Dokument-Nr. 457

Erzberger, Matthias: Il promette nt e inizio della grande offensiva nell'ovest, 27. März 1918

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La lungamente attesa e, secondo ogni probabilità, ultima grande lotta nell'ovest è incominciata.
Puntualmente, giovedì 21 marzo, col primo giorno della primavera: che ciò sia di augurio che la lotta conduca alla primavera dei popoli, alla pace! Non è più necessario insistere sugli sforzi che il Governo germanico ha compiuto per giungere ad una pace di giusti accordi e di riconciliazione. Tutte le sollecitudini instancabili, le iniziative e i tentativi si sono infranti contro la volontà irremovibile del Governo francese e dell'inglese di concludere con la Germania soltanto una pace per la quale le venissero strappate parti del suo corpo e fosse annientata la sua condizione di grande Potenza. La Germania ha, quindi, raccolto il guanto di sfida gittatole da Lloyd George e Clemenceau, decisa a metter fine alla guerra con le armi, una volta che ottenerlo per via d'accordi non era stato assolutamente impossibile.
Senza fronzoli ed enfasi il comunicato del Comando supremo tedesco annunziava, la mattina del 21 marzo, soltanto che la battaglia delle artiglieri era divampata con la massima violenza. Il comunicato della sera diceva soltanto che le truppe tedesche erano penetrate in tratti delle posizioni inglesi.
E nondimeno in quel giorno si era conseguita una splendida vittoria in una battaglia di popoli!
Per valutare la sua importanza ci sembra opportuno riferire alcuni dati a confronto. L'attacco delle fanterie tedesche si svolse lungo un fronte di 80 chilometri, dalla Scarpe sino all'Oise,
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o, per giovarci del nome di luoghi, da Monchy a La Fère.
Il fronte d'attacco tedesco nella battaglia di Gravelotte, la maggiore della guerra franco-tedesca nel 1870, fu soltanto di 15 chilometri. Nella battaglia delle nazioni, presso Lipsia, nel 1813, la maggiore di tutto il secolo decimonono, si trovarono a fronte circa mezzo milione di combattenti e 1.500 cannoni.
Il 21 marzo 1918, invece, si trovarono a fronte almeno due milioni di combattenti e 15.000 cannoni. Sicuramente non fu facile al Comando germanico dare il segnale per l'inizio del più gran dramma della storia mondiale. Ma la necessità di metter fine alla lotta s'impose evidentemente. Il Comando germanico ha ordinato l'attacco solo dopoché tutti i preparativi per la lotta erano stati compiuti con la massima precisione e la massima prudenza. Evitando ogni precipitazione, dimostrò una delle virtù più rare dei grandi capitani, quella del "sapere aspettare" sino al momento opportuno. Lo schieramento delle truppe trasportate dell'Est all'Ovest, l'accumulamento delle munizioni, l'organamento dei servizi d'intendenza furono attuati e condotti a termine silenziosamente, quindi fissato il 21 marzo per l'inizio della battaglia. Questa data non è stata mutata. Gl'Inglesi sostengono, adesso, di averla conosciuta, ma allora è inescusabile che, nel riguardo tattico, essi si siano lasciati sorprendere, come risulta indubbiamente dai racconti di molti prigionieri, e che il generalissimo, feldmaresciallo Haig, si sia trovato, in questo giorno, in Londra, lungi dal suo esercito.
Considerazioni militari avevano rafforzato il convincimento che bisognava dirigere l'attacco contro il ne-
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mico principale, l'esercito inglese. Per questo l'impeto maggiore dei Tedeschi fu concentrato, il 21 marzo, contro le posizioni inglesi, mentre i Francesi sul fronte di Verdun e altrove vennero molestati in guisa da far loro pensare che sarebbero stati essi l'obiettivo precipuo dell'offensiva tedesca.
Questa offensiva fra la Scarpe e l'Oise fu inaugurata da un'azione dell'artiglieria che durò solo poche ore, a un dipresso dalle 5 alle 10 del mattino, ma fu così intensa, che spianò affatto la via alle prime trincee inglesi alle colonne d'attacco tedesche. Allorché l'impeto dell'assalto tedesco si fece sensibile, lo smarrimento e la confusione presero fra gli Inglesi il sopravvento. I bollettini inglesi sin qui noti lasciano comprendere che il comando in sott'ordine perse la bussola. Un telegramma della Reuter, intercettato, parla perfino di timor panico delle truppe. Invece l'assalto dei Tedeschi sul fronte smisurato si svolse con ordine magnifico, che merita di esser messo particolarmente in rilievo per il fatto che una nebbia densa avvolse le colonne d'attacco cosicché fu possibile di spingere lo sguardo solo pochi metri lontano. La nebbia però né impedì l'azione delle fanterie, né quella dell'artiglieria. La prima ondata di soldati tedeschi oltrepassò il primo ordine di trincee inglesi e occupò, già nella prima giornata, parti considerevoli della seconda linea. Il comunicato del 24 annunziava già la traversata della terza linea nemica. Lo stesso comunicato annunziava che la titanica battaglia fra la Scarpe e l'Oise, o, come essa viene chiamata nelle integrazioni ufficiali dei bollettini, la battaglia di Monchy-Cambrai-Saint-Quentin-la Fère, infuriata tra il 21 e il 24 , era stata vinta dalle truppe
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tedesche. Il terzo e il quinto esercito inglese, come parti delle riserve franco-americane, chiamate a rinforzo, erano stati sconfitti e rigettati su Bapaume e la Somme. Il comunicato serale del 24 annunziò già il passaggio della Somme e l'avanzata degli eserciti tedeschi fra la Somme e l'Oise. Il terreno conquistato dai Tedeschi in questi tre giorni è già di 2.000 chilometri in cifra tonda. (Per fornire un termine di confronto ricorderemo che nella battaglia di Fiandra, durata quasi sei mesi e nella quale combatterono 93 divisioni inglesi, ossia 1.500.000 dei migliori soldati, l'Inghilterra non arrivò ad occupare che 100 chilometri di quadrati [sic]!)
Nel comunicato del 24 il numero dei prigionieri fatti dai Tedeschi fu indicato nella cifra approssimativa di 30.000; quella dei cannoni catturati nella cifra di 600. Un fatto straordinario è quello del bombardamento di Parigi da una distanza di 100 chilometri. Sin qui la massima portata di un cannone non superò i 40 chilometri. La nuova meraviglia della tecnica militare tedesca può ben considerarsi il simbolo della superiorità della Germania quanto all'artiglieria. Parigi, come si ricava dalle notizie che giungono attraverso la Svizzera, è tutta in orgasmo nell'attesa dei prossimi avvenimenti, ma pure in Londra la perduta battaglia ha causato profonda costernazione negli animi. Invano i giornali inglesi si adoperano per attenuare la gravità della nuova situazione.
La quale si può sintetizzare dicendo che nelle tre giornate dal 21 al 23 marzo l'esercito inglese ha patito la maggiore sconfitta che la storia inglese ricordi.
L'inaudita celerità e impetuosità dell'assalto tedesco travolse gl'Inglesi, che si difesero valorosamente,
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scacciandoli da tutte le posizioni costruite e munite secondo la tecnica più perfezionata. Dove tentarono di arrestarsi gl'Inglesi vennero costretti, con aggiramenti e attacchi alle spalle, a ritirarsi a precipizio. Dappertutto apparve evidente la fretta con la quale, negli ultimi tempi, essi avevan lavorato alle loro posizioni nella zona immediatamente retrostante a quella del fuoco. Soltanto nella prima linea erano schierate ventotto divisioni inglesi, le quali, insieme con le riserve chiamate in aiuto, vennero respinte, senza tregua, verso ovest. Le vie della ritirata furono bersagliate dal fuoco delle batterie dei grossi cannoni tedeschi riuscite, nonostante le indicibili difficoltà del terreno, a tener dietro alla fanteria corsa all'assalto. La confusione dei reggimenti e dei battaglioni inglesi raggiunse in più punti il colmo. I soccorsi americani e francesi, inviati da altri punti del fronte, giunsero troppo tardi e vennero travolti nella sconfitta inglese. Già il 23 marzo a mezzodì la fanteria tedesca era avanzata venti chilometri e verso la sera del medesimo giorno trenta.
La decisione nella grande battaglia fu data dal rapido sfondamento della terza linea di posizioni. Il 22 marzo truppe inglesi giunte appena da Amiens vennero battute. Gl'Inglesi cedettero su tutto il fronte. Le loro retroguardie contrastarono il passo agli inseguitori su ogni cresta di collina, ma da ogni cresta vennero in breve sloggiate. L'artiglieria da campagna inglese fece tutto il possibile per proteggere la ritirata. Il fuoco delle mitragliatrici tedesche immobilitò, però, molte batterie; altre vennero catturate insieme con i cavalli. Né molto più efficaci riuscirono i contrattacchi delle squadre di
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tanks inglesi. Cannoni e lanciamine misero fuori di combattimento la maggior parte dei tanks prima ancora che entrassero in azione. A sud di Peronne fu raggiunta, nel pomeriggio, la Somme, che adesso è passata in più punti. Da Peronne gl'Inglesi operarono un contrattacco, che si convertì, però, in fuga sotto l'impeto travolgente delle truppe tedesche. Ritirandosi, gl'Inglesi appiccano il fuoco a città e villaggi, ma sono costretti a lasciare intatto molto bottino. Poco prima dell'ingresso dei Tedeschi in Peronne uscirono a precipizio dalla città automobili con gli Stati maggiori inglesi. Gli aviatori inglesi di fronte agli aeroplani di caccia tedeschi battono in ritirata.
Riassumendo, si ha che nei tre giorni di battaglia le tre linee di trincee degl'Inglesi sono state conquistate e il nemico scacciato fuori di esse verso ovest. Alla guerra di trincea è subentrata la guerra di movimento.
Dopoché pure le posizioni degl'Inglesi a nordest di Bapaume sono state sfondate e Baupaume stessa presa, gli eserciti tedeschi marciano su tutto il fronte verso occidente. Si dimostreranno nei prossimi giorni le conseguenze strategiche del riuscito sfondamento. Mentre scriviamo queste righe l'esercito tedesco ha fatto più di 45.000 prigionieri, catturato oltre 6.000 cannoni, migliaia di mitragliatrici, enormi depositi di munizioni, di materiale bellico, di viveri e vestiario.
Con questo promettente inizio della grande offensiva nell'Ovest la Germania ha provato che non fu debolezza che la spinse già a cercare la pace per via di accordi, come i Governi francese ed inglese e la stampa nemica si ostinarono a sostenere.
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Kartenzeichnung mit der Darstellung der Front an den einzelnen Tagen der Offensive ("Vecchio fronte", "Il fronte nel 1° giorno dell'offensiva", "Il fronte nel 2° giorno dell'offensiva", "Il fronte nel 3° giorno dell'offensiva").
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, Il promette nt e inizio della grande offensiva nell'ovest vom 27. März 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 457, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/457. Letzter Zugriff am: 25.04.2024.
Online seit 02.03.2011.