Dokument-Nr. 664

Sir Edward Grey, in: Norddeutsche Allgemeine Zeitung, 31. Oktober 1915
Sir Roger Casement ha pubblicato nel "Continental Times" un articolo su sir Edward Grey; articolo che merita considerazione appunto perché sir Roger appartenne, fino a poco tempo prima dello scoppio della guerra, al servizio consolare inglese ed è quindi di speciale interesse il giudizio che egli esprime sulla persona e la politica del ministro, che è stato per anni e anni il suo superiore. Ed ecco alcuni estratti dell'articolo letteralmente tradotto:
"I giornali inglesi imperialistici e del partito dei Tory, portano la notizia che sir Edward Grey, per la disfatta della politica inglese nei Balcani, abbandonerà forse la sua carica di ministro degli esteri. All'incirca 4 anni fa, furono i giornali radicali che domandarono le dimissioni di sir Edward Grey; e le domandarono appunto per il suo pericolosissimo spirito anti-tedesco. Un piccolo nucleo di Inglesi di larghe vedute si accorse già allora e chiaramente, che quello spirito tedescofobo avrebbe precipitato il loro paese in una guerra se la politica di Grey non fosse tenuta a freno a tempo giusto.
"All'attacco mosso allora da una parte della stampa liberale contro un ministro liberale degli affari esteri, fu risposto nel 1911 dalle forze imperialistiche che dirigono continuamente la politica inglese. Queste forze risposero nominando il Grey cavaliere dell'ordine della Giarrettiera, onore questo concesso per la prima volta a un membro della Camera dei Comuni.
"E sono appunto queste forze invisibili, ma potenti, che tengono saldamente stretti in pugno e il Re, e il Gabinetto, e i Comuni: sono evidentemente queste forze che domandano ora a gran voce, a mezzo della loro stampa, il licenziamento del ministro degli esteri: di quegli che, per ben 10 anni, ha amministrato il suo ufficio quale strumento ligio e docile di quelle forze. Non è forse cortese che io qualifichi sir Edward Grey colla parola "strumento"; con questo epiteto però io non voglio caratterizzare l'uomo ma il ministro. Forse corrisponde assai più alla verità se si afferma che le forze suddette si son servite per 10 anni di Grey, camuffato da liberale, quale scudo di protezione fra il ministero degli esteri e tutti i liberali che criticavano la sua politica: uno scudo di protezione di dietro al quale, sotto le finte spoglie d'un Governo nominalmente democratico, i soliti tiratori dei fili potevano reiterare ad infinitum e inosservati i loro attacchi contro l'unità e lo sviluppo della Germania, senza essere, in questa loro manovra, controllati da quelle forze che nominalmente dirigevano la politica inglese. I 10 anni di "liberalism o" nel ministero degli esteri dal 1905, sotto la direzione nominale di un ministro liberale, rimarranno a parer mio nella storia come gli anni più delittuosi, più scaltramente consumati e, alla fin dei salmi, come i più rovinosi della storia inglese.
"Sarebbe ingiusto ascrivere a sir Edward Grey la colpa per il fallimento della politica del ministero degli esteri nei Balcani, come sarebbe ingiusto chiamarlo responsabile personalmente di aver provocato questa guerra, che è invece il risultato naturale di quei lunghi anni d'intrighi. La guerra contro la Germania fu decisa già molti anni fa dalle forze che imperavano arbitre nel ministero degli esteri; quelle forze che non governano, ma aizzano e sobbillano [sic] il popolo inglese. La personalità del ministro degli esteri è così poco responsabile dei resultati ottenuti, ed ha tanto poco che fare con essi, come la personalità d'un arcivescovo di Canterbury colla politica della Chiesa nazionale inglese…
"Gladstone presentò le sue dimissioni nel 1893 per non sacrificare le sue opinioni relative alla questione irica. Il successore fu un "liberale" tremebondo, suo ex-ministro nel dicastero degli esteri. Si chiamava lord Rosebery e non era mai stato un liberale genuino, sibbene un fegatoso imperialista. Sir Edward Grey, che al ministero degli esteri era stato suo allievo ed ammiratore, entrò in carica il 1895 quando avvenne la famosa e strepitosa crisi; quella crisi che, nell'elezioni generali, trombò i liberali su cui gravava l'accusa di avere affidato i diritti degli inglesi (Irlanda, India, Africa del Sud) ad un manipolo di traditori e di calunniatori. L'eredità di John Bull, il risultato di un lavoro di secoli, non doveva essere in alcun modo abbandonato nelle mani di un tale partito. La causa del patriottismo divenne la causa dell'imperialismo e fu allora definitivamente affidata agli avversari una capitolazione nei riguardi dell'Irlanda quale ricompensa per il loro contegno. L'impero britannico, che il liberalismo aveva tirato nel pericolo, trovavasi ora sicuro nelle mani di quelli che avevano svelato il delitto e ad essi non era necessario rivolgere domande di sorta. I liberali, cui era stato dato l'ostracismo, non osarono metter fuori la voce nei riguardi della politica estera, perché ogni volta accennavano ad aprir bocca venivano sempre apostrofati colle parole di "traditori" e con altre piacevolezze del genere. Si accettò allora una nuova formula che esigeva un più alto patriottismo, cioè a dire la "continuità" della politica estera. Questo significò l'esclusione della
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cooperazione del popolo e l'assunzione degli affari esteri del paese da parte degli impiegati, dalle mani del Parlamento…
"Quando, nel decembre del 1905, i liberali ritornarono al timone con sir Edward Grey ministro degli affari esteri, non si addossarono subito la direzione della politica estera. Ormai invaleva quel sistema della direttiva della politica estera, inaugurato da un piccolo gruppo di impiegati. Gli stessi liberali, colla loro propria viltà e col tradimento della causa riguardante la indipendenza dell'Irlanda, si eran giocati il loro diritto. Nessun ministro, fosse pur stato potentissimo, avrebbe potuto spezzare la forza di un piccolo nucleo di uomini irresponsabili che circondava il Re e che, instancabilmente e con tutta sicurezza, drizzava la nave dello stato in una ben premeditata guerra contro la Germania. Un politico forte e di ampie vedute, un vero uomo di stato in tutto il senso della parola, avrebbe forse opposto resistenza, lottato e, all'occasione, anche presentate le dimissioni. Ma sir Edward Grey non possedeva queste qualità. Egli era un uomo pacifico, casalingo e tranquillo; era giunto a quell'ufficio appunto perché non possedeva nessuna qualità per tenerlo. Le forze che guidavano la nave dello stato non volevano un uomo troppo intelligente. Esse, dal momento che gli elettori inglesi imponevano un Governo liberale, volevano dunque un uomo che avesse nel suo sangue uno schizzo di "liberalismo imperiale". Nel ministero degli esteri richiesero un liberale all'acqua di rose, un liberale che si adattasse benissimo, senza troppa fatica, a seguire quella "continuità" della politica estera che tutti avevano nell'animo e davanti agli occhi.
"E che sir Edward Grey era appunto l'uomo del quale essi avevano bisogno, lo comprova a sufficienza ogni frase del suo memorabile discorso tenuto il 3 agosto 1914 alla Camera dei Comuni, la vigilia della dichiarazione di guerra dell'Inghilterra alla Germania. In quel discorso, e per la prima volta in 10 anni del suo ufficio, narrò la dolorosa e commovente storia del suo insuccesso. In quella dichiarazione così grave di contenuto, il ministro incolpò sé stesso. Espose come egli, nella prima crisi del Marocco del 1906 a tempo della conferenza d'Algesiras, coll'influsso riunito del ministero degli esteri e del Governo francese, si decise a portare il suo aiuto militare per mare e per terra contro la Germania qualora fosse scoppiata una crisi improvvisa. Come tutte le altre azioni del ministero degli esteri nella causa dell'Intesa, naturalmente anche questi "abboccamenti fra periti militari e di marina" che ebbero già luogo nel 1906, dovevano essere soltanto "inizi diplomatici"; essi non dovevano assolutamente "fissare o limitare" la libertà del Governo "di prendere, a tempo opportuno, la risoluzione se accordare o no l'aiuto militare".
"Come or poteva il Governo, che nulla sapeva di quei "conversari" e "trattative", prendere al momento opportuno una decisione illuminata? Sir Edward Grey assicurò infatti il consesso della Camera dei Comuni che il gabinetto, al pari del Parlamento, era stato tenuto all'oscuro di tutto. Sir Edward Grey citò nell'agosto 1914 queste "prime conversazioni fra i periti militari e della marina" nel gennaio 1906 "mentre cioè si svolgevano le elezioni generali, i ministri correvano in ogni senso il paese ed egli si trovava per tre giorni della settimana nel suo collegio e tre giorni lavorava al ministero degli esteri". A questo riguardo egli disse allora nel Parlamento quanto appresso: "Credo che fosse più tardi, molto più tardi, che ebbero luogo la trattative fra i periti militari e di marina; infatti la crisi di allora passò avanti a tutto e la questione in parola perdette il suo carattere d'urgenza. Solo più tardi il fatto delle trattative fu portato a conoscenza del gabinetto".
"Otto anni dopo noi sentiamo le stesse precise frasi fatte ed assistiamo allo stesso penoso spettacolo delle identiche tergiversazioni.
"Nel luglio 1914, quando fu definitivamente decisa la geurra, quando sir Edward Grey, come ci dice il suo discorso del 3 agosto, si era già preparato, assicurato e appuntellato, con una filza di concordati militari e di marina, si spinge tanto avanti fino ad assicurare che una flotta in linea di battaglia sul mare, destinata ad appoggiare un'armata in linea di battaglia nel continente, non è che "una misura di aiuto diplomatico".
"La dichiarazione di Grey del 27 luglio 1914 al Governo russo, intento a mobilitare febbrilmente tutte quante le sue forze di terra e di mare, mette a disposizione dei russi, per assicurare la pace (!) tutta quanta la potenza della flotta inglese mobilitata. E questo vien chiamato solo "un appoggio diplomatico".
"L'accordo militare colla Francia nel novembre del 1912; i precedenti abboccamenti nell'anno 1906 fra i periti militari e di marina; il tentativo di compromettere con una convenzione militare la neutralità del Belgio col vano pretesto di difenderla; l'intesa colla Russia in Persia e altrove; e finalmente la mobilitazione della flotta inglese nel giugno/luglio 1914 col pretesto di una rivista da parte del Re Giorgio; tutti questi passi, scaltramente predisposti ed accuratamente preparati allo scopo di assicurare la guerra, vengono presentati poi quali amorevoli sforzi, vengono qualificati come "appoggi diplomatici" a certe grandi potenze colle quali (notisi bene!) l'Inghilterra non avrebbe avuto, a detta sua, nessunissimo concordato di qualsiasi genere, essendo le mani dell'Inghilterra "completamente libere"…
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"Il fallimento completo della politica estera britannica è troppo evidente, ma sir Edward Grey non è la causa di questo fallimento. La guerra, che cominciò colla speranza, anzi colla certezza, di annientare la Germania, ha preso invece una piega che quei signori inglesi non si aspettavano; una piega che mette oggi loro addosso il disperato terrore che l'Inghilterra non possa ormai essere più salvata. Il salvarla sta adesso fuori della forza dell'Impero Britannico. Esso deve tirare dalla sua nuove e fresche nazioni alleate; deve, per la sua salute, spingere nuovi paesi nella voragine. In verità, anche ammesso che debba esser salvato, esso Impero vede oggi che ogni neutralità è una grave minaccia per lui. Oggigiorno esser neutrali vuol dire essere nemici della Gran Bretannia, avversari dell'imperialismo inglese…
"Con straordinaria abilità fu ordito, mediante congiura, un nuovo "massacro d'Armeni" promosso dall'ambasciata inglese di Costantinopoli. Agli Armeni furono fornite armi inglesi, uniformi e denaro inglesi, a patto però che si sollevassero contro il governo turco. E la sollevazione scoppia. L'Inghilterra si rivolge allora ai sentimenti umanitari del Governo americano per procurarsi una nuova spada contro la Turchia. L'America viene agitata ed aizzata con narrazioni orribili e con un appello all'umanità americana a favore di un popolo tormentato ed offeso. Il piano fu ideato al ministero degli esteri inglese e l'agente, destinato ad ordir la congiura contro la sovranità turca in Armenia, era sir Louis Mallet, un ex-ambasciatore inglese a Costantinopoli.
"Allo stesso modo che la guerra cominciò colla dichiarazione inglese che la Gran Bretannia avrebbe combattuto per la neutralità belga, così la guerra finirà colla violazione della neutralità greca da parte dell'Inghilterra. (La violazione è giá avvenuta. N. d. R.) <La bugia iniziale porta seco una bugia finale ed in questo l'una e l'altra travolgono nella rovina anche il bugiardo. Vero è che la bugia iniziale deve ricercarsi molto più addietro che non nella turlupinatura del Belgio; essa deve ricercarsi nella insincerità delle promesse del partito liberale dinanzi all'Irlanda. Il partito liberale (che, mentre badava a non perder i voti degli Irlandesi, non voleva far sorgere il sospetto negli elettori inglesi non esser realmente imperialista abbastanza, perché, stando alla parola, aveva preso la parte dell'Homerule), ha dato il suo consenso a che tutti quanti i domini della politica estera siano stati sottratti al controllo del Parlamento e consegnati in mano ad una cricca coll'inconsapevolezza del Trono. La parte di sir Edward Grey era soltanto quella di una liberale debole e senza potenza, scelto a rappresentare nel ministero degli esteri un liberalismo già abdicato; un liberalismo gettato volontariamente in pasto ai suoi nemici. Il resultato era chiaro ed oggi ne vediamo i frutti. Il Re Edoardo ed i suoi consiglieri segreti si curavano tanto poco di sapere se il ministro degli esteri era un liberale o no, come si curavan poco di sapere se, per esempio, veniva riaperta la Duma e a che punto era la costituzione persiana. Essi conoscevano il loro uomo e sapevano di aver completamente nelle mani il ministero degli esteri, qualunque fosse la creatura che vi si trovasse a capo. Oggi sir Edward Grey può riguardare senza arrossire ai 10 anni di "inganni, falsificazioni e tradimenti." Questi piani non furono i suoi; egli ha solamente eseguito, per quanto si possa parlare di "esecuzione" quando si parla di un fantoccio. Io sono anzi sicuro che egli, per tutto quanto il tempo fino alla dichiarazione di guerra, ha sempre creduto di esser la rocca della pace di tutta l'Europa. Così gli martellavano in testa i suoi consiglieri e i suoi maestri. Finì per crederci. E quelle persone che, per coprire meglio i loro piani e i loro scopi, chiamavano "Edoardo il pacificatore" quegli che era invece il Re cospiratore, non si peritavano di assicurar contemporaneamente l'altro Edoardo, quello cospiratore, che egli era il più grande ministro degli esteri dell'Europa e che nelle sue mani riposava la pace del mondo".
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom 31. Oktober 1915, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 664, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/664. Letzter Zugriff am: 15.05.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 10.09.2012.