Subject
Sulla dirittodellepdi presentazione alle parrocchie ed ai
benefici [ein Wort unlesbar] in Baviera
Con Rapporto N. 11066 in data 28 Novembre dello scorso anno
Mons. Uditore di questa Nunziatura in mia temporanea assenza inviava all'E. V. R.
un'istanza diretta al S. Padre da Mons. Arcivescovo di Monaco e Frisinga, a nome
anche degli altri Vescovi della Baviera, relativamente alla presentazione da parte del Governo alle parrocchie ed ai benefici (non
concistoriali). In detta istanza i sullodati Vescovi "ad maiora et maxima mala praccavenda"
chiedevano "ut Sedes Apostolica usum Indulti (praesentationis) adhuc vigentem etiam pro
praesenti regimine tolerare dignetur hoc modo, ut nos Episcopi tres personas idoneas designamus, ex quibus praesens regimen unum eligat, ea tamen conditione,
ut praestationes beneficiariis et ecclesiis adhuc factae 17v
etiam in futurum fiant, et ad tempus tantum quo fiant".
L'E. V. con cifrato
N. 169 del 27 Dicembre si degnò ordinare a Mons. Schioppa che comunicasse ai
Vescovi bavaresi "essere Santa Sede disposta ad esaminare le
esigenze della nuova situazione, qualora un Governo, stabilmente costituitosi, volesse
trattare con Essa. Intanto i Vescovi, nei casi particolari, si regolino da loro, in via
soltanto di fatto, senza pregiudizio dei principi canonici e senza compromettere la
S. Sede, costituendo possibilmente economi parrocchiali".
Mons. Uditore
partecipò senza indugio la sullodat surriferita risposta a Mons. Faulhaber e per
suo mezzo agli altri Prelati bavaresi.
Prolungandosi però le difficili ed anormali condizioni politiche della Baviera, la
questione ha irritato inevitabilmente suscitato nuove complicazioni così in linea di
diritto come in via di fatto.
In linea di diritto, i Vescovi, pur 17bisr
essendotutti unanimi nell'intenzione di non recare alcun pregiudizio
ai principi canonici ed ai diritti della S. Sede, non convengono invece nella questione
concreta, se possa cioè o no ammettersi la presentazione da parte dell'attuale Governo alle
parrocchie ed ai benefici suddetti, e se quindi sia lecito ai V agli Ordinari di
proporre la rela al competente Ministero la relativa terna. Mentre, infatti,
Mons. Arcivescovo di Monaco inclina ad ammettere la necessità di un indulto della
S. Sede, invece l'Arcivescovo di Bamberga (come risulta da una sua lettera a
Mons. Faulhaber in data del 20 Marzo scorso, da questo comunicatami) ritiene che i
Vescovi possano, finché rimane in vigore il Concordato, permettere la presentazione in
discorso e propone anche la formula da adoperarsi in avvenire per la terna. L'ottimo
Mons. de Hauck appoggia il suo parere sopra un Voto di Mons. Hollweck, che qui
accluso ho l'onore d'inviare in copia all'E. V. Questo dotto canonista comincia
dall'osservare che 17bisv
i Concordati vengono sempre conclusi
fra la S. Sede, come la suprema ed universale
rappresentante delpotere ecclesiastico, ed il Governo dello Stato, chiunque sia
colui che ne abbia il
potere e lo rappresenti, sia cioè un Monarca, od una oligarchia
od un parlamento, il quale eserciti i suoi diritti per mezzo di
determinati plenipotenziari. Il governo dello Stato
si presenta in ogni territorio come un potere sussistente di fatto ed immutabile, derivante dalla esistenza stessa
dello Stato e nel quale lo Stato medesimo esiste in concreto; chi, poi, sia pro tempore il
soggetto di tale potere e come questo venga esercitato, è cosa per sé irrilevante. In conseguenza di ciò, prosegue Mons. Hollweck, i Concordati rimangono senza
dubbio in vigore, finché lo Stato, con cui furono conchiusi, esiste, almeno sostanzialmente col suo territorio, sebbene avvengano mutazioni nello
Stato stesso, e cita le parole dell'Emo Card. Cavagnis (Institut. juris publ. eccles.,
I, 694): "Respondemus conventiones afficere ipsam societatem,
18r
etsi contrahantur eius nomine ab auctoritate nunc
praesidente societati; hinc iura et onera acquiruntur societati mediantibus rectoribus; et
quoniam societas est persona perfecta, hinc semper de se perdurant, etsi mutentur rectores
et regiminis formae. Et proinde est duplex persona consideranda: ea, cuius administratio
geritur, et ea quae eamdem gerit; illa est societas et permanet; haec est persona gubernans
sive physica sive moralis; et quoad formam mutatur in Statu". Così il Concordato concluso con
Napoleone I è stato sempre osservato sotto i Borboni, poi sotto gli Orléans, quindi sotto la
Repubblica, po in seguito sotto Napoleone III e finalmente di nuovo sotto la
Repubblica fino al 1905. La Santa Sede sostiene come principio indubitato che i cambiamenti
nella forma del Governo non toccano la validità e la durata del Concordato. La sola
disposizione (osserva sempre Mons. Hollweck) relativa alla nomina dei Vescovi, la quale
in 18v
via del tutto eccezionale costituisce un privilegio
personale concesso ai re di Baviera, ed anzi finché
essi siano cattolici, è cessata colla caduta della Monarchia, n essendo venuto a
mancare il soggetto del privilegio stesso. In conseguenza di ciò (conclude il sullodato
canonista) il diritto di presentazione del Governo devesulle parrocchie cosiddette regie deve essere riconosciuto senza
esitazione anche di fronte agli attuali detentori soltanto di
fatto del potere dello Stato, e ad essi spetta pure di determinare come e per mezzo di quali
organi vogliano esercitaretale diritto, essendo del tutto indifferente che lo faccia il
Ministro della Giustizia o quello del Culto. Non ha nemmeno importanza la re a quale
religione eventualmente professi appartenga il competente organo dello Stato, giacché
qui viene in considerazione soltanto in quanto tale.
Sarebbe certamente conveniente che lo fossero soltanto dei cattolici, ma per sé
l'appartenenza alla religione giudaica per un organo del Governo bavarese costituisce
soltanto un difetto accidentale. 19r
A parere, quindi, di Mons.
Hollweck, la pratica finora in vigore può essere mantenuta. Se invece il Concordato
[doves] venisse in seguito direttamente od indirettamente denunziato
colla separazione dello Stato dalla Chiesa, entrerebbe senz'altro in vigore il diritto
comune, ossia cadrebbe il diritto patronato regio e si avrebbe il diritto di libera
collazione degli Ordinari a norma del can. 1432 § 1.
Non vi è dubbio che il Concordato
bavarese nel suo complesso sia rimasta in vigore anche dopo il recente cambiamento nella forma
di governo; ma potrebbe forse sembra che sarebbe forse
lecito di domandarsi se l'eccezione ammessa espressamente da Mons. Hollweck per il
diritto di nomina alle sedi vescovili vacanti non debba applicarsi altresì alla presentazione alle parrocchie ed ai benefici non
concistoriali. Infatti, i privilegi contra ius debbono interpretarsi strettamente, e
perciò debbono ritenersi piuttosto come personali che come reali; regola
questa, la quale deve evidentemente valere soprattutto
nel diritto di nomina o presentazione, che è odioso, perché
diminui-19v
sce la libertà della Chiesa nel conferimento dei
benefici (can. 50, 68, 1471; De Luca, De iurepatron. disc. II nn. 3-5, 12-13). Inoltre la
Repubblica sorta sulle rovine della Monarchia potrebbe non presentare alla S. Sede
quelle garanzie, in vista delle quali essa accordò
l'indulto di presentazione. Ed è [perciò] perciò che l'Emo Card. Cavagnis insegna
(l. c., II, nn. 129* e seg.): "Jus patronatus regium ut plurimum conceditur
determinatae dynastiae vel saltem determinatae coronae, ideoque non conceditur simpliciter
principi territorii, in quo ecclesia sita fuerit". Né sarebbe per sé sufficiente motivo per
rivendicarlo il fatto che il Governo bavarese continua finora a pagare ai parroci ed agli altri beneficiati il consueto
assegno, giacché ciò è dovuto a norma del Concordato come una
parziale restituzione dei beni usurpati già alla Chiesa. Sembra tuttavia che, avvenuta la mutazione nellaforma del governo, non si richieda necessariamenteuna nuova esplicita concessione, ma che basti a tal uopo l'implicito o tacito riconoscimento da parte della S. Sede medesima. 20r
Maggiori difficoltà sono sorte in via di fatto. In primo luogo, infatti i Vescovi non sono del tutto concordi nella loro condotta. Non apparendo,
invero, ad essi chiaro se la surriferita risposta della Santa Sede importi o no un
tolerari potest, molti, non ardiscono fra i quali Mons. Arcivescovo di
Monaco, non ardiscono di presentare la terna, nel timore che ciò importi un pregiudizio dei
principi canonici e dei diritti della S. Sede medesima, altri,
invece, o hanno effettuato già tale presentazione, come il Vescovo di Spira, o sono inclinati a
farlo, massime dopo il Voto di Mons. Hollweck, come l'Arcivescovo di Bamberga. Tale
dis diversità di condotta, già dannosa in se stessa,, soprattutto nei
tempi presenti, ed in una grave questione di principio, crea
inoltre ai Vescovi della prima categoria gravi odiosità sia di fronte al
governo come di fronte al clero. Specialmente, infatti, nel clero cresce il malcontento contro i Vescovi,
giacché non pochi ecclesiastici, non rendendosi ben conto delle circostanze,
20v
addebitano ai rispettivi Ordinari il ritardo nella
provvista delle parrocchie; tanto più che agli economi il Governo assegna una congrua, molto minore che ai parroci, e quindi ben spesso, a causa del continuo
aumento dei prezzi, insufficiente per vivere. Infine non può negarsi che gli economi non godono, sia di
fronte alle pubbliche autorità come ai parrocchiani,dell'autorità dei parroci, la quale pure sarebbe così
necessaria in questi turbolentissimi tempi. Per tutti i suaccennati motivi non è quindi da meravigliarsi se molti Vescovi desiderino urgentemente che la S. Sede voglia tollerare l'esercizio del diritto di presentazione da parte
dell'attuale Governo repubblicano, o almeno, affine di avere
una condott l'uniformità di condotta negli Ordinari, si degni
dichiarareaprire più chiaramente la sua mente al riguardo.
21r
Nella più volte menzionata risposta da a Mons.
Uditore di questa Nunziatura, la Santa Sede si diceva disposta ad esaminare le esigenze
della nuova situazione, qualora un Governo, stabilmente costituitosi, volesse trattare con
Essa. Ritengo quindi mio dovere di esporre subordinatamente all'E. V. il mio umile
avviso circa l'adempimento o meno di tali condizioni nel momento attuale.
Non [si] Occorre, innanzi tutto, riconoscere che in massima la situazione presente sia migliore della passata. Innanzi tutto,
infatti Kurt Eisner era non solo soltanto provvisorio e di fatto, ma anche illegittimo in quanto che, come
chiaramente dimostrarono le elezioni, esso non rappresentava il popolo bavarese, ma meramente una piccola minoranza rivoluzionaria. Fu principalmente per
questo motivo che io non credetti di poter entrare in relazione con lui e declinai
cortesemente la richi proposta di un incontro, come secondo che ebbi l'onore di riferire all'E. V.
21v
nel mio rispettoso Rapporto N. 10941 in data
20 Novembre dello scorso anno. Invece l'attuale Ministero presieduto dal Sig. Hoffmann
ha avuto l'accettazione del Landtag ossia della legale rappresentanza del popolo
bavarese, sebbene i partiti non socialisti, e specialmente il partito popolare bavarese
(Centro), vi si siano indotti assai a malincuore e sotto la pressione degli avvenimenti
(Cfr. Rapporti NN. 12334 e 12335 del 18 e 19 Marzo p. p.). Tenuto, d'altra parte, presente che una restaurazione monarchica sarebbe almeno per ora destinato
certamente a fallire e non farebbe che provocare la guerra civile, sembra doversi concludere
che l'attuale Governo possa considerarsi come legittimo e quindi tale con cui sia lecito
entrare in rapporti anche ufficiali.
D'altra parte, però, occorre rilevare:
1º) che
l'attuale Governo può dirsi stabile soltanto nel senso che tale è per sé qualsiasi
Ministero legittimamente costituito, finché rimane di fatto al potere. Ma, per quanto,
nell'at-22r
tuale stato di fermento politico e sociale
specialmente in Baviera, nessuno possa con piena assoluta certezza prevedere che cosa
accadrà all'indomani, è tuttavia nella convinzione generale che il Gabinetto Hoffmann perde ogni giorno (come
in genere i socialisti maggioritari, cui egli appartiene) perde ogni giorno terreno e che la Ba il paese sia
alla vigilia di una terza rivoluzione, la quale tenderà a stabilire la Repubblica dei
Consigli secondo il sistema russo.
2º) Il Ministro Hoffmann, se sotto l'aspetto sociale
è più moderato dell'indipendente Kurt Eisner,
tuttavia, nondimeno, secondo le unanimi informazioni da me raccolte, nutre una
ostilità profonda contro della religione, tanto che può dirsi che la lotta contro di
essa, massime nella scuola, sia stata l'ideale supremo della sua vita. Per il momento egli si asterrà,
come sembra, dal prendere provved da atti ostili, giacché sente troppo il terreno
vacillare sotto i suoi piedi e perché il partito popolare bavarese (Centro), nelle
trattative le quali precedettero la costitu-22v
zione
dell'attuale Ministero, pose come condizione che essa la questione religiosa fosse
lasciata intatta. Dia un simile uomo difficilmentepotrebbe sperarsi che voglia trattare convenientemente colla S. Sede ed in modo soddisfacente
per regolare la situazione ecclesiastica.
Debbo aggiungere che io ho fatto vari tentativi, massime per mezzo del Capo del Centro Dr. Speck, ottimo
cattolico, per entrare, in una forma conveniente, e decorosa,
in rapporti con lui; ma finora invano. Anzi, secondo quanto mi ha riferito Mons.
Arcivescovo, ad un funzionario del Ministero dei Culti, il quale gli aveva suggerito di
mettersi in relazione colla Nunziatura o C colla S. Sede precisamente per
sistemare la questione delle parrocchie, egli rispose che non ne aveva bisogno.
3º)
Finalmente molti indizi fanno prevedere che probabilmente si giungerà alla separazione dello Stato dalla Chiesa, alla
qualesi è mostrata, altresì favorevole la Commissione che discute la nuova
Costituzione dell'Impero in Weimar. La separazione, poi, si avrà,
23r
come tutto fa ritenere, con certezza, se prevarrà
prevarrà il bolscevismo e si costituirà la Repubblica dei Consigli. In tal caso cadrebbe da
sé la questione del diritto di presentazione ai benefici da parte delle autorità
governative.
Ciò posto, lascio al superiore giudizio dell'E. V. di decidere se
convenga fin da ora di regolare trattare col Governo
bavarese per regolare la questione della nomina dei parroci, ovvero se non sia espediente per il momento di attendere la soluzione della
presente crisi politica e sociale, tollerando forse,che i Vescovi, nei casi necessari,fino a nuovo ordine ed in via semplicemente di fatto, e senza chiamare in causa
la Santa Sede, presentino, come per l'addietro, all'attuale Governo, la consueta terna.
In attesa pertanto delle venerate
istruzioni, che all'E. V. piacesse di comunicarmi possibilmente per telegrafo, m'inchino
Recommended quotation
Pacelli, Eugenio to Gasparri, Pietro from 03 April 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', document no. 10613, URL: www.pacelli-edition.de/en/Document/10613. Last access: 04-05-2025.
Online since 14-01-2013, last modification 28-01-2013.