Dokument-Nr. 2817
Fournelle, Heinrich an Korum, Michael Felix
Berlin, 16. April 1919

Eccellenza Revma,
Il sottoscritto Direttore della Federazione delle Società Cattoliche operaie (Sitz Berlin) prega V. S. Revma di voler benignamente prender conoscenza del seguente esposto intorno a una questione vitale della organizzazione professionale cattolica degli operai in Germania.
La situazione di fatto è al momento questa che i membri delle nostre organizzazioni professionali (Gewerkschaften) vengono, con mezzi terroristici, impediti nella tutela dei loro diritti naturali come operai.
Già prima della guerra, ma più specialmente durante la guerra le quattro Federazioni dei Sindacati socialisti, cristiani, alla Hirsch-Duncker e polacchi avevano formato una stretta intesa, allo scopo di fare le loro trattative colle autorità e coi padroni in comune e con effetto obbligatorio per tutti. Era questo un portato naturale della evoluzione di quelle quattro Federazioni, le quali, in sostanza, si basano sullo stesso principio che le questioni del lavoro sono questioni puramente economiche.
Le organizzazioni professionali cattoliche ripetute volte hanno tentato di prender parte a queste trattative comuni coi padroni, senza pregiudicare i loro principi; però sempre furono respinti in <seguito alle>1 energiche proteste delle quattro Federazioni suddette. I padroni se ne dichiararono dolenti e meravigliati; pertanto erano pronti ad intavolare in sede separata con le organizzazioni cattoliche accordi intorno ai salari, alle condizioni del lavoro; in fatti simili accordi vennero conchiusi in numero rilevante.
Colle autorità dell'Impero e delle provincie le organizzazioni professionali cattoliche, per riguardo a salari e condizioni del lavoro ed in genere in tutte le questioni di politica sociale, si trovavano in relazioni abbastanza buone.
Allorché però sui primi di decembre del 1917 si introdusse la legge sul servizio civile e convenne nominare i rappresentanti dei sindacati per gli uffici di conciliazione, anche le autorità dell'Impero, in seguito alla pressione che le suddette Federazioni esercitavano sul Governo, cominciarono ad escludere le organizzazioni professionali cattoliche. L'Ufficio di guerra (generale Gröner ed il suo sostituto, capitano Merton) [risposero] <pris>2 risposero [sic] alle proteste delle organizzazioni cattoliche, dicendo che tale esclusione era stato domandata [sic] principalmente per le insistenze dei
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sindacati cristiani, ai quali le altre Federazioni avrebbero aderito.
Dopo la rivoluzione del novembre, a Berlino fu stipulato un accordo avente forza per tutto l'Impero, tra le quattro suddette Federazioni e le Federazioni riunite dei padroni <(v. Allegato A)>3, nel quale accordo le dette Federazioni operaie, valendosi non già del tenore dell'accordo, ma sfruttando la loro posizione tattica, si assicurarono un certo monopolio del lavoro in tutto l'Impero. Da quel tempo, i committenti del lavoro vengono impediti dalle dette quattro Federazioni anche dallo stipulare accordi separati intorno ai salari ed alle condizioni del lavoro con la organizzazione cattolica, sotto pena del boykott contro i padroni.
Con ordinanza del 23 Decembre 1918, il Governo socialista Ebert- Scheidemann ha dichiarato detto accordo intorno al monopolio del lavoro obbligatorio per tutti gli opifizi governativi.
In Tal modo, l'organizzazione cattolica si trova nell'impossibilità di trattare accordi di lavoro a favore dei suoi membri, valevoli sia per tutto l'Impero, sia per questo o quel luogo, e ciò né in Comunanza con le altre organizzazioni, né separatamente. Dovunque adesso si stanno svolgendo simili trattative, subito, anche là dove quelle cattoliche hanno la maggioranza, si alza il rappresentante dei sindacati socialisti o cristiani e dichiara che le organizzazioni cattoliche debbono escludersi tanto dalle trattative comuni quanto da quelle separate, non essendo riconosciute come organizzazione sindacale. In seguito a ciò i padroni cedono sotto protesta, e con loro rincrescimento escludono i rappresentanti delle organizzazioni cattoliche dalle trattative. Intorno a queste sopraffazioni abbiano una infinità di atti documentati. Ugualmente abbiamo numerose dichiarazioni di rappresentanti dei sindacati socialisti che dicono di non esser eglino quelli che non vogliono riconosciute le organizazioni [sic] cattoliche, sibbene i sindacati cristiani.
Compiuto questo ostracismo, i segretari dei sindacati cristiani tanto nelle adunanze quanto nei giornali affermano che nell'avvenire un operaio cattolico non poteva <uò>4 più ascriversi alle organizzazionicattoliche, le quali sono oramai ridotte alla impotenza per riguardo alla tutela degli interessi degli operai. La medesima affermazione viene sparsa sia oralmente sia per la stampa nei circoli del Centro.
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È Naturale, quindi, che un tale procedere debba intimidire e scoraggiare gli operai cattolici e soprattutto i sacerdoti presidi delle Società operaie.
Nel medesimo tempo nei medesimi ambienti si spargeva che la Federazione berlinese non poteva più reggersi e che di fatto erano in corso trattative per una fusione con i sindacati cristiani. In queste dicerie non vi è di vero altro che l'organizzazione cattolica è sinceramente desiderosa della pace, ma solo di una pace seria, tale cioè che lasci intatti i suoi prinzipi.
Sotto la pressione del terrorismo, dovuto in ultima analisi ai sindacati cristiani, ed in vista della atmosfera d'una pace falsa, l'organizzazione professionale cattolica si rivolse ai capi dei sindacati socialisti e cristiani per ottenere la cessazione delle sopraffazioni e l'ammissione della organizzazione cattolica alla partecipazione dell'accordo convenuto coi padroni. Non pochi capi dei sindacati socialisti dichiararono che per parte loro non avevano nulla da obbiettare contro l'ammissione della organizzazione cattolica. Invece, il Sig. Stegerwald, segretario generale dei sindacati cristiani, ebbe a dire ai due rappresentanti delle organizzazioni cattoliche che vi erano due ragioni che rendevano impossibile tale ammissione, in primo luogo il carattere esclusivamente cattolico della organizzazione, in secondo luogo il suo modo di giudicare lo sciopero.
Il Direttore delle organizzazioni cattoliche incaricò allora il segretario della Federazione, Dott. Fleischer, di protestare, nell'occasione della Assemblea Nazionale in Weimar, presso il suo collega di partito, il Sig. Stegerwald, contro questo continuo terrorismo e di invitare il medesimo Sig. Stegerwald a conferire con lui intorno a quegli accordi fondamentali per una intesa pratica convenuti tra la Direzione della Federazione berlinese a Mons.° Walterbach (Monaco), rappresentante della Federazione cattolica operaia di Monaco. Tale intesa <scambio di vedute>5 – è doloroso il dirlo – non si effettuò nella maniera desiderata. Bensì il Sig. Stegerwald stipulò col Dott. Fleischer la convenzione qui annessa, (allegato B) presentata dal detto Dott. Fleischer alla Direzione della Federazione berlinese nella seduta del 7 aprile come risultato della sua azione in Weimar. Nel frattempo il Dott. Fleischer ebbe pure un abboccamento col Principe Vescovo di Breslavia, il quale raccomandò istantemente alla Direzione di effettuare subito la fusione coi sindacati cristiani in base alla convenzione di Weimar.
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Il 7 aprile la Direzione discusse il lato formale e materiale della questione e addivenne unanimemente alle seguenti conclusioni: Nessuno desidera l'accordo fra i cattolici della Germania nella questione dei sindacati cristiani più ardentemente che la presidenza della Federazione delle Società cattoliche operaie. A tale accordo però non potrebbe addivenirsi che su una base di lealtà. Ora, le organizzazioni professionali cattoliche non possono fondersi incondizionatamente con i sindacati cristiani per le seguenti e altre ragioni:
Il fatto della esistenza di organizzazioni professionali cattoliche è conosciuto dal popolo cattolico, il quale, ora più che mai, le vuole. Molti membri delle organizzazioni cattoliche sono animati di un forte risentimento contro i sindacati cristiani a causa delle persecuzioni subite da parte di questi ultimi per lunghi anni. È perciò da prevedere che molti di questi membri si rifiuteranno di prender parte alla fusione con detti sindacati.
Numerosi sono quegli operai ed operaie cattoliche i quali in ogni caso vogliono conservare la organizzazione cattolica. Che fare di questi? Trattarli da ribelli? Che fare della Federazione delle Donne e Giovani operaie ed impiegate?
La deplorevole situazione di oppressione in cui si trovano ridotti questi operai ed operaie dal terrorismo dei sindacati cristiani non è, in fondo, un fatto nuovo, avendolo essi subito già per anni.
Perciò essa non può, adesso, costituite un motivo per la trasformazione della loro organizzazione. Peraltro, la situazione attuale è tale una iniquità che non può durare a lungo.
Dall'altra parte è pur vero che molti operai, e specialmente molti dei sacerdoti presidi delle Società operaie, per il desiderio della pace e tranquillità, aderirebbero alla cessazione delle organizzazioni professionali cattoliche. Ma è altresì vero che molti presidi, operai ed operaie [ein Wort unlesbar]6 ed amici di questa Federazione cattolica vedrebbero con profondo cordoglio la sparizione di tali organizzazioni.
La sciagura dello sfacelo della vita sociale in Germania è originata dalle false dottrine intorno alle cosiddette questioni puramente economiche, nella cui propagazione i sindacati cristiani hanno avuto una gran parte. Il loro sistema è stato impotente contro il sovversivismo.
Di più, già adesso i capi dei sindacati socialisti aderenti al partito socialista indipendente esercitano contro i sindacati cristiani quello stesso terrorismo che questi ultimi hanno esercitato contro le
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organizzazioni cattoliche. A Berlino, in Baviera, nel bacino minerario della Ruhr i sindacati di resistenza delle varie denominazioni sono soppiantati dalla Unione degli operai comunisti, la quale, per es., dichiarò a Berlino che fino al primo o al 15 Maggio i sindacati finora esistiti dovevano spariare [sic] tutte [sic], cessando così l'accordo stipulato da medesimi il 13 novembre colle Federazioni dei padroni. Nell'avvenire non dover esservi più che i consigli (sowjet) degli operai nei singoli opifici. Nella proposta dei Sigg. Stegerwald e Fleischer si tratterebbe di fare la fusione delle organizzazioni cattoliche con una organizzazione destinata a morire.
Quel che fanno attualmente i sindacati cristiani è la più grande ingiustizia commessa contro inermi operai cattolici, i quali, fidenti, nella parola della Chiesa cattolica, si erano dato [sic] una organizzazione cattolica.
L'anima di questi operai, i quali e per convinzione propria, e per deferente ossequio alla Chiesa si sono ascritti ad una organizzazione cattolica, risentirebbe un grave turbamento, specialmente se i loro avversari li schernissero dicendo che, a causa del loro attaccamento verso la Chiesa, avevano finora battuto una falsa strada.
Nella medesima seduta della Direzione fu riconosciuto che cambiamenti di pratica e di principi, quali sono postulati nel progetto annesso, non possono accordarsi senza il consenso degli operai medesimi. Riguardo al contenuto, tutti riconobbero che il progetto dei Sig. Stegerwald e Fleischer pecca in alcuni punti di equivoco. Per es. il Termine "cessazione di lavoro" nei punti 2 e 3 ammette un doppio significato. Mentre nel capoverso 2 significa la cessazione pura e semplice, nel capoverso 3 invece, ove si cita la "definizione sindacalista", riconosciuta dai sindacati socialisti e cristiani come quella applicabile alla legislazione, il termine è preso nel senso dello sciopero vero e proprio, che comporta la cessazione del lavoro con boicottaggio contro il padrone. La quasi totalità degli operai non prende la parola che in questo senso. Si tratta dunque d'un tentativo di inganno.
Dal punto di vista legale e costituzionale, tutti riconobbero che anche gli operai cattolici hanno il diritto di non esser menomati nella libertà di coalizione né più né meno che i loro avversari, i quali si vantano che la Rivoluzione abbia sancito tal loro diritto. È quindi necessario che gli operai ascritti alle organizzazioni cattoliche
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facciano capire ciò quotidianamente ai loro avversarii.
In quanto poi alla legalità ecclesiastica, le organizzazioni cattoliche a buon diritto si valgono dei rispettivi atti della S. Sede, specialmente delle Encicliche "Rerum novarum", "Graves de communi" e "Singulari quadam", nonché del telegramma che la santa memoria di Pio X indirizzò, il 28 maggio 1912 all'Adunanza dei Delegati, ed in cui le encomiò e per il loro carattere apertamente cattolico e per i metodi pacifici della loro azione, incoraggiandole a perseverare in questa loro indole. Parimenti, esse si valgono della lettera pastorale dei Revmi Vescovi prussiani del 1900 non ché dell'autorità di non pochi Vescovi della Germania, i quali ripetutamente le avevano incoraggiate a impiantare e continuare la loro azione in pro degli operai su base cattolica.
Finalmente, nella medesima seduta fu convenuto che là, ove i sindacati cristiani offrono sufficienti garanzie che l'autorità della Chiesa può efficacemente farsi valere nelle questioni toccanti la religione ed i buoni costumi, si può permettere ai membri delle Società operaie cattoliche di fare parte dei medesimi sindacati "fino a tanto che questa tolleranza non cessi di essere opportuna e lecita." Ciò però nella misura che per questo la organizzazione cattolica non venga in nessun modo alterata o scemata nella considerazione e nella necessità. Come per il passato, così anche per l'avvenire le organizzazioni cattoliche sono quelle che "più delle altre meritano approvazione e si prestano per il vero e duraturo bene dei membri", quelle che "vanno aiutate e favorite in ogni maniera."
A Quegli operai cattolici, i quali, in seguito all'abominevole terrorismo dei sindacati cristiani e socialisti collegati, sono soggetti a vessazioni personali e a danni materiali, bisogna portare aiuto anzitutto con tutti i mezzi che stanno a disposizione della organizzazione cattolica.
Qualora, a causa del terrorismo esercitato contro le medesime, ciò non può farsi in modo sufficiente, la organizzazione cattolica non vieta agli operai cattolici di ascriversi, con protesta e temporaneamente, ad un sindacato cristiano.
La Federazione cattolica stessa però, ossequendo alle direzioni dell'Enciclica "Singulari quadam", non suggerirà mai questo passaggio, il quale è rimesso al coscienzioso arbitrio di ogni singolo socio colpito dal terrorismo.
Prima di chiudere, è uopo prender in esame anche la affermazione
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divulgata dai sindacati cristiani e loro favoreggiatori, che cioè l'attuale governo socialista non riconoscerà mai l'organizzazione professionale cattolica come rappresentante gli interessi operai, come quella che sta in opposizione con la concezione della vita economica la quale non vede in essa se non una questione di forza e di interesse materiale.
A ciò è da osservarsi che, a parte la falsità intrinseca di tale concezione, l'attuale governo e la sua opera non avrà probabilmente una lunga durata. Ma di più, proprio ultimamente il Governo si è espresso in senso affatto contrario. Nella seduta 35esima della Assemblea Nazionale dell'11 aprile, avendo il dep. Erkelenz, uno dei capi dei sindacati alla Hirsch-Duncker, mosso lagnanza contro il terrorismo esercitato dai sindacati socialisti contro gli ascritti alle organizzazioni da lui dirette, il Governo ebbe a dichiarare quanto segue (vedi Köln. Volksz. N. 288. pag. 2 , col. 1): "Il Governo e per la libertà di coalizione e ne riprova ogni menomazione, da qualunque parte essa provenga. Nella imminente codificazione del diritto operaio sono provviste disposizioni speciali per la tutele [sic] del diritto di coalizione. Il Ministero del Lavoro per l'Impero non potrebbe mai dichiarare come aventi valore obbligativo generale quei contratti di tariffa, in cui si stipulerebbe che solo gli ascritti ad un dato sindacato o ad una organizzazione d'un dato indirizzo potrebbero prender lavoro."
Questa dichiarazione governativa toglie il fondamento agli speciosi pretesti con cui si cerca di giustificare i procedimenti contro le organizzazioni cattoliche.
Sottoponendo quando precede a V. S. Revma, l'umile sottoscritto la prega in primo luogo, di volerne dare notizia all'Emo Cardinale Arcivescovo di Colonia come Presidente della Conferenza dell'Episcopato prussiano. Egli si lusinga che dopo ciò in un modo o in un altro che si giudicherà opportuno, la organizzazione cattolica in questo momento di crisi godrà di quella protezione a cui l'Enciclica "Singulari quadam" le dà diritto.
Secondariamente prega che dalla7 S. Sede, la quale ha avocato a sé questa materia, si proponga il dubbio, se, fino a tanto che l'Enciclica "Singulari Quadam" avrà forza di obbligare i cattolici, sia lecito di sopprimere le organizzazioni cattoliche esistenti, facendo passare i loro ascritti ai sindacati cristiani.
Di V. S. Illma e Revma
umo e devmo servo
Hr. Fournelle
Segr.io Gen.le  della Federazione delle
Società Catt. Operaie di Germania
(Sitz Berlin)
1Hds. eingefügt.
2Masch. gestrichen und eingefügt.
3Hds. eingefügt.
4Hds. gestrichen und eingefügt.
5Hds. gestrichen und eingefügt.
6Masch. gestrichen.
7Hds. gestrichen.
Empfohlene Zitierweise
Fournelle, Heinrich an Korum, Michael Felix vom 16. April 1919, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2817, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2817. Letzter Zugriff am: 16.04.2024.
Online seit 04.06.2012.