Dokument-Nr. 5242
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 10. April 1919

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sull'organizzazione del clero
Mons. Vescovo di Eichstätt con lettera in data del 31 Marzo p. p. mi comunicava che prima dello scoppio della rivoluzione sorse il pensiero di fondare per il clero una organizzazione di classe con un proprio periodico. I primi, che misero fuori tale idea, non erano i migliori del clero; ma essa guadagnò ben presto anche i buoni sacerdoti, e senza dubbio dalla migliore > intenzione . Pensarono essi che, mercé l'unione degli ecclesiastici in una org associazione, di classe, analoga a quelle delle altre classi, essi otterrebbero grande influenza nella vita pubblica, guadagnerebbero maggiore importanza nella difesa dei loro diritti e nel respingere gli aggravi e le accuse contro il clero, come anche maggior prestigio presso il Governo, sia per sostenere i diritti della Chiesa e del clero medesimo, che per combattere le tendenze avversarie. Si portò particolarmente ad
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esempio l'associazione bavarese dei maestri (bayerischer Lehrerverein) e si fece rilevare quanti successi i maestri stessi avevano ottenuto mediante il loro aggruppamento in detto Verein, non solo per i sotto il riguardo dei miglioramenti finanziari, ma anche nel campo della scuola. Indubbiamente il Lehrerverein è una potenza. Anche il clero doveva divenirlo, ed esso lo poteva grazie all' organizzazione, tanto più, in quanto che ha dietro di sé anche il popolo cattolico.
Così (continua nella sua lettera Mons. de Mergel) l'idea di una organizzazione di classe si diffuse notevolmente nel clero bavarese. Già, or sono parecchi anni, si ebbe una fondazione, in forma ristretta, di una tale or società; ma la cosa venne allora soffocata. Ora però sembra che essa voglia prendere più profonde radici.
Mentre però (così prosegue il sullodato Vescovo ) in alcune diocesi quell'iniziativa non incontrò dal principio nessuna opposizione, ma anzi piuttosto favore, in altre invece si prese subito posizione contro simile organizzazione di
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classe. Nella diocesi di Eichstätt alcuni Canonici della Cattedrale tennero dapertutto riunioni del clero, per distoglierlo da quel pensiero, mostrando come esso è già organizzato e strettamente unito sotto il Vescovo, mentre che una organizzazione interdiocesana non potrebbe essere ecclesiasticamente permessa.
La questione venne discussa nella Conferenza dei Vescovi bavaresi lo scorso Dicembre 1918. Mons. de Mergel (come egli stesso narra nella più volte menzionata lettera) nella sua relazione notò esistere già iure divino una immutabile organizzazione del clero, per tutti i compiti del suo stato, stabilita da Gesù Cristo: l'unione col Vescovo, affermata anche nel Codex iuris canonici (can. 127). La Chiesa ha svolto ed ampliato tale organizzazione colla divisione delle diocesi in decanati. In questo ambito il clero deve adempiere tutti i doveri concernenti il suo ufficio e la sua persona, e dentro del medesimo debbono tenersi i conventus sacerdotum secondo l'Enciclica Pascendi, ai quali non è lecito trattare ciò che è di competenza della S. Sede o dei Vescovi. In detti
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conventus inoltre non può essere ammesso alcun sacerdote di altra diocesi, a meno che abbia le lettere commendatizie del suo Vescovo. La S. Sede non vuole lasciar rompere l'ordinamento diocesano da una associatio interdiocesana sacerdotum. Una simile associazione non avrebbe sopra di sé alcun Vescovo; ora invece il clero deve sempre ed intieramente sottostare al Vescovo. Esso può bensì eventualmente unirsi col consenso degli Ordinari per a scopo d'istruzione teorica e pratica in determinati campi, ed una <e difatti un esempio di> tale unione si è avuta finora nell'associazione si è avuto finora nel V erein der bayerischen Schulvorstände, che ha fatto moltissimo bene per il clero e per la scuola. Ma la nuova tendenza mira ad organizzare il clero della Baviera come classe, a somiglianza delle altre. Ora (si domanda Mons. Mons. Vescovo di Eichstätt) è permesso dal punto di vista ecclesiastico che i sacerdoti creino una simile organizzazione e si pongano così sullo stesso piede delle altre classi? Mons. de Mergel risponde negativamente, giacché la condizione del sacerdote è ben diversa da quella di un impiegato, di un maestro, di un
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operaio, ecc. Il sacerdote [è a] deve lavorare per tutte le classi, non può quindi prender posizione, di fronte alle altre classi con una organizzazione di classe, di fronte alle altre, giacché ciò lo farebbe apparire uomo di partito e danneggerebbe il suo ministero spirituale. Inoltre i seimila ecc sacerdoti della Baviera non potrebbero intraprendere alcuna attività separatamente od in opposizione coi loro Vescovi. Il Governo dovrebbe contare con due fattori: il i Vescovi e l'associazione dei sacerdoti (Priesterverein). Gli impiegati ed i maestri si trovano in tutt'altra condizione; essi sono indipendenti e possono regolare da sé i loro affari. I sacerdoti invece dipendono dai Vescovi, di cui sono i cooperatori. Infine, specialmente ai nostri tempi esso attraverso il mondo [cui] nei quali in cui una forte corrente di democrazia e di op lotta contro ogni autorità attraversa il mondo, gli elementi più radicali finirebbero col prendere il sopravvento nell'associazione, che verrebbe così ad esser rivolta contro <gl>i Vescovi. Ordinari. – La Conferenza dei Vescovi di Frisinga (così conclude questo punto)
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deliberò che la associazione in organizzazione in discorso non poteva permettersi, ritenne invece conveniente che i sacerdoti venissero più spesso radunati in Conferenze, nelle quali essi abbiano la possibilità di esprimere e di trattare i loro desideri e le loro proposte.
Siccome Poiché, tuttavia, malgrado ciò la questione (come si è accennato più sopra) non è finita, ed anche buoni e pii sacerdoti opinano che una tale società, specialmente mediante la fondazione di un periodico quale organo della medesima, riuscirebbe di grande utilità per tutto il clero bavarese, Mons. Vescovo di Eichstätt mi ha incaricato d'informare il S. Padre, e stima che sarebbe assai opportuno se Sua Santità volesse pronunciare al riguardo un non licet o non expedit. Egli sottomette perciò alla S. Sede i due seguenti quesiti: "Utrum liceat, ut omnes sacerdotes alicuius regni associationem ineant interdioecesanam uti alii status regni organizati sunt, et libellum periodicum condant, in quo ea quae ad statum sacerdotalem pertinent (Standesinteressen)
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e ex. gr. iura sacerdotum, defensio status contra oppugnantes, tractantur? Et si affirmative, sub cuius iurisdictione et directione talis associatio sacerdotum interdioecesana esset?"
Mons. Ve de Mergel aggiunge che già nella suddetta Conferenza egli manifestò propose di chiedere una decisione del S. Padre. Siccome però tutti i Prelati (così egli afferma) si si accordarono nel respingere si accordarono contro lao menzio stabilirsi della menzionata organizzazione, si rinunciò a quel progetto. Inoltre (egli prosegue) Mons. Arcivescovo di Monaco espresse anche il timore che una simile domanda avrebbe potuto essere interpretata come se i Vescovi volessero riversare sul S. Padre l'odiosità di un non licet. Ma (osserva Mons. de Mergel) la risposta di Sua Santità potrebbe essere generale, senza fare alcuna esplicita allusione alla Baviera. L'idea della organizzazione di classe del clero si diffonde dappertutto. Anche la "Pax-Correspondenz" della Germania del Nord ha nel Nº 1/2 1919 un articolo a tale riguardo. I sacerdoti bavaresi desiderano una loro propria associazione Sarebbe
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perciò conveniente che fosse conosciuta la mente del S. Padre al riguardo ; ad ogni modo, è opportuno e necessario che egli sia informato su sull'argomento.
A complemento di quanto espone Mons. Vescovo di Eichstätt mi permetto di aggiungere quanto appresso:
1º) Per ciò che riguarda i Vescovi della Baviera, Mons. Arcivescovo di Monaco mi ha significato che nella menzionata Conferenza di Frisinga tre Prelati si dichiararono contrari all'organizzazione in discorso, e cioè l'Arcivescovo di Bamberga ed i Vescovi di Regensburg e di Eichstätt ed i n seguito a ciò, non essendovi l'accordo di tutti gli Ordinari, si rinunziò alla costituzione di un'associazione interdiocesana per la Baviera. È vero che Mons. de Mergel avrebbe voluto chiedere la decisione del S. Padre; ma il prelodato Mons. de Faulhaber fece notare che, trattandosi di materia nella quale i Vescovi potevano procedere iure proprio, verreb sarebbe stato inutile ed inopportuno molestare la S. Sede e far ricadere eventualmente su
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di Essa l'odiosità di una risposta negativa.
2º) Come lo stesso Mons. de Mergel espressamente riconosce, è certo che molti ottimi sacerdoti sono assai favorevoli all'organizzazione in discorso, secondo che V. E. potrà rilevare altresì dal qui accluso parere dell'egregio Mons. Pichler di Monaco (Alleg. II). L'organizzazione medesima dovrebbe raggiungere il suo fine mediante la istituzione di corsi e di conferenze, la pubblicazione di un apposito periodico e di altri scritti e comunicazioni opportune, la tutela giuridica degli interessi del clero, la creazione di istituti di beneficenza, come casse di risparmio e di prestito, stabilimenti per sacerdoti convalescenti e vecchi, ecc. ecc. Il desiderio di tale associazione è stato reso [almen] ancor più vivo dal fatto che il clero si è inteso finora piuttosto abbandonato od almeno non sufficientemente protetto e difeso dai propri Ordinari; ma è pure indubitato che tutti i buoni sacerdoti intendono fermamente di mantenere la progettata organizzazione sotto la piena dipendenza dai loro Superiori. D'altra parte, il timore
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espresso da Mons. Vescovo di Eichstätt, che cioè gli elementi meno sani prenderebbero il sopravvento, sembra eccessivo, e tale è anche a giudizio di qualche saggio ed esperimentato religioso da me interrogato sull'argomento.
3º) Non pare nemmeno fondata l'asserzione di Mons. de Mergel, che cioè un'associazione interdiocesana di sacerdoti non potrebbe essere ecclesiasticamente permessa, perché non avrebbe sopra di sé alcun Vescovo. Analogamente infatti alle Congregazioni religiose iuris dioecesani, diffuse in più diocesi (cfr. can. 492 e 495), sa è evidente che una simile associazione rimarrebbe sempre Ordinariorum iurisdictioni ad normam iuris plane subiecta, non potrebbe propagarsi in altre diocesi senza il consenso altresì dell'Ordinario del luogo, e gli Ordinari delle varie diocesi, ove si trovasse costituita, dovrebbero mettersi d'accordo per i mutamenti da introdursi eventualmente nel regime della medesima.
Dopo di ciò, chinato
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 10. April 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 5242, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/5242. Letzter Zugriff am: 21.05.2024.
Online seit 04.06.2012, letzte Änderung am 30.04.2013.