Dokument-Nr. 7173

Erzberger, Matthias: La pace colla Gran Russia e il suo significato per la Germania, 07. März 1918

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La pace fra le Potenze centrali e il Governo russo è di significato quadruplice per l'Impero tedesco.
Militarmente significa per la Germania la fine della guerra su due fronti. La fortunosa campagna in Oriente che il popolo tedesco ha condotto sotto condizioni gravissime, cioè a dire colla sola metà della sua forza e contro lo Stato militare più ricco e più forte del mondo in quanto a popolazione, va suddivisa in tante epoche vittoriose, l'ultima delle quali caratterizzata dalla rapidissima avanzata delle truppe tedesche per liberare i popoli di confine dal malgoverno russo e dalla furia della Guardia Rossa, e riportare in essi l'ordine. La campagna contro lo sterminato impero russo è stata al fine coronata da una conclusione di pace, effettuatasi egualmente a condizioni difficilissime.
Il significato politico degli avvenimenti consiste in questo: il cerchio nemico, che una politica di coalizione di molti decenni aveva potuto saldare intorno alla Germania e che nel 1914 cominciò a premere concentricamente, è infranto; di modo che la Germania non trovasi ormai più in guerra con tutti i membri dell'Intesa, ma ha potuto costringere uno di questi paesi, il più grande, a vivere con lei, d'ora in poi, in pace e in amicizia.
Anche il piano di guerra economica dell'Intesa è stato sventato col trattato di pace di Brest-Litowsk. Se, nonostante la pressione della controffensiva economica dei subacquei germanici, l'Intesa non aveva ancora rinunciato alla speranza che il suo blocco avesse ad essere efficace, oggi essa deve seppellire tutte le sue speranze a questo
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riguardo. Nel caso che l'Intesa dovesse fare il tentativo di ingrandire il blocco e di comprendervi anche l'Impero russo, la Germania, che ha tratto sin qui dal suo stesso paese la forza e l'energia per vivere e per combattere vittoriosamente, saprà a maggior ragione superare le ultime difficoltà, oggi che sono aperti alla sua attività economica gli immensi territori della Russia.
Moralmente, poi, il trattato di pace colla Russia rappresenta un immenso rafforzamento della fiducia delle Potenze centrali nella loro stessa causa e nei loro propri successi. Le Potenze centrali hanno ottenuto, così, la prima prova chiara e manifesta di essere invincibili e di giungere ad ottenere i loro intenti. L'Intesa, invece, vien ad avere la conferma scritta del fallimento delle sue speranze. Quello che le Potenze centrali guadagnano moralmente da una parte, lo perde l'Intesa dall'altra
Se le Potenze centrali avessero mirato esclusivamente ad una pace basata sulla spada e sulla vittoria, l'avrebbero potuta avere colla Russia già da mesi. Non era un mistero che la resistenza militare della Russia era spezzata a causa della dissoluzione interna, e che bastava un colpo per annientarla. Gli eserciti tedeschi potevano esercitare quando volevano la pressione che hanno impiegato in questi giorni passati e che ha indotto la Russia a sottoscrivere la pace imposta dalle Potenze centrali. Ma il significato del trattato di pace colla Russia, come in realtà è stato sottoscritto, consiste in questo: che il Governo tedesco, nonostante la grande superiorità delle sue forze militari, mirava a metter fine alla guerra e ad ottenere una pace come quella desiderata dalla maggioranza del popolo germanico; una pace come l'avevan chiesta gli stessi russi nel
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loro storico radiotelegramma, cioè basata sull'accomodamento e sulla riconciliazione. Se le ultime scene del dramma russo hanno annebbiato alquanto questo scopo agli occhi del critico; se da parte russa si levano voci che parlano di una pace imposta dalla forza; della fine della guerra sotto la pressione delle armi tedesche – voci rinforzate, naturalmente, dall'eco dell'Intesa – una esposizione obbiettiva del corso dei negoziati basterà a smentire queste maligne affermazioni.
Voci siffatte trovano un appoggio esterno nel fatto che ai Russi fu posto nell'ultima ora un breve ultimatum che essi dovettero accettare. Ma quest'ultimatum non fu che la scena finale di una lunga serie di tentativi. Esso fu l'effetto , la reazione dei negoziati durati sei settimane a Brest-Litowsk, nei quali in colloqui particolareggiati e anche troppo minuziosi furono discusse ampiamente tutte le questioni politiche e territoriali, nonché fermati tutti quei particolari di carattere commerciale e politico formanti oggi il contenuto del trattato di pace. La pace non è stata, come si potrebbe pensare, dettata unilateralmente ai Russi da essi dovuta accettare entro tre giorni. I particolari della medesima furono, invece, discussi così minuziosamente, che appunto il capo della rappresentanza russa credette di dover rigettare la proposta dei plenipotenziari tedeschi di discuterli nella Commissione, obbiettando, a ragione, che tali particolari erano, ormai, fermati minuziosamente in ogni loro singola parte. Anche senza l'ultimo atto, senza l'ultimatum, e senza l'ultima avanzata tedesca, i Russi avrebbero potuto aver la medesima pace che, finalmente, si son dovuti decidere
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a firmare. Solo il fatto che la prima Deputazione russa mandò avanti i negoziati a cuor leggero e per le lunghe la conclusione dei medesimi, sperando dalla grande rivoluzione mondiale la valvola dei suoi multiformi imbarazzi, indusse la Germania – che nella guerra immane che deve condurre ancora dalla parte opposta, non poteva permettersi il lusso di un modo di procedere dilatorio – a premere energicamente perché i negoziati, discussi dettagliatamente in ogni loro parte, venissero rapidamente conclusi. Ben a ragione il capo della Delegazione tedesca a Brest-Litowsk, prima ancora che fosse sottoscritto il trattato di pace, rilevò il fatto che la Delegazione russa diretta da Trotzki aveva perduto molte settimane preziose con i suoi inutili discorsi, invece di approfittarne per addivenire alla conclusione di una pronta e favorevole pace. Trotzki nella sua politica estera si differenziava dal Governo zaristico solo nella scelta del teatro della guerra sul quale la Germania avrebbe dovuto essere battuta. Lo zarismo voleva vincere la Germania in campo aperto colla forza delle armi. Il Governo bolscevico ha tentato di sopraffarla nel campo della politica coll'aiuto dell'infezione dissolvente, coll'aiuto della sua dialettica politico-rivoluzionaria, sperando che il tempo corresse a suo vantaggio. Ma non la Germania, sibbene la Russia ha perduto, frattanto, col dissolvimento e la decomposizione interna, il resto della sua forza combattiva. È, in parte, corrispondente al vero ciò che dichiararono i Bolscevichi; che, cioè, sono stati irresistibilmente forzati a sottoscrivere la pace. Il motivo e il punto di partenza di questa costrizione non deve però ricercarsi nelle Potenze centrali, ma nello stesso Governo di Pietroburgo, in quale credeva
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di poter, prima di concludere la pace, aspettare tranquillamente l'avvento della rivoluzione mondiale da esso propagata. Le condizioni che la Germania si vide costretta, dato lo stato delle cose, a porre al Governo russo, non crebbero per brama di conquista, ma esclusivamente per riguardo alla difesa della Germania nelle sue esigenze militari e politiche. Non si sono basate sull'arbitrio, sibbene sul diritto della legittima difesa che la politica tedesca doveva dedurre dalle sue esperienze fatte colla Russia dello Zar e con quella bolscevica.
L'accordo sottoscritto si allontana dallo schema iniziale in singoli punti. Così, per esempio, l'ultimo paragrafo dell'articolo IV reca particolari sull'evacuazione dei territori del Caucaso meridionale. Anche il terzo ed ultimo paragrafo dell'articolo VI che parla della Finlandia e delle isole Aland e ne chiede lo sgombro, vi è stato aggiunto dopo. Lo stesso dicasi del contenuto dell'articolo VII, che fissa l'indipendenza e la intangibilità della Persia e dell'Afganistan. Tutti questi particolari vanno, però, completamente d'accordo con tutto quanto il programma generale del trattato di pace. I 14 articoli del trattato di pace non stabiliscono nulla, assolutamente nulla, che non rientri nel principio fondamentale confessato e pronunciato dallo stesso Governo russo attuale sul diritto dei popoli di disporre di sé. Il motto del diritto privato: "Volenti non fit iniuria" forma, anche in questo rapporto, una giustificazione del contenuto del trattato di pace. Una guerra che ha comprovato in modo così deciso la grande superiorità di una parte belligerante, non è stata mai conclusa con una pace nella quale si possa tanto poco parlare di violentamento del più debole, come in
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questo caso. Il trattato di pace è dominato tutto dal rispetto dei diritto dei popoli di decidere di sé. Esso corrobora le dichiarazioni del conte von Hertling che la Germania non pensa di stabilirsi nella Estonia e nella Livonia, ma eserciterà in questi paesi solo una transitoria ispezione di polizia. Ma anche ad occidente della linea di cui è parola nell'articolo III e su cui si deciderà solo più tardi, la sorte futura dei popoli verrà decisa solo di comune accordo colla popolazione dei territori stessi.
Queste concessioni della Germania danno forza al trattato di pace dinanzi a qualsiasi Governo russo, anche se quello bolscevico dovesse, un giorno, cedere il posto ad un nuovo Governo.
Da parte della Germania la dichiarazione contenuta nel trattato di pace di volere in futuro viver colla Russia in pace e in amicizia, è sincera ed onesta. La speranza che questo desiderio si realizzi non si basa sulla speranza che per un tempo indeterminato la Russia non possegga la forza di procedere ad azioni militari, sibbene sulla fiducia che una Russia la quale si trovi a rigodere le benedizioni della pace e in essa pace ritrovi la forza per la sua ricostruzione interna, non si lasci distogliere da questa via. Perché dalla pace fiorisca una sincera amicizia dei popoli non è necessario altro che, in Russia, un'arte statale pratica e giudiziosa prenda il posto dei dogmi inflessibili e ignoti alla storia.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, La pace colla Gran Russia e il suo significato per la Germania vom 07. März 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7173, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7173. Letzter Zugriff am: 24.04.2024.
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