Dokument-Nr. 4022
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 25. Oktober 1917

Regest
Pacelli berichtet über seinen Besuch im Kriegsgefangenenlager Ingolstadt, wo sich etwa 1.000 Offiziere und 1.500 Soldaten befinden. Er wurde außer von Schioppa und Torricella von Prinz Oettingen-Wallerstein und dem Lagerkommandanten General Peter, der gutherzig gegenüber den Gefangenen zu sein scheint, begleitet, konnte mit den Gefangenen frei reden und ihre Anliegen entgegennehmen und weiterleiten. Pacelli hielt in den Teillagern jeweils eine Ansprache, erteilte den Apostolischen Segen und ließ die Essenspakete und Medaillen verteilen. Die Verfassung der Gefangenen und besonders der Offiziere ist im Allgemeinen gut, auch wenn Klagen über unzureichende Kohle- und Nahrungsmittelrationen geäußert wurden. Die Priester scheinen aus Sicht des Nuntius eifrig zu sein, viele Gefangene empfangen die Sakramente und nehmen an Frömmigkeitsübungen teil, obwohl aufgrund der Dauer der Gefangenschaft die religiöse Praxis nachlässt. Auch im Lazarett hat Pacelli Trost und Segen des Papstes übermittelt. Die Besuche in den Gefangenenlagern hält er nicht nur für Akte der Barmherzigkeit, sondern auch für ein wirksames Mittel des Apostolats und der katholischen Glaubensverbreitung.
Betreff
Visita al campo dei prigionieri di Ingolstadt
Eminenza Reverendissima,
Come ebbi già l'onore di preannunziare all'Eminenza Vostra Reverendissima col mio rispettoso Rapporto No. 1850 in data del 17 corrente, ho visitato, nonostante i rigori della stagione, il campo dei prigionieri di Ingolstadt, che è in tutta la Germania il principale per gli ufficiali. Si trovano là concentrati attualmente circa mille ufficiali, per la massima parte francesi e russi, oltre alcuni inglesi, belgi, rumeni e qualche italiano, e millecinquecento uomini di truppa delle medesime nazionalità. Essi però non sono riuniti in un unico campo, ma distribuiti in cinque forti, notevolmente distanti l'uno dall'altro, un campo di baracche (ove sono specialmente raccolti i semplici soldati) ed un lazzaretto per i malati. Ho dovuto quindi impiegare due giorni distinti per la visita, pur abbastanza rapida, della quasi totalità dei luoghi anzidetti, ed in essa sono stato accompagnato da Mgr.  Uditore o da Mgr.  Segretario della Nunziatura, da Sua Altezza il Principe Oettingen-Wallerstein e dal Comandante del campo Generale Peter. Dirò subito
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che questo Generale bavarese, di principi cattolici, mi è sembrato uomo di cuore ed animato da favorevoli disposizioni verso i prigionieri, alcuni dei quali mi hanno anche manifestato espressamente la loro gratitudine verso di lui. Certo si è che ad Ingolstadt ho potuto (a differenza di quanto avvenne a Puchheim) parlare più liberamente coi prigionieri, ricevere le loro suppliche anche in iscritto, le quali, poi, non ho mancato alla mia volta di raccomandare tutte, secondo la materia, al Ministero della guerra od allo stesso Generale Peter.
Le visite alle varie località summenzionate si sono svolte in modo uniforme. Trovavo i prigionieri riuniti o all'aperto (come nel campo di baracche) od in qualche camera dei forti, e rivolgevo loro parole analoghe a quelle che mi feci già un dovere di trascrivere nel citato Rapporto N°. 1850, in lingua francese per i francesi, in inglese per gli inglesi, mentre che per i russi dovevo servirmi necessariamente di un interprete. Poi, impartita la benedizione, distribuivo a nome del Santo Padre i pacchi, la cui composizione, per ciò che riguarda i semplici uomini di truppa, era identica a quei del campo di Puch-
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heim, mentre gli ufficiali ricevevano: 200 grammi di cioccolata, 2 pacchetti di biscotti, 4 pacchetti di sigarette Parisiennes, 100 grammi di thé, 200 grammi di caffè, 200 grammi di zucchero, una scatola di latte concentrato o 300 grammi di frutta secche. Come già a Puchheim, affidai al Cappellano la distribuzione delle medaglie.
L'aspetto dei prigionieri, specialmente degli ufficiali, in generale era abbastanza buono. Si vedevano fra di essi, in modo particolare tra i francesi, dei giovani bellissimi, di fisionomia signorile, eleganti nelle loro uniformi variopinte. Si mantenevano calmi, rispettosi, comprimendo, quasi come indegna del valore e della fortezza d'animo d'ufficiali, la commozione e la pena, che un'angosciosa e dura prigionia, prolungantesi per molti di essi da oltre tre anni, infligge ai loro cuori. La profonda loro infelicità traspariva perciò tanto più pietosamente da qualche frase amara, che pur sfuggiva dalle labbra di quei valorosi, la cui sensibilità è dolorosamente acuita dalla lontananza dei loro cari e dalla lunga forzata inazione, sotto il ferreo comando nemico.
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Gli ufficiali dormono sopra poveri letti, riuniti in sei o sette per ognuna delle camere dei forti. Quanto al riscaldamento ed al vitto, non sono naturalmente mancati i lamenti, che io ben ritengo fondati, sebbene, per amore di verità, occorre pure riflettere che anche qualsiasi tedesco, obbligato a vivere colle strette razioni di nutrimento e di carbone fissate dalle Autorità, potrebbe muovere non dissimili lagnanze. Fortunatamente non pochi dei prigionieri possono ricevere dalle loro famiglie pacchi di viveri e denaro, col quale si procurano oggetti
di necessità e talvolta anche di lusso, come istrumenti [sic] musicali, ecc.; un ufficiale russo ha comprato un violino per 500 marchi. Le più aspre rimostranze mi son venute dagli ufficiali del forte di punizione e rappresaglia, destinato per coloro che hanno tentato di evadere o si sono resi colpevoli di qualche mancanza disciplinare; là l'ufficiale francese, il quale ringraziò anche a nome dei suoi compagni, non si peritò di dire con voce alta e sdegnosa, alla presenza del Generale e degli altri ufficiali tedeschi, che il dono del Santo Padre riusciva tanto più gradito ed opportuno, in quanto che si faceva mancar loro il necessario e
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non si consegnavano o si manomettevano i pacchi inviati dalle famiglie.
Dappertutto vi è una conveniente cappella con harmonium, che, in più di un forte, è stato suonato, al mio ingresso nella medesima, insieme a commoventi canti religiosi dei prigionieri. I sacerdoti, a cui non ho mancato di rivolgere opportune esortazioni, mi sono parsi generalmente animati da buono spirito e da zelo verso i loro infelici compagni di prigionia, molti dei quali frequentano lodevolmente i SS. Sacramenti e gli Esercizi di devozione, sebbene la stanchezza derivante dal prolungarsi, oltre ogni previsione, della cattività produca pur troppo in non pochi una diminuzione della pietà e delle pratiche religiose.
I prigionieri hanno pure un sufficiente spazio per passeggiare all'aria aperta, come altresì per giuocare [sic] al tennis, al foot-ball, ecc. Possono generalmente in modo regolare corrispondere colle loro famiglie.
Nel lazzaretto, che è servito da Suore e ben tenuto (come mi ha attestato anche qualche prigioniero), ho visitato la lunga e triste serie dei malati e dei feriti (alcuni
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dei quali orribilmente), a cui ho portato il conforto della carità e della benedizione del Santo Padre. Molti dei poveri infermi nel ricevere il dono del Sovrano Pontefice, si sollevavano dal letto del loro dolore, mi prendevano con forza la mano e la baciavano con effusione.
Dovunque la gratitudine verso Sua Santità si è manifestata sincera e profonda, e di essa l'Eminenza Vostra troverà un saggio commovente nei fogli qui acclusi 1, giuntimi proprio ora. Le visite ai prigionieri sono indubitatamente, oltre che una squisita opera di cristiana carità, un mezzo efficacissimo di apostolato religioso e di propaganda cattolica, che non solamente scolpisce in modo indelebile il Nome Augusto del Santo Padre nel cuore dei prigionieri stessi, ma lo porta nelle più lontane regioni dei paesi flagellati dalla guerra, ove innumerevoli anime riconoscenti benedicono la di Lui paterna bontà.
Chinato al bacio della S. Porpora con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di rassegnarmi
dell'Eminenza Vostra Reverendissima.
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1"fogli qui acclusi" hds. unterstrichen, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 25. Oktober 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4022, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4022. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 29.09.2014.