Dokument-Nr. 257
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 18. April 1919

Regest
Pacelli beschreibt die Umtriebe der Roten Garde der Räterepublik in München und die in diesem Zuge erfolgte Beschlagnahmung des Automobils der Preußischen Gesandtschaft und die Verhaftung des österreichisch-ungarischen Konsuls. Nach ausgiebiger Beratschlagung beschloss das Diplomatische Corps, sich mit dem Führer der Räterepublik, Max Levien, in Verbindung zu setzen, um zu erfahren, wie die Revolutionsregierung mit der Immunität der diplomatischen Vertretungen umzugehen gedenke. Für Pacelli sei es völlig unmöglich gewesen, Levien gegenüberzutreten, weshalb er seinen Auditor Lorenzo Schioppa zu dem Treffen entsandte. Schioppa ging gemeinsam mit dem Geschäftsträger der Preußischen Gesandtschaft Graf von Zech-Burkersroda, der sich mit dem Aktionsausschuss und Vollzugsrat der Räterepublik im ehemaligen Königspalast der Wittelsbacher niedergelassen hatte. Unmittelbar nach dem Treffen dürfte Schioppa seine Erfahrungen und Einschätzungen niedergeschrieben haben, die Pacelli zur Grundlage seines Berichts macht. Es habe ein unbeschreiblich chaotischer Zustand, der auch sehr bedrohlich wirkte, geherrscht. Ganz deutlich wird die Abneigung gegen Levien und dessen Geliebte, die eine bedeutende Stellung innehat. Beide seien Juden und Russen. Besonders betont wird die unangemessene Art und Weise, mit der ein Repräsentant des Papstes empfangen wurde. Levien habe Schioppa mitgeteilt, dass die Räterepublik die Exterritorialität der auswärtigen Gesandtschaften anerkennen werde, solange sich diese nicht gegen die Räterepublik wenden würden. Auf den Hinweis Schioppas, dass es sich im Falle des Apostolischen Nuntius um ein besonderes Amt handle, habe Levien abschätzig erwidert, es gehe dabei doch lediglich um den Schutz der Zentrumspartei. In einem anschließenden Gespräch bekräftigte der Volksbeauftragte für auswärtige Beziehungen, Willi Budich alias Dietrich, diese Aussagen und betonte, die Räterepublik brauche keine Nuntiatur, da eine Trennung von Kirche und Staat angestrebt werde. An Schioppa sowie an die anderen Gesandtschaften wurden Schreiben ausgehändigt, mit denen die Exterritorialität anerkannt wurde. Pacelli zufolge ist deren Beständigkeit als äußerst relativ anzusehen, da ähnliche bereits an Gesandtschaften ausgestellte Dokumente beispielsweise die Gefangennahme des österreichischen Konsuls nicht verhindert hätten. Aufgrund des anarchistischen Charakters der Regierung und der Ignoranz und Gewaltbereitschaft ihrer Mitglieder und Truppen, besonders im Hinblick auf diplomatische Beziehungen, sieht Pacelli die Nuntiatur in einer beispiellos ungewissen und unsicheren Situation.
Betreff
La Nunziatura e la Repubblica dei Consigli
Eminenza Reverendissima,
Come ebbi l'onore di riferire a Vostra Eminenza Reverendissima col mio cifrato N. 319, al principio della corrente settimana due Legazioni estere in Monaco furono invase dalla guardia rossa della Repubblica dei Consigli. In seguito, venne requisito alla Legazione di Prussia l'automobile, ed è stato perfino arbitrariamente arrestato il Console generale Austro-Ungarico e non rilasciato se non dietro energiche proteste dell'Incaricato d'Affari d'Austria-Ungheria.
In seguito a tali deplorevoli avvenimenti si è creduto opportuno di indire una riunione del Corpo diplomatico per deliberare in proposito. Dopo una lunga discussione è stato deciso di parlare della cosa direttamente
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con Levien, capo della Repubblica dei Consigli di Monaco, per costringerlo a dichiarare senza equivoci, se e come l'attuale Governo comunista intenda riconoscere e tutelare le immunità delle Rappresentanze diplomatiche. Le trattative vennero affidate alla Nunziatura <ed>1 alla Legazione di Prussia. Siccome sarebbe stato assolutamente indecoroso per me di presentarmi al detto Signore, ne diedi l'incarico a Monsignor Uditore, il quale si è da lui recato stamane insieme coll'Incaricato d'Affari di Prussia, Signor Conte von Zech (trovandosi il Ministro, in vista delle attuali circostanze, lontano da Monaco).
Il Levien si è insediato col suo Stato maggiore, o se meglio piace col Consiglio degli Incaricati del popolo, al palazzo già reale dei Wittelsbach. Lo spettacolo, che ora presenta detto palazzo, è indescrivibile. La confusione più caotica, il sudiciume più nauseante, l'andirivieni continuo di soldati e di operai armati, le grida, le parole sconcie, le bestemmie, che ivi risuonano, rendono quella, che fu la residenza prediletta dei Re di Baviera, una vera bolgia infernale. Un esercito di impiegati, che vanno, che vengono, che trasmettono ordini, che propagano notizie, e fra essi una schiera di giovani donne, dall'aspetto <poco>2 rassicurante, ebree come i primi, che stanno in tutti gli uffici, con arie
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provocanti e con sorrisi equivoci. A capo di questo gruppo femminile vi è l'amante di Levien: una giovane russa, ebrea, divorziata, che comanda da padrona. Ed a costei la Nunziatura ha dovuto pur troppo inchinarsi per avere il biglietto di libero passaggio!
Il Levien è un giovanotto, anche egli russo ed ebreo di circa trenta o trentacinque anni. Pallido, sporco, dagli occhi scialbi, dalla voce rauca e sguaiata: un vero tipo ributtante, eppure con una fisionomia intelligente e furba. Si è degnato appena di ricevere Monsignor Uditore in un corridoio, circondato da una scorta armata, fra cui un gobbo anche egli armato, che è la sua guardia fedele. Col cappello in testa e fumando, ha ascoltato quanto Monsignor Schioppa gli esponeva, protestando ripetutamente e sgarbatamente che aveva fretta per affari più urgenti. Con tono sprezzante ha detto che la Repubblica dei Consigli riconosce la extraterritorito 3 rialità delle Legazioni estere, se e fintantoché i rappresentanti delle Potenze, amiche o nemiche (a lui non importa), non faranno alcun atto contrario alla Repubblica dei Consigli.
Avendogli l'Uditore fatto riflettere che la posizione del Rappresentante Pontificio merita dei riguardi
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speciali per la sua Missione, il Levien ha con un certo tono ironico sottolineato: "Già, si tratta di proteggere il Centro"! Al che Monsignor Schioppa ha soggiunto con energia che si tratta di tutelare gli interessi religiosi dei cattolici, non soltanto della Baviera ma di tutta la Germania!
La conclusione del discorso è stata che egli ha inviato l'Uditore dal compagno Dietrich, Incaricato del popolo per gli Affari Esteri, ivi un'altra schiera di donzelle, di soldati e di operai; altri schiamazzi, altra babele. Questo improvvisato Ministro degli Esteri è stato un po' meno scortese, ma più tagliente nelle sue risposte. In sostanza ha ripetuto quanto ha detto il Levien, aggiungendo, in una forma la quale non ammetteva discussione, che, qualora il Nunzio facesse qualche atto contrario alla Repubblica dei Consigli od agli interessi del proletariato, sarebbe "cacciato via" (weggeworfen), ed ha ripetuto la frase, già detta da Levien, che essi non hanno bisogno della Nunziatura, tanto più che si addiverrà alla separazione dello Stato dalla Chiesa. Monsignor Schioppa gli ha fatto notare come, se la Repubblica ledesse gli interessi cattolici, il Nunzio tradirebbe la sua Missione tacendo, ma che naturalmente, in altri casi, il Rappre
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sentante Pontificio non si immischierebbe e delle cose politiche del paese. Il Dietrich ha insistito che la extraterritorialità sarà rispettata, fintantoché non si insidierà la sicurezza della Repubblica dei Consigli. In ogni modo sono stati concessi così alla Nunziatura come alle altre Legazioni dei fogli, in cui è riconosciuta la extraterritorialità medesima. È chiaro che tali fogli non possono avere che un valore molto relativo. Simili documenti erano stati già prima rilasciati alle Rappresentanze diplomatiche e consolari in Baviera, e tuttavia non hanno impedito né l'invasione delle due Legazioni di cui sopra ho parlato, nè l'arresto del Console Austriaco. L'interpretazione di tali documenti è, data l'anarchia completa che qui regna, lasciata alla soldatesca, la quale si può impunemente presentare dove vuole e fare quello che meglio le piaccia. Vi possono essere dei soldati, che hanno un qualche buon senso e la capacità di comprendere che cosa significhi la extraterritorialità; ma è chiaro che la maggior parte non capisce un iota, pretende perquisire ed arrestare, e soltanto a cose fatte si potrà invocare la protezione dei signori commissari del popolo.
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Questa è la situazione senza precedenti fatta al Nunzio Apostolico, il quale poi per eventuali ulteriori trattative dovrebbe subire la indecorosa umiliazione di ricorrere nuovamente a tali Autorità ed in simili uffici.
Nel riferire quanto sopra, come di dovere, anche per discarico della mia responsabilità, all'Eminenza Vostra, m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Hds. eingefügt.
2Hds. eingefügt von Pacelli.
3Hds. gestrichen.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 18. April 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 257, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/257. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 01.02.2022.