Dokument-Nr. 658

Come Sir Edward Grey risponde al discorso del Cancelliere, August 1915

Londra, 26 agosto. Il ministro degli affari esteri Sir Edward Grey, secondo una comunicazione telegrafica dell'ufficio Reuter, ha diretto ai giornali la seguente lettera che riproduciamo integralmente:
Sir! Nel discorso del Cancelliere tedesco vi sono alcuni punti che, secondo la mia opinione, possono esser benissimo trattati con una lettera alla stampa, finché non sarà possibile una esposizione più completa della situazione che verrà fatta ulteriormente ed in altro modo. In questa risposta, che prego di pubblicare, io sommerò nel modo più breve e più conciso possibile i fatti e le obbiezioni che a quei punti si riferiscono:
1.º Il rapporto belga sulla conversazione con l'addetto militare britannico fu pubblicato nello scorso autunno da parte tedesca per provare che il Belgio vendette a noi la sua neutralità e con noi fece parte ad un complotto contro la Germania. Questa conversazione, della quale fu fatta la più grande propaganda, non fu comunicata al Foreign office e nemmeno gli archivi del War office ne contengono traccia. Noi abbiamo veduto per la prima volta il resoconto su quella conversazione quando la Germania lo pubblicò. Da esso resulta chiaramente che si riferiva soltanto al caso che il Belgio fosse attaccato. Uno sbarco di truppe inglesi nel Belgio avrebbe dovuto aver soltanto luogo, quando la Germaia fosse già entrata in territorio belga. Il governo inglese non si era in nulla obbligato. Nessuna convenzione esisteva fra i governi belga ed inglese. Perché il Cancelliere tedesco menziona queste conversazioni ufficiose del 1906 e passa sotto silenzio le dichiarazioni categoriche che io feci nel 1913 all'ambasciatore belga e cioè che noi desideravamo, tanto per il Belgio come per gli altri paesi neutrali, che la loro neutralità dovesse essere rispettata e che noi non avremmo certemente inviato truppe in paesi neutri, almeno fin tanto che la neutralità non fosse violata da un'altra potenza? Bisogna ricordarsi che il primo uso che la Germania fece del documento belga fu per accusare il Belgio della sua malafede verso la Germania.
Quale è dunque la verità? Il 29 luglio 1914 il Cancelliere dell'Impero tedesco cercò di subornarci con l'aiuto di una promessa relativa alla futura indipendenza del Belgio, affinché sottoscrivessimo alla violazione della neutralità belga da parte della Germania. Egli qualificò il trattato belga "un pezzo di carta". Il ministro degli affari esteri della Germania spiegò che la Germania era obbligata ad attraversare il Belgio per attaccare la Francia non avendo tempo da perdere per passare altrove. La dichiarazione di von Jagow merita di essere ripetuta. Il Governo imperiale doveva penetrare in Francia per la strada più facile e più rapida, in modo da assicurarsi un grande vantaggio per le operazioni militari e cercare di portare alla Francia un colpo decisivo il più prontamente possibile. Era per la Germania questione di vita o di morte, perché se avesse preso la strada più a sud, data l'efficienza delle piazzeforti e la scarsezza delle strade, non avrebbe potuto sperare di passare senza incontrare una violenta resistenza che avrebbe condotto ad una perdita considerevole di tempo. Questa perdita di tempo avrebbe avuto per risultato di permettere ai Russi di condurre truppe fino alla frontiera tedesca. La rapidità dell'azione era il grande vantaggio della Germania, mentre il vantaggio della Russia era costituito dalla inesauribile riserva di soldati. Al Reichstag, il 4 agosto 1914, il Cancelliere dell'Impero tedesco, parlando della violazione della neutralità del Belgio e del Lussemburgo, dichiarava: "Il male, e parlo franco, il male che commettiamo lo ripareremo appena avremo raggiunto il nostro scopo militare. Dunque la neutralità del Belgio era stata violata di proposito deliberato quantunque la Germania avesse positivamente garantito la neutralità; e certamente nulla fu più spregevole ed abbietto del tentativo di giustificare la violazione post factum portando contro il popolo ed il Governo belgi, innocenti ed inoffensivi, la falsa accusa avere essi complottato contro la Germania. Il Cancelliere, nel suo ultimo discorso, non richiama l'attenzione su questa accusa mossa al Belgio. È stata essa ritirata? E, in questo caso, la Germania farà una riparazione per la crudele ingiustizia compiuta verso il Belgio?
2.º I negoziati del 1912 per l'accordo anglo-tedesco, ai quali allude il Cancelliere, giunsero ad un punto in cui era chiaro che non potevano riuscire, a meno che noi non facessimo una promessa di neutralità assoluta, mentre che la Germania sarebbe rimasta libera, in conseguenza delle sue alleanze, di partecipare ad una guerra europea. La pubblicazione del resoconto dei negoziati, tratto dagli archivi del "Foreign Office", potrà provarlo e lo proverà.
34r

3.º Il Cancelliere tedesco trae dal mio discorso del 3 agosto 1914 una frase isolata allo scopo di dimostrare che eravamo pronti a fare la guerra. Nella frase successiva, e che egli avrebbe dovuto ripetere, io però dicevo: "Temo che avremo da soffrire terribilmente di questa guerra tanto se vi parteciperemo, come se vi rimarremo lontani." Io mi appello a chiunque fuori della Germania in qualsiasi paese neutrale, affinché giudichi per sè stesso se queste sono parole di un uomo che aveva desiderata e progettata la guerra europea, ovvero le parole di un uomo che aveva lavorato per impedirla. Chiunque leggerà il contesto riconoscerà la falsa applicazione della frase isolata. Riguardo all'altra dichiarazione che mi viene ascritta, io non dissi nemmeno, quando avevamo ancora mano libera e quando il Giappone, nostro alleato, non era ancora entrato in guerra e non avevamo contratto ancora obblighi dinanzi agli altri alleati, come avvenne invece più tardi mediante il patto del 5 settembre 1914, non dissi, ripeto, niente di così ridicolo ed inesatto come la frase "esser nell'interesse della Germania che noi partecipavamo alla guerra e che lo facevamo per trattenere indietro la Russia".
4.º La guerra sarebbe stata evitata se fosse stata accettata l'idea della conferenza. La Germania chiuse la porta a quest'idea col più frivolo dei pretesti. Non volendo in alcun modo che il tentativo fallisse per una questione di forma, dichiarai che ero pronto ad accettare qualsiasi procedimento di mediazione che la Germania potesse suggerire. Se la mia proposta non fosse ritenuta accettabile, dicevo che la mediazione avrebbe potuto esercitarsi con qualunque procedimento che la Germania giudicasse possibile, solo che questa consentisse a spingere un bottone nell'interesse della pace. Il Cancelliere tedesco, come il suo discorso afferma, non ammetteva altro che una discussione diretta fra Vienna e Pietroburgo. Ma quale probabilità di successo aveva questa discussione, quando, come più tardi abbiamo appreso, l'ambasciatore di Germania a Vienna esprimeva l'opinione che la Russia si terrebbe da parte e destava nei suoi colleghi l'impressione che egli, sin dal principio, desiderava la guerra e probabilmente la sua forte inclinazione personale aveva un'influenza sui suoi atti in questa circostanza? (In questo punto Grey non ci sembra troppo chiaro. N. d. R.) Un giorno forse il mondo apprenderà ciò che avvenne realmente tra Germania ed Austria-Ungheria a proposito dell'ultimatum alla Serbia e delle sue conseguenze. Ma è gia troppo chiaro che la sola speranza di pace risiedeva nella proposta da noi fatta di una conferenza, proposta che Russia, Francia e Italia accettavano, ma alla quale la Germania oppose il suo veto. Questa speranza aveva tanto maggiori probabilità di realizzarsi, in quanto che la Serbia aveva accettato quasi tutte le condizioni dell'ultimatum austriaco, malgrado la sua severità e la sua violenza. I punti rimasti in contestazione avrebbero potuto essere regolati onorevolmente ed equamente dalla conferenza in una settimana. La Germania avrebbe, anzi doveva sapere, che avremmo tenuto in questa conferenza una linea di condotta altrettanto leale ed onorevole quanto quella che essa riconobbe avevamo assunto nella conferenza balcanica; che avremmo lavorato, non per la vittoria diplomatica di un gruppo, ma per una soluzione equa; che saremmo stati pronti ad opporci a qualsiasi tentativo di sfruttare slealmente la conferenza per lo svantaggio della Germania o dell'Austria. Il rifiuto della Germania di partecipare alla conferenza non fu quello che decise l'intervento della Gran Bretagna alla guerra, ma fu quello bensì che decise la questione se l'Europa avvrebbe dovuto avere la guerra o la pace. Fu esso che firmò la sentenza di morte per le parecchie centinaia di migliaia di uomini uccisi in questa guerra. Non si deve ancora dimenticare che lo Zar propose all'Imperatore Gugliemo che il conflitto austro-serbo fosse regolato dal tribunale dell'Aia. Vi è in Germania ed in Austria-Ungheria un uomo sincero che, passando in rivista gli avvenimenti dell'anno scorso non deplori che né la proposta russa né quella britannica sieno state accetate?
5.º Ed ora, a giudicare dal discorso del Cancelliere o dalle dichiarazioni pubbliche fatte oggi in Germania, qual'è il programma tedesco? La Germania dovrà avere la protezione dei destini di tutti gli altri popoli, "essere lo scudo della pace e della libertà per le grandi come per le piccole nazioni?" Son parole del Cancelliere. Questo in altri termini significherebbe una pace di ferro e la libertà sotto l'egida prussiana e sotto l'egemonia tedesca. La Germania sola godrebbe la libertà di violare i patti internazionali, libera di annientarli quando le piacesse; libera di respingere qualsiasi proposta di mediazione, libera di fare la guerra quando le piaccia, libera infine di violare per terra e per mare tutte le regole della civiltà e dell'umanità. E mentre essa potrebbe agire così, tutto il suo commercio sul mare dovrebbe rimanere altre tanto [sic] libero in tempo di guerra quanto qualsiasi altro commercio lo è in tempo di pace. La libertà dei mari può essere, dopo la guerra, argomento di ragionevolissime discussioni, di definizione e di accordo fra le nazioni, ma non come qualcosa a sé, e non fintanto che non avremo la pace né la sicurezza contro la guerra ed i procedimenti bellici della Germania per terra e per mare. Vi debbono essere garanzie uguali, estese ed efficaci, che vincolino la Germania come le altre nazioni, l'Inghilterra compresa. La Germania deve essere al di sopra di tutto; la pace delle altre nazioni deve essere quella che la Germania accorderà loro.
35r

Sir Edward Grey dice che nel 1913 dichiarò categoricamente all'ambasciatore belga che l'Inghilterra non avrebbe sbarcato truppe nel Belgio finché la sua neutralità non fosse stata violata da un'altra potenza. Non vogliamo approfondire se veramente la dichiarazione fu così categorica come ci dice il Signor Grey. Abbiamo or ora nuovamente veduto qual valore abbiano certe dichiarazioni inglesi. Ma questo non è essenziale. L'essenziale è che lo Stato maggiore inglese, come vien comprovato non solo dai documenti più volte citati, ma anche dalle carte e dai manuali riguardanti lo scacchiere belga e dai documenti trovati presso il segretario inglese Grand-Watson, ha indotto la Stato maggiore belga ad una cooperazione intima e ad una considerazione dettagliata dei piani miltiari inglesi, ed il Belgio a prendere una decisione militare unilaterale che lo faceva schierare a fianco dell'Inghilterra.
Sir Edward Grey dichiara inoltre che non vi sarebbe nulla di più spregevole e basso che il tentativo di giustificare post factum la violazione della neutralità belga garantita dalla Germania, e giustificarla poi con false accuse lanciate contro l'innocente Governo belga. Di che razza di innocenza e di candore si trattasse l'abbiamo veduto altre volte. Noi, del resto, teniamo ad assodare che da parte tedesca non è stato mai fatto il tentativo di giustificare posteriormente la marcia tedesca nel Belgio, adducendo il contegno colpevole del Governo belga. Le ragioni di una marcia tedesca attraverso il Belgio furono esposte dal Cancelliere nel suo discorso del 4 agosto 1914 e successivamente in quello del 2 decembre 1914. Egli dichiarò soltanto che quando le truppe tedesche misero il piede nel suolo belga, si trovavano nel terreno di uno Stato che da lungo tempo aveva già rinunciato alla sua neutralità. Inoltre noi non possiamo trattenerci dall'osservare che lo sdegno fatturato per la mancata osservanza di un contratto stipulato 75 anni prima a scopi e condizioni ben diverse da quelle attuali, fa una strana impressione sulla bocca del rappresentante di un paese che nel 1904 passò all'ordine del giorno relativamente ad una solenne promessa fatta 25 anni avanti a tutta l'Europa; che ha continuamente appoggiato la ininterrotta inosservanza degli obblighi contrattuali addossatisi dalla Francia relativamente al Marocco, reiteratamente dichiarando, come nell'anno 1911, che avrebbe persistito in quella condotta anche a costo di scatenare la guerra.
Relativamente ai negoziati tedesco-inglesi dell'anno 1912, il signor Edoardo Grey promette di provare quando che sia, che soltanto la promessa di assoluta neutralità da parte dell'Inghilterra li avrebbe potuti condurre a porto. Con grande interesse noi attendiamo quel resultato che ci possiamo attendere dall'altissima arte di contraffazione inglese. In quello che Sir Edward Grey dice relativamente agli immediati antecedenti della guerra attuale, attribuisce al Cancelliere asserzioni che questi non ha mai fatte. Il Cancelliere non ha detto nel suo discorso che è stato Sir Edward Grey a desiderare e a complottare la guerra. Dinanzi all'affermazione dei nostri nemici, che vanno ciancando di non esser stati preparati alla guerra mentre la Germania era perversamente pronta da lungo tempo, il Cancelliere ha solo assodato che l'Inghilterra è scesa in campo colle sue alleate e colla piena coscienza di essere pronta in tutto e per tutto al grande cimento.
Sir Edward Grey smentisce le osservazioni addotte dal Cancelliere che il minstro inglese fece al Principe Lichnowsky. Ebbene, noi riportiamo il testo esatto di un'annotazione che l'ambasciatore ha presentato su quella parte riguardante il suo colloquio. Essa dice:
"Sir Edward Grey mi fece sapere che ben volentieri, prima della mia partenza, avrebbe preso da me congedo e mi avrebbe parlato nella sua abitazione . Aggiunse che aveva da farmi una comunicazione confidenziale che avrebbe potuto avere un valore per il futuro . Risposi che mi riusciv a oltremodo penoso, in considerazione della piega che avrebbero preso le circostanze, di incontrarlo ancora una volta, che però, qualora lo desiderasse con insistenza, non avrei mancato di assecondarlo, perch é avrei malvolentieri lasciato passare un'occasione che avrebbe potuto esser forse di significato per il futuro dei due paesi.
Sir Edward Grey era evidentemente commosso quando mi ricevette. Mi disse che la decisione che stava per prendere era la più grave della sua vita. Aggiunse che la considerazione decisiva cho lo spingeva a prenderla era che il danno che la guerra avrebbe rappresentato per l'Inghilterra, s'essa vi avesse partecipato, non sarebbe stato molto maggiore di quello che avrebbe subito anche rimanendo passiva e che partecipandovi sarebbe stata meglio ingrado di gettare la sua parola sulla bilancia che non rimanendo neutrale, perché avrebbe sempre potuto minacciare, quando volesse, di ritirarsi dalla lotta. La violazione di contratti internazionali riconosciuti, garantiti dall'Inghilterra , ha reso impossibile che questa possa starsene più a lungo in disparte; e nemmeno ha creduto fattibile di entrare con noi in trattative come quelle proposte dal Cancelliere tendenti a fissare le condizioni per la neutralità britannica. Aggiunse che, certe trattative, le avrebbe ritenute s cor r ette dal punto di vista inglese e che gli era impossibile di stringere acccordi con una potenza che rompeva a cuor leggero gli impegni addossatisi. Diede poi la maggiore importanza alla questione belga, come aveva fatto nel suo discorso, senza però aggiungere come aveva fatto nella Camera dei Comuni, che l'Inghilterra non poteva vedere come noi, col nostro modo di procedere cercassimo di attrarre nell à mbito della nostra influenza non solo la Francia, ma anche il Belgio e l'Olanda."
33r

Tali sono le conclusioni da trarre dal discorso del Cancelliere tedesco. A queste conclusioni il ministro tedesco delle finanze aggiunge che un pesante fardello di miliardi dovrà essere sopportato per parecchi decenni non dalla Germania, ma da coloro che egli si compiace qualificare gli istigatori della guerra. In altri termini la Germania pretende che per parecchie diecine d'anni tutte le nazioni che le avranno resistito dovranno affaticarsi per pagarle un tributo sotto la forma di indennità di guerra. Non è a simili condizioni che la pace può essere conclusa. La esistenza della altre nazioni non sarebbe allora né libera né sopportabile.
Dai discorsi del Cancelliere e del suo ministro delle finanze risulta che la Germania combatte e per la supremazia e perché le si paghi un tributo. Se è così, fino a che sarà così, i nostri alleati e noi combatteremo, dobbiamo combattere per il diritto di vivere, non sotto la supremazia tedesca, ma con reale libertà e reale sicurezza.
Vostro obbediente servitore
Firmato: Edward Grey.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom August 1915, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 658, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/658. Letzter Zugriff am: 15.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 01.08.2012.