Dokument-Nr. 10007

[Erzberger, Matthias]: Il mutamento di Cancelliere in Germania giudicato dalla stampa francese, 31. Juli 1917

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La stampa francese ha dedicato al mutamento di Cancelliere in Germania commenti sui quali è opportuno trattenersi alquanto. Nota fondamentale di questi commenti è la rappresentazione del mutamento come il segnale dello scoppio di una grave crisi, di una crisi che confortava l'Intesa alle più grandi speranze essendo la conseguenza di un brusco scompaginamento interno ed esterno della Germania. Forse a questo giudizio ha contribuito, in qualche misura, l'appassionato linguaggio adoperato dalla stampa berlinese nella lotta politica. I giornali francesi – unanimi in ciò dall'estrema destra all'estrema sinistra – sfruttarono il tono concitato degli organi di partito tedeschi per rappresentare la situazione economica e politica della Germania all'interno in sommo grado arruffata e dominata da gravi ansie e contrasti irriducibili. Inoltre la stampa francese non dimentica il solito motivo, che ritorna invariabilmente a galla, come quello che corrisponde ad un cocente desiderio di tutta l'Intesa, ossia l'immaginario dissidio nazionale anzi perfino confessionale fra la Germania del Nord e la Germania del Sud. Lo stato dalle cose in Germania venne, dunque, da essa dipinto come se noi filassimo diritti verso il sovvertimento dell'ordine sociale e l'estrema rovina. Tutti i giornali francesi, nell'esporre le cause degli avvenimenti improvvisi, ripeterono in coro: in Germania si ritiene che la guerra è perduta, la disfatta inevitabile, sicché ognuno cerca di scaricare sul vicino la sua parte di responsabilità e di colpa.
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La stampa francese è usa a commentare ogni fatto che si avveri in Germania secondo che le suggerisce l'interesse nazionale; secondo la situazione e l'esigenza del momento, in conformità dei grandi scopi generali della politica francese. Né la verità, né la convinzione le segnano i confini nei quali dovrebbe contenersi per salvare almeno le apparenze dell'onestà e della logica. Essa foggia la verità e la convinzione semplicemente, come abbiamo detto, secondo l'interesse e il bisogno del momento.
Ciò posto, la stampa francese ha lavorato fedele a se stessa, anche nel caso presente, assegnando allo scoppio e al carattere della crisi una causa impressionante quanto falsa. I giornali francesi di destra han voluto scorgere nella crisi in parola un'antitesi fra il Nord e il Sud, fra Tedeschi cattolici e protestanti. Il "Figaro", il "Gaulois" ed altri quotidiani antisovversivi diffusero quest'idea. Da parte sua la stampa repubblicana, che sa che non le si presterebbe fede se tentasse di spiegare la crisi con attriti confessionali, ha variato e varia il motivo del contrasto fra spirito autocratico e spirito democratico con tale insistenza e fantasia che ogni lettore francese è costretto ad ammettere che in Germania tutto va a rotoli.
Ribot e Lloyd George dichiararono già apertamente, in Parlamento, che la pace sarebbe più facile a conseguirsi se le Potenze dell'Intesa potessero trattare con una Germania democratica. Significato e scopo di questa dichiarazione sono evidenti.
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Entrambi i due uomini di Stato credono, evidentemente, di rafforzare talmente le correnti democratiche in Germania, col miraggio di questa pace, che Inghilterra e Francia offrirebbero subito alla democrazia tedesca qual premio della sua vittoria, da spingere il popolo tedesco a ricorrere infine pure a mezzi violenti.
Chi conosce il popolo tedesco sa però che egli non ha predisposizione alcuna per la rivoluzione, sicché nel calcolo dell'Intesa nessun errore è più fatale della speranza di una sollevazione delle masse popolari che farebbero in tal guisa del progresso democratico una specie di porta d'invasione dell'imperialismo dell'Intesa. Ciascuno di noi sa che l'accarezzare l'idea di un moto rivoluzionario in Germania per gli Stati dell'Intesa non ha altra ragione che imporre al popolo tedesco gli scopi di guerra dell'Intesa.
Il 26 luglio v.s., il leader del partito socialista tedesco, Scheidemann, tenne in Berlino un discorso nel quale, fra l'altro, disse che i socialisti tedeschi non calcheranno le orme dei Russi. A ragione egli ricordò che la sconfitta della Germania significherebbe la rovina del socialismo tedesco. In Russia la lotta fratricida si è trasformata in fratricidio: il partito socialista non ha voglia di attirare sul popolo tedesco la medesima sorte: i socialisti russi devono comprendere non esser questa la via per la quale il partito socialista tedesco può servire alla causa del proletariato e della pace.
Con il suo appello alla democrazia tedesca l'Intesa
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tende a seminar la discordia in Germania, a fiaccar la sua forza militare, che non può colle armi, per mezzo della disgregazione interna. Perciò Ribot e Lloyd George, insieme con la stampa radicale, aizzano l'idea democratica in Germania contro la Prussia e il militarismo prussiano, mentre la stampa conservatrice fa il medesimo con il particolarismo meridionale. Ma se prima per la stampa francese il crollo della Prussia era soltanto una speranza, essa ne fa ora una conditio sine qua non della pace. Che la Germania si democratizzi come vuole, dichiara la stampa francese, senza distinzione di colore, la condizione assoluta della pace, per la Francia, è che la trasformazione democratica della Germania si attui sul serio e che venga dato lo sfratto agli Hohenzollern e, con essi, "a tutti i loro coronati complici", giacché, si conclude, solo così si riuscirà ad abbattere per sempre il militarismo prussiano-tedesco. Che il Cancelliere dell'Impero si chiami Bethmann-Hollweg o Michaelis, e che i partiti del Reichstag si dichiarino per una pace con o senza annessioni è, quindi, affatto indifferente per la stampa francese e non significa per lei il minimo cambiamento della situazione sino a tanto che il trono degli Hohenzollern rimanga in piedi e uomini come von Hindenburg e von Ludendorff restino al potere.
In altre parole: la stampa francese ha la sfrontatezza di chiedere al popolo tedesco di spezzare, con le sue proprie mani, lo strumento onde ha potuto opporre vittoriosa resistenza alla gigantesca coalizione dell'Intesa, prima che la Francia si degni di intavolare trattative. Il moderatissimo repubblicano "Journal des Débats" scrive: "Bethmann-Hollweg
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se n'è andato, la questione dell'Imperatore però rimane." – "Perché i popoli possano riconciliarsi nessun Hohenzollern deve più essere tra loro", scrive il "Radical", l'organo dei radicali borghesi. E il nazionalista "Echo de Paris", integrando, soggiunge: "Con o senza il suffragio universale, con o senza il sistema democratico, in apparenza, anzi, perfino in realtà, la Germania rimane sempre, sino a prova contraria, la Germania che noi, a nostre spese, conosciamo… Non si è mai veduto che un semplice mutamento delle istituzioni interne muti del tutto, di punto in bianco, l'anima di un popolo. Anche se l'Imperatore assegnasse ad un qualunque Scheidemann un portafogli di Ministro, ed anche se la Germania si trasformasse da capo a fondo in una repubblica, noi non dovremo per questo esigere più piccole indennità e garanzie."
Da simili dichiarazioni risulta all'evidenza che l'appello dell'Intesa alla democrazia tedesca altro non è che pretesto e mezzo per ottenere un indebolimento della forza di resistenza della Germania sicché l'Intesa possa conseguire i suoi rapaci scopi di guerra più facilmente che sin qui. La presunta esigenza ideale della trasformazione democratica della Germania non è che uno schermo menzognero dietro il quale si nasconde la cupidigia annessionistica dell'Intesa. Infatti, che cosa si debba intendere per "indennità e garanzie" lo hanno dimostrato le rivelazioni del Cancelliere, del 28 di luglio u. s., sulle sedute segrete della Camera francese.
La questione è di sapere sino a che punto questo giudizio della stampa sulla crisi nella Cancelleria imperiale corrisponda a quello del popolo francese e alle sue spe-
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ranze. Crede egli allo sfacelo della Germania, annunziato con tanta sicurezza?
In conseguenza delle delusioni profonde, che le sue esagerazioni e falsità gli hanno spesso procurato, il credito della stampa francese è nel popolo talmente scaduto che si può a ragione dubitarne. L'"Information", un giornale che vuole la guerra sino alla completa sottomissione della Germania, scrive: "Molti da noi sperano già in segreto che la democrazia, presso i nostri nemici, sia in marcia, e che, come avrà vinto, essa condurrà anche presto alla stipulazione della pace – chi sa? – forse perfino, in un avvenire non troppo lontano, alla ripresa di rapporti normali con il popolo tedesco pentito e rinsavito. Queste illusioni sono pericolose." Ciò significa che se anche il popolo crede alla marcia vittoriosa dell'idea democratica in Germania, esso desidera e spera, tuttavia, conseguenze per la pace e i rapporti dei due popoli ben diverse da quelle che i citati giornali esigono e cercano di suggerirgli. I socialisti della minoranza hanno già dichiarato apertamente di avere un concetto simile della pace, e cioè che la democrazia debba condurre alla riconciliazione del popolo tedesco e del francese. In questo senso anche il loro giornale, il "Journal du Peuple", esorta a non respinger senz'altro la formula di pace dei partiti della maggioranza del Reichstag e a non considerare i primi passi verso la trasformazione democratica del Governo tedesco senz'altro come un tranello.
La censura francese, però,
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impedisce a questi uomini ragione voli la libera manifestazione de i loro pensieri.
Ciò nondimeno le addotte testimonianze fanno lecito di concludere che la campagna giornalistica inscenata sulla crisi della Cancelleria imperiale germanica, per sfruttarla contro la pace e a favore degli scopi di guerra del Governo, non ha avuto nel popolo l'effetto che si era desiderato.
Il popolo francese è oggi preso da profonda diffidenza verso i fattori della guerra e verso il Governo. Tant'è vero che il 27 luglio il deputato socialista Renaudel presentò, appoggiata dalla frazione socialista, una proposta di modificazione della costituzione francese nel senso che Camera e Senato, in tempo di guerra, siano fusi in un'assemblea nazionale. A motivare questa proposta egli disse che sin d'ora si deve creare, nel riguardo costituzionale, la possibilità che un'assemblea nazionale decida sulla conclusione della pace. Nella medesima seduta della Camera dei deputati francesi venne proposto di abolire la carica di Presidente della Repubblica. Naturalmente il Governo si oppose alla discussione della proposta Renaudel. Il quale, verso la fine della seduta, riprese la parola per richiamare l'attenzione del Governo sulle conseguenze del suo contegno. Egli chiese se il Ministero pensi che il popolo continuerà a sopportare pazientemente il despotismo del Governo. Che in Francia – disse – non si avverino fatti che costringano il Governo a convocate un'assemblea nazionale più presto di quanto esso non voglia! Gl'incidenti
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nelle sedute segrete della Camera non vanno dimenticati. – Nonostante questo monito del capo socialista la Camera si ricusò di mettere in discussione la sua proposta, ma solo con 330 voti contro 191, il che prova in guai misura la diffidenza verso l'imperialismo di Poincaré sia cresciuta fra i deputati francesi e quindi anche fra il popolo.
Il popolo francese manifesterà tanto più vivacemente la sua volontà di pace quanto meglio verrà a conoscere con quali messi egli sia stato tratto in inganno dal proprio Governo e dalla propria stampa sugli avvenimenti in Germania, in particolar modo sulla sincerità e serietà della dimostrazione per la pace del Reichstag; quanto meglio, inoltre, comprenderà che la tranquilla, pacifica attuazione del programma di riforme democratiche in Germania non è la conseguenza di debolezza o di pressione esterna ma della interna evoluzione che la guerra ha promosso.
Il discorso del nuovo Cancelliere al Reichstag ha già smorzata la gioia dei guerrafondai francesi. Per amore o per forza, essi devono ammettere che tale discorso e improntato tutt'altro che di quello scoraggiamento e quella rassegnazione all'avverso destino da essi attribuiti, in malafede, alla Germania. Nondimeno, non si ha scrupolo d'interpretarlo secondo il proprio bisogno. Poiché la stampa francese, trionfante, aveva rappresentato al popolo la crisi nella Cancelleria imperiale come la prova inconfutabile di questo scoraggiamento e di questa rassegnazione alla inevitabile disfatta, il nuovo Cancelliere e il suo discorso devono ora servirle di nuova
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conferma dell'avidità tedesca, di nuova conferma, per la Francia e il mondo intero, che è la Germania la quale vuole la continuazione della guerra.
Nel loro imbarazzo e nella necessità di soffocare nel popolo la brama di pace e inoltre, di arrischiare quanto ancora la Francia ha di beni e di sangue nella guerra, per sottrarre se stessi alla minacciosa resa dei conti, i giornali e gli uomini politici francesi non avvertono nemmeno più il ridicolo che attirano su se medesimi con la loro contraddittoria argomentazione.
Questa stampa e questo Governo, in Francia, non si peritano nemmeno di dipingere oggi al popolo la nuova crisi ministeriale russa come un favorevole cambiamento della situazione, nascondendogli, al tempo stesso, ogni notizia sulle disfatte russe in Galizia.
31. 7. 1917
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Il mutamento di Cancelliere in Germania giudicato dalla stampa francese vom 31. Juli 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10007, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10007. Letzter Zugriff am: 19.04.2024.
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