Dokument-Nr. 7108

[Erzberger, Matthias]: La nomina del Conte Hertling a Cancelliere dell'Impero. Come si venne alla nomina, e il suo significato., 06. November 1917

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Il "Deutsche Reichsanzeiger" del 2 novembre a. c. rendeva noto:
Sua Maestà l'Imperatore e Re si è degnato accogliere le dimissioni del Cancelliere dell'Impero, Presidente del Ministro di Stato e Ministro degli Affari Esteri, dottor Michaelis, dopo avergli conferito la Catena della Gran Croce dell'Ordine dell'Aquila rossa, e nominare il Ministro di Stato bavarese, conte von Hertling, Cancelliere dell'Impero, P residente del Ministro di Stato e Ministro degli Affari Esteri.
Questa notificazione ufficiale dice che è ormai sorpassata la crisi che esisteva latente dal giorno in cui il dottor Michaelis assunse la carica di Cancelliere, e che si manifestò apertamente nell'ultima seduta del Reichstag. Quando, tre mesi e mezzo fa, il dottor Michaelis fu chiamato a formare il Governo dell'Impero, la sua nomina fu, per il gran pubblico, una sorpresa. Dalla sua attività quale commissario di Stato prussiano per i Consumi, e dai grandissimi meriti, generalmente riconosciuti, che si era acquistati, si sapeva esser egli un funzionario prussiano energico, abilissimo nell'arte organizzatoria e scrupolosamente fedele al suo dovere. Con soddisfazione si apprese, a suo tempo, la ferma risolutezza con cui egli, in qualità di Commissario dei Consumi, aveva dichiarato nella Dieta prussiana di voler respingere qualsiasi tentativo, da qualunque parte gli venisse, di in-
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gerirsi dell'ufficio suo quando questo suo ufficio forse ispirato al puro senso del dovere. Fu appunto quest'energia, apertamente manifestata, – energia che il dottor Michaelis seppe, del resto, proficuamente impiegare anche nella pratica del suo Commissariato dei Consumi – che lo fece apparire l'uomo adatto a prender le redini del Governo al posto di Bethmann Hollweg, caduto a causa della sua malferma e barcamenante politica. Ma ben presto si vide che le eminenti qualità amministrative del dottor Michaelis non bastavano per padroneggiare le difficoltà che si presentavano nell'ufficio del Cancelliere nel quale era stato insediato. Si vide che al Cancelliere dottor Michaelis, venuto dall'amministrazione in cui si era grandemente distinto, mancava la misura necessaria di istinto e di abilità politici per far fronte alle esigenze di politica esterna e interna del tempo che corre. Assumendo l'alta carica, egli aveva dichiarato, è vero, in modo non ambiguo, di volersi tenere saldo in mano il timone del comando e di voler seguire un corso politico netto, ma le sue azioni e i suoi discorsi, coi quali rendeva noto il suo punto di vista nelle questioni pendenti, specialmente in quelle riguardanti la politica dei fini ai guerra, mancavano dì quella indipendenza e di quella chiarezza promessa nel suo discorso di presentazione. Caratteristico fu il suo contegno dinanzi alla "risoluzione" di pace del Reichstag del 19 luglio, riguardo alla quale dovette pronunciarsi al principio del suo Cancellierato. Egli si mise, è vero, sul terreno della "risoluzione" iì pace che aveva condotto alla formazione organica di una maggioranza nel Reichstag e colla quale il dottor Michaelis doveva fare i conti se voleva mettere la sua politica armonia colla vo-
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lontà popolare; ma col proclamare "credere di poter raggiungere i fini di guerra nell'ambito della risoluzione del Reichstag come, egli la intendeva", avanzava una riserva che creava, a dir poco, una grande oscurità. E anche dopo il dottor Michaelis non seppe tener lontano dalle sue dichiarazioni pacifiste il dubbio dell'ambiguità. Non si riusciva mai a sapere con esattezza da lui quello che voleva, e questa mancanza di chiarezza, nel corso della politica estera, contribuì grandemente e con un crescendo continuo, all'inasprimento dei contrasti di politica interna; mentre il compito del Cancelliere avrebbe dovuto essere appunto quello di creare una unità interna e su essa fare la sua politica. Egli non riuscì a rafforzare il suo credito politico nel paese nemmeno colla risposta all'Appello pontificio; risposta deliberata insieme alla Commissione parlamentare dei sette e da esso lealmente riconosciuta. Per rinforzare questo suo credito politico avrebbe dovuto volgere più nettamente le spalle al cosiddetto "Partito della Patria",accanito oppositore della politica dell'accomodamento voluta dalla maggioranza del Reichstag. Ma sopratutto la circostanza che gli mancava la qualità direttiva nei rapporti di politica interna ed estera, senza la quale il Cancellierato si ridurrebbe esclusivamente ad un'autorità amministrativa sebbene la più alta, rese la sua permanenza in carica impossibile non soltanto al partito della maggioranza ma anche ad una parte dei conservatori. La mancanza d'istinto per gli effetti politici, dimostrata dal dottor Michaelis e rivelatasi apertamente allorché egli, senza avere in mano sufficiente materiale probatorio, accusò violentemente una frazione del Reichstag e più precisamente i socialisti indipendenti, a rischio
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di spingere tutta quanta la frazione socialista all'opposizione, – forse nell'intenzione di far saltare così il blocco formato dal Centro, dai Liberali progressisti e dai Socialisti, – fece esplodere nell'ultima seduta del Reichstag la crisi ormai da lungo latente. È vero che i partiti della maggioranzs [sic] evitarono, per motivi tattici, di dar la loro approvazione alla mozione di sfiducia per il Cancelliere posta dai socialisti; ma l'aver rigettato il voto di sfiducia non poteva certo significare per il dottor Michaelis una dimostrazione di fiducia, dopo quei discorsetti dei singoli capi-frazione che debbono avergli rivelato il generale scontento. E anche ammesso che il dottor Michaelis non abbia riportato questa impressione entro il Reichstag, doveva ben riportarla dalle espressioni della stampa di tutti i partiti, ad eccezione di quella conservatrice; espressioni che, in un modo od in un altro, richiamavano l'attenzione sulla insufficiente arte statale del Cancelliere. I fogli conservatori, – senza del resto appoggiare la pericolante posizione del Cancelliere – dissero doversi ricercare la causa della crisi nella "fame di Potere" dei partiti della maggioranza e tentarono, con questa esposizione dei fatti, in prosecuzione della loro politica rivolta contro il Reichstag, di aizzare gli animi, imputando, contemporaneamente, ai partiti della maggioranza l'intenzione di attaccare i diritti della Corona col rifiutare il cancelliere Michaelis e col domandarne uno nuovo.
Se anche i partiti della maggioranza tralasciarono tutto quello che avrebbe potuto destare l'impressione di crisi anche all'estero, questa esisteva effettivamente e si
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trattava di risolverla in modo da escludere altre crisi in futuro. I partiti della Maggioranza volevano veder, quindi, un nuovo Cancelliere alla testa dell'Impero che, appoggiato dalla fiducia del popolo e dei suoi rappresentanti e in collaborazione con i medesimi, rappresentasse energicamente la politica dell'Impero germanico tanto all'Estero quanto nel Paese; salvaguardasse l'unità interna riconoscendo ed effettuando le urgenti richieste, e possedesse le premesse indispensabili diplomatiche e politiche per la creazione di una grande opera della pace.
Il diritto di nomina del Cancelliere risiede, secondo la Costituzione, nelle mani dell'Imperatore. Tangere questo diritto era ben lungi dall'intenzione dei partiti della maggioranza come da quella dei conservatori. I partiti della maggioranza si ricusarono persino di compilare una lista di candidati idonei, secondo loro, a rivestire la carica di Cancelliere dell'Impero; ma, d'altra parte, dai loro colloqui risultavano alcuni punti programmatici comuni, per i quali, secondo il loro modo di vedere, era premessa indispensabile un accordo col futuro Cancelliere, chiunque fosse stato per essere, perché la sua azione forse [sic] risultata giovevole specie nell'interesse della politica interna. Infatti, l'unico desiderio dei partiti della maggioranza, era, come abbiam detto, che la crisi fosse soluta in un modo da garantire una continuità nella formazione della politica interna ed estera dell'Impero.
La corona prese subito visione del fatto che il dottor Michaelis non godeva più la fiducia del Reichstag, ed offrì al Presidente dei Ministri bavarese, conte Hertling,
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come era già avvenuto altra volta dopo la caduta di Bethman Hollweg, la carica di Cancelliere. Allora il conte Hertling rinunciò all'offerta, tenuto conte della sua avanzata età. Se questa volta ha risposto all'appello della Corona, l'ha fatto per contribuire alla soluzione della crisi, non senza, però, aver tentato prima di fissare se, e in che misura, avrebbe potuto contare sulla fiducia della rappresentanza popolare qualora avesse accettato l'alto ufficio. Chiamato, quindi, dall'Imperatore, negoziò anzitutto con i Capi dei partiti della maggioranza, per assicurarsi, come abbiam già detto, se nei principali intenti, come nell'idee direttive, esisteva fra lui e la maggioranza tale accordo da assicurargli l'appoggio della maggioranza stessa.
Nel modo di procedere del conte Hertling si riscontra, per quanto possa apparire inverosimile all'estero, un tal progresso nella via della parlamentarizzazione in Germania, che non possiamo far a meno di insistervi in modo speciale. Si noti poi che questa è la prima volta che nella storia della politica interna della Germania si ha una crisi di Cancelleria per iniziativa della rappresentanza popolare; e che il fatto avere i partiti della maggioranza, – ai quali si erano uniti i liberali nazionali – espresso la preghiera che la persona prescelta a formare il Governo venisse incaricata di mettersi in contatto col Reichstag prima ancora della decisione della Corona, rappresenta un'altra novità nel senso della parlamentarizzazione del Governo. Avendo, ora, tanto la Corona come il conte Hertling corrisposto ai desideri del Reichstag, si viene ad avere per la prima volta il fatto nuovo che il candidato alla Cancelleria ha fatto dipendere
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l'accettazione dell'alto ufficio dal risultato delle sue trattative con i partiti della maggioranza. È questo un straordinario successo dei partiti della maggioranza, perché la loro intenzione di essere uditi prima della nomina del Cancelliere è stata presa in considerazione dalla Corona e dallo stesso candidato alla Cancelleria.
Depone fortemente a favore dell'alto senso politico del conte Hertling l'aver tenuto conto di questa situazione di politica interna, facendo in modo che non si procedesse, senz'altro, alla sua nomina di Cancelliere, ma entrando anzitutto in trattative con i partiti in qualità di candidato proposto dalla Corona, per constatare anzitutto le varie probabilità e speranze della sua collaborazione nel Reichatag [sic]. E questo è tanto più notevole in quanto che il conte Hertling era ritenuto sin qui avversario del sistema parlamentare. In pratica si è rivelato ben diverso da quello che si andava teoricamente affermando.
Col conte Hertling è entrata in trattative coi partiti della maggioranza una personalità non certo ignota, come era invece il suo precedessore [sic], dottor Michaelis. La sua figura politica ha uno spiccato rilievo; e depone certo in suo favore che persino i suoi avversari politici e personali parlino di lui con i segni del più grande rispetto e della più alta stima. Egli è considerato da tutti come un uomo di nobili sentimenti, di profondo sapere, di grande prudenza, saggezza, esperienza e abilità. Egli è noto come un magnifico oratore dalla pronta dialettica e dall'argomentazione vigorosa e piena di spirito. I partiti videro subito in lui l'uomo che personificava una grande quantità di doti prezio-
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se, necessarie all'uomo che doveva ricoprire l'alto ufficio. Il suo punto di vista nella politica estera era egualmente chiaro. Il conte Hertling approva la politica di pace della maggioranza del Reichstag, rappresentata ancora dal Segretario di Stato agli Esteri von Kühlmann; cosicché anche in questo senso non esistevano ostacoli. I partiti della maggioranza si erano accordati su un programma d'azione da presentarsi al candidato scelto dall'Imperatore e che presentarono infatti al conte Hertling. Questo programma d'azione contiene quattro punti principali. Il primo punto si riferisce alla politica estera e domanda una politica nel senso e nello spirito della risposta tedesca all'Appello pontificio. Gli altri tre punti riguardano la politica interna. Con essi si chiede: 1º un assetto rapido e leale della riforma elettorale prussiana; 2º la riforma del diritto di coalizione colla abrogazione del § 153 del Regolamento commerciale, che pone la libertà di movimento degli operai sotto una legge eccezionale, e la creazione della Camera operaia; 3º la soppressione della censura politica, astrazion fatta dei casi di assoluta necessità, e il passaggio di questa alle Autorità civili. Nelle discussioni aggirantisi intorno a questi quattro punti, furono sollevate varie considerazioni, specialmente dai socialisti e dai democratici progressisti.
Ma il punto principale del programma d'azione della maggioranza, anzi la quistione più importante nei rapporti di politica interna, è la riforma del suffragio prussiano. Ora, il conte Hertling aveva difeso sin qui certi concetti che i democratici progressisti dicevano appartenere all'ala destra del Centro; cioè a dire a quella parte del partito
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che nei rapporti di politica interna dipende dai conservatori. Essi movevano dei dubbi. Avrebbe il conte Hertling, quale parlamentare del Centro e Presidente dei Ministri bavarese, posseduto la necessaria ed energica spontaneità per effettuare in modo liberale la riforma del diritto elettorale prussiano? Questi dubbi divennero tanto più grandi quanto più si vide al principio nel conte Hertling la tendenza di separare le due cariche, inseparabili secondo la Costituzione, di Cancelliere dell'Impero e di Presidente dei Ministri prussiano; nel senso che egli avrebbe voluto assumere la carica di Cancelliere ma dare ad un altro quella di Presidente dei Ministri prussiano. Contro una tale separazione dei due uffici i democratici progressisti, il Centro e i liberali-nazionali avanzarono obbiezioni importanti. Si temeva che un Presidente dei Ministri prussiano indipendente dal Cancelliere non sarebbe riuscito a far passare la riforma elettorale nella Dieta prussiana – avente una maggioranza prevalentemente conservatrice – come è invece necessario nell'interesse dell'Impero. È vero che la forma elettorale prussiana è di per sé stessa una questione eminentemente prussiana; essa è, tuttavia, anche un'urgente questione riguardante l'intero Impero. Infatti, l'Impero ha l'interesse che nel più grande dei suoi Stati confederati vi sia una maggioranza parlamentare il più possibilmente omogenea a quella degli altri Stati. Il medesimo suffragio nella Prussia è una necessità per il popolo germanico, perché il diritto elettorale esistente attualmente in Prussia, non ha più ragione d'essere dopo le parole del messaggio pasquale dell'Imperatore e dopo gli sforzi imponenti fatti da tutto quanto il popolo germanico nella guerra attuale. L'Impero, col suo peso politico, deve appoggiare, dunque, l'ese-
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cuzione della riforma elettorale. Ora, una separazione delle due cariche di Cancelliere e Presidente dei Ministri prussiano, toglierebbe al Cancelliere la possibilità pratica di impegnarsi con tutta quanta la sua autorità per l'adempimento di questo punto del programma. Oltre a ciò il Cancelliere verrebbe grandemente a soffrire nella sua stessa forza d'azione se si separassero le due cariche; imperocché egli non disporrebbe più dei voti prussiani nel Consiglio federale, e dovrebbe prender prima le istruzioni della Prussia nel Consiglio federale stesso.
Altri dubbi furono sollevati da parte dei democratici progressisti, socialisti e liberali nazionali in quanto all'atteggiamento del conte Hertling dinanzi alla questione del § 9 della Costituzione dell'Impero. Questo paragrafo dice che un membro del Consiglio federale non può essere contemporaneamente membro del Reichstag; in altre parole, che un deputato chiamato a far parte del Governo deve dimettersi dal suo mandato. Secondo questo paragrafo il Governo non può aver nel suo seno né membri dei partiti né del Parlamento, ma deva [sic] starsene giuridicamente separato accanto al Parlamento. Ora, il conte Hertling è un avversario dell'abrogazione di questo paragrafo, la quale equivarrebbe alla inaugurazione di un Governo parlamentare.
In terzo luogo sorsero dubbi contro l'opinione del conte Hertling nei riguardi dell'Alsazia-Lorena. Su quest'argomento egli si era espresso durante la guerra e veniva ritenuto come un avversario dell'autonomia da conferirsi all'Alsazia-Lorena.
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I colloqui dei partiti della maggioranza col conte Hertling ebbero, dunque, il risultato che certi dubbi di singoli partiti fossero rimossi dalle nette dichiarazioni del Conte. Il Cancelliere assicurò di non essere assolutamente un avversario di un'autonomia dell'Alsazia-Lorena, ed essere state fraintese le sue passate dichiarazioni su questo argomento. Si disse pronto ad assumere insieme all'ufficio di Cancelliere anche quello di Presidente dei Ministri prussiano, e di effettuare lealmente la riforma elettorale prussiana. Si dichiarò inoltre pronto a redigere la censura politica o di fissare i limiti di competenza militare dinanzi alla direzione politica degli affari di Stato, e di accettare, infine, le riforme sociali e politiche proposte, abrogando il § 153 del Regolamento commerciale e creando una legge sulla Camera degli Operai. In quanto alla politica estera dichiarò di condividere completamente il punto di vista formulato nella risposta tedesca all'Appello pontificio. Non ha acconsentito, invece, al cambiamento del § 9 della Costituzione dell'Impero: sì è, però, dichiarato pronto a procedere de facto alla parlamentarizzazione del Governo sia dell'Impero sia della Prussia colla nomina di parlamentari a suoi rappresentanti, e coll'accettazione nel Governo di altri deputati della maggioranza: parlamentarizzazione che egli ha già praticamente realizzato facendo dipendere l'accettazione dell'ufficio di Cancelliere offertogli, dalla misura dell'appoggio che gli verrà dai vari partiti.
Con queste dichiarazioni il conte Hertling non solo ha accettato il programma d'azione dei partiti della maggioranza ma fugato i dubbi principali sollevati da parte dei
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singoli partiti contro la sua nomina a Cancelliere.
Solo quand'egli, in tal maniera, si fu assicurato dell'appoggio dei partiti della maggioranza e di una fruttuosa cooperazione della medesima, dichiarò alla Corona di essere pronto ad accettare l'alta carica offertagli. Veniva nominato, quindi, Cancelliere dell'Impero.
La questione più importante è ora quella di sapere come il conte Hertling procederà alla formazione del suo Governo; cioè a dire, quali personalità nominerà egli a suoi rappresentanti e membri del Governo dell'Impero e del Governo di Prussia, prendendoli dalle file dei parlamentari. A tal riguardo ha domandato alla Corona libera mano, che gli è stata accordata. In primo luogo debbono essere occupati l'ufficio di rappresentante del Cancelliere dell'Impero, cioè a dire il posto di vice-cancelliere tenuto sin qui dal dottor Helfferich dimissionario, e l'ufficio di rappresentante del Cancelliere nella sua qualità di Presidente dei Ministri prussiano, cioè a dire il posto di vice-presidente del Ministero di Stato prussiano. Essendo il Cancelliere venuto politicamente dal partito del Centro, e trovandosi alla testa del Ministero di Giustizia prussiano una seconda personalità che apparteneva prima al Centro (il dottor Spahn), vi è l'intenzione di far occupare il posto di vice-cancelliere da un membro del partito liberale, e questo in considerazione della nuova forma elettorale in Prussia e come garanzia per lo spirito del nuovo orientamento. Già sono in vista alcune personalità adattate; già sono allacciati colloqui e trattative ed anche nella stampa non si fa altro che discutere di questo e di quello; ma le decisioni per l'occupazione di que-
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sto o di quell'ufficio non sono ancora state definitivamente prese. La circostanza che i partiti liberali desiderano di avere una rappresentanza nel Governo ci permette di prevedere quale sarà la posizione dei partiti dinanzi al nuovo Cancelliere Hertling ed al suo Governo in formazione.
I socialisti hanno rinunciato ad una loro rappresentanza nel Governo, ma dimostreranno al Cancelliere Hertling tutta la loro benevolenza. Domandano, però, che il rappresentante del Cancelliere quale rappresentante dei Ministri prussiano, cioè a dire l'uomo che manderà a porto [sic] la riforma elettorale nella dieta prussiana, sia un liberale. Per il loro contegno futuro domandano che si prendano anzitutto in considerazione, per l'occupazione degli uffici, uomini di parte liberale. Se così sarà fatto, i socialisti non daranno un voto di sfiducia al Ministero Hertling, ma lo appoggeranno.
Il partito democratico progressista riconosce l'arrendevolezza del Cancelliere riguardo alla parlamentarizzazione; arrendevolezza che consiste nell'essersi il Cancelliere dichiarato pronto ad accogliere parlamentari nel Governo. Il partito democratico progressista ne è soddisfatto, purché parlamentari e liberali entrino a far parte del Governo dell'Impero e del Ministero di Stato prussiano, e questo anche in considerazione dei desideri dei socialisti.
Il medesimo punto di vista è condiviso dal partito liberale nazionale. Questo partito darà il suo giudizio definitivo sol quando Hertling avrà nominato il suo Governo, e vedrà il nuovo cancelliere all'opera. I liberali-nazionali desiderebbero [sic] una specie di Gabinetto dì coalizione, nel qua-
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le fosse rappresentato anche il liberalismo nelle sue due sfumature, radicali e liberali nazionali.
Il Centro saluta il cancelliere Hertling, e si dichiara pronto di appoggiarlo. Avversario di una parlamentarizzazione come vige nei paesi democratici dell'Europa occidentale e meridionale, approva la via pratica che il conte Hertling ha scelto e che continuerà a battere.
Il partito conservatore si è mantenuto isolato anche dinanzi al procedere comune dei partiti della maggioranza con l'ex-cancelliere Michaelis, e isolato si mantiene ora col conte Hertling. Nella sua stampa ha combattuto con tutti gli argomenti possibili e immaginabili i passi dei partiti della maggioranza ed ha cercato di sceditare [sic] il modo con cui si è addivenuti alla nomina del cancelliere Hertling, affermando che il Reichstag voleva toccare i diritti della Corona. Questo partito non si è mai stancato di predire ogni sorta di sciagure determinate dagli effetti di politica interna ed estera degli avvenimenti. Con tutto ciò e quanto l'organo principale dei conservatori la "Kreuzzeitung", ha creduto di dover dichiarare che il partito conservatore non fa opposizione per principio, ma che, dopo la nomina del conte Hertling a Cancelliere e Presidente dei Ministri da parte della Corona, seguirà anche dinanzi a lui una politica obiettiva e rimanerà [sic] cosciente dei suoi obblighi quali son quelli di fornire con tutte le sue forze un lavoro positivo nella soluzione degli imminenti e immani compiti storici. Non abbandonerà, però, il suo concetto fondamentale nelle questioni di politica interna ed estera. Attualmente il conte Hertling è all'opera per formare i Governi dell'Impe-
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ro e prussiano ispirandosi alle resultanze dei colloqui avuti coi partiti della maggioranza; chiamando, cioè, al Governo alcuni parlamentari. Tale questione forma attualmente il punto centrale dell'interesse. Si spera che sia risolta alla riapertura del Reichstag il 22 novembre e che in questo giorno il Cancelliere svolga il suo programma con un grande discorso. I partiti della maggioranza voteranno, quindi, la fiducia al Cancelliere approvando un'interpellanza.
La stampa ha preso grandissima parte alle singoli [sic] fasi della crisi dell [sic] Cancelliere. Nei giornali dei partiti della maggioranza la possibilità di un cancellierato Hertling vien considerata come un passo straordinariamente importante nella via della parlamentarizzazione. Dappertutto vien rilevato il grandissimo significato di politica interna e estera che la cooperazione dei partiti ha avuto nel mutamento del Cancelliere. Persino il "Vorwärts", confrontando i metodi passati con quello nuovo saluta come un grande progresso il fatto che il nuovo Cancelliere non si sia semplicemente presentato al Reichstag a nomina compiuta, ma che abbia accettato l'ufficio offertogli, solo dopo avere avuto abboccamenti coi Capi-partito ed essersi persuaso che avrebbe potuto lavorare coi partiti stessi e i partiti con lui. Che i conservatori e i giornali pangermanisti abbiano combattuto e combattano tuttora lo spirito nuovo così proclamato, deve ricercarsi nella forte posizione politica che i conservatori hanno sempre avuto, sin qui, nel Governo e nella quale è stata ormai aperta una breccia. Nei fogli conservatori si disse che i dubbi sollevati contro la candidatura Hertling erano giustificati dal fatto che il segretario di Stato, signor von
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Kühlmann, nei colloqui svoltisi fra il conte Hertling e i partiti nel senso di una raccomandazione del cancelliere Hertling, aveva rappresentato una certa parte. La politica estera di von Kühlmann vien però combattuta dai conservatori come quella del conte Czernin; e se i giornali pangermanisti avanzano i tre nomi von Kühlmann-Czernin-Hertling, vogliono in tal modo dimostrare l'omogeneità esistente fra i Governi tedesco ed austro-ungarico, per rilevarne la politica pacifista e presentare questa come un grave pericolo. Molti giornali accanitamente pangermanisti non tralasciano, con allusioni più o meno esplicite, di mettere il trinomio in relazione al nome del Papa.
L'ascensione al potere di Hertling vien salutata di per se stessa con espressioni di stima e con buone speranze dai giornali della maggioranza. Un giudizio definitivo si darà soltanto quando il conte Hertling avrà proceduto alla nomina di tutti i suoi Ministri. Il desiderio di tutti i partiti è che l'era di Hertling proceda durevolmente in una ascensione tranquilla, diritta e continua attraverso la guerra e che riesca ad essa di determinare e di mantenere l'unità, necessaria per risolvere i compiti immani del presente e del futuro.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La nomina del Conte Hertling a Cancelliere dell'Impero. Come si venne alla nomina, e il suo significato. vom 06. November 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7108, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7108. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 29.09.2014.