La risposta dell'America alle proposte di pace del Pontefice è magnifica. Non è altro
che l'esposizione di una sola condizione con la quale noi faremo la pace, su le linee
indicate dal Vaticano. Tale condizione è la reale democratizzazione della Germania. Noi non
faremo la pace fino a che il farla e il conservarla non sarà nelle mani del popolo tedesco.
Il Presidente sarebbe stato incoerente se avesse recisamente respinto i termini del Papa,
perché questi termini sono modellati su i messaggi stessi del Presidente del
18 Dicembre 1916 e del 22 Gennaio 1917 con i quali egli pose le fondamenta per una
pace permanente. Neppure un punto della proposta del Papa non ha l'impronta dei discorsi del
Presidente. Il Papa però omise di ripetere una richiesta costante e fondamentale del
Presidente, cioè, che la Germania deve democratizzarsi prima che noi possiamo aver fiducia
in essa. Quando diciamo Germania democratizzata intendiamo parlare di una Germania il
cui Reichstag controlli il Gabinetto; quindi di una Germania il cui Reichstag possegga
l'esclusivo potere di creare e di usare l'esercito, di fare alleanze, di dichiarare guerra e
di fare la pace.
Noi siamo ora più vicini alla pace di quando il Presidente scrisse la
sua Nota al Vaticano. La Germania anela alla fine della guerra. Tutti lo sanno. Essa è
disposta a rilasciare tutte le sue conquiste. Il suo Reichstag si è dichiarato per "una pace
senza annessioni, senza indennità e senza guerra economica dopo la guerra." Noi le diciamo
ora che essa può avere questa pace, ma ad una condizione; il popolo tedesco che anela a
questa pace deve essere l'autorità che la fa e la garantisce.
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La Nota del Presidente ha raggiunto ogni sorta di scopi
utilissimi. Anzitutto ha di nuovo chiaramente esonerato gli Stati Uniti dall'accusa di
imperialismo. Nessuno può dire che noi reclamiamo qualche cosa per noi stessi. Vi erano però
persone che dicevano che noi eravamo acquiescenti ai piani imperialistici dell'Inghilterra e
dei suoi Alleati, sia riguardo alla dismembrazione della Germania e dell'Austria, sia
riguardo ad una lega economica del dopo guerra, dalla quale dovevano essere esclusi gli
Imperi Centrali. Il Presidente invece dice: "danni punitivi, dismembrazioni di Imperi,
costituzione di leghe economiche esclusive ecc." Il Presidente irrevocabilmente spiana la
via all'abbandono definitivo degli scopi di conquista <che>
degli Alleati imperialisti avevano in mente. La Russia, è vero, aveva
già rinunziato a tali scopi. Ma l'Italia ancora nutre la speranza di guadagnare la conquista
di tutta la costa dell'Adriatico. La Francia ancora spera di riprendersi con la conquista
l'Alsazia e la Lorena. L'Inghilterra ancora insiste nel ritenere le conquistate Colonie
tedesche. Nessuno, eccetto l'America, aveva la forza e l'influenza per fare abbondanare tali
scopi di conquista. La Russia non l'aveva: nondimeno ci provò, ma non riuscì. Il Presidente
riuscirà.
L'articolista passa poi a parlare della Russia e della Germanaludd Germania e conclude: Si è
detto che i tedeschi devono combattere o morire. Il Presidente offre loro una terza
alternativa. Egli dice che devono o combattere o morire o rendersi liberi.
Recommended quotation
Anlage from 31 August 1917, attachment, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 5980, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/5980. Last access: 06-05-2025.
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