Dokument-Nr. 701

Il barone Burian contro Grey, Juni 1916

Nella Camera dei Deputati a Budapest, il Presidente dei Ministri, conte Tisza, pregò gli fosse consentito di interpretare un desiderio del Ministro degli Esteri.
"Il barone Burian, – disse il conte Tisza – recentemente apostrofato a causa delle dichiarazioni sulla situazione internazionale fatte da uomini di Stato tedeschi ed inglesi, non avendo potuto esprimersi dinanzi alle Delegazioni, mi prega di fare le seguenti comunicazioni alla Camera. Felice di soddisfare questo suo desiderio leggerò, col permesso dell'alta Assemblea, la dichiarazione del Ministro degli Esteri."
Il conte Tisza legge: il barone Burian osserva al principio: "Lo scopo delle nostre lotte è soprattutto quello di arrivare ad una pace vittoriosa. La Monarchia è stata trascinata in questa guerra mondiale dal pericolo che minacciava la base della sua esistenza".
Nel corso delle sue dichiarazioni, il barone Burian dimostra che durante gli ultimi anni la politica serba non era affatto decisa in base alle intenzioni esclusive del piccolo reame. "La Serbia era lo strumento della politica russa e si credeva per questo al sicuro contro qualsiasi danno. Gli intrighi russi in Serbia erano in realtà eminentemente aggressivi perché non avrebbero potato condurre che alla nostra umiliazione o alla nostra resistenza armata."
Il Ministro ricorda inoltre che, nelle sue dichiarazioni in risposta al Cancelliere tedesco, l'uomo di Stato a capo della politica estera della Gran Bretagna pretese nuovamente che la guerra avrebbe potuto essere evitata se fosse stata accettata la proposta di una conferenza dopo l'ultimatum. " Per confermare questa asserzione, Grey invoca i resultati, a suo avviso so d disfacenti, della confer enza degli ambasciatori. Dopoché sir Edward Grey ebbe negato che l'Inghilterra, nel tempo anteriore alla guerra balcanica e principalmente durante l'annessione della Bosnia, tenne dinanzi alle Potenze Centrali un contegno ostile, non è senza interesse esporre le nostre proprie costatazioni riguardo alla politica inglese praticata dopo Reval, perché corroborano le dichiarazioni del Cancelliere tedesco confortate da documenti. "
La dichiarazione del Barone Burian prosegue ricordando l'affare di Casablanca riguardo al quale l'ambasciatore d'Austria-Ungheria scrisse a suo tempo nel rapporto da Parigi:
"L'Inghilterra dà cattivissimi consigli e vuole spingere la Francia alla guerra. I Ministri Clémenceau e Pichon hanno detto che è venuto il momento della rivincita e che un'occasione più favorevole di questa non tornerà più. L'Austria-Ungheria è occupata nei Balcani e non può prestare alla sua alleata, la Germania, che aiuti ben deboli. La Germania trovasi dunque presentemente isolata dinanzi alla Russia, alla Francia e all ' Inghilterra. In quanto all'Italia non mancherà il modo per indurla a sottrarsi agli obblighi della sua alleanza. Grazie alla moderazione ed alla perspicacia delle due grandi Potenze immediatamente interessate il cui intervento amichevole appoggia la diplomazia austro-ungarica, si pervenne allora a dissipare le nuvole che si erano addensate nel cielo politico. Il segretario di Stato inglese per gli Affari Esteri contra d dice l'affermazione del Cancelliere tedesco secondo la quale, nella crisi attraversata dalla politica russa dopo l'annessione, l'Inghilterra non si era schierata dalla parte degli elementi tendenti ad un accomodamento, ma sibbene sforzata d ' accentuare le divergenze fra la Russia e noi e quindi anche fra la Russia e la Germania. L'uomo di Stato inglese qualifica le dichiarazioni del Cancelliere tedesco, sebbene suffraga te da documenti inconfutabili, "menzogne di primo ordine" , espressione villana questa che non dovrebbe essere mai sulla bocca di nemici leali. Nega infine che l'Inghilterra abbia voluto provocare l a guerra a causa della Bosnia. Ma dunque che cosa voleva il signor Grey? Nessuno lo può sapere meg lio di lui stesso, ma un fatto è certo, dimostrato dallo stesso Cancelliere tedesco Bethmann-Hollweg, che il rappresentante della Gran Bretagna a Pietroburgo, consigliere e confidente del Govern o russo, ha soffiato a piene got e su qualsiasi contrasto sorto fra noi e la Russia riguarda alla questione bosniaca, ed ha manifestato infine il suo malcontento e la sua disillusione per avere il Governo russo accettato il fatto compiuto grazie all'attitudine risoluta della nostra Monarchia e della Germania. Questo vien egualmente costatato dal rapporto del nostro ambasciat ore a Pietroburgo in data del 6 Marzo 190 9 ove è detto che l'ambasciata d'Inghilterra e i suoi satelliti hanno mostrato un grande zelo nell'assistenza prestata in permanenza alla politica del bluff di Iswolski."
"Allorché a Pietroburgo fu cessata l'ubriacatura" – continuò a leggere il Presidente dei Ministri conte Tisza – "e che la ferma attitudine dell'Austria-Ungheria e della Germania ebbero abbattuto lo spirito bellico dei circoli russi parteggianti per un conflitto armato, il rapporto de l nostro ambasciatore in data 4 aprile segnala che lo stato manifest o della situazione obbligò Iswolski di recarsi a Zarskoje Selo, senza ascoltare il suo consigliere britannico, affine di mettere al giorno il s uo Sovrano della situazione critica, dopodiché fu data immediatamente l'autorizzazione d'annullare senza riserve l'articolo 25 del trattato di Berlino. Il medesimo giorno il nostro ambasciatore scrive ancora : ' La piega che hanno preso le cose non è sfuggita all'attenzione della diplomazia inglese che si sforza ora di sfruttarlo per i suoi disegni e tremi. L'ambasciatore d'Inghilterra Nicolson, nonché il suo Stato Maggiore ufficiale e non ufficiale, va grattando attualmente la corda sentimentale e cerca d'ingrandire a questo modo la fossa fra le Potenze dell'Europa Centrale e la Russia. È noto a Vostra Eccellenza come la stampa inglese secondi gli sforzi di q uesta ambasciata inglese. Ai ma chiavellistici rappresentanti dell'Inghilterra porgono fraternamente la mano i campioni del parlamentarismo russo. ' Da questi rapporti noi vediamo che i nostri rappresentanti all'estero, come quelli della Germania, hanno giudicato poco degna di fiducia la politica pacifica della Gran Bretagna. "
Il Ministro degli Affari Esteri, barone Burian, illumina in prosequio il contegno dell'Inghilterra nella conferenza di Londra, dicendo:
"L'attitudine di Grey fu sincera finché si sforzò lealmente di pervenire ad una soluzione delle questioni pendenti e di far coronare dal successo le sue intenzioni; egli f u egualmente sincero adottando un punto di vista divergente e dichiarando senza ambagi che le relazioni politiche strette fra la Russia e l'Inghilterra non permettevano più a quest'ultima una imparzialità assoluta. Nella discussione di alcune questioni abbiamo avuto modo di persuadercene in modo evidentissimo. Durante la guerra dei Balcani e dopo questa guerra – continua il ministro Burian– si poteva ben accordare il tempo ad una conferenza, perché allora nessuna delle grandi Potenze era stata ancora toccata da una provocazione aperta. Ma all a fine del luglio 1914 soltanto l'Inghilterra poteva salvare la pace se veramente l'avesse voluto e cioè non sostenendo la Russia negli ostacoli da essa opposti alla nostra giusta azione contro la Serbia e proclamando la sua neutralità. Oggigiorno le cause della guerra mondiale non hanno più importanza pratica; una sola questione esiste e in questo sono perfettamente d'accordo col Ministro inglese degli Affari Esteri: quella di sapere su chi incombe la responsabilità della sua continuazione.
La guerra non accenna a finire, disse Grey, perché le Potenze Centrali si ritengono vittoriose e considerano la Quadruplice come vinta, mentre l'Intesa non è niente affatto vinta né lo sarà anche in avvenire. È certo che noi non possiamo ordinare ai nostri avversari di confessare le loro disfatte e d'abbandonare la speranza d'un miglioramento della loro situazione. Ma in presenza dei fatti palpabili è però ben difficile rovesciare lo stato di fatto, e se Grey trova che l'Intesa non è vinta, a maggior ragione le Potenze Centrali possono, in tutta modestia, proclamare di esserlo ancor meno. Un solo sguardo nella situazione militare basta a decidere la questione qual sia quella parte che voglia imporre al mondo un punto di vista in contraddizione flagrante col vero stato di cose. La verità è che il resultato e la ricompensa della nostra giusta causa nonché degli sforzi sovrumani dei nostri eroici soldati, hanno fatto pendere la bilancia in favore della nostra Quadruplice alleanza in tutti i teatri della guerra, e questo successo non potrà ormai più sfuggirci. La necessità della legittima difesa è quella che ci ha obbligati ad imbracciare le armi, e nemmeno dopo le nostre brillanti vittorie dimentichiamo mai questa causa. Lo scopo della guerra è per noi oggi quello di assicurarci saldamente e in maniera durevole l'avvenire del ritorno di queste maligne aggressioni. Non sono certo pretese esagerate le nostre. Ma questa sicurezza noi la tempreremo al fuoco del combattimento col nostro santo entusiasmo. Soltanto la divina Provvidenza sa il numero dei colpi che saranno ancora necessari pri ma che ci sia concesso il riposo dopo la nuova fondazione della nostra patria. Ma l'Austria-Ungheria, unita ai suoi fedeli alleati, non lascerà prima della vittoria definitiva il penoso calvario nel quale le nostre forze si sono eroicamente spiegate.
I nostri nemici attendono, come è noto, un mutamento nella fortuna delle armi dai grandi sforzi comuni a cui vanno da lungo tempo preparandosi, e contano sul nostro esaurimento in tutti i rapporti. Noi abbiamo fatto tutti i nostri sforzi e seguiteremo a fare, s enza esitazioni, quanto occorre per frustrare i loro disegni: e confidando nell'aiuto di Dio, speriamo che anche questi due pii desideri dei nostri nemici sian destinati ad una completa disillusione. Colla continuazione della guerra essi non possono che accrescere in eguale misura i nostri ed i loro danni, ma con ciò non riusciranno certamente ad arrestare la marcia ineluttabile del destino. La Monarchia ha manifestato in modo indubbio le sue disposizioni per la pace, ma anche noi, prendendo dalla bocca di Grey le precise parole che egli si permise di pronunciare a nostro riguardo il 10 maggio, possiamo dire a nostra volta: l'Austria-Ungheria e le sue alleate non potranno tollerare una pace che non ripari al delitto di questa guerra."
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom Juni 1916, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 701, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/701. Letzter Zugriff am: 15.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 30.04.2012.