Dokument-Nr. 2818
Direktion der Föderation der Katholischen Arbeitervereine an Hartmann, Felix von
Berlin, 24. Mai 1919

Eminenza,I sottoscritti membri della Direzione della Federazione delle Società Cattoliche operaie, facendo seguito alla lettera del Segretario Generale, Sacerdote Fournelle del 16 aprile ultimo scorso indirizzata al Reverendissimo Vescovo di Treviri e per mezzo del medesimo a Vostra Eminenza, la quale lettera è pienamente approvata dai sottoscritti, si permettono di esporre a Vostra Eminenza quanto segue:
Conformemente alla risoluzione presa in seno alla Direzione il 7 Aprile ultimo scorso, il 3 maggio 1919 hanno avuto luogo trattative tra alcuni rappresentanti della Direzione della Federazione delle Società Cattoliche Operaie (Sitz Berlin) e membri delle Direzione Centrale dei Sindacati cristiani allo scopo di verificare se si possa trovare una base per la conciliazione delle due organizzazioni. Prima di riferire intorno al risultato dei negoziati ci crediamo obbligati ad aggiungere le seguenti considerazioni a quelle contenute già nella lettera del nostro Segretario Generale del 16 Aprile ultimo scorso.
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I.
Coloro che sono in favore dello scioglimento delle organizzazioni cattoliche in modo che i loro membri debbano puramente passare ai Sindacati cristiani, fra altri, si servono anche del seguente argomento: È vero che l'Enciclica "Singulari quadam" prescrive "che i sindacati cattolici debbono fondarsi e vanno favoriti in ogni maniera certamente nelle regioni cattoliche e di più in tutte quelle regioni dove si prevede che le medesime recheranno in modo sufficiente profitto ai varii bisogni dei loro membri. Però, a causa della sopraffazione esercitata dall'Intesa dei quattro generi di sindacati, di cui nella lettera del 7 aprile, le organizzazioni cattoliche non sono più in grado di adempiere ciò che l'Enciclica, aspetta dalle medesime. Quindi, anche la raccomandazione che loro accorda l'Enciclica non ha più luogo.
Contro tali argomentazione [sic] protestano gli operai organizzati nei sindacati cattolici. In teoria tale argomento avrebbe valore soltanto allora, quando l'organizzazione cattolica, in forza della sua costituzione, non potesse più sopperire a tutti gli interessi tanto religiosi quanto materiali dei soci.
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Ora ciò non è il caso, anzi l'idea fondamentale della organizzazione cattolica è l'unica garanzia d'una durevole e giusta soluzione della questione intorno al rapporto tra lavoro e mercede. L'impossibilità di spiegare la sua azione pienamente dipende unicamente da circostanze esterne, cioè dal terrorismo dei sindacati cristiani e socialisti coalizzati. I sindacati cristiani e i loro favoreggiatori non hanno il diritto di emettere quella affermazione contro i sindacati cattolici.
Ma l'organizzazione cattolica anche praticamente corrisponde ai bisogni dei suoi Soci. Cominciando nel 1905, essa ogni anno ha stipulato un numero considerevole di patti collettivi di tariffe per le mercedi, ed oltre a ciò ha ottenuto numerosi altri successi. La guerra non portò verun cambiamento ed anche dopo la Rivoluzione essa ha avuto simili successi. Solo, le organizzazioni avversarie, segnatamente quella cristiana, continuamente tentano di rendere impossibile alla organizzazione cattolica la stipulazione di simili patti. Gli operai cattolici considerano ciò come un attentato ai loro diritti naturali più Santi. Eglino si appellano alla libertà di coalizzazione garantita in
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Germania a tutti gli operai, in virtù della quale gli operai possono associarsi a loro talento con compagni di medesimi sentimenti allo scopo di tutelare i propri interessi e sistemare le condizioni del lavoro. Di più essi si appellano alla libertà del contratto. Se il singolo operaio ha il diritto di accettare il lavoro da un padrone di suo gusto e di convenire col medesimo le condizioni del lavoro, egli deve pure avere il diritto di scegliere liberamente quella organizzazione alla quale egli confida la sistemazione delle condizioni del lavoro.
In questo luogo tralasciamo di occuparci del diritto delle organizzazioni avversarie di formare tra di loro una intesa esclusiva.
In ogni modo, gli operai cattolici credono che è un grave torto se organizzazioni libere, create unicamente per la libera volontà dei loro soci, impediscono altre organizzazioni nella loro azione per regolare le questioni del salario e del lavoro.
Il modo d'operare delle organizzazioni della quadruplice "Intesa" non è giustificato da quel che obiettano, che cioè i padroni hanno consentito a un patto in forza del quale solo ed esclusivamente le organizzazioni dell'"Intesa" hanno il diritto di stipulare contratti di lavori.
Le testimonianze della Federazione
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dei Padroni provano che questi non hanno aderito a quella convenzione in questo senso qua sicché essi rinunziano al diritto di contrattare intorno al lavoro anche con le organizzazioni cattoliche. Essi non vogliono escludere la organizzazione cattolica dalle trattative comuni, anzi desiderano la loro partecipazione sia in comune, sia in sede separata.
Le organizzazioni operaie avversarie, con il loro ostracismo contro la organizzazione cattolica non mirano ad altro se non a costringere i membri di queste ad abbandonare la organizzazione cattolica e ad ascriversi ad una delle quattro organizzazioni dell'Intesa.
Tale costrizione è in primo luogo una costrizione morale. Il loro calcolo è più o meno il seguente: Nessun operaio vuol rinunziare al diritto di contrattare liberamente col padrone intorno alle condizioni del lavoro. Ascrivendosi, dunque, ad una organizzazione, egli vuole che questa prendi [sic] cura dei suoi interessi in riguardo al lavoro. Qualora essa non è in grado di adempiere questa sua aspettazione, l'operaio da sé si deciderà a lasciarla di più. Le organizzazioni avversarie, dopo avere reso impossibile all'organizzazione cattolica l'esercizio del suo diritto, vanno continuamente spargendo fra i membri di questa che l'organizzazione
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nizzazione [sic] cattolica non è riconosciuta, né ammessa alla stipulazione di contratti di lavoro. Essi sanno bene che tale argomento, a cui eglino stessi hanno creato il fondamento con il loro procedere ingiusto, non manca di fare impressione degli animi di non pochi operai e sperano che questi sotto il peso di tale pressione lasceranno l'organizzazione cattolica, ascrivendosi ad una di quelle aderenti all'Intesa.
Ma la costrizione stessa non è soltanto morale ma anche fisica.
Negli Opifici gli uomini di fiducia sindacati aderenti all'"Intesa" impongono agli operai membri della organizzazione cattolica l'abbandono di essa. Qualora questi vi si rifiutano, gli avversari loro minacciano la esclusione dall'opificio, il che significa la mancanza di lavoro e di pane, non di rado minacciano anche violenze personali. Non contenti di ciò, si rivolgono anche al padrone, al quale con la minaccia di violenze, e specialmente con quella dello sciopero intimano di licenziare gli operai membri dell'organizzazione cattolica. Noi abbiamo documenti dai quali risulta che in alcuni casi i padroni hanno dovuto obbligarsi per iscritto di non impiegare che operai ascritti ad uno dei sindacati della "Intesa". Per esempio l'Amministrazione del Conte Bellestrem in Ruda (Slesia Superiore) così scrive, in data 10
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Gennaio 1919, alla organizzazione professionale delle operaie metallurgiche:
"Ci rincresce che le circostanze ci costrinsero il 28 dicembre ultimo scorso ad accettare, per non mettere a repentaglio l'esercizio delle mine, le due seguenti domande degli operai delle mine Brandenburg, Castellengo, Wolfgang e Graf Franzgrube:
a) Nessun operaio nuovo può essere ammesso al lavoro se non reca la prova di appartenere ad una delle quattro organizzazioni operaie.
b) Gli uomini di fiducia hanno il diritto di controllare se gli operai facciano parte di una organizzazione, né gli impiegati della mina possono impedirli in ciò. Gli uomini di fiducia danno l'assicurazione che da tale controllo non risulterà verun disturbo nell'esercizio. Le quattro organizzazioni ammesse sono le seguenti: Sindacati liberi
Sindacati cristiani
Unione professionale polacca
Sindacati all Hirsch-Duncker
Noi certamente abbiamo il maggior interesse nella libertà di coalizione e condividiamo pienamente il punto di vista del governo della Commissione berlinese dei sindacati. Però non abbiamo mezzi per impedire atti di terrorismo. Quindi non possiamo fare altro se non adoperarci ed evitare eccessi e la cessazione dell'esercizio delle mine".
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Dunque con mezzi morali e materiali si cerca d'indurre gli operai cattolici ad ascriversi ad organizzazioni ripugnanti alle loro convinzioni. La libertà di coalizione garantito a tutti gli operai in Germania, è trasformato nella coalizione forzata.
Per mezzo di questa costrizione i sindacati operai della "Intesa" intendono di creare un monopolio del lavoro in forza del quale essi sono in grado di togliere il lavoro a tutti gli operai che la pensano diversamente; i quali in questo modo si vedrebbero ridotti alla miseria. La sopra citata lettera dell'Amministrazione Bellestrem ne è la prova patente.
Finora, è vero solo in pochi casi sono riusciti in questo loro intento, grazie alla fermezza degli operai della organizzazione cattolica, i quali generalmente sono sempre rimasti vittoriosi contro simili tentativi. Il loro numero, in questo tempo di persecuzioni anziché diminuire, è cresciuto.
Anche il governo socialista, per esempio in due lettere di Bauer, Ministro, ai sindacati cattolici del 13 dicembre 1918 e del 1 Maggio 1919 ha dichiarato il modo d'agire della "Intesa" essere una iniquità illegale. Finalmente anche i padroni, quasi sempre, hanno avuto successo nella loro opposizione contra la pretesa di licenziare gli operai cattolici.
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Non è quindi vero che la organizzazione non è in grado di soddisfare i differenti bisogni dei suoi membri.
Le ingiustizie e le sofferenze che gli operai delle organizzazioni cattoliche debbono subire in questi continui tentativi di sopraffazione, gridano vendetta al cielo. Perciò egli dinanzi al popolo cattolico, dinanzi ai Vescovi e alla Sede Apostolica, essi protestano contro simili oppressioni contrarie ogni cultura.
Pertanto proponiamo i seguenti quesiti:
1.) È lecito che certe organizzazioni operaie e per conseguenza i loro ascritti 1 escludono altre organizzazioni e per conseguenza i loro ascritti dalla partecipazione alle trattative intorno al patto di lavoro, solo per questo motivo che queste ultime, nella loro azione sociale, professano apertamente i principi della dottrina cattolica?
2.) È lecito che certe organizzazioni operaie, costituitesi solo per il libero consenso dei loro soci, esercitino arbitrariamente una pressione sugli operai che non la pensino come loro, per farli aderire ad una data coalizione?
3.) È lecito, che le dette organizzazioni creino un monopolio del lavoro, sì da ridurre alla miseria gli operai cattolici che la pensano diversamente?
4.) Si può raccomandare agli operai cattolici l'accesso alle organizzazioni che o fanno o almeno non disapprovano simili violenze e ingiustizie?
5.) È lecito di osteggiare l'organizzazione
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cattolica a causa del suo carattere cattolico e del suo programma di economia pacifica, di perseguitare e boicottare i suoi membri?
Queste domande da diverse parti sono state dirette alla Presidenza della nostra Federazione, colla preghiera di proporle, conforme alle direzioni della Enciclica "Singulari quadam", alla autorità della Chiesa affinché essa le risolva e che si metta in salvo il diritto.
II
Come già fu riferito nella lettera diretta, in data del 16 aprile, ultimo scorso, al Reverendissimo Vescovo di Treviri, la Direzione della Federazione, per mettere fine al terrorismo, si rivolse ai capi dei sindacati socialisti e cristiani. Parimenti, il Signor Dottor Fleischer, segretario della Federazione, era stato il 3 febbraio ultimo scorso, incaricato dalla Direzione d'intavolare negoziati con il suo collega di partito, il Signor Stegerwald, Segretario generale dei Sindacati cristiani, allo scopo di eliminare il terrorismo e, possibilmente, di far ammettere l'organizzazione cattolica alla "Intesa". Nella seduta della Presidenza del 13 Maggio ultimo scorso, il Signor Dottor Fleischer espose che egli invece aveva trattato col Signor Stegerwald intorno allo scioglimento della organizzazione professionale cattolica, i cui membri passerebbero semplicemente
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ai sindacati cristiani. Egli disse di essersi convinto che i sindacati cristiani non sostenevano più il carattere puramente economico del rapporto di lavoro, come pure avrebbero cambiato la loro opinione riguardo lo sciopero. Il Signor Dottor Fleischer consigliò alla Presidenza di affrettare lo scioglimento della organizzazione cattolica ed il passaggio dei suoi membri ai Sindacati cristiani perché egli sapeva di certo che Monsignor Vescovo di Breslavia e parecchi ambienti influenti ciò desideravano e che anche Roma lo desiderava. Se la Presidenza non avrebbe fatto presto, la fusione si sarebbe operata senza la cooperazione della medesima.
A ciò la Direzione rispose che essa, ora come sempre per l'Addietro, approvava che tutti i cattolici si uniscano a far fronte in comune contro il socialismo. Però la verità essere un bene superiore all'unità. Essa consentirebbe alla fusione coi sindacati cristiani, se essa potesse farsi in base ai principii sempre sostenuti dalla organizzazione cattolica. Per questo motivo, e tenendo conto di quanto aveva riferito il Dottor Fleischer, essa diede al Dottor Fleischer l'incarico – come esposto nella più volte citata lettera del 16 aprile di trattare col Signor Stegerwald intorna [sic] ad una intesa pratica fra le due organizzazioni, la quale si
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sarebbe potuto fare, per esempio, in forma di un cartello, in base ai principi convenuti tempo addietro, fra la Direzione e Monsignor Walterbach (Monaco) di cui ammettiamo nell'Allegato I.
Come risulta delle trattative, il Signor Dottor Fleischer dichiarò il 7 aprile ultimo scorso che egli non aveva trattato intorno ai predetti principii. Invece egli propose alla Direzione le quattro tesi di Weimar, le quali già avrebbero avuto l'approvazione del Vescovo di Breslavia, il quale vi aveva apportato alcune modificazioni.
La presidenza della Federazione dichiarò nuovamente che essa era per la intesa, perché essa la riteneva per un gran bene. Solo l'accordo dover farsi salvando pienamente le direzioni contenute nelle Encicliche "Rerum novarum" e "Singulari quadam".
Siccome per Monsignor Vescovo di Breslavia con lettera del 3 Aprile 1919 aveva con insistenza domandato che l'accordo si facesse il più presto possibile in base alle quattro tesi di Weimar, la Presidenza si risolse ad intavolare negoziati colla Direzione della Federazione Centrale dei Sindacati cristiani in base alle tesi di Weimar, le quali però non tengono conto che solo d'una parte dei
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punti in cui, finora, eravamo in disaccordo.
Tali negoziati ebbero luogo il 3 maggio prossimo passato [sic] in Berlino. Vi presero parte come rappresentanti della Federazione centrale dei Sindacati cristiani i Signori: Stegerwald, Segretario generale, Schiffer, Wieber e Wiederberg; come rappresentanti della Direzione della Federazione delle Società cattoliche Operaie i Signori: Segretario generale Sacerdote Fournelle, parroco Beyer, Richter, Götz e Willinek. Presedeva il Signor Stegerwald, il quale volle che il testo delle tesi di Weimar doveva servire da base alle discussioni.
Nel frattempo la Direzione della Federazione delle società cattoliche operaie aveva discusso in più sedute le menzionate tesi, modificandole come giù vedersi nell'allegato 2. Così modificate furono consegnate ai rappresentanti dei sindacati cristiani.
Le ragioni che indussero la Direzione a modificare il testo delle tesi di Weimar sono principalmente le seguenti:
A) Riguardo alla introduzione: I principii cattolici debbono valere per tutti i tempi e per tutte le circostanze. Né la Rivoluzione, né le condizioni economiche da essa create possono essere il punto di partenza d'una azione così importante per la Germania. Come organizzazione cattolica, essa riconosce che le direzioni contenute nella Enciclica "Singulari quadam" come legge.
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Perciò essa volle che come scopo delle trattative si guardasse, conforme alla Enciclica "Singulari quadam" la concordia dei cattolici in modo però da salvare inviolata e integra la dottrina cattolica.
Il Signor Stegerwald a ciò fece l'osservazione che, come cattolico, egli personalmente non aveva nulla da obiettare contro questa dichiarazione. I sindacati cristiani però non poter trattare su questa base, la quale potrebbe recare difficoltà, essendo essi una organizzazione interconfessionale. La Federazione cattolica esser libera di motivare il suo consenso alle trattative col suo punto di vista cattolico; però meglio sarebbe se lo facesse in un articolo del suo organo federale. Naturalmente, prima della pubblicazione di questo articolo esser necessario di ottenere l'assentimento della Direzione dei Sindacati cristiani, affinché in seguito esso articolo non potesse dare motivo a dissensi e polemiche. A ciò i rappresentanti della Direzione della Federazione delle società Cattoliche operaie dichiararono che essi ben comprendevano la situazione dei Sindacati cristiani e perciò non insistevano ad ogni costo sulla formulazione da essi proposta. D'altra parte però non volevano che si prendesse la Revoluzione e le condizioni economiche attuali come punto di partenza e giustificazione delle trattative. Finalmente si ottenne l'accordo per il seguente tenore:
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È una necessità imperiosa che tutti gli operai ed impiegati cristiani siano organizzati in una unica organizzazione professionale.
Partendo da questa considerazione alcuni rappresentanti della Direzione centrale dei Sindacati cristiani ed alcuni rappresentanti della Direzione della Federazione delle Società Cattoliche operaie (Sitz Berlin) hanno avuto uno scambio di vedute intorno alle divergenze di opinioni ed i malintesi esistenti fra i cattolici tedeschi per riguardo alle questioni toccanti l'organizzazione professionale. Si trovò che l'accordo regna intorno ai punti seguenti:" [sic]
B.) A dare primo punto la redazione proposta dalla Direzione della Federazione, questa fu indotta dai seguenti motivi:
Essa riteneva necessario di porre in rilievo che i membri cattolici dei Sindacati non avessero soltanto la possibilità di giudicare l'azione professionale dal punto di vista della Morale e della Religione, ma che debbono altresì essere in grado di agire in conformità dei principi cattolici senza dover temere possibili danni. Era necessario di fare questa dichiarazione perché nei sindacati, anche quando i membri cattolici appellassero contro una risoluzione ai principi cattolici, possono essere prese risoluzioni obbligatorie, alle quali
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un membro cattolico non può consentire. Per esempio, la maggioranza d'un sindacato può decidere lo sciopero quando la morale cattolica lo vieta. Perciò l'inciso "di agire secondo a ciò" vuol impedire che in tal caso gli operai cattolici non possono essere diffamati da "Krumiri" né danneggiati in altra maniera. Siccome nei sindacati le risoluzioni della maggioranza fanno legge, la Direzione riteneva necessario che essi, come tali, dovevano dare la garanzia che gli operai cattolici appartenenti a essi non vengono esposti a conflitti di coscienza. Quindi, al capoverso, l'aggiunse l'inciso b), il quale è tolto letteralmente dalla Enciclica "Singulari quadam". Infatti, nel testo di Weimar non si era fatto menzione di quel punto importante che sono le garanzie per salvare l'autorità ecclesiastica nei casi enumerati dalla Enciclica riguardanti il genere e la durata del lavoro, la paga della mercede, lo sciopero.
Sulle prime, i rappresentanti dei sindacati cristiani nulla avevano da obiettare contro la redazione del punto 1 capoverso a, proposto dalla Direzione della Federazione di Berlino, in cui al testo di Weimar si erano aggiunte le parole "…e di agire in conformità di ciò". I rappresentanti della Federazione di Berlino richiamarono la loro attenzione sulla portata di tale aggiunta la quale aveva per scopo di proteggere
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gli operai cattolici contro danni eventuali e la taccia di krumiraggio nel caso che per motivi religiosi non volessero obbedire a una resoluzione imponente lo sciopero. I rappresentanti dei sindacati fecero valere che i sindacati sono organismi democratici in cui le decisioni della maggioranza fanno legge, che quindi debbono essere riconosciute da tutti i membri. Del resto, solo allora uno sciopero può divenire effettivo, quando la maggioranza di due terzi vota la risoluzione. Questa essere una forte garanzia contra uno sciopero ingiusto. Il segretario generale Stegerwald dichiarò ancora in un modo particolare che importava anzitutto di intendere sul testo dell'accordo; non essere necessario discutere i motivi per cui la frase doveva formularsi in questo o in quel modo. A ciascuna parte essere libero di avere i propri motivi ed il modo proprio di intenderlo [sic]. Per questo i sindacati cristiani potevano sottoscrivere l'aggiunta "…e di agire in conformità di ciò."
Al capoverso b) aggiunto dalla Presidenza della Federazione di Berlino al punto 1, i rappresentanti dei Sindacati cristiani dichiararono di non poter sottoscrivere. La proposizione è vera, sicché ogni cattolico deve ammetterla. Però i sindacati cristiani essere [sic] composti di cattolici e non cattolici. L'accettazione di questa proposizione perciò può recare difficoltà. I rappresentanti della Federazione cattolica fecero osservare che ad essi anzitutto importava di accettare che non solo i singoli membri
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ma anche i sindacati come tali sono obbligati a riconoscere e rispettare i principii cattolici. Perciò, per risparmiare difficoltà ai sindacati cristiani, non insistevano ad ogni costo sull'accettazione del tenore dell'inciso b) come era proposto. Invece nel punto 1 della forma di Weimar, dopo la parola "…che" furono inserite le parole "…come organizzazione di modo che il punto 1 adesso così suona:
Un sindacato che possa essere raccomandato agli operai cattolici, deve essere costituito in modo che, come organizzazione, offra ai Suoi membri la possibilità di giudicare e di influenzare l'azione sindacalista anche alla stregua della Religione e della morale e di agire conforme a ciò."
C) Il punto 2 dell'accordo di Weimar si riferisce alle differenze e più spinose esistenti fra l'organizzazione cattolica ed i sindacati cristiani interconfessionali; il modo di considerare lo sciopero. Nel modificare il tenore, la Direzione ebbe in vista le seguenti considerazioni. Nella teoria della organizzazione cattolica, lo sciopero comprende i seguenti connotati. Essa è in 1° luogo una cessazione del lavoro fatta in comune, e dopo previo accordo; in 2° luogo la cessazione è volontaria e libera; in 3° luogo, al padrone si toglie la possibilità di impiegare altri operai della stessa professione; anzi è tagliato dai rapporti che il diritto naturale gli dà verso gli appartenenti alla sua professione;
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in 4° luogo il tutto ha per iscopo di costringere il padrone e modificare il patto del lavoro a favore degli operai.
La cessazione del lavoro anche fatta in comune, senza però i caratteri enumera 2 enumerati in 3° e 4° luogo non è ancora uno sciopero nel proprio senso. La nota caratteristica dello sciopero è la intenzione di togliere al padrone i rapporti di diritto naturale che egli ha verso la sua professione e verso il consorzio umano, di togliergli la possibilità di impiegare operai della propria professione allo scopo di estorgere, coi mezzi predetti, la modificazione del patto del lavoro. La cessazione collettiva del lavoro in cui non si intenda di impedire il padrone dal prendere altri operai o di impedire gli altri operai di sottentrare al posto dei primi, può – per sé – essere lecita. Qualora però si verifica quanto è detto in 3° e 4° luogo, allora si tratta di uno sciopero vero e proprio.
Orbene l'enunciato dell'accordo di Weimar "Essa, (cessazione del lavoro) però può divenire illecita per le circostanze e per i mezzi adoperati," può, se bene interpretata, abbracciare lo sciopero e, quindi, riprovarlo. Però in quella forma non è espressa con sufficiente chiarezza la distinzione che necessariamente deve farsi tra la semplice cessazione del lavoro e lo sciopero. In pratica, gli operai, quando per ottenere condizioni di lavoro più favorevoli cessano dal lavoro di comune concerto, sempre impediscono o cercano d'impedire che il committente del lavoro
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altri operai. Perciò, oggi, generalmente, quando nella vita economica si parla di cessazione collettiva del lavoro, s'intende lo sciopero con tutti i suoi mezzi di coazione. Quindi il punto 2, così come fu formulato in Weimar verrebbe preso da tutti come approvazione dello sciopero. Il consentire a quella tesi così concepita sarebbe da parte nostra un velare la verità e un inganno. La Direzione è quindi d'opinione che è cosa pericolosa di darsi anche l'apparenza sola di tale approvazione, massimamente oggi che al giudizio di tutti esiste che la Germ 3 il più gran pericolo che la Germania vada in rovina precisamente a cagione dei continui scioperi. Per evitare dunque qualunque malinteso da parte degli operai cattolici, la Direzione si crede in obbligo di esprimere nei punti da convenirsi con ogni chiarezza, tale distinzione tra la semplice cessazione dal lavoro, anche collettiva, e lo sciopero. Nondimeno anche risparmiare ai Sindacati cristiani le difficoltà che loro potrebbero creare i socialisti non si adoperò il termine "sciopero" ed invece al punto 2 aggiunse la frase: "La cessazione collettiva dal lavoro, però, quando vada unita col boicottaggio è riprovevole".
Nei dibattiti intorno a questo punto, i rappresentanti dei Sindacati cristiani dichiararono di non poter sottoscrivere l'aggiunta: "La cessazione collettiva dal lavoro, quando vada congiunta col boicottaggio, è
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riprovevole". Essi presentarono un'altra redazione proposta dal Reverendissimo Vescovo di Breslavia e comunicata dal Dottor Fleischer. Essa è del seguente tenore:
"Non si può dire che la Morale cristiana riprovi ogni cessazione del lavoro fatta di comune concerto. Può darsi bensì che essa devinti [sic] riprovevole sia per la intenzione, sia per le circostanze e per i mezzi adoperati, specialmente quando si ricorra a violenze ingiuste."
Essendo qui dichiarate riprovevoli quelle cessazioni del lavoro in cui si adoperano violenze ingiuste, sarebbero, secondo i rappresentanti dei sindacati cristiani, compresi nella riprovazione tutti i casi (di sciopero vero) sotto ogni riguardo.
A ciò i rappresentanti della Federazione cattolica fecero osservare che, che 4 in vista della importanza della materia e della unità cattolica, la quale è lo scopo delle trattative in corso, bisognava ben badare a non fare confusioni, e che, quindi, era necessario che nella redazione del punto in questione risalti chiaramente la distinzione tra due cose differenti quali sono la semplice la cessazione del lavoro e lo sciopero. Tale differenza non essere solamente di grado [sic], ma trattasi di due cose essenzialmente diverse. Nel dare nel punto 2 la forma proposta da essa, la Direzione della Federazione cattolica
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voleva esprimere che lo sciopero vero, cioè la cessazione del lavoro con boicottaggio contro il padrone, ha luogo allora quando si cessa dal lavoro con la intenzione di intercedere i rapporti di diritto naturali che collegano un membro d'una data professione, sia con gli altri membri, sia con tutta la classe, sia con tutta la società umana. Ora, dicendo "adoperare violenza ingiusta", non si esprime tutto il contenuto di quel concetto. Di questa ultima formola [sic] si dichiarerebbero soddisfatti anche i sindacalisti socialisti, i quali altamente protesterebbero contro l'insinuazione quasi ché essi riconoscessero a "violenze ingiuste". Per lo meno esser necessario che nettamente si distingua tra la lecita cessazione del lavoro e quella illecita (lo sciopero). Certamente non potersi tollerare che nella medesima frase si parli, senza far risultare la differenza, di due cose essenzialmente diverse quali sono la semplice cessazione del lavoro e lo sciopero. L'inciso che tratta dello sciopero, il quale è sempre illecito, dover staccarsi anche esteriormente dal precedente.
I rappresentanti dei Sindacati cristiani concessero solamente che si facesse un capoverso da sé. Scancellando dunque la parola "specialmente" la seconda frase fu formulata in questo modo:
"Cessione del lavoro accompagnata da violenze ingiuste è riprovevole".
Il punto 2, dunque è del seguente tenore:
"2. La cessazione collettiva del lavoro, per sé, non è riprovata dalla morale. Essa può bensì diventar riprovevole per la intenzione, per le circostanze e per i mezzi. È da riprovarsi quella cessazione del lavoro che ricorra a violenze ingiuste."
D. Il punto 3  come fu concepito in Weimar fece alla Direzione la impressione che si poteva interpretare in questo senso che, a causa delle condizioni economiche cambiate, in avvenire gli scioperi saranno inopportuni e che perciò di per sé diventeranno meno frequenti; che però in sé lo sciopero non è dichiarato illecito. A evitare simile interpretazione, essa propose di scancellare le parole "…la quale (trasformazione della vita economica) farà sì che i mezzi della lotta economica finora usati, perderanno d'importanza". Inoltre nella parola "amplissima" (facoltà coattiva) alla fine del punto 3 della formola [sic] di Weimar ravvisare una limitazione dei poteri degli uffici di concigliazioni [sic] ivi postulati. Con quella parola la frase può sempre avere il sottinteso che anche in avvenire lo sciopero è l'ultimo mezzo decisivo del lavoro.
+) Perciò nella nuovissima pubblicazione programmatica "I sindacati cristiani" fatta dal Segretario Generale dei Sindacati cristiani nel 1919, a pagina 16, si dice: "I sindacati non possono rinunziarvi; lo sciopero
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è e resta l'ultimo mezzo che sempre per il caso di bisogno deve stare in riserva". Anche nelle norme statuite dei Sindacati cristiani intorno alla "Composizione, la direzione, lo scopo e i mezzi di quelle unioni che vogliono essere considerate come sindacati di operai" troviamo la frase: "Per il raggiungimento del suo scopo il sindacato operaio ha…b) lo sciopero" quando le trattative non approdano ad un risultato accettabile. Fu cancellato la parola "amplissimo" sicché si parla semplicemente della necessità di estituire uffici di concigliazione [sic] industriali.
Il punto 3 con queste modificazioni fu accettato e suona adesso così:
"Noi ci troviamo di fronte alla trasformazione della nostra vita economica. La creazione in via legislativa di corporazioni economiche autonome e di intese libere tra operai e padroni renderà la nostra industria più vincolata. Ciò richiederà la creazione di istituzioni per la sistemazione pacifica delle condizioni del lavoro, specialmente di Uffici di concigliazione [sic] industriale con poteri decisivi. Tale richiesta è sostenuta energicamente tanto dalle Società cattoliche Operaie quanto dai sindacati cristiani"
Anche5 al testo del punto 4 la Direzione della Federazione apportò modificazioni,
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indottavi dalle seguenti considerazioni. Secondo il testo di Weimar si dovevano rendere più strette che sia possibile le relazioni tra le società operaie confessionali ed i sindacati cristiani. A tale scopo "si debbono continuare con insistenza le premure perché i membri dei sindacati cristiani si associno alle società cattoliche operaie". La Direzione era d'opinione spettare ai cattolici di raccomandare le società operaie protestanti – comprese nella parola "confessionali" essendoché in questo spesso si manifestano azioni e tendenze contro la dottrina e le istituzioni cattoliche. Perciò alla parola "confessionali" voleva sostituita quella "cattoliche". Inoltre essa era d'opinione che nella soluzione dei problemi comuni ai sindacati e alle società cattoliche operaie poteva trattarsi anche di problemi connessi con la dottrina cattolica e con decisioni della Chiesa. Siccome nella Direzione centrale dei Sindacati cristiani sono o possono essere membri acattolici, ciò potrebbe cagionare complicazioni. Perciò la della 6 Direzione della Federazione cattolica modificò il punto 4 in questo senso che allo scopo suindicato, si costituisca una commissione speciale composta di rappresentanti dei sindacati cristiani e delle società cattoliche operaie.
Nella discussione i rappresentanti dei sindacati cristiani dichiararono
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che il testo proposto dalla Direzione della Federazione cattolica era unilaterale. Esser necessario che si esprima anche che le società cattoliche operaie si obblighino a raccomandare ai loro membri i sindacati cristiani. I rappresentanti della Federazione cattolica a ciò osservarono, che la loro organizzazione si riteneva legata alle decisioni delle autorità ecclesiastica [sic]. L'enciclica "Singulari quadam" non contiene nulla intorno alla raccomandazione da farsi ai membri delle società cattoliche operaie in favore dei sindacati cristiani. Bensì però essa vuole che i membri dei sindacati cristiani entrino nelle società cattoliche operaie. Fino a tanto che l'Enciclica resta in vigore, queste non possono corrispondere al desiderio di quelle. Il segretario Generale, Sacerdote Fournelle comunicò che egli, giusto a proposito di tale richiesta proposta alla Federazione Operaia Cattolica egli, per mezzo del Reverendissimo Vescovo di Treviri, si era rivolto al Cardinale Arcivescovo di Colonia e alla Santa Sede. Di tale comunicazione i rappresentanti dei sindacati cristiani presero nota. Quindi si cancellò la prima fase del 4° punto e si approvò l'ultima, sicché il punto 4 adesso suona così:
La soluzione dei compiti comuni tanto alle società operaie quanto ai sindacati sarà agevolata dalla costituzione di una commissione composta di membri di ambedue
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le organizzazioni."
Il precedente esposto è fatto così dettagliatamente perché si tratta di un argomento importante, cioè della chiarezza intorno ai principi e dell'unità del popolo cattolico in Germania. Con questa esposizione crediamo di aver reso possibile all'autorità ecclesiastica di formarsi una tale conoscenza dello stato della questione mercé la quale potranno giudicare se nei sindacati cristiani abbia preso piede un modo di pensare intorno alla questione operaia diversa da quella del passato. I rappresentanti della Federazione di Berlino che hanno preso parte alle discussioni sono unanimemente d'opinie [sic] e si credono in coscienza obbligati dichiararlo esplicitamente, che i sindacati cristiani non hanno cambiato la loro concessione intorno allo scopo e ai compiti dei sindacati, specialmente intorno allo sciopero. Solo allo scopo di facilitare alle organizzazioni professionali cattoliche il passaggio, hanno accettato le modificazioni del testo, dichiarandosi d'accordo con le proposizioni statuite nella conferenza del 3 maggio. Nella sostanza però rimangono quali erano.
La Direzione della Federazione firmata ripete quindi la preghiera, già formulata nella lettera del Segretario Generale, Sacerdote Fournelle in data del 16 aprile ultimo scorso diretta al Reverendissimo Vescovo
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di Treveri all'Eminentissimo Cardinale di Colonia, che cioè alla Sede Apostolica, la quale ha tirato a sé questa causa, si proponga il dubbio, se, fino a tanto che l'Enciclica "Singulari quadam" rimanga obbligatoria per i cattolici, sia lecito di sciogliere, in base alle trattative intervenute coi sindacati cristiani ed il risultato è riassunto nelle 4 proposizioni del 3°Allegato, le organizzazioni professionali cattoliche facendo passare i loro membri ai sindacati cristiani.
Prima di finire, rileviamo ancora che nei detti quattro punti non è tenuto conto di tutte le differenze esistenti tra l'organizzazione cattolica ed i sindacati cristiani. Segnatamente non si fa cenno delle garanzie per la competenza dell'Autorità ecclesiastica. Questo però è un argomento sul quale non spetta la decisione agli operai cattolici, ma all'Autorità medesima.
La sottoscritta Direzione, conforme alle direzioni dell'Enciclica "Singulari quadam" sottopone l'esposto precedente ai Reverendissimi Vescovi, colla umile preghiera di riferirlo alla Santa Sede e di domandare alla medesima la decisione dei dubbi in proposito, e che qui si ripetono:
I
a) È lecito alle organizzazioni operaie di escludere altre organizzazioni, e per conseguenza i loro membri, dalla legittima cooperazione per stabilire
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le condizioni del lavoro, solo per questo motivo che le medesime professano apertamente i principii della dottrina cattolica?
b) È lecito alle organizzazioni operaie, costituite unicamente per la spontanea volontà dei loro membri di esercitare arbitrariamente una coazione di coalizione sugli operai cattolici che la pensino diversamente?
c) È lecito che le medesime organizzazioni si arroghino il monopolio del lavoro, riducendo alla miseria quegli operai cattolici che la pensino diversamente?
d) Può raccomandarsi agli operai cattolici l'accesso alle organizzazioni che prendono parte a tali ingiuste sopraffazioni o non le disapprovano?
e) È lecito di osteggiare la organizzazione cattolica a causa del suo carattere cattolico e del suo programma di pace economica, di perseguitare e boicottare i loro membri?
II
È lecito che fino a tanto che l'Enciclica "Singulari quadam" rimane obbligatoria per i cattolici, di sciogliere le organizzazioni professionali cattoliche e di fare passare i loro membri ai sindacati cristiani?
Coll'assicurazione della più profonda venerazione si professa dell'Eminenza vostra obbligatissima
La Direzione della Federazione delle Società Cattoliche Operaie (Sitz Berlin)
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La Direzione della Federazione delle Società Cattoliche operaie / Sitz Berlin
firmato
Sacerdote Fournelle _ Parroco Beyer
Direttore e Segretario generale _ I assistente ecclesiastico
Parroco Baron II assistente ecclesiastico
Giovanni Götz
Presidente della Organizzazione professionale
Paolo Richter
Segretario della organizzazione professionale.
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Allegato I
Trattative con Monsignor Walterbach
Berlino 26 giugno 1917
Sono presenti Monsignor Walterbach, Segretario Generale Fournelle, Dottor Fleischer, Barone v. Savigny, parroco Windolph, deputato Kossmann, Segretario Götz, Sacerdote Kutscher, vicario alla Cattedrale di Treviri, parroco Baron.
1 Monsignore Walterbach dichiara che egli tratta col consenso della Direzione della Federazione della [sic] Società operaie Cattoliche della Germania del Sud e della Direzione del Kartell delle Società operaie cattoliche della Germania del [sic] Ovest, del Sud e del [sic] Est. Parimenti, i rappresentanti della Federazione della [sic] Società Cattoliche Operaie (Sitz Berlin) intervengono col consenso della Direzione della loro Federazione.
2 scopo delle trattative si è di stabilire in quali punti le due parti convengono ed in quali dissentono. Il risultato della conversazione dovrà proporsi alle Direzioni delle rispettive organizzazioni. In caso di dissenso, le Direzioni potranno domandare la continuazione delle trattative per ottenere l'accordo intorno ai punti controversi. In ogni caso, i contrattanti si obbligano a sottoporre il risultato delle trattative alla decisione della Santa Sede e di sottomettersi nell'interesse dell'Unità e della pace fra i cattolici tedeschi senza restrizione a tale decisione.
3 Si è d'accordo di mettere a base delle
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trattative l'Enciclica "Singulari quadam".
Berlino, 28 giugno 1917
Presenti Monsignor Walterbach, Barone v. Savigni, Dottor Fleischer, deputato Kossmann, parroco Beyer, parroco Baron.
L'Enciclica "Singulari quadam" alla mano, si trova che l'accordo esiste intorno ai seguenti punti:
1) Qualunque cosa il cristiano faccia, anche nell'ordine delle cose terrene, non è libero di non tener conto dei beni sopranaturali; al contrario conforme ai precetti della sapienza cristiana, egli deve ordinare tutto al sommo bene come al suo ultimo fine.
2) Anche le azioni dei sindacati come tali debbono esser tali da poter esser ordinati al sommo bene.
3) Il sindacato, come corpo morale, tra uno scopo collettivo ed una volontà collettiva, obbligante i singoli membri per tutto il tempo in cui ne fanno parte, di confermare la loro azione allo scopo e alla volontà collettiva.
4) Il sindacato tratta il lato economico delle questioni professionali in modo che non vengano in conflitto coi principii religiosi e morali.
5) Da ciò ne consegue che il sindacato deve offrire ai suoi membri la possibilità di giudicare e di influenzare le questioni professionali, anche nella sfera della organizzazione, in conformità coi principii religiosi e morali.
6) Tutte le azioni dei cristiani, in
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quanto che sono o conformi alla legge divina naturale o contrarie alla medesima, sono soggette al giudizio e alla giurisdizione della Chiesa.
7) Anche le azioni dei sindacati come tali, in quantoché sono moralmente buone o cattive, cioè conformi o meno alla legge divina naturale, sono soggette alla giurisdizione della Chiesa.
8) La Chiesa ha il mandato di insegnare i principii religiosi e morali che dirigono le azioni umane e di sorvegliare la osservazione. Perciò i sindacati debbono essere talmente costituiti che nel caso di una decisione della Chiesa offrano ai loro soci la possibilità di conformare la loro azione, anche nella sfera della organizzazione a tale decisione.
firmato I. Baron, parroco Segretario

Proseguimento delle trattative 26, 27, e 29 ottobre 1917
Erano presenti oltre ai predetti i Signori Richter e Muschke membri della Direzione della Federazione di Berlino.
Si era d'accordo intorno ai seguenti punti:
La questione sociale e le controversie connesse con la medesima intorno al genere e la durata del lavoro, alla retribuzione e allo sciopero non sono di natura puramente economica, quindi non possono annoverarsi tra quelle che si regolano senza alcun riguardo verso l'autorità della Chiesa. "Al contrario,
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è fuori di dubbio che la questione sociale è in prima linea una questione morale e religiosa, e quindi va risolta principalmente alla squadra della legge morale e della religione."
1) I sindacati debbono essere costituiti in maniera che la loro azione, la quale, conforme allo scopo di tali organizzazioni, si limita alla questione riguardanti le mercedi e le condizioni del lavoro, non deve separare il lato personale e morale del lavoro da quello economico.
2) L'azione del Sindacato non è puramente economica, ma deve svolgersi secondo i precetti della morale cristiano [sic].
3) Non è conforme a questi precetti, quando le organizzazioni degli operai e dei padroni regolano le mercedi e le condizioni del lavoro in modo da adeguare il lavoro a una merce, vale a dire secondo la legge dell'offerta e della richiesta.
Tutti quelli che, sia come individui, sia come collettività si gloriano del nome cristiano, se voglion ricordarsi del loro dovere, non debbono attizzare inimicizie e discordie tra le classi della Società civile, ma debbono promuovere la pace e la mutua carità fra le medesime.
Lo sciopero, di cui qui si parla, ha i seguenti connotati. Esso è:
1 La cessazione collettiva, fatta di comune concerto
2 una cessazione libera
3 tende a rendere impossibile al padrone di trovare altri operai,
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della medesima professione.
4 Allo scopo di estorcere dal padrone una modificazione del patto di lavoro più favorevole agli operai.

1  Il comandamento del lavoro obbliga l'individuo non meno che la società umana.
2  Tale comandamento è imposto all'uomo sotto tre condizioni:
a il lavoro non deve essere contrario alla legge divina naturale e positiva
b la mercede deve essere sufficiente ai bisogni della vita. Tale "minimum d'esistenza" non è un concetto fisso e universale, ma si determina secondo il tempo, il luogo, le circostanze, l'individuo, la famiglia e lo stato di civiltà
c il lavoro non deve sorpassare le forze dell'operaio né mettere in pericolo la sua vita o la sua salute.
Se una delle precedenti condizioni è violata, l'operaio non è più tenuto ad adempire il precetto del lavoro, e in tal caso, anche la cessazione del lavoro collettiva è permessa.
L'operaio ha il diritto di esigere una retribuzione superiore alle esigenze del puro necessario per la vita, e ciò fino al limite massimo della mercede giusta. Però se tale pretesa non è adempiuta, egli non esiste il diritto di forzarla per mezzo della cessione collettiva del lavoro. Qualora poi i padroni pagassero costantemente agli operai soltanto il puro necessario, mentre essi stessi facessero profitti ognor crescenti che loro permetterebbero di pagare una mercede più elevata, allora è obbligo dello Stato, come tutore del bene pubblico,
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di provvedere affinché le giuste domande gli 7 degli operai vengano adempite.
3  Gli scioperanti scioperano allo scopo di ritornare dopo al medesimo opificio.
4  Per questo non vogliono che altri operai lavorino al posto loro.
5  Quindi con lo sciopero vogliono escludere qualunque membro della detta professione dal dato opificio.
6  Per conseguenza essi entendono [sic] di escludere tutta la classe professionale dal dato opificio. Si cerca cioè di fermare l'azione di tutta la professione in quell'opificio.
7  Siccome l'azione della professione come classe ha un carattere pubblico, tutto ciò che impedisce tale azione va considerato dal punto di vista del diritto pubblico; infatti, si tratta di un perturbamento dell'ordine sociale.
8  Inquantoché gli scioperanti non adempiono il dovere personale del lavoro, lo sciopero volontario concerne pure il loro bene privato, e quindi ad esse si applicano le regole relative al bene particolare privato.
Gli accordi finora ottenuti furono trasmessi a Monsignore Walterbach perché gli servissero per le ulteriori conversazioni con la Direzione delle Società Operaie Cattoliche della Germania del Sud, e con la direzione del Kartell delle Società operaie Cattoliche della Germania meridionale, occidentale e orientale. Intorno al resultato di tali conversazioni Monsignore Walterbach non ha mandato
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notizie alla Direzione della nostra Federazione. Per altro [sic] vie però si seppe che Monsignore Walterbach ha proposto i detti accordi alle Direzioni delle Federazioni anzidette, le quali però non vi reagirono.
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Allegato 2
Redazione modificata dei quattro punti di Weimar, proposti dalla Direzione della Federazione delle Società Cattoliche Operaie di Berlino.
1  Un sindacato, che possa raccomandarsi agli operai cattolici, deve esser costituito in modo che
a offra ai suoi membri la possibilità di giudicare e influenzare l'azione professionale alla stregua della religione e della Morale e di agire in conformità di ciò,
b che, come organizzazione, si astenga da tutto ciò che, sia in teoria sia in pratica, è contrario alla dottrina e ai precetti della Chiesa e dei competenti superiori ecclesiastici.
2) Per se le cessazioni [sic] collettiva del lavoro non è riprovata dalla morale. Può bensì diventare riprovevole per le circostanze.
Invece è riprovevole la cessazione collettiva accompagnata dal boicottaggio.
3  Siamo di fronte alla trasformazione della vita economica. La costituzione in via legislativa di corpi autonomi d'economia e di intese libere tra padroni e operai partirà [sic] con sé una minore libertà economica, la quale a sua volta esigerà la creazione di istituzioni, di conciliazioni per la regolamentazione delle condizioni del lavoro. Tali sono anzitutto gli uffici di conciliazioni industriali con poteri decisivi. Tanto le società operaie cattoliche quanto i sindacati cristiani reclamano con insistenza queste istituzioni.
4  Per ottenere e mantenere relazioni il più possibilmente strette e vive tra le società cattoliche operaie, bisogna continuare energicamente le premure
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per indurre i membri cattolici di sindacati cristiani ad entrare nelle società cattoliche operaie. La soluzione delle questioni comuni ai sindacati e delle società cattoliche sarà agevolata con la formazione d'una commissione composta di rappresentanti delle due organizzazioni.
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Allegato 3
Proposizioni convenute nelle trattative del 3 maggio 1919
È una necessità imperiosa che tutti gli operai ed impiegati cristiani siano organizzati in una unica organizzazione professionale. Partendo da questa considerazione alcuni rappresentanti della Direzione della Federazione centrale dei Sindacati cristiani e alcuni rappresentanti della Direzione della Federazione delle Società Cattoliche operaie (Sitz Berlin) hanno avuto uno scambio di vedute intorno alle divergenze d'opinione e ai malintesi esistenti tra i cattolici tedeschi intorno alle questioni toccanti l'organizzazione professionale. Si trovò che l'accordo regna intorno ai punti seguenti:
1 Un sindacato che possa esser raccomandato agli operai cattolici deve essere costituito in modo che, come organizzazione, offra ai Suoi membri la possibilità di giudicare e d'influenzare l'azione Sindacalista anche alla stregua della Religione e della Morale, e di agire conforme a ciò.
2 Per sé, la Morale non riprova la cessazione collettiva del lavoro. Essa può bensì diventar riprovevole per lo scopo, le circostanze ed i mezzi adoperati.
È riprovevole quella cessazione del lavoro che sia accompagnata da violenza ingiusta.
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3 Ci troviamo di fronte alla trasformazione della vita economica. La costituzione in via legislativa di enti economici autonomi e di intese libere tra padroni e operai renderà la nostra economia più vincolata, il che a sua volta richiederà la creazione di istituzioni per la sistemazione pacifica delle condizioni del lavoro, specialmente di Uffici di Conciliazione industriale con poteri decisivi. Tali istituzioni sono reclamati [sic] energicamente tanto dalle Società Cattoliche operaie quanto dai sindacati cristiani.
4) La soluzione dei compiti comuni tanto alle Società operaie quanto ai sindacati sarà agevolata dalla costituzione di una commissione composta di rappresentanti delle due organizzazioni.
Am oberen Seitenrand: "Berlino C. 25 Kaiserstrasse 37 "
1Hds. gestrichen.
2Hds. gestrichen.
3Hds. gestrichen.
4Hds. gestrichen.
5Hds. ist links neben dem Beginn des Absatzes ein Zeichen eingefügt.
6Hds. durchgestrichen.
7Hds. gestrichen.
Empfohlene Zitierweise
Direktion der Föderation der Katholischen Arbeitervereine an Hartmann, Felix von vom 24. Mai 1919, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2818, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2818. Letzter Zugriff am: 24.04.2024.
Online seit 04.06.2012.