Dokument-Nr. 1027
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 27. Februar 1919

Regest
Pacelli sieht die Auseinandersetzung zwischen Parlamentarismus und Rätesystem in Deutschland in der mangelhaften demokratischen Komponente der ehemaligen Reichsregierung und in dem Elend des Volkes nach dem Krieg begründet, obwohl er die Demokratie für eine vielversprechende Möglichkeit angesichts des deutschen Geistes der Disziplin hält. Nach Ansicht von Ebert und Scheidemann sollten die Räte keine politische, sondern eher eine wirtschaftliche Rolle im öffentlichen Leben spielen, während die politische Macht ausschließlich dem Parlament zukommen solle. Die Verfechter der Räte möchten dagegen die baldige Verkündigung einer Räterepublik mit sozialistischer Grundlage und teilweise sogar eine Diktatur des Proletariats. Vertreter der Unabhängigen Sozialdemokratischen Partei und die Mehrheitssozialisten schließen eine Klassendiktatur aus und betrachten die Räte als vorübergehende Maßnahme, die eine Durchsetzung der Revolutionsbestrebungen garantieren soll, während die Arbeiter-, Soldaten- und Bauernräte zu Volksräten werden könnten. Diese seien aber zurzeit die reale leitende Kraft und in Betracht der sozialen, politischen und religiösen Situation in Deutschland aufmerksam zu beobachten.
Betreff
Sul "sistema dei Consigli"
Eminenza Reverendissima,
In vari dei miei antecedenti rispettosi Rapporti ho avuto occasione di accennare alla lotta che, dopo la rivoluzione di Novembre, si combatte in Germania, e particolarmente in Baviera, fra due principi: Democrazia o parlamentarismo, da una parte, predominio di una minoranza o "sistema dei Consigli" (Rätesystem), dall'altra.[sic]
Come è noto, il sistema parlamentare fu un prodotto della rivoluzione borghese. A causa della speciale Costituzione della Germania, non si può dire che l'antico Parlamento costituisse un vero regime democratico; ciò ha fatto naturalmente buon giuoco agli odierni sostenitori del sistema dei Consigli per attaccare violentemente il parlamentarismo. Ma in realtà, pur ammettendo i molteplici difetti di quest'ultimo, le aspre critiche mosse contro di esso soprattutto da Kurt Eisner valgono bensì contro i metodi dell'abbattuto Governo, ma non già contro il parlamentarismo o la democrazia in genere, quale è in vigore in altri paesi d'Europa.
Il sistema dei Consigli degli operai, contadini e soldati è invece un frutto della rivoluzione socialistica. Come è risaputo, essi hanno avuto la loro prima origine ed evoluzione in Russia, il
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cui stato di civiltà doveva facilmente, anche dopo la rivoluzione, portare il popolo a dividersi in caste. Date, al contrario, le condizioni di cultura del popolo germanico ed il suo spirito di disciplina, sembrava lecito prevedere che il concetto democratico di una ordinata rappresentanza popolare, scelta indistintamente fra tutte le classi sociali, si sarebbe affermato ed attuato senza troppi contrasti. Invece è stata in Germania così viva, dopo l'infelicissimo esito della guerra, la reazione del popolo contro le antiche classi dominanti, e così attiva la propaganda a favore della dittatura del proletariato sull'esempio della Russia, che collo scoppiare1 della rivoluzione i Consigli suddetti apparvero immediatamente e dovunque. Ciò prova che il terreno era preparato e maturo per tale organismo e che quindi sarebbe vano l'attendere che essi possano venire, come domandano molti, puramente e semplicemente disciolti. Se coll'andar del tempo, trionfando definitivamente i genuini principi democratici, i Consigli non fossero più capaci di vita, verrebbero meno da loro stessi; ma una soppressione violenta mi sembra che debba, nell'attuale periodo storico, che attraversa la Germania, considerarsi come impossibile.
La questione perciò si riduce ora, a mio umile avviso, nel vedere quale parte e quali funzioni avranno i Consigli nella vita pubblica. Numerosi socialisti maggioritari, fra i quali anche Ebert e Scheidemann, vorrebbero che i Consigli medesimi non venissero riconosciuti come fattori politici nella nuova costituzione germani
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ca, ma funzionassero semplicemente nella vita economica come organi destinati a rappresentare presso i competenti corpi legislativi i postulati delle diverse classi operaie; sostengono insomma che il potere politico appartiene unicamente all'Assemblea eletta da tutto il popolo, nè ammettono che ad essa si sovrappongano rappresentanze di una particolare classe. Contro tale concezione si ribellano invece aspramente i propugnatori del sistema dei Consigli come forma politica di Stato, sebbene pur in mezzo ad essi si noti alla sua volta una differenza nel metodo. I più estremi, fra i quali in primo luogo gli Spartachiani, impazienti di qualsiasi attesa, chiedono la immediata proclamazione della Repubblica socialista sulla base dei Consigli (Räterepublik) ed invocano, al pari dei bolscevichi russi, senza attenuazioni, e ricorrendo anche e soprattutto alla violenza, la dittatura del proletariato e l'annientamento della borghesia. Altri invece, fra cui gl'indipendenti ed una parte dei socialisti maggioritari, ammettono bensì come fine ultimo la forma di governo fondata sui Consigli, ma stimano che debba ad essa giungersi mediante una certa evoluzione. Perciò essi si studiano di trovare una via di compromesso per conciliare, provvisoriamente, il parlamentarismo col sistema dei Consigli. A questi poi dovrebbero darsi funzioni e competenze sempre maggiori al di sopra del Parlamento, il quale ben presto resterebbe così successivamente diminuito e soffocato dal nuovo organismo creato dalla rivoluzione socialista, sino a cessare del tutto. I sostenitori di tale tendenza, la quale cerca apparentemente di rispettare alquanto le vie dell'ordine e della legalità, si studia
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no anche di respingere il rimprovero che il detto sistema conduca alla dittatura di classe. Un simile rimprovero, essi dicono, può sembrare giustificato, se si considerino alcune forme di manifestazione degli attuali Consigli. Occorre però riflettere che i soldati, gli operai ed i contadini son quelli che hanno fatto la rivoluzione; si comprende quindi che essi abbiano coscienza dell'opera da loro compiuta e si arroghino quindi diritti, i quali possono apparire come una menomazione delle altre classi del popolo. Tale forma è, tuttavia, passeggera e durerà soltanto, finchè le conquiste della rivoluzione saranno completamente assicurati [sic] e tutto il popolo si sarà messo lealmente e schiettamente sul terreno delle medesime. Allora i Consigli degli operai, contadini e soldati si trasformeranno in Consigli del popolo, nei quali e per i quali, cioè, tutto il popolo parteciperà immediatamente e coscientemente alla vita sociale, economica e politica, e che saranno una incarnazione perfetta della volontà popolare, meglio assai di qualsiasi Parlamento od Assemblea Nazionale.
L'avvenire dirà quale di queste correnti finirà col prevalere; nella Baviera in particolare, però, ove gli elementi avanzati sono riusciti ad imporsi colla forza, vi è pur troppo da temere che il trionfo non resterà alla tendenza più moderata. Ad ogni modo l'istituto dei Consigli è una realtà, della quale, attualmente, nello studio della situazione sociale, politica e religiosa della Germania bisogna tener conto ed il cui svolgimento occorre seguire con vigile e costante attenzione.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
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Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 27. Februar 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1027, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1027. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 08.10.2012.