TEI-P5
Document no. 366
Eminenza Reverendissima,
Tornato stamane a Monaco, compio senza indugio il dovere di inviare a Vostra Eminenza Reverendissima una più dettagliata relazione del mio viaggio a Berlino ed a Kreuznach
, di cui ho avuto l'onore di darLe
già telegraficamente notizia coi miei rispettosi cifrati del 261 e del 30corrente.
Partii da qui, accompagnato da Mgr. Schioppa
, Uditore di questa Nunziatura, la sera di lunedì 25 corr., giungendo a
Berlino la mattina seguente alle ore 7.20. Alla stazione era a ricevermi il Signor Deputato
Erzberger
, il quale con uno splendido automobile militare, messo
a mia completa disposizione durante tutto il tempo della mia permanenza a Berlino dal Ministero della Guerra
, mi accompagnò all'Hôtel Continental, uno dei
migliori della Capitale, ove sono stato alloggiato in un assai decoroso appartamento al
primo piano, ospite del Governo Imperiale
. Dirò qui subito che al
mio primo incontro col Signor Erzberger gli rinnovai la preghiera, già fattagli per
iscritto, di procurare cioè che la
, i quali con ogni probabilità
avrebbero avrebbero2 rappresentato la Santa Sede
medesima come sempre più legata agli Imperi Centrali
e premurosa di
cooperare con essi al raggiungimento della cosiddetta pace tedesca. Tale preghiera
ottenne completo effetto, giacché i giornali furono impediti dalla Censura di fare qualsiasi
cenno della cosa.
Celebrata la S. Messa nella vicina Chiesa Cattolica di S. Edwige, ricevetti prima, alle 10, il Signor Dr. Jordan
, I. Segretario di
Legazione, addetto dal Ministero degli Esteri alla mia persona, e poi, alle 10 1/4, il
Signor Diego von Bergen
, I. Ministro, da me già ben conosciuto,
perché alcuni anni or sono fu in Roma Segretario di cotesta Legazione di Prussia presso la
Santa Sede, e dal quale ebbi vari utili ragguagli circa la mia udienza presso il Signor
Cancelliere dell'Impero
. Questa ebbe luogo alle ore 11 1/2 e fu
invero improntata alla più rispettosa deferenza ed alla più sincera cordialità. Fatti i
consueti complimenti, il Signor von Bethmann-Hollweg (il quale è uomo dalla figura
imponente, dai tratti marcati, dall'aspetto alquanto rude, ma franco e leale) s'informò
premurosamente della preziosa salute del
ed io, dopo avergli dato le richieste notizie, gli
consegnai la copia della Lettera
che Sua Santità ha diretta a S. M.
l'Imperatore
. Egli la lesse per intiero con la massima
attenzione ed ebbe subito parole di ammirazione e di elogio per l'attitudine e le intenzioni
umanitarie dell'Augusto Pontefice. Disse che la Germania desidera sinceramente la fine di
questa orribile guerra che essa non ha provocato, e ben lo dimostrò nel dicembre scorso
colla sua offerta
di entrare cogli Stati nemici in trattative di
pace. Tale offerta, ispirata unicamente al desiderio di por fine ad una carneficina senza
alcuno scopo né utilità, fu male interpretata come segno di debolezza, mentre invece gli
Imperi Centrali sono militarmente invincibili, né d'altra parte riuscirà all'Intesa
soggiogarli col blocco della fame, poiché, sebbene siano innegabili le gravi difficoltà del
vettovagliamento ed i penosi sacrifici cui sono esposte le popolazioni civili, tuttavia, i
viveri, grazie alla previdente organizzazione, ed alla prossima raccolta che si prevede
abbastanza buona, se non ottima, possono ritenersi sufficienti. Aggiunse che a suo parere il
momento di un'azione proficua in favore della pace non è ancora arrivato, e ciò per la
cattiva volontà dei nemici della Germania, come provano i discorsi di Lloyd
George
, di Ribot
e di Wilson
. A
questo punto, pur rico-
Avendo c<C>iò ben volontieri ammesso<ise> il Signor von
Bethmann-Hollweg, io <ed io allora>3 passai con ogni prudente cautela ad interrogarlo su ciascuna delle
delicate ed importantissime questioni, così acutamente indicate da Vostra Eminenza nel Suo
venerato Dispaccio N°. 34657 del 13 giugno corr. e che mi parve assai opportuno trattare col
Signor Cancelliere, assicurandolo che quanto egli mi avrebbe confidato, sarebbe rimasto nel
più stretto ed inviolabile segreto. Egli mi dichiarò che la Germania è dispostissima a
discutere la diminuzione degli armamenti, naturalmente a condizione di simultaneità; anzi
sarebbe pronta a concludere anche convenzioni dirette a risolvere per mezzo dell'arbitrato i
conflitti internazionali. Anche quanto al Belgio, la Germania è disposta
aveva fatto pervenire per vie indirette alla Santa
Sede l'espressione del suo desiderio che il Santo Padre si adoperasse per la pace dietro
compensi territoriali in favore dell'Italia, i quali corrisponderebbero più o meno al famoso parecchio
; ed a tale riguardo il Signor von Bethmann-Hollweg mi fece comprendere che sarebbe
stata possibile una rettifica dei confini austro-italiani, ma che assai difficilmente
potrebbe parlarsi di una cessione del Trentino da parte dell'Austria. Mi disse pure aver
saputo che i rapporti fra il Governo Italiano e la Santa Sede, specialmente al principio
della guerra, erano buoni; ed io gli spiegai come il Santo Padre non può dichiararsi
soddisfatto dell'attuale Sua condizione
, la cui anormalità ed
inaccettabilità è stata resa ancor più evidente dalla guerra, e gli confermai che in tale
situazione è impossibile parlare di una conciliazione od intesa fra i due Poteri; solamente,
la forza stessa delle cose, massime al momento in cui l'Italia entrò nel conflitto, impose
inevitabilmente degli scambi di vedute, sempre in via privata e non ufficiale, su qualche
punto particolare. Ebbe anche il Signor Cancelliere una parola di viva deplorazione per la
condanna del suo amico Mgr. Ger-
e passò in seguito a discorrere sull'attitudine del Cardinale
Mercier
, il quale (osservò) suole rimanere tranquillo ed in
pacifiche relazioni colle Autorità occupanti per alcun tempo, e poi all'improvviso vien
fuori con Atti che creano turbamenti ed imbarazzi alle autorità medesime; aggiunse che il
Governo Imperiale si rende conto della delicata situazione in cui si trova l'Eminentissimo,
ma che non gli darà la soddisfazione di divenire un martire, come egli ben desidererebbe. Su
questo argomento mi fece anche il giorno seguente rimettere un foglio, che mi onoro inviare qui accluso in copia4 all'Eminenza Vostra con preghiera di
restituzione. Si interessò altresì vivamente il Signor von Bethmann-Hollweg dell'influenza
che la guerra aveva avuto sul risveglio del sentimento religioso, interrogandomi fino a che
punto esso si era manifestato nei paesi belligeranti ed affermando con soddisfazione che in
Germania tale rinascimento era stato assai notevole. Terminò col rilevare come attualmente
fra la Santa Sede ed il Governo Imperiale non vi è nessuna questione o causa di dissenso, ma
anzi l'una e l'altro debbono insieme lavorare per combattere la frammassoneria
, colpevole della guerra, e per il mantenimento dell'ordine contro
la minacciante anarchia. Si dichiarò pienamente soddisfatto dell'attitudine della Santa
Sede; ed io ne profittai per assicurarlo di <per> tali sue5 assicurazioni e mi incaricò
ripetutamente di dire al Santo Padre che conta molto sull'opera Sua, convinto che l'Augusto
Pontefice è destinato a jouer un grand rôle quando suonerà l'ora della sospirata
pace.
Congedatomi dal Signor Bethmann-Hollweg, cui presentai l'Uditore di questa Nunziatura, mi recai immediatamente dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Signor Zimmermann
, uomo dalle maniere espansive e dalla facile parola.
Egli mi confermò quanto il Signor Cancelliere mi aveva manifestato circa la politica
internazionale e la situazione militare. Aggiunse che, secondo notizie pervenute dalla
Russia, sembra possibile una contro-rivoluzione, la quale condurrebbe non già ad una
restaurazione della Monarchia, ma ad una dittatura per il ristabilimento dell'ordine.
Interrogato da me sul futuro assetto della Polonia, mi rispose che la Germania ha in animo
di costituire la parte già soggetta alla Russia (quindi senza la Galizia né il territorio
unito ora alla
, che già dà così importanti
successi, con perdite minime per la Germania, diverrà sempre più intensa ed efficace, anche
perché se ne costruiscono ogni giorno nuovi tipi sempre più perfetti ed in numero sempre
maggiore (qualcuno afferma che potranno rimanere lontani dalla base sino a quattro mesi).
Ciò, se non ridurrà l'Inghilterra alla fame, ridurrà <diminuirà>6 talmente il suo tonnellaggio da
minacciarne il predominio sui mari, e si spera di indurla così a propositi di pace. Quanto
alla situazione interna della Germania, mi assicurò che in generale le popolazioni si
mantengono calme e non vi è nessun pericolo di rivoluzione. Gli stessi partiti socialisti
sono in fondo fedeli alla Monarchia e mantengono un atteggiamento patriottico, sebbene
insistano per ottenere il suffragio universale, che il Governo dovrà senza dubbio concedere,
soltanto però dopo la fine della guerra. Sorgeranno allora gravissime questioni sociali di
assai difficile soluzione, perché le Nazioni saranno finanziariamente stremate, i prezzi dei
viveri rimarranno, almeno per un tempo considerevole, assai elevati e gli operai non
vorranno consentire a diminuzioni degli alti salari di cui godono attualmente.
Profittai della bontà e della fiducia con cui mo-
, relazioni dirette
con Berlino. Come, infatti, ebbi già occasione di accennare all'Eminenza Vostra col mio
rispettoso Rapporto N°. 137 del 7 corr., le trattative col Governo
Centrale per il tramite di questo Ministero degli Esteri di Baviera subiscono ritardi senza
fine, di guisa che la Nunziatura rimane per lunghissimo tempo senza poter ottenere un
qualsiasi riscontro alle sue Note. Per mezzo dell'attivissimo ed influente Signor Erzberger,
gli affari procedono senza dubbio molto più speditamente; ma, non avendo egli carattere
ufficiale, le sue risposte non costituiscono nessun impegno da parte del Governo, ed essendo
inoltre per natura portato ad un eccessivo ottimismo, non si può mai essere sicuri
dell'esattezza di quanto egli riferisce. D'altra parte, è necessario di aver riguardo
all'estrema suscettibilità di questo Ministero degli Esteri, il quale rimarrebbe offeso se
fosse messo da parte nelle relazioni fra la Nunziatura ed il Governo centrale. Proposi
quindi al Signor Zimmermann che, dato il carattere straordinario di molte questioni le quali
vengono ogni giorno sollevate dalla guerra, io avrei per l'avvenire regolarmente inviato,
come in addietro, la relativa Nota ufficiale al Signor Conte de
, ma che al tempo stesso, per gli affari più gravi ed
urgenti, mi sarei permesso di scrivere direttamente, sebbene in via privata, a lui od al
sullodato Signor von Bergen. Anche il Signor Zimmermann annuì di buon grado. In tal modo
spero si possa rimediare, sebbene soltanto in parte, alla infelice situazione di questa
Nunziatura. Trovasi essa assolutamente fuori di centro, in una morta gora ove è sommamente
difficile procurarsi le informazioni e curare gli affari, i quali riguardano l'Impero e che
nelle circostanze attuali hanno pur tanta importanza per la Santa Sede. È come se
l'Ambasciata russa o francese presso il Governo italiano, invece di risiedere a Roma, fosse
stabilita in una città di provincia, quale Firenze o Modena.
La sera il Signor Cancelliere dell'Impero diede in mio onore un pranzo ufficiale, a cui fra gli altri presero parte, oltre la cognata
, la figlia
ed il genero
del Signor von Bethmann Hollweg, il Segretario di Stato per gli
Affari Esteri Signor Zimmermann, il Segretario di Stato per gli Affari Interni Dr. Helfferich
, il Ministro dei Culti e dell'Istruzione Signor von Trott zu Solz
, il Ministro di Prussia a Monaco Signor von Treutler
ed il Ministro di Monaco a Berlino Signor Conte de Lerchenfeld
, i quali tutti, dopo il pranzo, s'intrattennero
meco a parlare sulle varie questioni cui ciascuno di essi s'interessava. Credo che a Vostra
l'<l'ex->7
Ambasciatore di Francia a Berlino Signor Jules Cambon
. Egli
<Questi>8
sinceramente si adoperava per appianare le difficoltà ed i motivi di dissenso fra la
Germania e la Francia e lavorava con ogni cura, anche per un sentimento di amor proprio, al
riavvicinamento fra le due Nazioni. Solo, diceva l'Ambasciatore, è impossibile comporre la
questione dell'Alsazia-Lorena
, la cui soluzione conviene lasciare
ai nostri nipoti. Il Signor Cambon insisteva anche molto, sempre allo scopo suindicato, per
un incontro del Cancelliere con il Signor Pichon
. Appena eletto alla
presidenza della Repubblica il Signor Poincaré, l'Ambasciatore, pur rimanendo personalmente
ben disposto, mutò completamente il suo atteggiamento e non disse più una parola di tutto
ciò. Questo fatto mi sembra corrispondere perfettamente con quanto mi disse sul Signor
Poincaré il Re di Bulgaria
(RapportoN°. 258
in data 17 corr.) e con ciò che riferiva nel 1913
l'Ambasciatore russo a Londra Conte Benckendorff
(Rapporto N. 133 in data 6 corr.).
Il giorno seguente mi venne offerta una colazione dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri Signor Zimmermann, parimenti coll'intervento di alti personaggi politici e diplomatici. <È stato rilevato che a questa colazione era presente anche il Deputato del Centro Gisberts
[sic],
uno dei principali capi delle christlichen Gewerkschaften
(sindacati operai misti), ed in ciò si è voluto vedere un segno che il Governo
intende appoggiarsi soprattutto sui partiti operai.>9
La mia partenza da Berlino per il Gran Quartiere Ge-i<o>10 a Kreuznach alle ore 9 1/2 la mattina del venerdì, festa dei
SS. Apostoli Pietro e Paolo, – dopo di aver celebrato nella Cappella di un grande
Ospedale-Lazzaretto (su cui sventolava la bandiera pontificia) la S. Messa, alla quale
assistettero anche i Generali plenipotenziari austro-ungarico e bavarese, – fui condotto con
una automobile imperiale alla residenza di Sua Maestà, ove mi era stato preparato un
elegante appartamento. L'udienza imperiale ebbe luogo con solennità alle ore 12 3/4.
Introdotto, dopo la presentazione dei dignitari della Casa civile e militare
dell'Imperatore, alla presenza del Kaiser, nel rimettergli il venerato Autografo Pontificio,
gli esposi, in conformità alle ricevute istruzioni, le ansiose
preoccupazioni del Santo Padre per il prolungarsi della guerra, per l'accrescersi degli odi
e l'accumularsi delle rovine materiali e morali, che costituiscono
<rappresentano> il suicidio dell'Europa civile e fanno indietreggiare di secoli il
cammino dell'umanità. Aggiunsi che Sua Santità fa grandissimo assegnamento sull'animo
generoso e sui sentimenti magnanimi di Lui e non dubita che Egli vorrà aiutarlo nella grande
opera di pacificazione dell'umanità, anche se ciò dovesse importare il sacrificio di
qualcuno degli scopi della guerra, per-
e insisté moltissimo sulla
necessità che il Santo Padre emani un Atto solenne, diretto non già ai Governi, ma al clero
ed ai fedeli di tutto il mondo, nel quale comandi loro la preghiera ed il lavoro concorde in
favore della pace. Egli non dubita dell'efficacia di tale prescrizione pontificia. Vi sono,
disse, sulla terra
,
che egli disse ateo, odiatore accanito di preti e di frati, "re traditore". Nel marzo
1914 Vittorio Emanuele III gli promise espressamente che, presentandosi il caso, gli
eserciti dell'Italia si sarebbero schierati a fianco della Germania! È finita per sempre
colla Casa di Savoia
, aggiunse l'Imperatore, che dovrà scontare il
suo tradimento (e qui fece di nuovo col pugno stretto lo stesso gesto di prima). La
situazione del Papa è intollerabile; è necessario che a tutela della sua sovranità abbia un
territorio indipendente con una striscia sino al mare, la quale assicuri la libertà della
comunicazione. Mi parlò anche con simpatia di Mgr. Gerlach, che fu pure suo ospite al
Gran Quartiere Generale sul fronte orientale
. In Russia, secondo
le ultime notizie da lui ricevute, sarebbero in formazione ben trentasette repubbliche, vi
sarebbero stati due milioni di disertori e si presenterebbe come imminente la minaccia della
fame. La rivoluzione russa
, provocata dal denaro inglese, avrebbe
dovuto scoppiare, secondo i programmi dell'Inghilterra, ancora prima. Era appunto questo lo
scopo per cui Lord Kitchener
col suo seguito e con ingente quantità
di oro si recava in Russia, ma la sua nave
il Cardinale <l'Eminentissimo>12 Mercier: il Cardinale (esclamò l'Imperatore) vuol essere un martire,
ma io non gli darò una tale soddisfazione! A questo punto io colsi l'occasione per toccare
con Sua Maestà la spinosa questione delle deportazioni. In un colloquio, infatti, avuto a
Berlino col Dr. Kriege
, direttore della Sezione giudiziaria al
Ministero degli Affari Esteri, acquistai la certezza che esse avvengono almeno nella regione
cosiddetta delle étapes
, la quale, come è ben noto all'Eminenza Vostra, comprende una parte del Belgio ed
una parte dei territori francesi occupati. Essendo le dette étapes sotto una unica
amministrazione militare, questa si ritiene in diritto di trasportare gli operai belgi da un
punto all'altro della regione medesima, e quindi anche dal Belgio in Francia. Io pregai
vivamente, a nome del Santo Padre, Sua Maestà l'Imperatore, affinché, come aveva promesso
alla Santa Sede la cessazione delle deportazioni in Germania
, così
vo-ridondi
<ridonderebbe>13 a
tutto vantaggio del buon nome della Germania, giacché all'estero produrrebbe una profonda
impressione e varrebbe mirabilmente a smentire le accuse di crudeltà e di barbarie che
continuamente si muovono contro di essa. – L'Imperatore si espresse infine con soddisfazione
verso l'Episcopato tedesco; in modo particolare, ebbe parole di stima per l'Emo Signor
Cardinale von Hartmann
, per Mgr. Faulhaber
,
nuovo Arcivescovo di Monaco e Frisinga, per Mgr. Bertram
, Vescovo di
Breslavia, e per Mgr. Schulte
, Vescovo di Paderborn, manifestando
apertamente il suo vivo desiderio che questi <tre>14 Prelati vengano dal Santo Padre elevati all'onore della
S. Porpora. Al termine della conversazione, l'Imperatore, che aveva già fatto tenere a
Mgr. Uditore la Commenda con Placca dell'Ordine della Corona di
Prussia
, volle consegnarmi colle sue mani le insegne della Gran
Croce dell'Aquila Rossa
e nell'invitarmi a colazione con lui, mi disse
espressamente che aveva tenuto a trattarmi con tutti gli onori. A detta colazione, cui
presero parte anche il Principe Enrico di Prussia
, fratello
dell'Imperatore, col figlio Principe Valdemaro
e tutti gli addetti
alla Casa civile e militare
Nel pomeriggio, un automobile imperiale ci condusse lungo le incantevoli rive del Reno fino a Magonza, ove ci attendeva il vagone imperiale, col quale abbiamo fatto ritorno a Monaco. Giungendo qui, infatti, stasera l'Imperatore d'Austria
, che si tratterrà soltanto cinque ore (ossia dalle sei alle
undici) ed ammetterà alla sua presenza il Corpo Diplomatico, ho creduto conveniente
rimandare a tempo più opportuno il viaggio a Colonia; di che ho dato avviso telegrafico al
sullodato Eminentissimo Signor Cardinale von Hartmann.
Concludendo, credo dover dire secondo ogni verità che ho riportato la migliore impressione dell'accoglienza ricevuta e delle disposizioni dimostrate dagli uomini politici di Berlino. Oltre al Signor Cancelliere ed al Signor Zimmermann, merita di essere particolarmente ricordato per la bontà e gentilezza manifestatami il summenzionato Signor Dr. Diego von Bergen, Direttore della Sezione politica degli Affari Esteri, il quale è incaricato degli affari relativi ai rapporti fra la Santa Sede ed il Governo Imperiale ed essendo Segretario di Legazione, ebbe l'onore di conosce-
Debbo finalmente riferire a Vostra Eminenza aver avuto incarico dal Ministero degli Esteri di Berlino di far conoscere a Roma che, qualora dovessero iniziarsi dei pourparlers fra la Germania e l'Italia, il Governo Imperiale vorrebbe che da parte del Governo Italiano fossero delegati a tale scopo l'ex-Ambasciatore a Berlino Senatore Bollati
e l'ex-Consigliere d'Ambasciata Chiaramonte-Bordonaro
.
dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
Online since 24-03-2010, last modification 20-01-2020.
Document no. 366
Pacelli, Eugenio
to Gasparri, Pietro
Munich, 30 June 1917
Summary
Pacelli berichtet über seine Reise nach Berlin und Kreuznach vom 26. bis zum 30. Juni 1917 zusammen mit Schioppa. In Berlin wurde er von Erzberger empfangen und im Hotel Continental als Gast der Reichsregierung untergebracht. Im Interesse der päpstlichen Friedensvermittlung bat Pacelli um Geheimhaltung seiner Reise. Nachdem er Legationssekretär Jordan und von Bergen empfangen hatte, erhielt er beim Reichskanzler Audienz, dem er das Schreiben des Papstes an den Kaiser überreichte. Nach dessen Lektüre beteuerte Bethmann Hollweg den Friedenswillen Deutschlands, der schon in dem nicht aus Schwäche heraus verfassten Friedensangebot vom Dezember deutlich geworden sei; seiner Meinung nach sei wegen der schlechten Gesinnung der feindlichen Führer aber der Zeitpunkt für den Frieden noch nicht gekommen. Pacelli befragte Bethmann Hollweg streng vertraulich über jeden der im Schreiben Gasparris vom 13. Juni aufgelisteten Punkte. Deutschland, so der Kanzler, sei zu einer wechselseitigen Abrüstung und zur Etablierung einer Schiedsgerichtsbarkeit bereit; auch Belgien wolle man seine Unabhängigkeit zurückgeben, wenn man Garantien erhalte, dass es nicht in Abhängigkeit von England und Frankreich gerate. Pacelli fragte, ob in Elsass-Lothringen eine Grenzkorrektur möglich sei, worauf der Kanzler eine sehr kleine Rektifikation bei entsprechender Kompensation an der deutsch-französischen Grenze als möglich zugestand. In Russland fehle eine Regierung für Separatverhandlungen; das Land sei von englischen Geldern abhängig und höchstens zu lokalen Offensiven fähig, die die Stellung der Mittelmächte nicht gefährden können. Bethmann Hollweg befragte Pacelli nach dessen Meinung zu den italienisch-österreichischen Beziehungen. Vertraulich erklärte der Nuntius, einige gemäßigte Minister Italiens hätten den Papst um Friedensvermittlung gebeten, bei der Italien territoriale Zugeständnisse gemacht würden. Bethmann Hollweg hielt eine Berichtigung der Grenzen für möglich, aber kaum ein Abtreten des Trentino. Pacelli bestritt, dass man von einer Versöhnung zwischen dem Papst und Italien sprechen könne, so lange die anormale Situation für den Heiligen Stuhl fortbestehe. Der Kanzler bedauerte die Verdammung Gerlachs und die Invektiven Kardinal Merciers, den die Reichsregierung aber nicht zum Märtyrer machen wolle. Deutschland und der Heilige Stuhl sollten gemeinsam gegen die Freimaurerei, die verantwortlich für den Krieg sei, kämpfen und die Ordnung gegen die Gefahr der Anarchie verteidigen. Pacelli versicherte ihm nochmals die Überparteilichkeit des Heiligen Stuhls, die dieser auch im gegenwärtigen Krieg einnehme. Im Anschluss wurde Pacelli von Zimmermann empfangen. Dieser hielt in Russland eine Konterrevolution mit Etablierung einer Diktatur für möglich. Der unter Herrschaft Russlands stehende Teil Polens solle unter einem katholischen Monarchen unabhängig werden. Der U-Boot-Krieg sei immer erfolgreicher und habe zum Ziel, Englands Vorherrschaft zur See zu brechen und für Friedensverhandlungen bereit zu machen. Die innenpolitische Lage in Deutschland sei ruhig und selbst die sozialistischen Parteien seien im Grunde der Monarchie treu; das von diesen geforderte allgemeine Wahlrecht werde die Regierung aber erst nach dem Krieg gewähren. Der Krieg verschärfe in allen Nationen die soziale Situation. Pacelli erkundigte sich informell nach der Möglichkeit direkter Beziehungen mit Berlin, ohne dort akkreditiert zu sein, schließlich – so erläutert er Gasparri – sei der Informationsfluss über das bayerische Außenministerium sehr langsam und über Erzberger nicht offiziell, zumal dieser von einem exzessiven Optimismus beseelt sei; andererseits müsse man die extreme Empfindlichkeit Hertlings berücksichtigen. Zimmermann willigte ein, in wichtigen, dringenden Fragen privat oder über von Bergen zu korrespondieren. Beim feierlichen Abendessen erfuhr Pacelli später vom Reichskanzler, dass der sich für eine Verständigung einsetzende französische Botschafter in Berlin Cambon mit der Präsidentschaft Poincarés seine Einstellung sofort ändern musste, was die Informationen bestätigt, die Pacelli schon früher vom bulgarischen König und vom Russischen Botschafter in London erhalten hatte. Am 29. Juni wurde Pacelli im militärischen Hauptquartier vom Kaiser empfangen, dem er das päpstliche Schreiben übergab und den päpstlichen Wunsch übermittelte, den Frieden mit seiner Hilfe zu befördern. Wilhelm II., der dem Nuntius überspannt und nicht ganz normal erschien, entgegnete, dass den Deutschen der Krieg von seinen Feinden, besonders England, aufgezwungen worden sei; er bedauerte, dass der Papst zum Friedensangebot der Mittelmächte im Dezember geschwiegen habe. Die Aktion des internationalen Sozialismus stelle eine Gefahr für den Frieden dar und ein feierlicher päpstlicher Akt an den Klerus und die Völker der Erde sei deshalb von Nöten. Zwei mächtige Organisationen gebe es auf Erden: die katholische Hierarchie und die preußische Armee, doch drohe mit dem Sozialismus eine weitere zu entstehen. Der italienische König sei ein atheistischer, klerusfeindlicher Verräter; die Situation des Papstes ohne eigenes Territorium und ohne eigenen Zugang zum Meer sei unerträglich. Nach dem Kaiser sei die russische Situation von England gesteuert; mit Frankreich seien 1916 mit einer pazifistischen Partei Friedensverhandlungen geführt worden, die gescheitert seien. In Bezug auf Belgien beschwerte sich Wilhelm II. über Mercier, was Pacelli die Gelegenheit gab, die Deportationen anzusprechen. Würden diese eingestellt, käme dies dem Ruf Deutschlands zugute. Mit dem deutschen Episkopat zeigte sich der Kaiser zufrieden und wünschte die Erhebung Faulhabers, Bertrams und Schultes zu Kardinälen. Am nächsten Tag reiste Pacelli zurück, da in München das Diplomatische Corps vom Kaiser von Österreich empfangen wurde. Von seinem Empfang in Berlin durch Bethmann Hollweg, Zimmermann und besonders auch von Bergen hatte Pacelli einen sehr guten Eindruck, ebenso von den vielfachen Anstrengungen Erzbergers. Weniger vorteilhaft ist sein Eindruck von Kriege, der für die Fragen des Gefangenenaustauschs und der Deportationen zuständig ist, und der ihm ein typisch deutscher, intoleranter Professor zu sein scheint, der eine Sache nicht von ihrer praktischen Seite angehen könne. Als mögliche Gesprächspartner bei der italienischen Regierung – so erklärte ihm das Außenministerium – sehe man, falls Verhandlungen zwischen Deutschland und Italien beginnen, gern den Senator Bollati und den ehemaligen Botschaftsrat Chiaramonte-Bordonaro.Subject
Visita a Berlino ed a Kreuznach
Tornato stamane a Monaco, compio senza indugio il dovere di inviare a Vostra Eminenza Reverendissima una più dettagliata relazione del mio viaggio a Berlino ed a Kreuznach

Partii da qui, accompagnato da Mgr. Schioppa




111v
stampa non parlasse
affatto del mio viaggio, allo scopo di evitare eventuali commenti ostili alla Santa Sede da
parte dei giornali dell'Intesa

Celebrata la S. Messa nella vicina Chiesa Cattolica di S. Edwige, ricevetti prima, alle 10, il Signor Dr. Jordan



112r
Santo Padre






112v
noscendo la fondatezza di tale
osservazione, feci rilevare al Signor Cancelliere tutta la somma utilità che il Santo Padre
fosse bene informato sulle vedute dell'Impero Germanico in ordine ai principali problemi
dell'attuale guerra, affinché Egli, pienamente conscio della situazione ed in possesso di
tutti gli elementi necessari per un sicuro giudizio, possa cogliere, appena si presenti, la
propizia occasione per svolgere efficacemente la Sua benefica opera pacificatrice, avendo
per un così nobile intento una solida base.113r
a restituirlo nella sua piena indipendenza, esigendo però
le giuste garanzie perché esso non cada sotto la dominazione politica, militare e
finanziaria dell'Inghilterra e della Francia, le quali certamente se ne servirebbero come di
uno strumento ai danni della Germania. Per ciò, infine, che concerne l'Alsazia-Lorena,
avendogli io domandato se fosse possibile una correzione di frontiera (usai questo eufemismo
per non adoperare la parola cessione) nella parte francese di quelle provincie, il
Signor von Bethmann-Hollweg, pur non senza una certa esitazione, mi disse che una qualche
piccola rettifica di confini non sarebbe impossibile, a condizione di compensi sulla
frontiera medesima franco-germanica. In Russia continua la situazione caotica e non si può
pensare a concludere con essa una pace separata, perché manca un Governo con cui trattare,
ed anche perché la Russia ha bisogno dell'aiuto finanziario dell'Inghilterra, che ivi
profonde a larga mano ingenti somme. È escluso che la Russia possa, almeno per ora, iniziare
un'offensiva militare generale sul suo fronte, sebbene potrà esservi qualche offensiva
locale, promossa dagli ufficiali francesi ed inglesi, probabilmente in Bucovina od in
Galizia; però le posizioni degli Imperi Centrali, anche in quello scacchiere, sono dovunque
forti e sicure. Mi chiese poi il Signor Cancelliere che cosa pensavo
113v
sulle relazioni italo-austriache, ed io gli risposi in
modo strettamente confidenziale che qualche Ministro influente e moderato del Governo Italiano



114r
lach


114v
della perfetta
imparzialità del Santo Padre e di Vostra Eminenza, esponendogli largamente e con opportuni
esempi la natura ed i motivi della linea di condotta tenuta dalla Santa Sede nell'attuale
conflitto e le difficoltà che deve superare per mantenere questo suo atteggiamento. Egli mi
ringraziò con calore Congedatomi dal Signor Bethmann-Hollweg, cui presentai l'Uditore di questa Nunziatura, mi recai immediatamente dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Signor Zimmermann

115r
Prussia) in regno indipendente con Sovrano
cattolico. La guerra dei sottomarini
Profittai della bontà e della fiducia con cui mo-
115v
strava di trattarmi
il Signor Zimmermann per interrogarlo sulla possibilità di avere, pur senza
essere ufficialmente accreditato presso il Governo Imperiale
116r
Hertling
La sera il Signor Cancelliere dell'Impero diede in mio onore un pranzo ufficiale, a cui fra gli altri presero parte, oltre la cognata







116v
Eminenza potrà interessare, per la storia retrospettiva
sulle origini della guerra, ciò che il Cancelliere raccontò famigliarmente circa






Il giorno seguente mi venne offerta una colazione dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri Signor Zimmermann, parimenti coll'intervento di alti personaggi politici e diplomatici. <È stato rilevato che a questa colazione era presente anche il Deputato del Centro Gisberts


La mia partenza da Berlino per il Gran Quartiere Ge-
117r
nerale avvenne la sera del giovedì in un sontuoso vagone
speciale imperiale, ove presi posto insieme con Mgr. Schioppa e col suddetto Signor Jordan,
incaricato di accompagnarmi. Giunt117v
seguiti dalla
Germania. Sua Maestà mi ascoltava con rispettosa e grave attenzione. Dirò, tuttavia, subito
con ogni franchezza che nel modo in cui fissa lungamente sul suo interlocutore lo sguardo,
nel gesto, nella voce, Egli sembra (non so se per natura od in seguito alle preoccupazioni
di questi tre lunghi ed angosciosi anni di guerra) come esaltato e non del tutto normale. Mi
rispose che la Germania non ha provocato questa guerra, ma che è costretta a difendersi
contro le mire di distruzione dell'Inghilterra, la cui potenza offensiva (e qui l'Imperatore
diede col pugno stretto un vigoroso colpo nell'aria) deve essere spezzata. Ricordò l'offerta
di pace dello scorso dicembre, lamentando che il Santo Padre non avesse allora parlato,
mentre lo fece Wilson. Naturalmente io spiegai a Sua Maestà le ragioni di tale silenzio, le
quali già si trovavano, del resto, brevemente ma chiaramente accennate nella stessa Lettera
Pontificia. Allora l'Imperatore mi parlò a lungo sui pericoli che presenta l'azione del socialismo internazionale per la pace
118r
due organizzazioni potenti: la
gerarchia cattolica e l'armata prussiana, a cui ora però minaccia di aggiungersi il
socialismo internazionale. Mi discorse poi dell'attuale Re d'Italia




118v
fu affondata da
una mina. Quanto alla Francia <(>che a torto, secondo l'Imperatore, viene chiamata la
fille ainée de l'Eglise<)>11, verso la Pentecoste dello scorso anno vi furono delle serie
trattative di pace con un partito pacifista; sennonché, quando sembrava che i negoziati
fossero sul punto di essere felicemente conchiusi, tutto andò a monte. A proposito del
Belgio, anche Sua Maestà mi accennò agli imbarazzi che crea al Governo
occupante



119r
lesse estendere questo beneficio anche al caso attuale,
ordinando che gli operai belgi non fossero allontanati dal loro comune od almeno fossero
lasciati nel Belgio, e non mancai di fargli rilevare come ciò 







119v
del Sovrano, io sedevo a
destra e Mgr. Schioppa a sinistra di Sua Maestà, che si mostrò per tutto il tempo sommamente
cordiale e di ottimo umore.Nel pomeriggio, un automobile imperiale ci condusse lungo le incantevoli rive del Reno fino a Magonza, ove ci attendeva il vagone imperiale, col quale abbiamo fatto ritorno a Monaco. Giungendo qui, infatti, stasera l'Imperatore d'Austria

Concludendo, credo dover dire secondo ogni verità che ho riportato la migliore impressione dell'accoglienza ricevuta e delle disposizioni dimostrate dagli uomini politici di Berlino. Oltre al Signor Cancelliere ed al Signor Zimmermann, merita di essere particolarmente ricordato per la bontà e gentilezza manifestatami il summenzionato Signor Dr. Diego von Bergen, Direttore della Sezione politica degli Affari Esteri, il quale è incaricato degli affari relativi ai rapporti fra la Santa Sede ed il Governo Imperiale ed essendo Segretario di Legazione, ebbe l'onore di conosce-
120r
re in Roma il Santo Padre, Cui umilia
per mio mezzo i più devoti omaggi. Men favorevole impressione mi produsse il già nominato
Dr. Kriege, il quale pur troppo, come specialista in diritto internazionale, si occupa
di tutti gli affari concernenti lo scambio dei prigionieri, le deportazioni, ecc. È egli il
tipo (mi perdoni Vostra Eminenza l'espressione) del professore boche, duro,
intollerante, teorico, incapace di penetrare il lato pratico e politico delle questioni,
pieno di presunzione per la sua pretesa scienza e per la sua decantata Kultur. Cercai
di trattarlo colla maggior possibile cortesia e di prenderlo colle buone per averlo
favorevole; ma confesso che sembrami non si possa molto sperare da un simile uomo. – Uno
speciale elogio va dato poi al Signor Erzberger il quale ha messo a servigio del
Rappresentanto Pontificio tutta la sua operosità e tutta la sua influenza.Debbo finalmente riferire a Vostra Eminenza aver avuto incarico dal Ministero degli Esteri di Berlino di far conoscere a Roma che, qualora dovessero iniziarsi dei pourparlers fra la Germania e l'Italia, il Governo Imperiale vorrebbe che da parte del Governo Italiano fossero delegati a tale scopo l'ex-Ambasciatore a Berlino Senatore Bollati


120v
Dopo di ciò, chinato al
bacio della S. Porpora, con sensi di sommo rispetto e di profonda venerazione ho
l'onore di rassegnarmi dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑"26" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
2↑Hds. gestrichen, vermutlich von Pacelli.
3↑Hds. gestrichen und eingefügt von
Pacelli.
4↑Hds. gestrichen von Pacelli.
5↑Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
6↑Hds.
gestrichen und eingefügt von Pacelli.
7↑Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
8↑Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
9↑Hds. eingefügt von
Pacelli.
10↑Hds. gestrichen und eingefügt
von Pacelli.
11↑Klammern hds. eingefügt von
Pacelli.
12↑Hds. gestrichen und eingefügt von
Pacelli.
13↑Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
14↑Hds. eingefügt von
Pacelli.