskonferenz, erstattet im Juli 1929, pag. 42). Più sfavorevole si presenta la situazione nella provincia del Brandenburgo (futura diocesi di Berlino), ove lo Stato troppo spesso si rifiuta di erigere scuole confessionali per le minoranze cattoliche, di guisa che i fanciulli si trovano praticamente costretti a frequentare scuole non cattoliche.
Negli Stati del Baden (Archidiocesi di Friburgo) e dell'Hessen (diocesi di Magonza), come pure nell'Hessen-Nassau (che è una parte della provincia prussiana dell'Hessen) si hanno invece già da circa sessanta anni scuole interconfessionali. Nel Baden però, ove i cattolici sono in maggioranza, tale condizione è generalmente tollerabile, in quanto che praticamente una gran parte delle scuole sono di fatto confessionali (sebbene maggiori difficoltà si abbiano nelle grandi città, come a Mannheim). Assai diversa invece è la situazione nell'Hessen, ove i cattolici sono
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in minoranza (un terzo) e troppo sparsi in mezzo ai protestanti.
In tutte le scuole summenzionate si ha la istruzione religiosa, data in parte dai sacerdoti (Istruzione catechetica), in parte dai maestri e delle [sic] maestre cattoliche.
Le maestre vengono in gran parte formate in Istituti di Suore cattoliche e sono generalmente di grande aiuto nella educazione religiosa della gioventù, sebbene si debba pur notare che il movimento dell'infelice sacerdote apostata Wittig incontrò appoggio soprattutto nei circoli delle maestre cattoliche.
Men favorevoli sono invece le condizioni dei maestri. Le scuole magistrali, in cui vengono formati (Lehrerseminare), sono in genere infette da spirito liberale, ed essi stessi si trovano poi sotto l'influenza della propaganda liberale, socialista e massonica. L'Istituto centrale per la educazione ed istruzione (Zentralinstitut für Erziehung und Unterricht), il quale cerca di esercitare la sua azione in tutta la Germania ed è stato dichiarato per la Prussia ufficialmente dal Ministero del Culto come l'ufficio di consultazione nelle cose della educazione (Erziehungsberatungsstelle für Preußen – cfr. il citato Bericht, pag. 11, n. 3), segue, sotto la direzione del Consigliere ministeriale Pallat, un indirizzo del tutto interconfessionale, per non dire anticattolico. La grande Lega dei maestri tedeschi (Der allgemeine deutsche Lehrerverband) è pure anticattolica. La Germania conta in tutto circa 165.000 maestri elementari, fra i quali 54.000 sono cattolici. Ora la menzionata Lega ha 130.000 membri, mentre la Lega cattolica dei maestri (der Katholische Lehrerver-
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band) ne ha soltanto 28.000. Dunque un numero non piccolo di maestri cattolici fa parte della Lega anticattolica. Sotto questo punto di vista, la situazione è assai deplorevole in Baviera, ove soltanto il 2½% dei maestri sono organizzati in una Lega cattolica.
Anche per i maestri elementari si richiede ora l'istruzione accademica. I candidati all'insegnamento, dopo aver compiuto gli studi nelle scuole superiori, frequentano poi per quattro semestri (due anni) un'Accademia pedagogica. Di tali Accademie se ne hanno finora in Prussia sei protestanti, una cottolica in Bonn (la quale dà buoni risultati) ed una simultanea in Francoforte sul Meno. Un'altra Accademia cattolica sarà istituita in Beuthen. Non vi è nessuna Accademia cattolica per le donne. Cfr. il succitato Bericht, pag. 85 e segg.
È chiaro sche la formazione di buoni maestri deve essere una delle principali cure dei Vescovi tedeschi. – Per l'assistenza religiosa dei maestri cattolici i RR.PP. della Compagnia di Gesù hanno costituito un'opera, la quale comprende conferenze religiose, corsi di filosofia (Weltanschauungskurse) ed esercizi spirituali. Le conferenze religiose sono mensili. I corsi di filosofia durano due anni ed abbracciano l'intera filosofia cattolica. Agli esercizi spirituali nel 1927 presero parte 1.294 maestri in 36 mute e 3.044 maestre in 100 mute.
Il grande problema dell'avvenire è la summenzionata legge scolastica del Reich, prevista dalla Costituzione germanica del 1919. Questa pose il Principio che, accanto alle scuole simul-
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tanee od interconfessionali (le quali a norma della Costituzione medesima sembra che debbano essere la regola) si abbiamo scuole confessionali o laiche, se i genitori o gli aventi diritto all'educazione dei fanciulli lo richieggano. Finora tutti i tentativi per emanare detta legge sono falliti, perché (pur prescindendo da altre difficoltà), mentre i cattolici esigono la scuola cattolica per i cattolici come norma e cogli stessi diritti delle altre scuole; invece i partiti liberali reclamano assolutamente la prevalenza della scuola simultanea, cosicché la scuola confessionale non rimarrebbe che una eccezione; vogliono che la scuola simultanea sia conservata del tutto intatta nelle regioni, ove essa è stata finora la regola; hanno infine un tale concetto della scuola confessionale, che la Chiesa non sarebbe in essa arbitra nei riguardi religiosi e morali, ma spetterebbe invece allo Stato la decisione definitiva sulla questione se, ad esempio, un maestro od un libro di testo siano da considerarsi come cattolici. In quest'ultimo punto i liberali hanno l'appoggio anche dei protestanti, a cui <manca>7 un'autorità come nella Chiesa cattolica ed i quali ritengono lo Stato come supremo moderatore della scuola e cercano di restringere su di essa il più possibile l'influenza dei Vescovi e della S. Sede.
Finora i cattolici speravano che i socialisti riconoscessero i loro diritti relativamente alla vera scuola confessionale, se i cattolici alla lor volta tollerassero la scuola laica (die weltliche Schule). Questi sarebbero stati a ciò disposti (cfr. il menzionato Bericht, pag. 66) come un minus malum 1.) perché la legge scolastica non costringerebbe nessun fanciullo
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a frequentare la scuola laica, dipendendo la scelta della scuola (simultanea, confessionale o laica) a norma della Costituzione esclusivamente dalla volontà dei genitori o di chi per essi, 2.) perché di fatto la maggior parte dei genitori, anche se socialisti o comunisti, richiedono per i loro figli la scuola religiosa. Infatti il 1º Maggio 1927 frequentavano la scuola laica in tutto soltanto 77.168 fanciulli (cfr. Bericht, pag. 42). Ma ora sembra invece che i socialisti intendano di fare causa comune coi liberali e richiederanno perciò come scuola ordinaria la simultanea, la quale nella maggior parte dei territori della Germania sarebbe praticamente anch'essa una scuola areligiosa. La situazione sarebbe quindi in tal caso molto pericolosa per i cattolici ed importerebbe innanzi tutto la perdita della maggior parte delle scuole cattoliche nella diaspora.
2.) Le scuole superiori dello Stato
Le scuole superiori dello Stato (Ginnasi ecc.) sono generalmente in tutta la Germania interconfessionali. L'istruzione religiosa è impartita in esse fino all'ultimo anno due volte alla settimana da un sacerdote. Nelle regioni, ove i cattolici sono in maggioranza, le scuole superiori hanno tuttora conservato meglio il carattere cattolico, a meno che il Governo destini alle medesime apposta maestri prevalentemente cattolici. Ben diversa invece è la situazione nei territori, ove i cattolici non costituiscono che una minoranza. Il Governo prussiano, del resto, cerca di escludere il più possibile, anche nelle regioni a maggioranza cattolica, i maestri cattolici dalle materie, il cui insegnamento può avere
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una influenza sui principi religiosi degli scolari, come la letteratura tedesca e la storia. I pericoli, che presentano tali scuole per la gioventù cattolica, diminuiscono molto, se il sacerdote maestro di religione è zelante e capace.
3.) Le scuole private cattoliche
In questo campo (cfr. il menzionato Bericht, pag. 99 e segg.) i cattolici hanno lavorato molto efficacemente. Alla Organizzazione cattolica per la scuola (Katholische Schulorganisation) sono affiliate oltre 700 scuole private cattoliche (ibid., pag. 11). Il numero delle scuole private superiori cattoliche aumenta, sebbene lo Stato abbia finora il più possibile reso la loro situazione difficile e ristretto le sue sovvenzioni finanziarie. In Prussia tuttavia le ultime disposizioni del Ministero per la pubblica istruzione sono state alquanto più giuste e favorevoli (ibid., pagg. 99-100).
Speciale lode meritano le numerose scuole superiori tenute da Religiose, fra le quali meritano una speciale menzione le Orsoline, le Francescane, le Povere Suore Scolari, le Domenicane, le Dame Inglesi, ecc.
Ampie notizie statistiche sulle scuole private cattoliche in Germania si trovano in un [sic] recente opera: "Handbuch der privaten katholischen Schulen und Internate Deutschlands. Im Auftrage der Zentralstelle der Kath. Schulorganisation bearbeitet von Dr. Matthias Lichius. Düsseldorf 1929".
4.) L'organizzazione cattolica per la scuola (Katholische Schulorganisation).
Essa rappresenta l'azione cattolica
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per la scuola e si propone questi due scopi principali: 1.) difendere i diritti dei cattolici nel campo della scuola e 2.) perfezionare la scuola cattolica nei riguardi religiosi, culturali, didattici, pedagogici.
Essa è esteriormente così costituita: Per l'intiera Germania vi è un Comitato (Reichsausschuß), formato dai rappresentanti dei Comitati dei singoli Paesi o Stati (Prussia, Baviera ecc.). Questi comitati (Landesausschüsse) sono formati dai Comitati diocesani e distrettuali. Per ogni diocesi si ha un Comitato diocesano (Diözesanausschuß); le diocesi più grandi sono generalmente divise in distretti, in ognuno dei quali vi è un Comitato distrettuale (Bezirksausschuß). I Comitati diocesani e distrettuali sono alla lor volta formati dai Comitati locali (Ortsausschüsse), i quali sono basati sui Comitati o Consigli dei genitori cattolici (Elternausschüsse) delle singole scuole. L'Ufficio centrale della organizzazione ha la sua sede in Düsseldorf nel Canisiushaus. Esso emana circolari; organizza conferenze, corsi, assemblee; cerca di influire sulle trattative politiche intorno alla scuola; studia scientificamente i problemi concernenti la scuola; dà informazioni e consigli nelle questioni scolastiche; si occupa delle scuole private cattoliche. Pubblica inoltre vari periodici, fra i quali: "Schule und Erziehung", rivista scientifica per i problemi giuridici e pedagogici della scuola; "Elternhaus, Schule und Kirche", rivista popolare destinata ad istruire i genitori cattolici intorno ai loro doveri e ad opporsi ai molti fogli socialisti ed interconfessionali; "Frohmut", giornale per i bambini.
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La Schulorganisation lavora con molto zelo, in intima relazione coll'Episcopato ed in stretta dipendenza dalle istruzioni del medesimo.
Cfr. il più volte citato Bericht, pagg. 10-15.
VII. I cattolici nella vita pubblica
Prima della rivoluzione del 1918 i cattolici erano, come è noto, uniti in un solo partito politico, il Centro. Dopo la caduta del regime monarchico in Germania, il Centro stimò necessario di adattarsi alla nuova situazione ed altresì di curare gl'interessi delle masse proletarie, per evitare che gli operai cattolici passassero anche essi al socialismo. Ciò portò come conseguenza che si staccassero da quel partito quei cattolici, per la maggior parte nobili od intellettuali, che sperano ancora in una restaurazione dell'antico regime, come anche non pochi fra la classe dei ricchi industriali e possidenti. I primi formarono un gruppo speciale in seno al partito tedesco-nazionale, nel quale, del resto, non rappresentano che una insignificante minoranza. Anche questo partito però, massime in occasione della votazione del Concordato colla Prussia nello scorso mese di Luglio, si è chiaramente manifestato come l'esponente dei protestanti. Infatti i membri del medesimo, compresi i pochi cattolici – ad eccezione di un solo, il quale fu perciò, seduta stante, dichiarato escluso dalla
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frazione -, votarono contro il Concordato per la ragione che, a loro avviso, non era stata osservata la "parità" a favore dei protestanti.
D'altra parte, pur prescindendo da coloro che sono passati ai partiti socialista o comunista, l'ala sinistra dei cattolici ha alla sua volta creato movimenti estremi e correnti pericolose. Tra essi debbono essere particolarmente menzionati: 1.) il gruppo di Ernesto Michel, il quale afferma che la Chiesa cattolica ed il socialismo non hanno nulla che vedere l'una coll'altro. Ciò tuttavia esso intende non secondo gli insegnamenti della S. Sede, sibbene nel senso che tra il dogma cattolico ed il movimento socialista, almeno quale esso si manifesta attualmente in Germania, non vi è opposizione, di guisa che si può essere al tempo stesso socialista e cattolico. 2.) i [sic] socialisti cattolici (die katholischen Sozialisten), una parte almeno dei quali sembrano sostenere che la dottrina del Vangelo sui beni terreni è socialista; per essere quindi buon cattolico si deve essere socialista. Il loro numero è ancora piccolo, il loro programma vago, ma atto a provocare confusione e traviamenti fra gli operai. 3.) il [sic] gruppo dei seguaci di Vitus Heller, specie di comunisti ed ultra-pacifisti cattolici, i quali nel loro foglio "Das neue Volk" edito in Würzburg (Baviera), criticano lo Stato cosiddetto capitalista, le Autorità ecclesiastiche, ecc. Detto foglio è stato censurato dal Revmo Mons. Arcivescovo di Friburgo e poi anche da altri Ordinari. L'Heller ha fondato un nuovo partito politico (die Christlich-Soziale Reichspartei), il quale ha raccolto già un non piccolo
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numero di aderenti (tra i quali anche non pochi giovani sacerdoti), come mostrarono le elezioni per il Reichstag del 20 Maggio 1928, in cui esso riunì circa 100.000 voti. Intimo collaboratore dell'Heller è un ex-scolastico della Compagnia di Gesù, uscito dall'Ordine per le sue false idee sociali, di nome Willi Hammelrath, ora vagabondo e vivente in concubinato. Si dice che detto partito sia favorito dai Soviety.
Sebbene senza dubbio, a norma altresì delle sapienti disposizioni della S. Sede, la religione non possa mai identificarsi con alcun partito, tuttavia le divisioni dei cattolici nella vita politica arrecano in Germania grave danno, giacché rischiano di porre lo Stato, la sua legislazione (massime per ciò che riguarda la famiglia e la scuola) e le sue istituzioni ognor più sotto la influenza di uomini e di partiti avversi alla Chiesa. Certamente il Centro non è stato esente da difetti e da errori, ma rimane pur sempre (insieme alla Bayerische Volkspartei per la Baviera) l'unico partito, su cui possa farsi assegnamento, allorché si tratta di difendere nel Parlamento gli interessi della religione cattolica. Una recente nuova conferma se ne è avuta nella discussione per la riforma del divorzio in seno alla Commissione giuridica del Reichstag.
A questo proposito non sarà forse inutile di menzionare una Ammonizione emanata dall'Amministratore Apostolico di Berlino, Revmo Mons. Schreiber, in occasione delle elezioni municipali in Prussia del 17 corrente (cfr.  Germania N. 520 del 7 corrente). Dopo di aver notato che nei Consigli comunali si decidono non soltanto
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questioni finanziarie ed economiche, ma anche cose attinenti alla religione (scuola, beneficenza, assistenza spirituale negli ospedali, negli orfanotrofi, ecc.), egli aggiunge: "I cattolici possono dare il loro voto unicamente ad un partito, il quale con coscienza e convinzione sostiene gli ideali della nostra fede cattolica. Io invito perciò tutti i cattolici a partecipare compatti alla elezione ed a votare solamente per un partito, il quale dà garanzia che lavorerà nel Consiglio comunale nel senso della fede cattolica". In modo simile si sono espressi altresì l'Emo Sig. Cardinale Arcivescovo di Colonia, il Revmo Mons. Vescovo di Treviri (cfr. Germania N. 528 del 12 corrente) e quello di Paderborn (cfr. Kölnische Volkszeitung, N. 805 del 15 corrente).
Per ciò che riguarda la parte sociale, è noto come gli operai cattolici sono riuniti, per la difesa dei loro interessi economici, nei sindacati cristiani (Christliche Gewerkschaften) interconfessionali, ma nei quali i cattolici hanno l'assoluta maggioranza, e per la cura dei loro bisogni religiosi nelle Associazioni cattoliche, dette Katholische Arbeitervereine. I primi, cioè le Christliche Gewerkschaften, sono tra i sindacati tedeschi i più moderati e ragionevoli, sebbene deve pur riconoscersi: 1.) che hanno difeso troppo parzialmente gl'interessi economici degli operai (Lohnfragen), senza sufficiente riguardo alle altre classi della popolazione, 2.) hanno favorito e richiesto una legislazione sociale, la quale si avvicina troppo alle idee socialiste e fa l'operaio totalmente dipendente dall'aiuto dello Stato. Le seconde, ossia i Katholische Arbeitervereine, fanno per
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sé un gran bene fra gli operai cattolici, che preservano dal divenire preda delle organizzazioni socialiste e comuniste, quantunque anche in dette Associazioni cattoliche si siano manifestate talvolta, ed anzi ancor più che nei Sindacati interconfessionali, correnti radicali, che, a quanto si assicura, sembrano tuttavia ormai superate. Del resto, idee pericolose e per lo meno equivoche sono state espresse un po' dappertutto nel campo cattolico: ad es., che il capitalismo economico sia in sé stesso immorale, che la Chiesa coll'andare dei secoli abbia lasciato formarsi un falso concetto della proprietà privata e che quindi occorra ora mutarlo, ecc.
Una delle opere sociali, che viene dai cattolici annoverata fra le più importanti per il prossimo avvenire, è quella di procurare alle famiglie proprie e sufficienti abitazioni (Eigenheime für kinderreiche Familien). Tale compito è affidato alla organizzazione cattolica per abitazioni e colonie, presieduta dal Revmo Mons. Kaller, Amministratore Apostolico di Schneidemühl. In Germania infatti, come si è già accennato, è rilevante il numero delle famiglie sprovviste di sufficienti abitazioni. Molti dei mali morali, da cui sono afflitti anche i cattolici, cesserebbero o diminuirebbero, se la gioventù potesse avere in tempo convenienti abitazioni e contrarre così matrimonio.
I socialisti si sono interessati già di questo problema. Ma essi tendono a costituire piccole abitazioni per famiglie con uno o due figli soltanto. La loro organizzazione, che si estende a tutta la Germania, è la Dewog = Deutsche Wohnungsfürsorge  A. G.
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con sede centrale in Berlino, 165 filiali (già nel 1926) ed un movimento nel 1927 di cento milioni.
Lo scopo dell'organizzazione cattolica è invece di provvedere case corrispondenti alle leggi morali del matrimonio e della famiglia, con camere sufficienti anche per prole numerosa (Wohnküche, Schlafkammern). Essa si propone anche di regolare la colonizzazione da parte dei cattolici nella Germania orientale, massime per assicurare l'assistenza religiosa dei medesimi.
VIII. Le Associazioni cattoliche
La Germania, il paese classico dei Vereine, è assai ricca di associazioni cattoliche, le quali in complesso sono una bella dimostrazione della buona volontà e della viva operosità dei cattolici della Germania.
1.) Associazioni di carattere religioso
a) Per soccorrere le missioni fra gli infedeli si hanno in Germania 25 Associazioni, fra le quali meritano una speciale menzione (cfr.Kirchliches Handbuch, pag. 67 e segg.):
α) L'opera Pontificia della Propagazione della Fede. Essa ha due Sedi centrali: l'una in Aquisgrana per la Germania, eccettuata la Baviera. Nel 1927 l'introito fu di Marchi 358.253; gli ascritti erano 222.750. L'altra è in Monaco per la Baviera; nello stesso anno 1927 essa raccolse Marchi 234.333.
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β) L'Opera della S. Infanzia ha in Germania una ancor più larga diffusione, essendo ad essa iscritti un quarto dei bambini cattolici fino ai 14 anni. Nell'anno 1926/1927 essa ha raccolto la somma di Marchi 754.475,68, tanto più notevole in quanto che l'Associazione, ad essa strettamente congiunta, degli Angeli custodi (Schutzengelverein) ha dato per la diaspora in Germania altri 494,691 Marchi.
γ) La Pia Unione delle Donne e Giovani cattoliche (Missionsvereinigung katholischer Frauen und Jungfrauen) in Pfaffendorf presso Coblenza, la cui zelante Presidente, Signorina Schynse, ha avuto lo scorso mese l'onore di una Lettera Autografa Pontificia di lode e di incoraggiamento.
b) A sovvenire ai gravi bisogni della Chiesa nei territori della diaspora in Germania tende soprattutto la Società di S. Bonifazio (Bonifatiusverein), con sede in Paderborn, una delle più benemerite e necessarie associazioni cattoliche. Dall'anno della sua fondazione (1849) essa ha eretto circa 3 o 4 mila chiese, case parrocchiali, scuole, orfanotrofi, istituti per preparare i fanciulli alla prima comunione (Kommunikantenanstalten). Nell'anno 1925 l'introito fu di 2.849.006,24 Marchi, nel 1926 di 2.826.635,15 Marchi (Kirchliches Handbuch, pag. 124), somme certamente assai elevate, ma pur non ancora sufficienti per provvedere alle ingenti necessità religiose di quelle regioni.
c) Vi è poi tutta una serie di Associazioni per le varie classi della popolazione: ad es., le Congregazioni per ragazze, le Associazioni delle madri cristiane (Müttervereine),
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i Terziari di S. Francesco, il Männerapostolat, avente per iscopo l'apostolato della preghiera, del buon esempio, della comunione frequente.
2.) Associazioni a scopo di carità
A questo gruppo appartiene in primo luogo il grande Deutscher Caritasverband (Kirchliches Handbuch, pag. 127 e segg., 202 e segg.), fondato nel 1897 dal Revmo Mons. Werthmann in Friburgo nel Baden, con 600.000 ascritti e 27 organizzazioni diocesane. La carità privata, soprattutto cattolica, si trova ora in Germania in aspra e dura lotta colle tendenze dei liberali e dei socialisti, i quali vorrebbero sostituirla colla pubblica beneficenza dello Stato e dei Comuni. Al Caritasverband sono aggregate varie Associazioni rispondenti a speciali bisogni (Caritative Verbände): per le famiglie (Società di S. Elisabetta e di S. Vincenzo), per aiuto nella cura d'anime (Caritashilfe in der Seelsorge), per le campagne (Dorfcaritas), per i bambini (Kinderfürsorge), per la protezione delle giovani (Mädchenschutzverein), per i malati (Krankenfürsorge), per i difettosi (storpi, deficienti, sordo-muti, ecc. – Gebrechlichenfürsorge), per i disoccupati e senza tetto (Fürsorge für Arbeit- und Obdachlose), per gli emigranti (St. Raphaelsverein), per gli studenti bisognosi (Studienvereine), ecc.
3.) Associazioni per promuovere la cultura e la istruzione dei cattolici, tra le quali meritano di essere menzionate:
Il Volksverein für das katholische Deutschland con sede in München-Gladbach. La Conferenza vescovile di Fulda ha anche quest'anno dichiarato "che il Volksverein deve essere considerato,
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come per il passato così anche nel futuro, quale un prezioso aiuto nei compiti apologetici, nonché per la istruzione sociale, politico-economica e politico-statale del popolo cattolico, e che si deve caldamente raccomandare al Clero di promuovere questi compiti <assunti>8 dal Volksverein". Tuttavia, pur riconoscendo i grandi meriti che questa Associazione ha verso la Germania cattolica, deve, d'altra parte, aggiungersi che il Volksverein, almeno nel passato, si è ritenuto come troppo indipendente dalla Gerarchia ecclesiastica9 ed ha troppo accentuato l'importanza della cultura a danno della religione. Il Volksverein attraversa attualmente una grave crisi economica, né si sa ancora se potrà superarla.
La Lega delle Donne cattoliche (Katholischer Deutscher Frauenbund) con 198.000 ascritte.
La Organizzazione cattolica per la scuola (Katholische Schulorganisation Deutschlands), di cui si è già sopra parlato.
La Görresgesellschaft, che ha per iscopo di coltivare la scienza nella Germania cattolica.
La Lega degli Accademici cattolici (Katholischer Akademikerverband), alla quale il S. Padre diresse recentemente una Lettera ricca di utilissimi insegnamenti e direttive (cfr. Osservatore Romano N. 62 del 14 Marzo 1929).
L'Associazione tedesca per l'arte cristiana (Deutsche Gesellschaft für Christliche Kunst).
Le Associazioni per la buona stampa (Verein vom hl. Karl Borromäus, Augustinusverein, Katholischer Preßverein für
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Bayern, ecc.).
4.) Associazioni della gioventù cattolica.
Se ne contano sedici (cfr. Kirchliches Handbuch, pag. 222-223), fra le quali alcune operano un gran bene in mezzo alla gioventù, ad esempio l'Associazione degli artigiani (Katholischer Gesellenverein) fondata dall' <Sac.>10 Adolf Kolping, con circa 120.000 ascritti e 200.000 membri inattivi (cfr. Kirchliches Handbuch, vol. XIV, pag. 131), la Deutsche Jugendkraft, associazione cattolica sportiva con 711.877 membri. Tuttavia il cosiddetto movimento giovanile (Jugendbewegung) ha portato seco negli ultimi tempi un eccessivo soggettivismo ed un indebolimento del principio di autorità11, inconvenienti che si sono dovuti lamentare in modo particolare nell'Associazione detta Quickborn. Assai migliore è invece l'altra chiamata Neu-Deutschland, la quale ha ora 350 gruppi e 12.500 membri e potrà divenire la più forte e la più sicura Associazione per la gioventù cattolica delle scuole superiori, se saprà ispirare sempre maggiormente ai suoi ascritti chiare idee e ferme convinzioni quanto al principio di autorità.
5.) Associazioni per singole classi e professioni (Ständische Vereine).
Tra esse vanno annoverate in prima linea le Associazioni operaie cattoliche (Arbeiter- und Arbeiterinnenvereine), dalle quali si è già più sopra discorso. Il Reichsverband der kath. Arbeiter- und Arbeiterinnenvereine Deutschlands comprende tre gruppi: a) la Lega delle Associazioni operaie dell'ovest, fondata
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il 1904 in München-Gladbach, conta 1285 associazioni e 192.000 membri. b) la [sic] Lega delle Associazioni operaie del sud, fondata nel 1890 in Monaco. Prima della guerra essa aveva 1000 associazioni ed oltre 100.000 membri. La guerra, l'inflazione e le divisioni politiche dei cattolici tedeschi colpirono talmente questa Lega, che essa era ridotta a 377 associazioni e 17.000 membri. Ora essa abbraccia di nuovo 842 associazioni e 58.841 ascritti (Kirchliches Handbuch, vol. XIV pag. 138, vol. XV pag. 224-225). c) la [sic] Lega delle associazioni operaie dell'est, di recente fondazione (1926), conta 114 associazioni e 11.500 ascritti. La ben nota contesa fra la direzione di Berlino e quella di Colonia ha perduto molto della sua importanza. Nell'est sussistono tuttavia sempre gruppi, del resto poco rilevanti, della direzione di Berlino (Verband der kath. Arbeitervereine, Sitz Berlin) con 200 associazioni e 11.000 membri.
Si hanno poi Associazioni per le persone di servizio (Hausangestellten- und Hausbeamtinnenvereine), per servitori negli alberghi e nelle locande (Arbeitsgemeinschaft der Vereine kath. Hotel- und Gastwirtsangestellten Deutschlands), per commercianti cattolici (Kaufmännische Vereine), per impiegati (Beamtenvereine), per maestri e maestre (Lehrer- und Lehrerinnenvereine), per sacerdoti (Priestervereine, aventi lo scopo di consigliare gli ecclesiastici nelle questioni giuridiche ed economiche e di tutelare l'onore dello stato sacerdotale contro attacchi e calunnie), ecc.
Una speciale importanza hanno le Associazioni per gli studenti. Le più rinomate fra di esse sono: Il C. V. (Cartellverband
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der farbentragenden katholischen deutschen Studentenverbindungen) con 7.348 studenti e 14.826 anziani (Alte Herren); il K. V. (Kartellverband der katholischen Studentenvereine Deutschlands) con 4.100 studenti e 12.000 anziani; l'U. V. (Verband der wissenschaftlichen katholischen Vereine Unitas) con 1.062 studenti e 2.945 anziani, il Verband der kath. deutschen Studentinnenvereine con 1.014 studentesse; il Görresring, unione non strettamente organizzata, per la formazione politica degli studenti a norma dei principi cattolici. In genere l'esperienza sembra dimostrare che i membri delle Associazioni in discorso rimangono, almeno esteriormente, aderenti alla causa cattolica e che, se poi contraggono un buon matrimonio, sono anche internamente fedeli alla Chiesa. Con ciò non si vuol dire nondimeno che in esse tutto sia in regola nei riguardi religiosi e morali. Dovrebbe quindi essere precipua cura dei Vescovi di scegliere assai bene i sacerdoti destinati per l'assistenza religiosa degli studenti; il che pur troppo non sembra che finora sia sempre avvenuto.
IX. Il clero
1.) Il numero dei sacerdoti in Germania nel 1926 era di 20.405, tra i quali 16.376 impiegati nella cura delle anime, 1151 nelle scuole, 957 nei vari Istituti (cfr. Kirchliches Handbuch, vol. XV, pag. 420). Nella Germania del nord per ogni sacerdote con cura di anime venivano in media 1543 fedeli; in particolare:
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per l'Archidiocesi di Colonia 1753, per la diocesi di Münster 1488, per la diocesi di Paderborn 1338, per la diocesi di Treveri 1366, per la diocesi di Breslavia colla Delegazione vescovile di Berlino 1959, per la diocesi di Warmia 1325, per la diocesi di Fulda 975, per la diocesi di Hildesheim 1048, per la diocesi di Limburgo 1474, per la diocesi di Meißen 1764, per la diocesi di Osnabrück 1220, per l'Amministrazione Apostolica di Schneidemühl 1298. Alquanto migliore era invece la situazione delle diocesi della Germania del sud, ove in media per ogni sacerdote con cura d'anime venivano 1005 fedeli, in particolare: per l'Archidiocesi di Monaco e Frisinga 1180, per la diocesi di Augsburg 779, per la diocesi di Passavia 842, per la diocesi di Ratisbona 983, per l'Archidiocesi di Bamberga 1204, per la diocesi di Eichstätt 658, per la diocesi di Spira 1338, per la diocesi di Würzburg 930, per l'Archidiocesi di Friburgo 1107, per la diocesi di Magonza 1387, per la diocesi di Rottenburg 872. È chiaro che l'assistenza religiosa, ad es., di oltre 1500 anime oltrepassa le forze di un sacerdote, tanto più se si rifletta al lavoro di un parroco nelle sacre funzioni, nel confessionale, nelle scuole, nelle associazioni, nella cura dei malati e dei poveri, massime nei territori della diaspora. Dove rimangono poi le forze per la conquista di nuove regioni alla Chiesa cattolica e per una efficace assistenza spirituale nei nuovi grandi centri industriali della Germania media ed occidentale? – Cfr. op. cit., pagg. 351-356.
D'altra parte, il numero degli studenti di teologia non basta per colmare questi vuoti. Nel 1925 si notò anzi al ri-
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guardo un considerevole regresso, che si è però alquanto migliorato nei due anni successivi 1926 e 1927 (cfr. op. cit., pag. 357 e segg.) ed ancor più nel 1928. Come causa della mancanza di un sufficiente numero di vocazioni sacerdotali si indicano soprattutto: la diminuzione del numero delle nascite; l'influenza dello spirito materialistico moderno; la scuola moderna; le difficoltà economiche. Al quale proposito è stato rilevato come il numero delle vocazioni è andato diminuendo fra i contadini, i quali per motivi di risparmio si vedono costretti di adoperare l'intiera famiglia nei lavori dei campi e non sono perciò disposti a privarsi dei loro figli. Anche alcune correnti estreme del surricordato movimento giovanile (Jugendbewegung) ispirano ai loro seguaci timore ed avversione per il Seminario (Seminarscheu). Si aggiunga infine l'influenza non sempre benefica dei maestri di religione nelle scuole medie. Senza dubbio l'opera loro è per sé assai preziosa, e gran parte di essi sono sacerdoti esemplari. Ma si sente pur non di rado lamentare che troppo sovente vengono destinati a questo ufficio così delicato ecclesiastici non adatti, troppo esclusivamente ed unilateralmente interessati per la scienza anziché per l'apostolato, e nei quali il carattere di funzionari dello Stato sembra prevalere su quello di sacerdoti. Simili maestri, secondo che mi si riferisce, sogliono scoraggiare la gioventù dall'abbracciare lo stato ecclesiastico.
2.) Secondo il più volte citato Kirchliches Handbuch (pag. 358) gli studenti di teologia erano così distribuiti nel semestre d'inverno 1927/1928:
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Istituti dello Stato
Facoltà teologica della Università di Bonn (Archidiocesi di Colonia) 369
Facoltà teologica della Università di Breslavia 251
Facoltà teologica della Università di Friburgo (Baden) 250
Facoltà teologica della Università di Monaco 191
Facoltà teologica della Università di Münster 286
Facoltà teologica della Università di Tübingen (diocesi di Rottenburg) 127
Facoltà teologica della Università di Würzburg 180
Accademia di Braunsberg (diocesi di Warmia) 33
Alta scuola filosofico-teologica di Bamberga 78
Alta scuola filosofico-teologica di Dillingen (diocesi di Augsburg) 123
Alta scuola filosofico-teologica di Frisinga 141
Alta scuola filosofico-teologica di Passavia 138
Alta scuola filosofico-teologica di Regensburg 150
Istituti vescovili
Eichstätt 128
Francoforte sul Meno (diocesi di Limburgo) 54
Fulda 68
Magonza 54
Paderborn 238
Treviri 191
Come risulta da questa statistica, la maggior parte dei candidati al sacerdozio ricevono la loro istruzione nelle Facoltà teologiche delle Università o nelle altre alte scuole filosofico-teologiche dello Stato. Ora le Facoltà teologiche sono senza dubbio, per ciò che riguarda la produzione scientifica, generalmente superiori ai Semi-
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nari vescovili, nei quali si nota alle volte un certo ristagno. Ma, d'altra parte, gl'Istituti dello Stato presentano gravi inconvenienti. Innanzi tutto è noto quanto deficiente sia nei medesimi la parte speculativa e scolastica della filosofia e della teologia. Inoltre, sebbene in ogni Facoltà teologica si trovino professori fedeli alla dottrina della Chiesa, altri lasciano molto a desiderare sotto questo aspetto, spesso perché essi stessi insufficientemente o malamente formati, mentre hanno comune coll'intiero corpo dei professori universitari dello Stato l'orgogliosa convinzione di essere infallibili, intangibili ed indipendenti da ogni autorità. Così, ad es., - per tacere degli Istituti della Baviera, che non formano oggetto di questo rispettoso Rapporto – intorno alla Facoltà teologica di Breslavia, tanto danneggiata dall'infelice Wittig, si sente dire non di rado da antichi studenti, oggi sacerdoti: lo studio della teologia, se si eccettuino le lezioni del Sac. Prof. Triebs, non ci ha ispirato alcun amore od entusiasmo per la Chiesa, ma piuttosto il contrario. Più infelice è ancora la situazione della Facoltà teologica di Bonn, ove alcuni professori, massime il Tillmann ed il Rademacher, esercitano una dannosa influenza. Così accade che non pochi degli studenti rimangono infetti da uno spirito di diffidenza verso la S. Sede e nella dottrina teologica da un senso, il quale potrebbe chiamarsi "minimismo", che non ammette cioè se non ciò che è strettamente domma, riservandosi invece per tutto il resto, anche di fronte alle decisioni della S. Sede, piena libertà di critica. Molti di detti studenti, i quali provengono da famiglie profondamente religiose, divenuti poi sacerdoti, ritornano presto ai sentimenti, che avevano rice-
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vuto già nella casa paterna. Ma è ben penoso che essi abbiano dovuto passare per gli anni del loro studio teologico quasi come attraverso un pericolo.
I rimedi per eliminare i danni di questo male, del resto inveterato, sembrano essere soprattutto i seguenti: a) Massima cura nella scelta dei Vescovi, cui incombe l'ufficio di vigilare sulla formazione dei candidati al sacerdozio. In passato essa spettava nella Baviera al Re in virtù del diritto di nomina regia concesso nel Concordato del 1817, nella Prussia ai Capitoli cattedrali in forza del diritto di elezione confermato dalle antiche Bolle di circoscrizione. I recenti Concordati del 1924 per la Baviera e del 1929 per la Prussia danno alla S. Sede una parte del tutto preponderante nella scelta dei nuovi Pastori, e quindi la possibilità di preporre alle diocesi vacanti dei Prelati, i quali comprendano il bisogno di riforme nella educazione del clero e siano risoluti ad attuarle. b) Maggior vigilanza nella nomina dei professori delle Facoltà teologiche. I due anzidetti Concordati, massime quello colla Prussia (Protocollo finale – Circa l'articolo 12 capoverso 1º, proposizione 2ª), assicurano e regolano meglio che per il passato il diritto dell'Ordinario diocesano in questa importante materia. Siccome poi, come l'esperienza ha dimostrato, i Vescovi erano spesso troppo facili ad accordare il nulla osta per i candidati proposti dal Governo come professori, ben opportune sono state le due Circolari segrete della S. Congregazione dei Seminari e delle Università in data del 16 Luglio 1927 e del 14 Gennaio 1928, in virtù delle quali gli Ordinari, prima di dare
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il loro consenso, sono obbligati a comunicare per mezzo del Rappresentante Pontificio al sullodato S. Dicastero i nomi dei candidati medesimi ed aspettarne la risposta. c) Miglior formazione dei professori di teologia. A tal uopo giovano pure le disposizioni dei Concordati bavarese e prussiano, le quali hanno equiparato gli studi compiuti nelle alte scuole Pontificie in Roma a quelli fatti in Germania. Egualmente per l'ottima Facoltà teologica tenuta dai RR. PP. della Compagnia di Gesù in Innsbruck (Austria) provvede il Concordato prussiano nel Protocollo finale (circa l'articolo 9 capov. 1 lett. c). Molto bene si attende pure dall'Istituto filosofico-teologico fondato dalla prelodata Compagnia in Francoforte sul Meno. In questa guisa si otterrà che coloro, i quali intendono di dedicarsi all'insegnamento delle scienze sacre, abbiano sin dall'inizio della loro formazione la possibilità di uno studio solido e profondo non soltanto della parte positiva, ma anche della speculativa secondo la dottrina di S. Tommaso e degli altri grandi Scolastici, condizione previa ed indispensabile di ogni efficace provvedimento per una migliore preparazione dei futuri professori.
Occorrerebbe anche che gli studenti di teologia avessero una più ampia e solida istruzione nelle questioni sociali secondo la dottrina della Chiesa. Se infatti una parte del giovane clero – come ho inteso non di rado lamentare – ha idee radicali in tale argomento, ciò proviene principalmente della mancanza della istruzione anzidetta.
In alcune diocesi della Germania (ad es. in Breslavia,
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in Bamberga ed in Ratisbona) era finora permesso, anche in via ordinaria, agli alunni di teologia di vivere per qualche semestre fuori del Seminario o del Convitto. Ora con recente decisione, comunicata dal sottoscritto ai Revmi Ordinari mediante apposita Circolare, la Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università ha insistito per la esatta osservanza del can. 972 § 1, il quale autorizza una dispensa soltanto in casibus peculiaribus e gravi de causa.
3.) Le fonti, dalle quali la Chiesa cattolica in Germania trae i mezzi finanziari per provvedere ai suoi bisogni, così personali come reali, sono:
a) i beni stabili. Essi erano molto vasti prima della secolarizzazione del 1803; attualmente sono assai ridotti.
b) i [sic] capitali. Essi sono andati in gran parte perduti negli anni 1918 e 1923 a causa della inflazione.
c) diritti [sic] vari, ad esempio, di fronte ai patroni.
d) le [sic] prestazioni finanziarie dello Stato. Nella Prussia quelle concernenti la dotazione delle diocesi e degli istituti diocesani (assegni per gli Arcivescovi, i Vescovi, i Vescovi ausiliari, le Dignità, i Canonici ed i Vicari delle Cattedrali, ecc.; spese per il mantenimento delle Chiese cattedrali, delle Curie vescovili, dei Seminari, ecc.) sono state fissate nell'articolo 4 capov. 1 del nuovo Concordato a Marchi 2.800.000 annui, da ripartirsi fra le singole diocesi. Ma inoltre il Governo prussiano versa ogni anno come supplemento di congrua per i titolari delle parrocchie riconosciute dallo Stato (non per gli altri sacerdoti addetti alla cura delle anime) notevoli sussidi, che esso tuttavia consi-
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dera come non obbligatori, ma volontari e revocabili. Detti supplementi si elevavano nel bilancio del 1927 ad oltre 19 milioni di Marchi ed in quello del 1928 a 21 milioni di Marchi, nella quale ultima somma sono compresi però anche Marchi 922.751 dovuti dallo Stato in base ad obblighi giuridici (cfr. Linneborn, Kirchliches Finanzwesen in Preußen, in Staatslexikon, Herder 1929, vol. III col. 336 e 339). Lo stesso bilancio del 1928 prevede altri pagamenti alle parrocchie, fondati egualmente su obbligazioni giuridiche, ad es. Marchi 364.049 dal fondo di secolarizzazione e Marchi 3.606.100 per nuove costruzioni e manutenzioni di chiese, di edifici parrocchiali e scolastici, ecc. (ibid., col. 340). Prestazioni finanziarie dello Stato si hanno anche (prescindendo dalla Baviera) nel Baden (Archidiocesi di Friburgo), nel Württemberg (diocesi di Rottenburg) e, sebbene in misura ben più ristretta, nell'Hessen (diocesi di Magonza). Cfr. per quest'ultimo Lenhart, Kirchliches Finanzwesen in Hessen, in Staatslexikon, III, col. 361-362. Gli altri Stati della Germania, ad es. la Sassonia, la Turingia, il Mecklenburg-Schwerin, il Mecklenburg-Strelitz, Amburgo, Brema, Lubecca, ecc. non versano nessuna o soltanto assai limitate somme alla Chiesa cattolica.
e) Siccome le entrate sopra enumerate non sarebbero ancora sufficienti per sopperire a tutte le spese, si hanno inoltre le cosiddette Kirchensteuern o imposte ecclesiastiche, a riscuotere le quali la Chiesa cattolica è autorizzata, come tutte le altre società religiose riconosciute quali corporazioni di diritto publico, in base all'articolo 137 della Costituzione del Reich ed alle leggi particolari dei singoli Stati. Dette imposte, aliene per sé dallo spirito della Chiesa (cfr. can. 1186), sono ritenute in Ger-
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mania come una imprescindibile necessità; esse inducono a pagare anche ricchi membri della Chiesa, che non darebbero altrimenti offerte volontarie, ed altresì persone giuridiche senza carattere confessionale, le quali spesso, ad es., richiamando in una determinata <regione>12 grandi masse di operai, rendono indispensabile la costruzione di nuove chiese (cfr. Scharnagl, Kirchliches Finanzwesen, in Staatslexikon, III, col. 314); tuttavia non sono, d'altra parte, esenti da dannose conseguenze. "Poiché (così scrive per la Prussia il Linneborn, l. c., col. 342) la inflazione ha inghiottito i capitali sovente rilevanti delle comunità parrocchiali, le imposte ecclesiastiche debbono essere riscosse in più elevata misura, e sono così risentite dai parrocchiani, già gravati dalle tasse dello Stato e dei Comuni, come un peso e vengono perciò frequentamente prese come motivo o pretesto per uscire dalla Chiesa".
f) altre [sic] tasse, come il cathedraticum (can. 1504), il tributo per il Seminario (cann. 1355-1356), i diritti di stola (cann. 1234-1235), ecc.
g) le [sic] offerte libere dei fedeli, ad es. mediante questue, collette, ecc.
Gli assegni per gli ecclesiastici sono, almeno in Prussia, abbastanza elevati. Così, - pur prescindendo dagli Arcivescovi, dai Vescovi e dai membri dei Capitoli metropolitani e cattedrali, cui è largamente provveduto grazie alle prestazioni concordatarie dello Stato, - i parroci hanno 1.) un assegno fondamentale di Marchi annui 4.440, 4.900, 5.400, 5.800, 6.200, 6.600, 7.000, 7.400, 7.800; esso cresce di due in due anni di servizio sino
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a raggiungere i 6.200 Marchi, e quindi di tre in tre anni sino a raggiungere i 7.800 Marchi col compimento del ventesimo anno di servizio. 2.) l'abitazione [sic] od una conveniente indennità di alloggio. 3.) altri [sic] supplementi, ad es., per i decani, gli arcipreti ed i commissari vescovili, durante munere; per i titolari delle parrocchie, la cui amministrazione, a giudizio dell'Autorità vescovile, è particolarmente difficile o faticosa; ecc. – La somma suacennata di 21 milioni di Marchi, versata dallo Stato, è considerata come un sussidio per le comunità parrocchiali (Kirchengemeinden); queste sono però in prima linea tenute, calcolando però anche i beni del relativo beneficio parrocchiale, a sopperire all'assegno del parroco. Cfr. Linneborn, l. c., col. 337-338.
In Prussia nel 1925 si avevano 4.385 parroci ed altri 3.772 sacerdoti con cura d'anime, per i quali ultimi, come si è già accennato, lo Stato non dà alcun sussidio. Il loro sostentamento grava quindi sulle singole comunità parrocchiali. Ora appunto la dotazione dei benefici di questi vicari parrocchiali era costituita molto più da capitali che da beni stabili, di guisa che il relativo patrimonio ha molto sofferto in seguito all'inflazione. Le comunità anzidette debbono quindi provvedere all'assegno degli ecclesiastici in discorso soprattutto mediante le imposte o Kirchensteuern. Cfr. Linneborn, l. c., col. 339.
Una speciale difficoltà costituisce il sostentamento dei sacerdoti con cura d'anime nelle regioni della diaspora, ove le comunità parrocchiali non sono in grado di fornire loro coi propri mezzi il relativo assegno. – Sotto tale riguardo si sogliono designa-
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re col nome di diocesi sussidiate (Zuschußdiözesen) quelle che, a causa della composizione della popolazione nei territori di diaspora in esse compresi, non sono in grado di mantenere il clero coi loro mezzi. Come tali vengono considerate: Breslavia (per il territorio della Delegazione vescovile di Berlino, il quale però costituisce ora una separata Amministrazione Apostolica e sarà eretto in diocesi propria), Fulda, Hildesheim, Limburgo, Meißen, Osnabrück, Paderborn, Warmia e la Prelatura nullius di Schneidemühl. Le altre diocesi invece, che si trovano in più favorevoli condizioni sono chiamate Hinterlanddiözesen. Per provvedere all'assegno degli ecclesiastici nelle diocesi sussidiate è stata istituita una Cassa cosiddetta di compenso (Ausgleichskasse) presso la Presidenza generale del Bonifatiusverein con sede in Paderborn. La Conferenza vescovile di Fulda se ne è ripetutamente occupata, massime nell'anno 1926, in cui essa prese la seguente risoluzione:
"Per il Rev. Clero è una impellente questione di convenienza ed un obbligo di carità il venire in soccorso ai confratelli ecclesiastici bisognosi della diaspora. Perciò disponiamo che:
1.) = Nelle diocesi della diaspora, sussidiate dalla Cassa di compenso, tutti i sacerdoti, che godono di un sufficiente assegno, versino il 3% del loro stipendio a favore dei sacerdoti della diaspora della loro diocesi, i quali hanno un assegno inferiore.
2.) = In tutte le altre diocesi, i sacerdoti, che ricevono un sufficiente assegno, versino almeno l'1% alla Cassa di
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compenso della Presidenza generale in Paderborn.
Un 'sufficiente assegno' ricevono anche quei parroci della Prussia, i quali subiscono perdite sul loro stipendio. Sono tenuti alla detta contribuzione non soltanto i parroci, ma anche i Canonici, i sacerdoti insegnanti in scuole od istituti ovvero aventi posti speciali, come pure i vicari parrocchiali, se essi hanno lo stipendio fissato dalla Conferenza vescovile. I Vescovi contribuiranno almeno colla stessa percentuale".
Secondo questa decisione i sacerdoti delle diocesi sussidiate debbono dunque versare il 3% del loro stipendio, quelli delle altre diocesi (Hinterlanddiözesen) l'1%. Pur troppo però in varie diocesi non tutti gli ecclesiastici danno il loro contributo per la diaspora. Alcuni adducono motivi di diverso genere: il bisogno di aiutare parenti poveri, spese per malattie, ecc. Specialmente i sacerdoti impiegati nelle scuole superiori, od in altri uffici stipendiati dallo Stato o dai Comuni, si sottraggono non di rado a quel pagamento. Perciò la Conferenza vescovile di Fulda, tenutasi dal 6 all'8 Agosto del corrente anno, si è occupata ancora una volta dell'argomento ed ha risoluto quanto appresso: "Su domanda del Bonifatiusverein la Conferenza decide che si esortino di nuovo in forma ufficiale gli ecclesiastici sufficientemente contribuiti nelle diocesi dell'Hinterland prussiano (Colonia, Münster, Treviri, Glatz, Katscher) a versare per il miglioramento dell'assegno dei sacerdoti della diaspora l'1% fissato già nel 1926. Al qual proposito conviene di rilevare che le somme fisse (50 o 25 Marchi), in uso in vari luoghi, non rappresentano più,
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in seguito al miglioramento degli stipendi, l'1% dell'assegno annuo e che perciò deve riprendersi la percentuale (1%) stabilita nel 1926. – I Revmi Ordinari delle diocesi dell'Hinterland non prussiano (Friburgo, Magonza, Rottenburg) sono pregati di raccomandare ufficialmente un aumento delle contribuzioni corrispondente ai relativi assegni".
In generale sarebbe desiderabile che specialmente il giovane clero fosse educato ed esortato a praticare un modo di vivere, bensì conveniente, ma semplice e modesto. Soprattutto nelle regioni industriali, se i sacerdoti si trattano un po' lautamente, non ottengono nulla in mezzo alle grandi masse operaie, mentre là dove il clero si mostra povero e disinteressato, ha fatto miracoli nella cura delle anime, anche fra gli stessi comunisti.
Non sarà forse inutile di indicare, come esempio, le tasse (la cui lista ho potuto procurarmi in via strettamente riservata) fissate come diritti di stola (Stolgebühren) per il territorio della già Delegazione vescovile di Berlino. I fedeli sono divisi in quattro classi: la quarta comprende coloro, che hanno una rendita annua sino a 3.000 Marchi; la terza sino a 7.000; la seconda sino a 12.000; la prima oltre i 12.000 Marchi. Per i battesimi la tassa ammonta a 22 Marchi per la prima classe (di cui 6 per la chiesa, 12 per il sacerdote, 2 per il sagrestano, 2 come contributo del 10% da versarsi alla cassa della Delegazione); 11 per la seconda classe; 5,50 per la terza classe; 2,20 per la quarta classe. Per i battesimi in case private: 60 Marchi (20 per la chiesa, 20 per il sacerdote, 10 per la Delegazione, 4 per il sagresta-
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no, 6 per contributo del 10% alla cassa della Delegazione). Per le pubblicazioni del matrimonio: 11 Marchi per la prima classe (7,50 per il sacerdote, 2,50 per la chiesa, 1 come contributo alla cassa della Delegazione); 6,60 per la seconda classe; 4,40 per la terza classe; 2,20 per la quarta classe. Per la celebrazione del matrimonio: 48,40 Marchi per la prima classe (12 per la chiesa, 24 per il sacerdote, 8 per il sagrestano, 4,40 come contributo alla cassa della Delegazione); 24,20 per la seconda classe; 12,10 per la terza classe; 6 per la quarta classe; - per il discorso: 15 Marchi per la prima classe, 10 per la seconda, 5 per la terza, 3 per la quarta; - quattro candele sono date gratuitamente; per ogni altra 0,50 Marchi; per ogni sedia 0,50 Marchi. Per i matrimoni celebrati in case private: 70 Marchi. Per i funerali: 45,10 Marchi per la prima classe (16 per la chiesa, 15 per il sacerdote, 5 per il sagrestano, 5 per il chierico, 4,10 come contributo alla cassa della Delegazione); 25,30 per la seconda classe; 17,10 per la terza classe; - per il discorso: 15 Marchi per la prima classe, 6 per la seconda, 5 per la terza; - per il trasporto del cadavere dalla casa 100% di aumento; - per ogni assistente Marchi 10. Per le Messe: dalle ore 9 alle 10 Marchi 6, dopo le ore 10 Marchi 9. Per le Messe cantate o di Requiem: dalle 8 alle 9 Marchi 6, dalle 9 alle 10 Marchi 10, dopo le 10 Marchi 15; per ogni assistente sino alle 8 Marchi 3, dopo le 8 Marchi 6. Per l'uso dell'organo, per l'organista, i cantori, ecc. sono pure fissati prezzi speciali.
A quanto mi sarebbe stato riferito, nella diocesi di Breslavia, ed anche in Berlino, vigerebbe l'uso, o piuttosto (a mio
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umile avviso) l'abuso, di far pagare, qualora la relativa funzione (ad es. i funerali) è compiuta non dal parroco proprio, ma da un altro, la tassa due volte, vale a dire al parroco proprio ed al parroco funzionante; il che provoca malcontento nei fedeli. Responsabile di tale doppio pagamento sarebbe l'amministrazione centrale (Gesamtverband), la quale calcola tutte le tasse di stola (anche quelle che sono pagate al parroco proprio non funzionante) come parte della congrua, di guisa che i parroci in discorso, rinunziandovi, verrebbero a subire una diminuzione del loro assegno.
4.) Bisogna riconoscere che i sacerdoti in Germania nella loro maggioranza sono buoni, zelanti ed attivi. Al giovane clero si dovrebbe raccomandare specialmente la preghiera e l'obbedienza. – Penosa fu l'attitudine di non pochi membri dei Capitoli cattedrali e delle Facoltà teologiche durante le trattative concordatarie. I primi, infatti, per conservare contro l'intenzione della S. Sede il pieno diritto di elezione dei Vescovi, non si ritennero di insistere sino all'ultimo presso Ministri e deputati, anche acattolici e liberali, affinché sostenessero il mantenimento della elezione medesima, la quale veniva rappresentata come un antico diritto germanico, importante eziandio dal punto di vista nazionale; i secondi egualmente agirono nel Ministero del Culto per impedire il più possibile che fossero meglio determinati ed ampliati i diritti dell'Ordinario nella nomina e nella rimozione degli insegnanti nelle Facoltà anzidette, aggravando così le già tante serie difficoltà, che i negoziati presentavano in questo argomento.
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Le nomine agli uffici ecclesiastici si compiono, dopo la conclusione dei Concordati colla Baviera e colla Prussia, da parte dei rispettivi Ordinari, con assai maggior libertà che in passato. In Prussia anzi è caduta la cosiddetta Anzeigepflicht, per i parroci, la quale aveva costituito durante il Kulturkampf un punto così aspro di lotta; a norma infatti dell'articolo 10 capov. 2 del recente Concordato la comunicazione al Governo del nome del nuovo parroco – necessario anche perché questo possa riscuotere il supplemento di congrua corrisposto dallo Stato – non ha luogo che dopo la nomina, la quale quindi rimane completamente libera, salva la osservanza dei requisiti indicati nell'articolo 9 capov. 1. Anche per le parrocchie di patronato dello Stato i surricordati Concordati hanno introdotto disposizioni più conformi al diritto canonico con notevolissimo vantaggio degli Ordinari nella provvista delle medesime. Rimangono invece ancora in varie regioni insolute alcune complicate questioni concernenti il patronato privato; così, ad esempio, nel Württemberg (diocesi di Rottenburg). Circa questa materia l'umile sottoscritto sta preparando il materiale per riferire alla S. Sede.<(1)> 13
X. Gli Ordini e le Congregazioni religiose
Secondo una statistica ufficiale pubblicata nel più volte menzionato Kirchliches Handbuch (pag. 307 e segg.), si avevano nell'anno 1927 in Germania 578 case religiose maschili con 11.042
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membri, di cui 3.413 sacerdoti e 1149 novizi. Il più gran numero si trovava nella Baviera e nella Renania; la vasta Archidiocesi di Colonia contava 87 case con 1.719 membri e 252 novizi. Pochi sono invece naturalmente i religiosi nelle regioni della diaspora, come la Sassonia, la Turingia, Amburgo; mancano anzi del tutto in ambedue i Mecklenburg, in Brema, Lubecca, Lippe, Schaumburg-Lippe, Waldeck, Braunschweig, Anhalt e nella provincia prussiana dello Schleswig-Holstein.
Assai più numerose sono le case di religiose. Nel 1925 si avevano 6.489 case con 71.720 <suore e 5.926>14 novizie; nel 1926 si contavano 6.619 case con 73.880 suore e 6.069 novizie; nel 1927 infine 6.670 case con 72.941 suore e 6.449 novizie. Il numero delle case religiose femminili si è dunque nel 1927 accresciuto di 51 in confronto dell'anno precedente, mentre che il numero delle Suore è diminuito di 939, regresso non sufficientemente compensato dall'aumento di 380 novizie. Tale diminuzione, la quale ha colpito la maggior parte delle diocesi, spiega anche il fatto che molte Congregazioni religiose femminili per mancanza di personale non possono accettare varie nuove fondazioni, che sarebbero loro offerte. L'accentuarsi dei sentimenti materialistici e della ricerca dei piaceri in gran parte della gioventù e la diminuzione delle nascite faranno probabilmente sentire negli anni venturi ancor più vivamente il bisogno di coltivare con ogni cura buone e promettenti vocazioni. A differenza delle Congregazioni religiose maschili, le case di Suore si trovano in tutte le regioni della Germania, eccettuato soltanto lo Schaumburg-Lippe.
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La formazione filosofico-teologica è buona nei grandi Ordini e Congregazioni, come, ad es., i Gesuiti, i Francescani, ecc.; deficiente invece presso alcune nuove Congregazioni. In generale i religiosi lavorano molto e lo stato morale dei medesimi è migliore che in altri tempi; sembra, tuttavia, d'altra parte, - a quanto mi si riferisce -, che le rivalità fra di loro abbiano raggiunto al presente un grado particolarmente elevato. Specialmente di mira sono presi i Padri della Compagnia di Gesù da parte sia dei protestanti e dei nazionalisti, per i quali essi rappresentano l'ultramontanismo e la contro-riforma, sia dei cattolici liberali, sia anche di non pochi membri del clero secolare e regolare per motivo di gelosia.
In generale l'attività svolta con tanta abnegazione dalle religiose, così nelle più svariate opere di carità come nell'insegnamento, è assai preziosa e ricca di copiosi frutti per la Chiesa e per le anime. Basterebbe, ad esempio, di ricordare il gran bene che le Religiose Orsoline compiono coll'educazione della gioventù femminile in una città così piena di pericoli per la fede e per i costumi, quale è Berlino. Le Suore si trovano nella necessità di tener conto delle esigenze dei tempi, anche a motivo delle prescrizioni governative, ad esempio, per quanto riguarda le maestre; ciò è, d'altra parte, talvolta causa di speciali difficoltà, allorché le prescrizioni medesime non si accordano colla riservatezza richiesta dalla santità dello stato religioso, per esempio, riguardo alla formazione delle insegnanti di disegno; qualche abuso, introdottosi anche col consenso o colla tolleranza dell'Ordinario, venuto a cono-
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scenza dello scrivente, è stato senza indugio cautamente rimosso. Altri inconvenienti ho inteso pure non di rado deplorare da degni e prudenti religiosi esperti nella cura delle anime: ad esempio, che nell'una o nell'altra casa di religiose la Superiora non lascia alle Suore la libertà garantita loro dai sacri canoni riguardo alla confessione ed alla direzione spirituale; che in qualche Clinica le Suore debbono assistere ad operazioni illecite, ad esempio, procurazione di aborto, ecc.
Gli Ordini e le Congregazioni religiose tedesche, tra le quali merita una particolare menzione la Società del Divin Verbo, detta anche di Steyl, danno anche un largo contribuito [sic] nel lavoro per le Missioni. Ad esse sono affidati 45 territori di missione, dei quali 10 in China, 6 nel Giappone, nella Corea e nella Manciuria, 1 nell'India, 4 nell'Australia e nell'Oceania, 3 nelle Filippine, 12 nell'Africa, 9 nell'America. Vi sono impiegati 675 sacerdoti tedeschi (oltre 92 indigeni), 463 fratelli laici e 1483 Suore. Cfr. Kirchliches Handbuch, pag. 73 e segg. Dato il grande bisogno di personale ed anche di mezzi finanziari, che hanno le sullodate Congregazioni per svolgere la loro azione in conformità anche delle richieste della S. Congregazione de Propaganda Fide, sarebbe desiderabile che i Revmi Ordinari si mostrassero larghi nel favorire, nei limiti del possibile, la loro espansione e la loro attività.
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XI. Notizie sui singoli Ordinari della Germania
1.) L'Eminentissimo Sig. Cardinale Adolfo Bertram, Vescovo di Breslavia, Dr. theol. et iur. can., nato in Hildesheim in 14 Marzo 1859, ordinato sacerdote il 31 Luglio 1881, compì in detta città gli studi ginnsiali, studiò teologia e diritto canonico nelle Universitá di Würzburg, Monaco, Innsbruck e Roma, nel 1894 Canonico della Chiesa cattedrale, nel 1905 Vicario generale e nel 1906 Vescovo di Hildesheim. Il 27 Maggio 1941 fu eletto Vescovo di Breslavia da quel Capitolo cattedrale per la ingerenza del Governo, il quale, dopo la morte dell'Emo Kopp (che, sebbene nel resto assai ligio allo Stato, sosteneva nella questione operaia la organizzazioni o Sezioni professionali confessionali), teneva ad avere in quella Sede vescovile, la cui giurisdizione abbracciava anche Berlino, un successore favorevole invece ai Sindacati interconfessionali. La pressione governativa fu anzi così forte ed aperta da togliere qualsiasi libertà agli elettori, di guisa che un Canonico scrisse sulla sua scheda: Non eligo, quia non est electio. La elezione fu dovuta perciò sanare dalla S. Sede. Fu dalla s. m. di Benedetto XV creato Cardinale (ma, a causa delle condizioni derivanti dalla guerra mondiale, riservato in petto) nel Concistorio del 4 Dicembre 1916 e pubblicato poi in quello del 15 Dicembre 1919. L'Emo è scrittore apprezzato ed autore di varie pubblicazioni, soprattutto storiche e pastorali, fra le quali meritano specialmente di essere ricordate la Storia della diocesi di Hildesheim (Geschichte des Bistums Hildesheim) in tre volumi, e quella sull'Azione cattolica (Im Geiste der katholischen Aktion). È Prelato di vita irreprensibile, lavora-
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tore indefesso, assai zelante nella cura delle anime; d'altra parte, è di carattere non facile, autoritario e suscettibile. Nella difesa della fede contro gli errori moderni si è dimostrato non di rado, forse per insufficienze nella sua formazione teologica, impari al suo compito, come apparve, ad es., nel triste caso dell'infelice sacerdote Wittig, che egli sul principio difese, e contro il quale anche in seguito, malgrado i rispettosi avvisi ricevuti da varie parti ed eziandio dall'umile scrivente, non si indusse a procedere energicamente, finché venne la nota condanna della Suprema S. Congregazione del S. Offic<z>io15. Riforme serie ed efficaci nella istruzione ed educazione del Clero, quali sarebbero necessarie in Breslavia a causa della Facoltà teologica, difficilmente possono attendersi da lui. Per l'Azione Cattolica l'Emo, a cui l'Augusto Pontefice indirizzò il 13 Novembre 1928 una sapientissima e celebre Lettera, mostra esteriormente interesse e zelo. Di fatto, tuttavia, egli, la cui autorità in questo importantissimo argomento è grande, ha, (come mi è stato riferito da varie parti) – sit venia verbo – "sabotato" tutti i tentativi e le iniziative per costituire una organizzazione o Giunta centrale, quale esiste in Italia ed anche l'Episcopato della Polonia ha deciso di creare in quella Nazione (Osservatore Romano N. 227 del 28 Settembre 191<2>916). Così le speranze ed i progetti, che aveva suscitato nello scorso anno il Congresso cattolico di Magdeburg, sono rimasti sotto questo riguardo privi di effetto. Le direttive per il lavoro dell'Azione Cattolica (Richtlinien für dei Arbeit der Katholischen Aktion), preparate dall'Emo Bertram ed approvate dalla Conferenza vescovile di Fulda – ove egli
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sa far sempre prevalere la sua volontà – il 6 Agosto del corrente anno, non sono che una enumerazione delle Associazioni già da tempo esistenti in Germania e non prevedono che una organizzazione parrocchiale o diocesana dell'Azione cattolica. In realtà tutto è rimasto più o meno allo stato di prima. Dette direttive si trovano riprodotte in sunto dall'Osservatore RomanoN. 229 del 30 Settembre – 1o  Ottobre p. p. – L'Eminentissimo Bertram ha, del resto, una spiccata tendenza a far da sé, lasciando volentieri da parte, in quanto può, la stessa S. Sede. <(Eccettuato il caso in cui ne abbia bisogno per coprire öire la sua responsabilità).>17 Ciò si manifestò, ad esempio, in modo chiaro in occasione della emanazione della legge sull'amministrazione dei beni ecclesiastici in Prussia del 1924. Sebbene infatti il Vescovo di Limburg, Mons. Kilian, avesse proposto nella Conferenza di Fulda del 1923 che il Presidente (Cardinale Bertram) dovesse informare la S. Sede circa il progetto in discorso e le relative trattative dell'Episcopato col Governo, e quantunque tale suggerimento avesse incontrato la generale approvazione, l'Eminentissimo non mandò ad ef<f>etto18 una così conveniente e commendevole deliberazione, e ciò malgrado che la legge contenesse punti non in tutto conformi alle prescrizioni del diritto canonico. In una lettera direttami in data del 10 Febbraio 1924 (e da me trasmessa alla Segreteria di Stato col Rapporto 29738 del 12 s. m.) egli esprimeva apertamente il pensiero che "l'esporre tali affari a Roma difficilmente produrrebbe un risultato concreto, trattandosi di questioni pratiche, strettamente connesse colla struttura delle altre leggi locali e che quindi debbono essere giudicate quanto alla loro opportunità in base alla esperienza, pur senza pregiudizio della correttezza dei principi".
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2.)  L'Eminentissimo Sig. Cardinale Carlo Giuseppe Schulte, Arcivescovo di Colonia,
nato in Haus Valbert (diocesi di Paderborn) il 14 Settembre 1871, frequentò il ginnasio in Essen (Ruhr), studiò la sacra teologia nelle Università di Bonn e di Münster e nel Seminario di Paderborn, fu ordinato sacerdote il 22 Marzo 1895, vicario parrocchiale e maestro di religione in Witten (Ruhr), ripetitore nel Collegio Leonino e nel Seminario vescovile, conseguì la laurea in teologia il 1903 in Tübingen e nel 1905 fu nominato Professore nell'Accademia vescovile filosofico-teologica in Paderborn, finché il 30 Novembre 1909 fu eletto dal Capitolo cattedrale Vescovo di quella stessa diocesi, confermato dalla S. Sede il 7 Febbraio 1910. Come tale si rese durante la guerra assai benemerito colla istituzione, per incarico dell'Episcopato, dell'Ufficio per ricerche e soccorso dei prigionieri (Kirchliche Kriegshilfe). Già in Paderborna aveva introdotto il sessennio filosofico- teologico prescritto dal canone 1365. Eletto dal Capitolo metropolitano per desiderio della S. Sede Arcivescovo di Colonia il 15 Gennaio 1920, confermato l'8 Marzo s. a., fu creato e pubblicato Cardinale il 7 Marzo 1921. Per l'Archidiocesi di Colonia ha costruito un nuovo e grandioso edificio in Bensberg, in assai bella ed amena posizione, ove gli alunni di teologia, dopo gli otto semestri di studio nella Facoltà teologica della Università di Bonn, trascorrono quattro semestri di cosiddetto Seminario pratico o Pristerseminar, compiendo così i sei anni previsti dal Codice di diritto canonico. Detto Seminario, la cui prima pietra fu posta dal sottoscritto il 29 Giugno 1926,
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è stato benedetto il 27 Aprile del corrente anno dal Sostituto del Vicario generale, Can. Dr. Paschen, ed il 7 Maggio vi sono entrati 129 alunni. L'Eminentissimo ha creato un Istituto per la filosofia scolastica (Albertus-Magnus-Akademie), la quale però, malgrado le buone intenzioni del suo Fondatore, ha dato finora scarsi risultati. Gravi difficoltà e dispiaceri gli sono venuti dalla Facoltà teologica di Bonn, a causa dell'atteggiamento di alcuni professori. Verso la Nunziatura Apostolica l'Emo Arcivescovo si è dimostrato sempre assai deferente. Alla fine di Aprile 1927 si ammalò assai gravemente per affezione cardiaca, a cagione della quale per lungo tempo non poté occuparsi dell'amministrazione diocesana, ed anche quando cominciò a riprendere alquanto il suo lavoro, la Curia arcivescovile cercò di risparmiargli e tenere lontani da lui tutti gli affari penosi, che avrebbero potuto preoccuparlo e turbarlo. Negli ultimi tempi il suo stato sembra notevolmente migliorato, tanto che quest'anno poté di nuovo nello scorso Agosto intervenire alla Conferenza vescovile di Fulda. È chiaro che la così vasta Archidiocesi ha sofferto da questa condizione del suo Pastore, tanto più che il Vicario generale, Mons. Dr. Giuseppe Vogt, è stato egli pure abbastanza sofferente per depressione nervosa e che anche vari altri membri del Capitolo metropolitano, per la loro età avanzata o per la loro malferma salute, non sono più atti a prestare un efficace contributo ai lavori del regime diocesano. Questo è infatti uno dei più difficili e complicati della Germania, sia per il numero dei fedeli e dei sacerdoti, sia per i grandi centri industriali che si trovano nel suo territorio, sia anche perché la
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maggior parte delle Associazioni interdiocesane, abbraccianti cioè più od anche tutte le diocesi della Germania, hanno ivi la loro sede centrale. Un notevole sgravio verrà col distacco del territorio della diocesi di Aquisgrana, stabilito già nel Concordato colla Prussia. In questa città risiede come Preposto del Capitolo il Revmo Mons. Ermanno Giuseppe Sträter, nato in Aquisgrana-Forst il 3 Giugno 1866, ordinato sacerdote il 14 Marzo 1891, eletto Vescovo tit. di Cesaropoli ed Ausiliare dell'Emo Cardinale Arcivescovo di Colonia il 19 Giugno 1922. Nato da famiglia profondamente religiosa, compì gli studi ginnasiali in Aquisgrana nel Kaiser Karl Gymnasium ed i teologici nella Università di Würzburg (ove conseguì il dottorato) e nel Seminario di Colonia. Di esemplare vita sacerdotale, zelante nella cura delle anime, fedele verso l'autorità della Chiesa, non sembra tuttativa che egli possegga speciale qualità come amministratore diocesano né che abbia sempre una chiara comprensione delle pericolose tendenze moderne riguardo alla sana dottrina e della necessità di combatterle efficacemente.
3.) L'Arcivescovo di Friburgo, Mons. Carlo Fritz, nato in Adelhausen (parrocchia di Eichsel, arcidiocesi di Friburgo) il 20 Agosto 1864, ordinato sacerdote il 12 Luglio 1888, Dottore di sacra teologia, fu eletto dal Capitolo metropolitano a quella Sede arcivescovile il 6 Settembre 1920. Fu nominato Assistente al Soglio (5 Maggio 1927) in occasione delle feste centenarie della erezione di detta arcidiocesi. Il 10 Aprile del corrente anno dovette sottomettersi ad una leggera operazione, alla quale seguì però una suppurazione, che si complicò con flebite, infiammazione
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della cistifellea e debolezza cardiaca, venendo così egli a trovarsi in grave pericolo di vita. Ha potuto tuttavia man mano ristabilirsi, tanto che in data del 17 Ottobre p. p., di ritorno da un suo congedo, mi scriveva: "Ringrazio il Signore che la mia salute si è fortificata e che sono in grado di esercitare di nuovo il mio alto ufficio"; molti tuttavia dubitano che egli possa ancora a lungo resistere. Di carattere alquanto freddo ed autoritario, forse eccessivamente burocratico (gli archivi della Curia arcivescovile sono in verità un modello di esattezza e di ordine), è in generale forse piuttosto temuto che amato; è coscienzioso, zelante ed attivo e verso il Rappresentante Pontificio pieno di riguardi e di ossequio. Per gli studenti di teologia, i quali frequentano l'Università di Friburgo, Mons. Fritz ha fatto ora costruire un nuovo e grandioso Convitto; i lavori, di cui l'Arcivescovo s'interessa personalmente con grande premura, sono già assai progrediti. Per vari anni Mons. Fritz ha sostenuto che, anche dopo la rivoluzione, la quale nel 1918 rovesciò nel Baden (come negli altri Stati della Germania) la Casa granducale ivi regnante, fosse opportuno di mantenere all'Arcivescovo ed al Capitolo metropolitano i privilegi conferiti dall'antica Bolla concordata Ad Dominici gregis custodiam dell'11 Aprile 1827 relativamente alla provvista delle Dignità e dei Canonicati ed all'elezione dell'Arcivescovo da parte del Capitolo; ha finito tuttavia per convincersi della necessità di confermare anche in detto Stato (come già nella Baviera e nella Prussia) mediante un nuovo Concordato la situazione giuridica della Chiesa.
4.) Il Vescovo di Fulda, Mons. Giuseppe Damiano Schmitt,
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nato in Marbach (diocesi di Fulda) il 22 Aprile 1858. Dopo compiuto il corso ginnasiale nel Seminario minore diocesano, studiò in Würzburg e poi in Roma come alunno del Collegio Germanico-Ungarico, conseguendo nella Pontificia Università Gregoriana la laurea in filosofia ed in sacra teologia. Ordinato sacerdote il 28 Ottobre 1882, fu prima impiegato nella cura parrocchiale, quindi Professore nel Seminario maggiore di Fulda, ove insegnò filosofia, esegesi del Nuovo Testamento, liturgia, omiletica e catechetica, poscia Rettore del Seminario medesimo (1895) e Canonico della Cattedrale (1899). Il 28 Dicembre 1906 fu eletto dal Capitolo Vescovo di Fulda; il 22 Aprile dello scorso anno fu nominato Assistente al Soglio. È Prelato di grande pietà, zelo e devozione verso la S. Sede; non si può dire tuttavia che egli emerga per doti di mente o larghezza di vedute. Affine di risolvere la ben nota questione della città di Francoforte sul Meno, divisa tra le due diocesi di Limburg e di Fulda, questa ha ceduto alla prima in virtù del nuovo Concordato colla Prussia (art. 2 capov. 5) la parte, che finora le apparteneva di detta città, ma ha ricevuto in compenso dalla diocesi di Paderborn i distretti del Commissariato di Heiligenstadt e del Decanato di Erfurt (art. 2 capov. 4).
5.) Il Vescovo di Warmia, Mons. Agostino Bludau, nato in Guttstadt nella Prussia orientale il 6 Marzo 1862, compì gli studi gannasiali in Elbing, i teologici nell'Accademia di Braunsberg e nella Facoltà teologica della Università di Münster, ove, conseguita la laurea nel 1891, fu nominato nel 1893 professore straordinario e nel 1897 ordinario, finché nel 1909 venne eletto dal Capi-
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tolo cattedrale e poi confermato dalla S. Sede Vescovo di Warmia. È versato in materia di Esegesi biblica ed autore di varie opere (De alex. inter. libri Dan. indole critica et herm., 1891; Die alexandrinische Uebersetzung des Buches Daniel und ihr Verhältnis zum massoreth. Text, 1897; Die beiden ersten Erasmus-Ausgaben des Neuen Testamentes und ihre Gegner, 1902; Ein Ausflug nach Baalbek und Damaskus, 1904; Juden und Judenverfolgungen im alten Alexandria, 1906; Hirtenbriefe seit 1909; Episteln und Evangelien der Sonn- und Festtage, 1912; Die Schriftfälschungen der Häretiker, 1925; Die ersten Gegner der Johannesschriften, 1925). Il 31 Luglio dello scorso anno fu nominato Assistente al Soglio. Di carattere buono e mite, amato dal Clero e dal popolo, pare tuttavia, a quanto mi si riferisce, che egli rimanga inoperoso dinanzi ai nuovi bisogni religiosi e sociali, né permette che altri prenda iniziative, preferendo il "quieta non movere" e di vivere in mezzo ai suoi studi preferiti di S. Scrittura. Come ebbi già occasione di riferire all'Eminenza Vostra col rispettoso rapporto N. 39726 del 5 Luglio 1928, adducendo alcuni casi concreti, egli non sembra eccellere nell'ossequio e nella deferenza verso i decreti e le decisioni delle S. Congregazioni. Nella relazione sullo stato del suo Seminario egli stesso significava non essere ivi stati introdotti il biennio per gli studi filosofici ed il quadriennio per i teologici, prescritti dal can. 1365, senza esprimere il desiderio di uniformarsi, appena sia possibile, a tale disposizione. Parimenti, quanto all'obbligo dell'insegnamento della filosofia e della teologia "ad Angelici doctoris rationem, doctrinam et principia" (can. 1366 § 2), Mons. Bludau si
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limitava a notare: "Philosophia quidem stricte iuxta methodum S. Thomae Aquinatis non traditur, sed principia eiusdem haud negliguntur", il che apparisce veramente insufficiente; e lo stesso ripeteva per la teologia. L'istruzione, che gli aspiranti al sacerdozio della sua diocesi ricevono nella Accademia dello Stato in Braunsberg, lascia molto a desiderare; alcuni Professori hanno espresso nei loro scritti opinioni false o per lo meno equivoche; ma il Vescovo non ha l'aria di accorgersene menomamente, come potei constatare lo scorso anno, parlando con lui sul Sac. Dr. Switalski, professore di filosofia, per il quale la S. Sede non aveva creduto di poter accordare la nomina a Prelato Domestico, implorata da Mons. Bludau.
6.) Il Vescovo di Münster, Mons. Giuseppe Poggenburg, nato in Ostbevern (diocesi di Münster) il 12 Maggio 1862, ordinato sacerdote il 15 Giugno 1889, fu eletto dal Capitolo a quella Sede episcopale il 7 Maggio 190<1>319. Fu nominato Assistente al Soglio il 20 Febbraio 1926. Prelato semplice e modesto, assai zelante Pastore, non presenta tuttavia alcuna qualità specialmente notevole, ha scarso interesse per gli studi e forme esteriori poco fine. Debole e esitante egli si dimostrò, ad es., nei riguardi del Sac. Prof. Giovanni Hessen, della sua diocesi, cui si è già più sopra accennato.
La Facoltà teologica nella Università di Münster è forse la relativamente migliore in Germania. Vi sono infatti attualmente vari professori fedeli alla Chiesa, quali il Mausbach (il quale però cesserà ora dall'insegnamento per aver raggiunto i limi-
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ti di età), il Diekamp, lo Strucker (ex-alunno del Collegio Germanico-Ungarico), il Donders, accanto, tuttavia, a qualcun altro di meno sicuri sentimenti20, quale lo Schmidlin21.
7.) Il Vescovo di Limburg, Mons. Agostino Kilian, nato in Eltville (diocesi di Limburg) il 1 Novembre 1856, ordinato sacerdote il 29 Giugno 1881, capellano in S. Maria dell'Anima dal 10 Gennaio 1883 al 31 Luglio  1884, Dottore in diritto canonico, maestro di religione nelGinnasio di Montabaur (12 Novembre 1890), Canonico della Cattedrale (11 Febbraio 1899), eletto Vescovo di Limburg il 13 Maggio 1913, confermato dalla S. Sede il 15 Luglio s. a., Assistente al Soglio Pontificio (19 Novembre 1926). Prelato di maniere distinte, zelante Pastore, buon oratore, mantiene colla Nunziatura Apostolica relazioni particolarmente cordiali. Ha avuto soprattutto il merito insigne di aver reso possibile la fondazione dell'Istituto filosofico-teologico dei RR. PP. della Compagnia di Gesù in Francoforte sul Meno, il quale – come si è già sopra osservato – molto bene già opera (ed ancor più se ne attende) per la formazione del clero in Germania, e che il Governo prussiano, pur renitente e malgrado la opposizione di circoli anche ecclesiastici, massime delle Facoltà teologiche, gelosi della nuova istituzione, è stato costretto a riconoscere come Seminario vescovile per la diocesi di Limburg. Pur troppo il degno Vescovo è da circa un anno sofferente per malattia di cuore, aggravatasi nello scorso inverno in seguito a polmonite, di guisa che il suo stato di salute è assai precario. La S. Sede si propone perciò di dargli un <Vescovo Ausiliare od un>22 Coadiutore con futura successione.
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Come rilevo da una recente communicazione pervenutami dalla Curia vescovile di Limburg in data del 5 corrente, quella diocesi soffre a causa della penuria di sacerdoti. "Attualmente (così si legge) cinque posti con cura d'anime sono senza titolare e le difficoltà nella regolare provvista degli uffici vacanti e che diverranno tali per morte o malattia o necessari collocamenti a riposo aumenteranno notevolmente negli anni prossimi; basti di menzionare che cinque parroci, i quali già da tempo hanno celebrato il cinquantesimo anniversario del loro sacerdozio, lavorano ancora nelle loro parrocchie. Inoltre prima di Pasqua dell'anno venturo soltanto sette alunni riceveranno l'ordinazione sacedotale, e quindi si avrà l'interruzione di un intiero corso, giacché secondo la prescrizione del Codice di diritto canonico lo studio filosofico-teologico è stato prolungato; perciò nella Pasqua 1931 non potremo mandare nessun novello sacerdote nella cura delle anime. – Per la Pasqua 1932 secondo l'attuale numero degli alunni possiamo contare su 13 novelli sacerdoti. Ma questi non saranno affatto sufficienti a colmare i vuoti che si formeranno sino ad allora. – Affine di diminuire in qualche modo questa grande mancanza, pregheremo i sacerdoti religiosi nella nostra diocesi di venire<ci>23 in aiuto; è incerto però tuttora fino a qual punto ciò riuscirà".
8.) Il Vescovo di Osnabrück, Mons. Guglielmo Berning, nato in Lingen (diocesi di Osnabrück) il 26 Marzo 1877, ordinato sacerdote il 10 Marzo 1900, conseguì il 1901 la laurea in s. teologia summa cum laude, fu poi maestro di religione nel Ginnasio di Meppen (Provincia di Hannover) e, allorché egli ricopriva ancora tale
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ufficio, venne eletto nel 1914 dal Capitolo cattedrale a quella Sede vescovile. È Prelato di costituzione fisica assai vigorosa, la quale gli permette un genere di vita molto attivo; intelligente, buon oratore, energico (da alcuni si giudica anzi talvolta alquanto duro); la speditezza del suo fare e delle sue desioni è forse la causa per cui queste in alcuni casi speciali non sono state del tutto prudenti ed opportune. È Presidente della Società di S. Raffaele per la protezione degli emigranti cattolici (St. Raphaelsverein zum Schutze der katolischen Auswanderer), come pure dell'Ufficio centrale per le scuole delle Congregazioni religiose, istituito dalla Conferenza vescovile di Fulda. La giurisdizione del Vescovo di Osnabrück si estende oltre che a questa diocesi, i cui confini furono determinati dalla Bolla di circoscrizione "Impensa Romanorum Pontificum" del 26 Marzo 1824, anche al Vicariato Apostolico della Germania settentrionale ed alla Prefettura Apostolica dello Schleswig-Holstein, territori assai vasti ed importanti, perché conprendono, ad esempio, le tre grandi città libere di Amburgo, di Brema e di Lubecca, ma di difficile amministazione, anche dal punto di vista finanziario, per essere regioni di diaspora, ove i cattolici non costituiscono che una ben piccola minoranza. Mons. Berning ha cercato con molto zelo di promuovere in essi la vita cattolica mediante la costruzione di chiese, di scuole, di cliniche, ecc. In virtù dell'articolo 2 capoverso 3 del recente Concordato colla Prussia detti territori finora di missione saranno incorporati alla diocesi di Osnabrück.
9.) Il Vesvovo di Paderborn, Mons. Gaspare Klein, nato in
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Elben (distretto di Olpe nella Westfalia), piccolo villagio della diocesi di Paderborn, il 28 Agosto 1865 da genitori contadini pii e religiosi, dopo compiuto il Ginnasio in Paderborn, attese allo studio della filosofia e della teologia prima in Münster e quindi nell'Accademia vescovile della sua diocesi. Ordinato sacerdote il 21 Marzo 1890, attese con sommo zelo al ministero parrocchiale, finché nel 1912 fu nominato Vicario generale dall'allora Vescovo di Paderborn, Mons. Schulte (ora Cardinale di S. R. Chiesa). Resasi vacante la diocesi nel 1920 per la promozione di questo ad Arcivescovo di Colonia, Mons. Klein fu eletto dal Capitolo cattedrale a di lui successore in quella Sede vescovile. Senza eccellere per dottrina o per elevatezza d'ingegno, egli è Pastore universalmente amato per la sua bontà e per la sua instancabile ed apostolica operosità. Difficile è l'amministrazione della sua diocesi, la quale comprende in parte vasti distretti industriali con grandi agglomerazioni di operai, in parte regioni agricole, in parte estesi territori di diaspora. Il sullodato Vescovo è devotissimo alla S. Sede ed alla Rappresentanza Pontificia, della quale esegue coscienziosamente e volonterosamente [sic] ogni cenno.
10.) Il Vescovo di Magonza, Mons. Ludovico M.  Hugo, nato in Arzheim presso Landau (diocesi di Spira) il 19 Gennaio 1871, già alunno del Collegio Germanico-Ungarico, ordinato sacerdote in Roma il 28 Ottobre 1894, fu eletto il 17 Marzo 1921 Vescovo titolare di Bubasti e Coadiutore cum iure successionis dell'infermo Vescovo di Magonza, Mons. Giorgio Enrico Kirstein, cui successe il 15 Aprile di quello stesso anno; fu nominato Assistente al Soglio il 28
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Settembre 1928 in occasione dei festeggiamenti per la riapertura di quel celeberrimo Duomo, del cui restauro Mons. Hugo è assai benemerito. Ha buona cultura filosofica e teologica, è attaccatissimo alla S. Sede e assai ortodosso nella dottrina, anzi talvolta, di fronte agli errori ad ai mali pur troppo reali dei tempi moderni, di un pessimismo alquanto esagerato, il quale sembra snervare la energia e la efficacia della sua azione. Si occupa con molta cura del suo Seminario, il quale, per essere puramente vescovile, è libero da qualsiasi influenza dello Stato. Il nuovo Rettore, Rev. Dr. Ernesto Thomin, è da Mons. Hugo indicato come assai idoneo. Il sullodato Vescovo è tuttavia preoccupato dalla insufficiente formazione che, massime nella lingua latina, i giovani, i quali entrano poi nel Seminario, ricevono nelle scuole medie; mancanza che rende loro difficile di seguire con frutto le lezioni di filosofia e di teologia e di abituarsi a pensare logicamente ed <a>24 concentrare la mente sopra un determinato oggetto. Anche alcune tendenze del movimento giovanile odierno (di cui si è già parlato) hanno cattiva influenza sui futuri Seminaristi; onde Mons. Hugo ha dato al Rettore istruzione di non ammettere candidati appartenenti al gruppo "Quickborn" se non colle massime cautele ed a condizione che interrompano i loro rapporti con esso. – La condizione finanziaria della diocesi è difficile; ma non sembra possibile per ora di portarvi efficace rimedio.
11.) Il Vescovo di Meißen (con residenza in Bautzen) ed Amministratore Apostolico di Berlino, Mons. Cristiano Schreiber, nato in Somborn (distretto di Kassel, diocesi di Fulda) il 3 Agosto
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1872, frequentò il Ginnasio in Fulda, quindi, come alunno del Collegio Germanico-Ungarico, le scuole di filosofia e di teologia nella Pont. Università Gregoriana in Roma, ordinato sacerdote il 28 Ottobre 1898, Dottore in filosofia ed in teologia e licenziato in diritto canonico, professore di filosofia e di storia della filosofia e quindi di apologetica e di dommatica nel Seminario di Fulda, poscia rettore del medesimo, nominato Vescovo della ripristinata diocesi di Meißen il 12 Agosto1921 e recntemente con Decreto di cotesta S. Congregazione del 10 Settembre u. s. Amministratore Apostolico ad nutum S. Sedis della erigenda diocesi di Berlino. È Prelato esemplare, di sana dottrina, attaccato alla S. Sede, assai stimato, colto, energico, attivo e zelante. Nel governo della diocesi di Meißen, territorio di diaspora, egli ha spiegato grande operosità. I candidati al sacerdozio, i quali prima erano formati in Praga, ora compiono i primi quattro anni di studi filosofici e teologici in Fulda (alcuni anche in Innsbruck o nel Collegio Germanico-Ungarico in Roma) e gli ultimi due anni nel Seminario clericale (Priesterseminar) eretto da Mons. Schreiber in Schmochtitz presso Bautzen. – Nella diocesi di Meißen, fra i cattolici, per la massima parte di nazionalità tedesca, in numero di oltre 200.000 se ne trovano, massime nella Lusazia, 9 o 10 mila di nazionalità slava, detti Wenden o Venedi. Questi sono una popolazione profondamente religiosa e fedele; il Vescovo vi è accolto nelle sue visite pastorali o per <il>25 conferimento del Sacramento della Cresima con fiducia e devozione, ed anche il clero nella sua grande maggioranza mostra verso di lui venerazione ed amore. Alcuni tuttavia di
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detti Venedi, mossi da esagerato spirito nazionalista, e – a quanto si dice – eccitati dall'ussitismo ceco, hanno fatto oggetto di vivi attacchi il loro Ordinario, come anche il ripristinamento della diocesi di Meißen, effettuato dalla S. Sede nel 1921 ad unanime istanza dello stesso Capitolo (allora collegiato) di S. Pietro in Bautzen, nel quale pure il clero venedo era rappresentato dai Canonici Skala e Sauer. Tra i menzionati nazionalisti vengono annoverati anche alcuni ecclesiastici, vale a dire i parroci Schewtschik di Crostwitz, Delan di Storcha, Ziesch di Hainitz, Noack di Radibor, il religioso Cistercense P. Romualdo in Rosenthal, e soprattutto il capellano Noack di Bautzen, redattore del foglio domenicale venedo "Katolski Posol". I Revmi Sauer ed Heduschke, membri del Capitolo ora cattedrale di Bautzen (il quale conta in tutto il Decano e tre Canonici), favoriscono piuttosto il movimento in questione. Avendo i detti nazionalisti pubblicato e diffuso sul principio dello scorso anno 1928 contro il Vescovo un libello dal titolo "Der sächsische Bischof Dr. Schreiber und die katholischen Wenden", la conferenza dei sacerdoti dell'arcipresbiterato di Kamenz, il quale abbraccia il territorio abitato dai Venedi cattolici nella diocesi di Meißen, votò il 12 Luglio di quello stesso anno una risoluzione di protesta contro simili procedimenti e di gratitudine e di attaccamento verso il loro Pastore; furono anche raccolte fra la popolazione veneda firme per una dichiarazione nello stesso senso, alla quale – come si afferma – aderì il 95% dei Venedi catolici del sunnominato arcipresbiterato.
La dotazione della mensa vescovile di Meißen, alla quale il Capitolo cattedrale di Bautzen si obbligò in occasione del ri-
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pristinamento della diocesi, è nota a cotesta S. Congregazione per essere stata da essa esaminata ed approvata col venerato Dispaccio N. 1062/25 del 27 settembre 1926. Le prestazioni dello Stato alla Chiesa cattolica in Sassonia non ascendono che a circa 60.000 Marchi annui.
Il clero più anziano nella diocesi di Meißen è poco attivo. La ragione deve ricercarsi nelle condizioni, in cui la Sassonia si trovava sotto l'antico regime; il sacerdote cattolico era estremamente vincolato ed impedito nella sua azione, e la Casa regnante cattolica, strettamente sorvegliata nella sua politica religiosa, temeva di fare qualsiasi cosa, che spiacesse ai protestanti. Il miglioramento, che si nota ora nello stato della diocesi, si deve alle nuove condizioni politiche ed all'opera svolta dal Vescovo. Il clero più giovane è già migliore ed ancor più si spera dai sacerdoti, che usciranno dal nuovo Seminario clericale, il cui Rettore è, a quanto mi si assicura, eccellente.
È da augurare che Mons. Schreiber, il quale ben conosce i difetti delle Facoltà teologiche, abbia, come Ordinario di Berlino, la forza di allontanare, pur colla necessaria prudenza, pian piano i suoi alunni di teologia dalla Università di Breslavia, avviandoli ad altri Istituti filosofico-teologici di più sicura e solida formazione. Ad ogni modo, egli dà già, come mi consta, a differenza di quanto faceva l'Eminentissimo Bertram, senza difficoltà a coloro, che la domandano, la licenza di recarsi al Collegio Germanico-Ungarico in Roma.
12.) Il Vescovo di Treviri, Mons. Francesco Rodolfo
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Bornewasser, nato in Radevormwald (distretto di Düsseldorf – archidiocesi di Colonia) il 12 Marzo 1866, ordinato sacerdote in Colonia il 10 Marzo 1894, Dottore in s. teologia, dopo aver ricoperto vari uffici nella cura parrocchiale ed essere stato vice-rettore del Seminario clericale, fu nominato il 23 Aprile 1921 Vescovo titolare di Bida ed Ausiliare dell'Emo Arcivescovo di Colonia con residenza in Aquisgrana come Preposto di quel Capitolo collegiale. Dopo la morte del compianto Mons. Korum, grande figura di Vescovo, fu eletto il 27 Febbraio 1922 dal Capitolo cattedrale di Treviri, massime per l'influenza del Metropolitano Emo Card. Schulte, a quella Sede episcopale. Senza avere le qualità superiori né la energia del suo predecessore, è buono<, coscienzioso>26 e degno Prelato e mantiene colla Nunziatura cordiali rapporti. Fu nominato Assistente al Soglio il 13 Agosto 1927 in occasione delle feste centenarie <del ritrovamento delle reliquie dell'Apostolo> di 27 S. Mattia.
Una speciale menzione merita il di lui Vescovo ausiliare, Mons. Antonio Mönch, ex-alunno del Collegio Germanico-Ungarico, Prelato di grande capacità e dotato di sana e soda dottrina. Lo stesso Mons. Bornewasser mi scriveva in data del 14 Dicembre 1928 che egli è un genio nelle questioni finanziarie, lodava la sua vasta conoscenza di tutta la organizzazione della carità in Germania, la sua grande abilità, prudenza e fermezza nel trattare anche colle autorità civili.
Meno buona impressione produce per il suo carattere e le sue tendenze il Vicario generale e Decano del Capitolo, Mons. Francesco Tilmann. Degnissimo di lode è il Canonico Mons. Dr. Ludovico Kaas, anch'egli ex-alunno del Collegio Germanico-Ungarico, ec-
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clesiastico di doti e di cultura eccezionali, fedelissimo alla S. Sede ed alla Nunziatura. Dopo la dimissione del Sig. Marx, fu scelto, malgrado la sua resistenza, a capo del partito del Centro, sul quale egli potrà esercitare ottima influenza, massime dal punto di vista religioso.
Nel Seminario diocesano, grazie all'impulso ad esso dato da Mons. Korum di felice memoria, che per oltre quaranta anni governò la diocesi di Treviri, ed alla saggia direzione avuta per oltre dieci anni dal Revmo Mons. Bares (ora Vescovo di Hildesheim), regna buono spirito. Si sta ora costruendo per gli studenti di filosofia in bella posizione un nuovo grande edificio, che porterà il nome di "Philosophicum".
13.) Il Vescovo di Rottenburg (Württemberg), Mons. Giovanni Battista Sproll, nato in Schweinhausen il 2 Ottobre 1870, Dottore in filosofia ed in teologia, nominato nel 1925 Vescovo titolare di Almira e deputato Ausiliare del compianto Mons. von Keppler, fu eletto all'unanimità (vale a dire con 6 voti su 7, essendo l'unico mancante il suo proprio) dal Capitolo cattedrale a quella Sede vescovile il 12 Marzo 1927, preconizzato il 29 di quello stesso mese, prese possesso della diocesi il 14 Giugno di quell'anno medesimo. Egli viene lodato per la sua intelligenza, per la prontezza nel disbrigo degli affari, per la sua attività, facilitatagli dalla sua robustezza fisica; è Prelato semplice e modesto, amato dal popolo, mentre l'antica Casa regnante del Württemberg e la nobiltà mostrano verso di lui una certa freddezza, mancandogli la distinzione delle maniere e la finezza del tatto del suo prede-
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cessore. È senza timore né rispetto umano, come provò anche la sua ferma attitudine contro le esibizioni ginnastiche femminili ed il moderno paganesimo, onde meritò le lodi dell'Osservatore Romano (8 e 9 Agosto 1928). Fu già per vari anni deputato del Centro nel Landtag württembergese, ed ha una vasta conoscenza della legislazione ecclesiastica di quello Stato e grande pratica nell'amministrazione diocesana. Si mostra ossequente verso la Nunziatura Apostolica, di cui eseguisce fedelmente le istruzioni. Educato alla scuola di Tübingen, non può naturalmente avere per le direttive e le riforme circa la educazione del clero tutta quella comprensione, che si riscontra nei Prelati formati, ad es., in Roma nel Collegio Germanico-Ungarico. Come è ben noto all'Eminenza Vostra (Dispaccio N. 537/29 del 23 Agosto c. a. e Rapporto N. 42364 del 10 Ottobre p. p.), lo Sproll ha chiesto testé un Ausiliare.
Meno lodevole è il Vicario generale, Revmo Mons. Massimiliano Kottmann, Decano del Capitolo cattedrale, ecclesiastico senza dubbio attivo ed abile, buon filologo, ma meno formato nella dottrina teologica; per molti anni è stato impiegato governativo in Stuttgart, imbevendosi così delle vecchie idee politico-religiose dello Stato württembergese; è stato solito di frequentare colà famiglie private ed anche pubblici restaurants. La sua influenza nel governo della diocesi non è delle migliori e, a quanto ho inteso riferire, non sembra che il Vescovo abbia la forza di resistergli.
14.) Il Vescovo di Hildesheim, Mons. Nicola Bares, nato in Idenheim (distretto di Bitburg) nella diocesi di Treviri il 24 Gennaio 1871, frequento il Ginnasio in Eichstätt ed in Treviri, studiò
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filosofia e teologia nel Seminario diocesano e fu ordinato sacerdote il 30 Marzo 1895. Dopo essere stato cappellano in Coblenza e poi maestro di religione, venne a perfezionarsi nella Università di Berlino (1908-1909) e conseguì la laurea in teologia nella Facoltà teologica di Breslavia (1909). Fu quindi professore di apologetica e di esegesi del Nuovo Testamento nell'anzidetto Seminario (1909-1918), di cui nel 1918 divenne Rettore; nel 1920 fu nominato Canonico della Cattedrale e Consigliere ecclesiastico, e finalmente il 15 Gennaio del corrente anno Vescovo di Hildesheim. Il Revmo Mons. Bornewasser, Vescovo di Treviri, da me interrogato prima della di lui elevazione alla dignità episcopale, mi scriveva in data del 14 Dicembre 1928 quanto appresso: "Il Revmo Dr. Bares è uno dei più dotti, pii, fedeli e stimati sacerdoti della diocesi. Ha un ottimo carattere; è abile nel trattare cogli altri, di grande bontà e cortesia, sperimentato negli affari dell'amministrazione diocesana. I suoi discorsi e le sue prediche sono, seppure non propriamente popolari, tuttavia ricchi di contenuto e di pensiero, nobili e belli nella forma". Egli è inoltre di sana dottrina, attaccato alla S. Sede, pratico nelle questioni concernenti la educazione del clero.
È noto che la diocesi di Hildesheim è sprovvista di un proprio Istituto filosofico-teologico, onde i candidati allo stato ecclesiastico debbono compiere i loro studi (ad eccezione dell'ultimo anno di Seminario pratico) fuori della diocesi e sono stati finora soliti di frequentare la Facoltà teologica di Münster. Il defunto Mons. Ernst, predecessore dell'attuale Vescovo, non so-
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lo non inviava egli stesso giovani chierici a Roma nel Collegio Germanico-Ungarico, ma nemmeno permetteva di andarvi a coloro che lo avrebbero desiderato. Vi è ogni motivo di sperare (e l'umile sottoscritto non mancò già di suggerirglielo delicatamente) che Mons. Bares corregga un simile difetto.
La diocesi di Hildesheim ha molto sofferto, anche quanto all'amministrazione finanziaria, massime negli ultimi anni del governo di Mons. Ernst. Ben quindi ha fatto Mons. Bares a scegliere per suo Vicario generale il Revmo Canonico Dr. Ottone Seelmeyer, versato nelle questioni giuridiche e nella trattazione degli affari.
15.) L'Amministratore Apostolico di Schneidemühl (alla cui giurisdizione sono soggetti i residui di territorio dell'Archidiocesi di Gnesna e Posnania e della diocesi di Culma, rimasti alla Prussia ad occidente del corridoio polacco) Mons. Massimiliano Kaller, nato il 10 Ottobre 1880, ordinato sacerdote il 20 Giugno 1903, già parroco di S. Michele in Berlino, fu nominato dalla S. Sede al detto ufficio il 6 Luglio 1926. Sebbene, avendo egli fatto i suoi studi soltanto nella Facoltà teologica di Breslavia, la sua cultura filosofico-teologica e canonica risenta delle deficienze di quella istruzione, tuttavia egli supplisce colla sua pietà, col suo zelo, col suo profondo attaccamento alla S. Sede ed alla Nunziatura; non avendo un proprio Seminario, invia una buona parte dei suoi alunni all'Istituto filosofico-teologico dei RR. PP. della Compagnia di Gesù in Francoforte, non ostante che il Ministero del Culto prussiano abbia fatto presso di lui ripetute insistenze, perché essi siano invece forma-
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ti nell'Accademia dello Stato in Braunsberg; buon organizzatore e conoscitore dei bisogni del sacro ministero nella diaspora, è autore del libro "Unser Laienapostolat in St. Michael – Berlin" 1926, di cui fece omaggio al S. Padre, meritando una lusinghiera lettera di elogio dell'Emo Sig. Cardinale Segretario di Stato. Il territorio da lui amministrato sarà in virtù dell'articolo 2 capov. 6 del Concordato colla Prussia eretto in Prelatura nullius.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
<(1)><Tuttavia il P. Odo Casel ha recentemente espresso opinioni, che sembra non possano conciliarsi col Dogma Cattolico, specialmente sul sacerdozio e sulla potestà di consacrare il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo (cfr. Klerusblatt, N. 40, 2. Oktober 1929: "Konnten jemals Laien die heilige Messe feiern?" von Prälat Dr. Ludw. Eisenhofer, Hochschulprofessor in Eichstätt).>
(1)Il libro di Ernesto Michel, "Politik aus dem Glauben", Eugen Diderichs Verlag in Jena 1926, è stato condannato e messo all'Indice dei libri proibiti con recentissimo Decreto della Suprema S. Congregazione del S. Offizio.
<(1)><Ciò è ora già avvenuto con Rapporto alla S. Congregazione del Concilio N. 42660 del 25 corrente.>
1Hds. von Pacelli eingefügt.
2Mach. gestrichen.
3Hds. vermutlich von Pacelli eingefügt.
4Hds. vermutlich von Pacelli gestrichen und eingefügt.
5Hds. vermutlich von Pacelli gestrichen und eingefügt.
6Hds. von Pacelli eingefügt.
7Masch. eingefügt.
8Masch. eingefügt.
9"è ritenuto [...] ecclesiastica" links des Textkörpers hds. vermutlich vom Empfänger angekreuzt.
10Hds. von Pacelli gestrichen und eingefügt.
11"principio di autorità" links des Textkörpers hds. vermutlich vom Empfänger angekreuzt.
12Hds. von Pacelli eingefügt.
13Hds. von Pacelli eingefügt.
14Masch. eingefügt.
15Masch. gestrichen und eingefügt.
16Masch. gestrichen und eingefügt.
17Hds. von Pacelli gestrichen und eingefügt.
18Hds. von Pacelli eingefügt.
19Masch. gestrichen und eingefügt.
20"meno sicuri sentimenti" hds. vermutlich vom Empfänger unterstrichen.
21"Schmidlin" hds. vermutlich vom Empfänger unterstrichen.
22Hds. von Pacelli eingefügt.
23Hds. von Pacelli gestrichen und eingefügt.
24Hds. von Pacelli eingefügt.
25Hds. von Pacelli eingefügt.
26Hds. von Pacelli eingefügt.
27Hds. von Pacelli eingefügt und gestrichen.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Perosi, Carlo vom 18. November 1929, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19533, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19533. Letzter Zugriff am: 29.04.2024.
Online seit 20.01.2020, letzte Änderung am 28.10.2019.