Dokument-Nr. 3414
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 09. Dezember 19211

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Rapporti fra il Concordato bavarese ed il Concordato per il Reich
Mi sono regolarmente pervenuti l'ossequiato Rapporto N. B. 28059 in data del 25 Novembre scorso e la successiva Lettera personale dell'E. V. R. del 29 d. m. relativa mente alla questione dei rRapporti fra il futuro Concordato bavarese ed il Concordato per il Reich. In obbedienza agli ordini dell'E. V. mi compio il dovere di sottoporre al sSuo superiore giudizio le seguenti considerazioni:
La maggior parte della popolazione bavarese – ad eccezione, cioè, dei socialisti ed in parte, dei democratici – è federalista, vale a dire che, pur volendo rimanere tedesca e continuare a far parte del R eich germanico, è tenacemente attaccata ai suoi diritti particolari. Le tendenze unitariste, le quali hanno dominato nell'Assemblea nazionale di Weimar e neil suoi G Governo di Berlino, e che hanno causato alla Baviera la perdita di molti dei diritti suddetti diritti, hanno credo eccitato nel popolo bavarese un vivo malcontento ed inasprito la tradizionale opposizione colla Germania del Nord. La crisi è divenuta ancor più acuta, quando, ritornato la Baviera, uscita
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dal periodo rivoluzionario, si è decisamente orientata verso destra colla costituzione di un Ministero puramente borghese, presieduto dal Sig. von Kahr, mentre che i vari Gabinetti del Reich, sino all'attuale, sono Go stati Governi spiccatamente repubblicani e di sinistra. Malgrado ciò, la grandissima maggioranza della popolazione non pensa attualmente a a separsi separarsi dal Reich, tanto più che un tale distacco urterebbe contro insormontabili difficoltà politiche ed economiche. In un caso quella separazione verrebbe, però, attuata, qualora cioè in in Berlino, ed in genere nei Land della Germania finissero col prevalere le tendenze rivoluzionarie e bolsceviche bolsceviche. Una simile ipotesi non è del tutto improbabile in un prossimo avvenire. Da molte parti mi è stato invero riferito che si preparano in Berlino gravi agitazioni, e, quel che è più, lo stesso Cancelliere Dr. Wirth, il quale, anch'egli assai a sinistra, aveva sinora veduto soltanto il pericolo delle agitazioni degli elementi reazionari e monarchici, mi disse invece la sera del 1º corrente le sue preoccupazioni ed i suoi timori per moti rivoluzionari di sinistra. Anche in questo caso, tuttavia, la separazione non sarebbe che provvisoria, finché cioè [ein Wort unlesbar] durassero nel Nord Governi bolschevichi o bolscevizzan-
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ti. Questo è indubbiamente il sentimento della massa della popolazione bavarese. Al qual proposito è altresì da notare che nella Baviera meridionale (Alta e Bassa Baviera) i sentimenti particolaristi sono assai più accentuati che nella Ba in quella del Nord (Franconia), e tale differenza si rileva nello stesso Episcopato, in cui, l'Arcivescovo ad esempio, l'Arcivescovo di Bamberga è assai più favorevole al a Berlino che non l'Arcivescovo di Monaco. – Accanto a queste tendenze federalist e , vi è poi un gruppo, <non troppo numeroso,> composto di elementi di destra, il quale mediter aspirerebbe addirittura alla separazione vi sono poi le aspirazioni sep propriamente separatiste, rappresentate più o meno occultamente da un gruppo (poco numeroso) composto di elementi di destra, e tale tendenza, che non potrebbe finora chiamarsi nemmeno un "movimento", divenne in esso più intensa dopo la forzata soppressione dello stato eccezionale in Baviera ed la caduta del Gabinetto il ed al susseguente ritiro del Ministro Presidente von Kahr (Rapporto N. 21936 del 3 Ottobre 1921). Questo Emo Arcivescovo mi raccontava un giorno che il Principe Rupprecht di Baviera due volte in passato gli aveva affermato che la Baviera non poteva separarsi dal Reich, ma alla fine di Settembre, do-
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po la caduta del Kahr il Barone Cramer-Klett si presentò da lui per significargli d'incarico del summenzionato Principe che esser questi riteneva [ora] venuto ora il momento ora favorevole alla separazione. L'Eminentissimo mantenne nel un'attitudine riservata e si limitò a prender notizia della comunicazione.
Ciò premesso, non mi sembra, che per ora, il Concordato separato per la Baviera sia o possa apparire come un passo ed una spinta verso la separazione anzidetta, e possa quindi esporre la Chiesa alle conseguenze giustamente rilevate dall'E. V. – Infatti 1º) il Concordato su in discorso debba [rimanere] nell'ambito de lla Costituzione del Reich, ed a tale riguardo il Governo del Rei centrale di Berlino ha il diritto di esaminarlo per vedere se (cfr. (Rapporto N. 18532 del 14 Novembre 1920). Ciò costituisce anzi un chiaro riconoscimento che la Baviera fa parte del Reich ed una negazione del principio separatista. (1.) 2º) Il Concordato di separato è una chiara affermazione di federalismo, e perciò è così desiderato dalla Baviera, che vede in esso un esercizio dei suoi diritti statali; ma da nessuno, che io sappia, viene interpretato come un passo verso la separazione. Anche in Berlino mai non mi è stato parlato ancora in questo senso. Il Governo
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di Berlino vorrebbe che anche la Baviera fosse inclusa nel Conco Concordato germanico sia per le sue tendenze centralizzatrici, sia per la ragione, che esporrò in seguito. – Ho detto però: pe almeno per ora; giacché, se in seguito venissero, ad esempio, ad essere il conosciuto l'inconsulto piano del Prof. Sachs (persona a me ignota) forse la situazione potrebbe cambiare, ed il Concordato separato sarebbe forse esposto agli attacchi combattuto dai socialisti e dai democratici come un incentivo a tali mene. Allora forse la S. Sede dovrebbe si troverebbe nella necessità di recedere da simile idea.
Ma Checché sia di ciò, vi è a mio umile avviso, un mezzo sicuro per mettere la Chiesa al di fuori di qualsiasi sospetto. A tale riguardo è mio dovere di riferire all'E. V. che, dopo iniziate in Berlino le trattative per il Concordato col Reich (Rapporto N. 22353 del 16 Novembre p. p.), fui interrogato sia dal Sig. Conte von Lerchenfeld, M Presidente del Consiglio dei Ministri in Monaco, come da alcuni membri del partito popolare bavarese, se da parte della S. Sede vi fossero cambiamenti circa il Concordato separato per la Baviera. Stando alle istruzioni sino ad allora ricevute, risposi che no, e tutti così si calmarono. In Berlino, d'altra parte, alcuni funzionari inferiori cerca-
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rono di ottenere da me che mi adoperassi perché anche la Baviera fosse nel senso suaccennato inclusa nel Concordato per il Reich, ma io, evitando di lasciar loro concepire speranze in proposito feci rilevare che, trovandomi io ancora in Monaco, era per me me cosa assai delicata di entrare nell'argomento e che preferivo quindi di rimanere estraneo. Si comprese pienamente questo mio rilievo, e q quindi così il Cancelliere, come gli altri personaggi politici di Berlino, mi parlarono poi della questione in modo puramente oggettivo, senza chiedere in alcun modo il mio intervento. – Che anzi il Governo del Reich si mise a tale riguardo in rapporto diretto col Governo bavarese; ed [zwei Wörter unlesbar] infatti il Dr. Wirth, profittando della presenza in quella Capitale del Conte von Lerchenfeld, tenne con lui nel pomeriggio dell'11 Novembre p. p. una conferenza, cui presero parte funzionari dei due Governi anzidetti. Questa prima discussione non portò, com'era da prevedere, ad alcun risultato definitivo, ma il Sig. Cancelliere, [stesso] mi significò nuovamente l'1º corrente, che egli continuava le trattative al riguardo con spirito conciliante e si proponeva di chiamare a tal fine i l Canonico Leicht ed i l Sig. Held, membri del partito popolare bavarese. Dopo di ciò, l'E. V. avrà subito compreso quale sia il il mezzo, cui es
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alludevo poc'anzi: lasciare che i due Governi interessati risolvano essi stessi la questione controversia, entrando il meno possibile nella medesima. Se la Baviera potrà tener fermo ed otterrà che il Governo centrale consenta, sia pure a malincuore, al Concordato separato, la S. Sede non sarà in alcun modo responsabile delle eventuali conseguenze. Se invece il Governo bavarese dovrà cedere in qualche modo, dal lato sia materiale sia formale, la odiosità di tale compromesso, in una questione, in cui la popolazione cattolica bavarese, specialmente cattolica, è di una suscettibilità estrema, non ricadrà nemmeno sulla S. Sede medesima.
Vengo ora a parlare dell'altra ragione suaccennata, per cui il Governo del Reich è non vede di buon vol occhio il Concordato separato bavarese, ed a tale riguardo, mi permetto di riprodurre qui appresso quanto avevo già l'onore di riferire all'E. V. R. nel mio più volte menzionato Rapporto N. 22353 del 16 Novembre scorso : "A complicare ancor più (scrivevo allora) la già difficile ed intricata situazione si aggiunge la questione dei rapporti fra il Concordato bavarese e quello per il Reich. Come infatti l'E. V. ricorderà senza dubbio, nel Novembre dello scorso anno riuscii non senza sforzo ad ottenere dall'allora Ministro degli Esteri in Berlino Dr. Simons una comu-
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nicazione scritta, nella quale dichiarava di non aver nulla da opporre al proseguimento ed alla conclusione delle trattative per il Concordato bavarese, ed inoltre che questo non sarebbe toccato da posteriori leggi del R eich. Ciò tuttavia suscitò le gelosie del Governo prussiano, il quale (come risulta altresì … ha ripetutamente richiesto che anche il Concordato bavarese rimanga incluso in quello generale per il Reich, aggiungendo che, se la Baviera dovesse invece avere un Concordato del tutto separato ed indipendente, anche la Prussia reclamerebbe per sé un eguale diritto. È chiaro però che, qualora si stipulasse un Concordato separato anche per la Prussia, non resterebbe più che poca o nessuna speranza di concludere un Concordato per il Reich, giacché nei rimanenti Stati (in molti dei quali dominano i socialisti ed i protestanti) non sarebbe possibile di raggiungere una maggioranza favorevole, e quindi non si potrebbe nemmeno più (e ciò sarebbe grave sciagura) venire con quel mezzo in aiuto ai cattolici della Diaspora". Come ho poi avuto altresì l'onore di significare all'E. V. nel successivo ossequioso Rapporto de N. 22515 del 3 corrente, il Governo del Reich, desideroso per i noti motivi di politica estera di giungere alla conclusione del Concordato, si propone di esercitare una forte pressione sulla Prussia. La resistenza del Governo prussiano riguarda
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principalmente due punti: 1º) la inclusione della questione scolastica nel Concordato, alla quale esso è contrario in principio, 2º) la accennata controversia sul Concordato separato. Se sul primo punto la Prussia si ostinasse nella sua opposizione, le trattative devono per il Concordato col Reich rimarrebbero interrotte, giacché io suppongo che la S. Sede non consentirebbe a concluderlo con esclusione della questione anzidetta; in tal caso, sarebbe evidente il pieno diritto della Baviera di negoziare separatamente. Se invece la Prussia cedesse sul primo punto, ma esigesse quanto al secondo diritti eguali alla Baviera, questa verrebbe a trovarsi in una assai delicata situazione, giacché, persistendo nell'idea del proprio Concordato separato, farebbe naufragare il Concordato quello generale per il Reich con tutte le conseguenze religiose nazionali, che ne deriverebbero. Ma, anche sotto questo rispetto, per evitare che le odiosità ricadano sulla S. Sede, è consigliabile che la questione venga, in quanto è possibile, regolata fra i Governi interessati. I conflitti fra Monaco e
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Berlino sono continui , e pur trovano infine sempre la loro soluzione. – Per ciò che riguarda la Prussia, mi sia permesso di richiamare qui di nuovo, sebbene incidentalmente, la superiore attenzione dell'E. V. su quanto rispettosamente [riferivo] in fine del citato Rapporto N. 22353 circa le domande che il Governo del Reich e quello prussiano faranno alla S. Sede [circa l'] per l'ordinamento dell'amministrazione ecclesiastica nei territori dell'est perduti dalla Germania. Esse potranno invero essere per la S. Sede un'arma, che, se abilmente adoperata, riuscirà forse a spezzare la resistenza della Prussia.
Concludendo, non manca che l'attitudine della S. Sede possa essere, almeno per ora, la seguente. La S. Sede conosce, per quanto dipende da lei, Essa Essa, l'idea del Concordato separato colla Baviera; una tale dichiarazione varrà a tranquillizzare cotesto ottimo Sig. Ministro Sig. Barone de Ritter. Naturalmente, però, se il Governo bavarese nelle sue trattative con quello del Reich dovrà giungere ad un compromesso, il quale, non pregiudichi gl'interessi religiosi in Baviera, non si vede come la S. Sede potrebbe opporvisi. Intanto, come l'E. V. giustamente osser vava in fine della le trattative per il Concordato bavarese debbono essere proseguite colla
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maggior possibile sollecitudine.
Non mi resta dopo di ciò che rispondere direttamente ai tre quesiti dell'E. V.:
Ad 1 um = nNon sembrami di dover ag altro aggiungere a quanto ho sopra subordinatamente esposto.
Ad 2 um = Il Governo centrale ha già fortissimi motivi di politica estera (questione della Sarre – questioni dei territori dell'est – provvista della Sede vescovile di Treviri) per mostrarsi facile e largo nella conclusione del Concordato. Dal protocollo della summenzionata conferenza tenutasi in Berlino l'11 Novembre scorso (cortesemente comunicatomi – sotto il più stretto segreto – da questo Ministero del Culto) ho potuto invero rilevare che quei motivi fanno considerare al suddetto Governo la conclusione del Concordato come una "necessità politica". Se malgrado ciò esso non riuscirà a vincere le resistenze dei partiti ostili alla Chiesa cattolica, è assai poco probabile che varrebbe ad ottenerlo ciò potrebbe raggiungersi mediante la rinunzia al Concordato separato per la Baviera.
Ad 3 um = Il modo ivi indicato è rappresenta la tesi del Governo di Berlino, che la Baviera ha finora respinto, come l'E. V. avrà potuto anche rilevare dal Pro-memoria del Sig. Barone de Ritter, in cui si esclude qualsiasi "trait d'union entre
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les deux Concordats, n'importe lequel et qu'il ne soit que formel". La soluzione, formula, poi, recentemente proposta da cotesto Sig. Ambasciatore di Germania, potrebbe essere eventualmente anche un piège, ossia una scappatoia del Governo di Berlino per evitar di trattare in modo conveniente la questione scolastica nel Concordato per il Reich. mi sembra, [peraltro] particolarmente inoltre pericolosa per la seguente ragione. La Baviera (come si è detto) non è già ora del tutto del tutto indipendente nelle trattative concordatarie, dovendo esse rimanere nell'ambito della Costituzione del Reich. È perciò che, come l'E. V. avrà potuto rilevare, sia nella questione della scuola sia in tutti gli altri punti, non si è potuto procedere liberamente, ma le richieste prime proposte della S. Sede sono state dovute restringere ed adattare alle prescrizioni disposizioni della Costituzione anzidetta . Se dunque ora si ammette che tali accordi, son stati possibili per la conclus vengono adottati in Baviera "per trovarsi essa, a causa della sua popolazione in grande maggioranza cattolica, in circostanze particolari", si ammette ora im implicitamente che il Governo centrale e gli altri Stati, ha hanno fondato motivo per essere in condizioni diverse, hanno fondato motivo di dare molto meno e si pregiudicano così sin dall'inizio i negoziati per il Concordato col R eich. – Ciò mi conferma nell'idea sottomessa più sopra all'E. V.: lasciare che prima di tutto i due Governi interessati trovino essi stessi la soluzione, salvo poi alla S. Sede il diritto di esaminare se essa eventualmente nuoccia ai suoi interessi.
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Pur troppo, [ora] è difficile di poter parlare più ora di un Concordato previo colla Baviera, perché anche il Governo del Reich ha voluto, dopo le conversazioni avute da cotesto Sig. Ambasciatore della Germania coll'E. V. circa la questione proposta nomina di un Amministratore Apostolico per il territorio della Sarre, ha voluto indicare cominciare subito le i negoziati conc per il Concordato ed intende di spingerli colla massima energia . Tuttavia le trattative separate, per quanto simultanee, possono riuscire sempre utili, perché è sarà ancor possibile di citare portare a Berlino come esempio quanto è già stato accettato disposto ad accettare da l Governo bavarese.
Profitto di questo incontro per accusare all' E. V. ricevimento anche dell'altro ossequiato Dispaccio N. B = 28060 in data del 25 Novembre p. p. circa la conversazione a interpretazione della prima parte dell'ultima Allocuzione pontificia, in cui il S. Padre dichiara decaduti i Concordati conclusi con vari Governi, e ringraziandoLa vivamente per le importanti no dichiarazioni con esso comunicatemi, m'inchino
224r, "dichiara decaduti […] m'inchino" hds. am linken Seitenrand markiert.
1Ursprüngliches Datum "8 Decembre 1921" hds. korrigiert von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 09. Dezember 19211, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 3414, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/3414. Letzter Zugriff am: 20.05.2024.
Online seit 14.05.2013.