Dokument-Nr. 721

[Erzberger, Matthias]: La questione della l ettera dell'Imperatore d'Austria e la pubblica opinione in Germania. [Ohne Ort], 17. April 1918

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La questione della lettera dell'Imperatore d'Austria è sorta, com'è noto, dalla polemica fra Clémenceau e il conte Czernin, nella quale si trattò soltanto di stabilire se Clémenceau, nel febbraio 1918, di propria iniziativa, si fosse accostato all'uomo di fiducia del Governo austriaco, conte Revertera, per vedere se vi fosse possibilità di accordarsi alla vigilia dell'offensiva. Clémenceau, l'uomo politico à poigne, che in pubblico combatte, come disfattismo, ogni mossa, ogni parola favorevole alla pace, si vide, forse, compromesso dalla rivelazione dei colloqui avuti non a sua insaputa dal conte Armand con il conte Revertera e tentò di scaricarne la responsabilità su Painlevé e Ribot. Messo però alle strette dalla chiara rettificazione di Painlevé, Clémenceau ricorse ad un diversivo, tirò nella polemica l'Imperatore Carlo ricordando che questi, già prima dei colloqui Armand-Revertera, aveva cercato contatto con la Francia. A prova di ciò Clémenceau pubblicò, il 12 aprile 1918, una presunta lettera dell'Imperatore al principe Sisto di Borbone, fratello dell'Imperatrice Zita, del marzo 1917. In questa lettera l'Imperatore Carlo avrebbe detto, fra l'altro, che egli si sarebbe adoperato in ogni modo, presso i suoi alleati, per le "giuste richieste della Francia riguardo l'Alsazia-Lorena". Già il 9 aprile Clémenceau aveva fatto un'allusione alla lettera, allusione respinta con sdegno dall'Imperatore Carlo in un telegramma del 10 aprile all'Imperatore Guglielmo. Inoltre un comunicato viennese del medesimo giorno metteva in rilievo la collaborazione delle truppe austro-ungariche
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nella presente offensiva contro la Francia e l'Inghilterra, dicendola la miglior dimostrazione della inconsistenza dell'allusione di Clémenceau.
Il testo della lettera dell'Imperatore, pubblicato da Clémenceau, fu definito subito, il 12 aprile, da Vienna, una goffa falsificazione. Il comunicato ufficiale dichiarò che nella primavera del 1917, l'Imperatore Carlo scrisse a suo cognato, il principe Sisto di Borbone, una lettera di carattere affatto privato, non contenente alcun incarico di mediazione per il Presidente della Repubblica francese e di avvio di colloqui preliminari, senza alcun accenno alla questione del Belgio e, quanto all'Alsazia-Lorena, solo questo passo che, sia rispetto alla forma che rispetto al senso, dice proprio il contrario di ciò che si trova su questo punto nella lettera pubblicata da Clémenceau:
"Io avrei spiegata tutta la mia influenza personale a favore delle richieste francesi di retrocessione dell'Alsazia-Lorena, se queste richieste fossero giuste, ma non lo sono."
Se Clémenceau ha creduto di compromettere, davanti alla Germania, l'Imperatore Carlo, con la pubblicazione di una lettera definita falsa da Vienna, e, quindi, di seminare la discordia fra Germania e Austria-Ungheria, egli si è ingannato. La dichiarazione viennese del 12 aprile, secondo a quale la lettera dell'Imperatore Carlo è stata, in punti essenziali, falsificata, e la pubblicazione del passo autentico sull'Alsazia-Lorena hanno trovato piena fede nella pubblica opinione tedesca. La contronota del Governo francese, del 14 aprile, nella quale fu fatto sa-
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pere che al Presidente della Repubblica era stata consegnata unicamente una copia della lettera, e la circostanza che in questa contronota francese furono potuti citare, per la autenticità del testo pubblicato da Clémenceau, solo due amici del principe Sisto, uno dei quali avrebbe fatto la copia, ha rinforzata l'impressione che si tratti davvero di una mistificazione. Inoltre il conte Czernin e il Presidente dei Ministri austriaco, Seidler, hanno letto l'originale della lettera imperiale e hanno confermato che il testo pubblicato da Clémenceau è falso. Che il principe non sia l'autore della sleale manipolazione è ritenuto in Germania fuori dubbio, con il comunicato viennese del 14 aprile. D'altra parte si crede senza scopo di far congetture intorno al luogo della falsificazione o della sostituzione di una lettera spuria. Degno di nota è, però, che la domanda mossa nella Commissione della Camera francese per gli affari esteri se il testo pubblicato da Clémenceau corrisponda all'originale della lettera dell'Imperatore è stata lasciata senza risposta nella nota dell'Havas del 14 aprile. La nota dell'Havas si richiama soltanto al testo fornito dall'amico del principe e che è rimasto mesi e mesi negli archivi di Stato. Dalla redazione della nota dell'Havas risulta che l'originale della lettera dell'Imperatore non si trova nelle mani del Governo francese.
Non è, del resto, la prima volta nella storia che per cercar di metter male fra due nazioni si è ricorso a lettere apocrife. In un colloquio che ebbe luogo il 18 novembre 1887 in Berlino fra lo Zar Alessandro di Russia e Bismarck, si accertò che era stata data a leggere allo Zar tutta una serie di lettere e telegrammi sul contegno
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di Bismarck nella questione bulgara falsificati dalla prima all'ultima parola, e che, se fossero stati autentici, avrebbero dato all'Imperatore pieno motivo di diffidare della politica di Bismarck e sarebbero stati atti a inimicare la Germania e la Russia. Ma ciò in parentesi.
Già tutta la composizione e la redazione della lettera pubblicata da Clémenceau sembra, in Germania, una prova che essa non fu scritta dall'Imperatore. Giacché se l'Imperatore avesse desiderato di promuovere un accordo, egli avrebbe dovuto discutere le ragioni e controragioni di entrambi i gruppi di Potenze belligeranti e non impegnarsi unilateralmente per gl'interessi francesi ed inglesi, come avviene nel testo pubblicato da Clémenceau. Questo testo non avrebbe potuto che rinvigorire la resistenza della Francia anziché affrettare la pace, come l'Imperatore Carlo desiderava. Inoltre si osserva: se la lettera, recante la data del 31 marzo 1917, è senz'altro genuina, o è genuina solo secondo il criterio soggettivo del Governo francese, occorre domandarsi perché questo Governo abbia tenuto chiuso un anno intero, nei suoi archivi, un tal mezzo di propaganda, mentre in ogni periodo della guerra, e specialmente prima dell'inizio dell'offensiva, avrebbe potuto trarne grande utile. Altri sono d'avviso che se la Francia pubblica solo adesso la lettera si è autorizzati a concludere che in Francia non si fu persuasi della sua autenticità o che, ammesso il convincimento soggettivo della autenticità, si è davvero pensato ad un'azione mediatrice dell'Austria al momento opportuno.
Ad ogni modo nessuno in Germania crede l'Imperatore Carlo capace di un'arbitraria disposizione del territorio tedesco. Si è, anzi, così convinti del contrario che ri-
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guardo al passo sull'Alsazia-Lorena, pubblicato da Clémenceau, si allaccia la considerazione accademica che, pure se le parole dell'Imperatore circa le "riquieste [sic] legittime della Francia" fossero autentiche, non sarebbe tuttavia necessario, considerato il tempo in cui la lettera fu scritta, interpretarle come se l'Imperatore abbia voluto con esse dire di credere che l'Alsazia-Lorena deve essere restituita alla Francia. La "Vossische Zeitung" ricorda quest'ordine di pensieri propagato, nella primavera del 1917, da politici austriaci nella Svizzera: la Francia vede bene che ella non può ottenere l'Alsazia-Lorena, ma il suo amor proprio esige che le si prometta di fare dell'Alsazia-Lorena uno Stato confederato autonomo; la Francia, in tal caso, uscirebbe dalla guerra almeno con il compiacimento di aver aiutato gli Alsaziani a ottenere una certa indipendenza. La "Vossische Zeitung" ritiene che forse un simile ordine di pensieri non è stato estraneo alla mente dell'Imperatore Carlo, che forse, egli ha riconosciuta giusta la richiesta della Francia di una tale soluzione della questione alsaziano-lorenese, considerato l'interesse della Francia per le province che per lungo tempo fecero parte del suo territorio, e quindi avrebbe voluto adoperarsi in Germania perché fosse accettata e messa in atto.
Questa interpretazione del passo concernente l'Alsazia-Lorena nel testo di Clémenceau si ebbe prima che il Governo di Vienna pubblicasse le parole autentiche con le quali l'Imperatore Carlo fece sapere al principe Sisto di non poter appoggiare le richieste francesi circa l'Alsazia-Lorena, perché a suo avviso ingiuste.
Con le dichiarazioni di Vienna si ritiene, del resto, chiuso l'incidente e si nota con soddisfazione che il
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tentativo di Clémenceau di separare la Germania dall'Austria ha avuto l'effetto contrario. Invece di seminare la discordia fra la Germania e la sua più antica alleata, la manovra di Clémenceau ha provocato la dichiarazione dell'Imperatore d'Austria e del Ministero degli Esteri austro-ungarico con la quale il Presidente del Consiglio francese è stato messo a posto e riconfermata la fedeltà incrollabile dell'Austria-Ungheria all'alleanza e la piena solidarietà negli scopi, che nessun intrigo e nessuno sforzo, chiunque abbiano per autore, può scuotere.
Ma se la faccenda della lettera dell'Imperatore ha avuto per conseguenza una riconferma dell'alleanza nel riguardo politico e militare; se, dunque, la manovra di Clémenceau non ha avuto alcuna efficacia sull'atteggiamento dell'opinione pubblica germanica verso l'alleanza austro-tedesca, tuttavia non è stata risparmiata una critica ragionevole a certi fatti e condizioni che l'incidente ha messo in luce. Si è, per esempio, manifestato l'avviso che Vienna avrebbe fatto meglio a pubblicare tutta intera la lettera autentica e non soltanto brani; inoltre si è giudicata incresciosa la circostanza che i fratelli dell'Imperatrice d'Austria si trovino, come ufficiali della Croce rossa belga, nel campo dell'Intesa, cosa spiegabile solo ammettendo la loro simpatia o il loro partito per essa, sicché, a parere dei più in Germania, essi non sono le persone adatte a preparare una base d'accordo fra i belligeranti.
Accanto, però, a queste critiche di particolari si sono avuti in Germania due effetti più importanti dell'incidente in discorso. Conservatori e nazionalisti se ne sono giovati come appiglio a rappresentare il movimento a fa-
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vore di una pace di giusti accordi in Germania come opera esclusiva di Vienna, della politica speciale della corte viennese e a compromettere i fautori dell'idea di un accomodamento in contrasto con la necessità di una forte politica nazionale. Conservatori e nazionalisti ricordano che nella primavera e nell'estate del 1917 partì da Vienna una forte corrente pacifistica e insinuano che la politica tedesca non si oppose ad essa come sarebbe stato nel suo interesse; che ad essa, anzi, soccombette. La "risoluzione per la pace" del Reichstag, promossa dal deputato Erzberger, è considerata il risultato finale di questa agitazione, e data la profonda ostilità a questa risoluzione, non mancano pure critiche aspre alla politica viennese. Ma questi attacchi sono, in fondo, colpi a vuoto giacché quelli stessi che li muovono ritengono che il capitolo della politica viennese nel 1917 e della "risoluzione per la pace" è stato chiuso dalla volontà di conquista dell'Intesa. Quasi generale è, invece, la critica al fatto dalla polemica Czernin-Clémenceau messo in luce, che il conte Czernin, il moderatore responsabile della politica estera dell'Austria, nulla deve aver saputo della lettera dell'Imperatore giacché altrimenti non avrebbe provocato la disputa con Clémenceau. Si pensa all'esistenza di una politica di anticamera che viene, più o meno, aspramente giudicata. Ci si pone la domanda se una politica, mandata avanti a colpi di lettere di prìncipi, può esser giovevole, e si risponde ad essa osservando che una siffatta politica oggigiorno non trova più giustificazione alcuna. Si è d'opinione che lettere private di alte personalità sono atte sovente a recar gravi danni, che i popoli deb-
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bon pagar poi col loro sangue; e che sarebbe ormai tempo di farla finita col metodo antiquato della politica dei "parenti", in compagini statali autonome. Si ammette senz'altro che dall'intenzione dell'Imperatore Carlo sia stato ben lungi di far della politica privata o di famiglia, e che egli abbia voluto agire per il bene generale; ma si ammette altresì che le conseguenze della sua lettera gli abbiano dimostrato che non avrebbe dovuto agire come ha fatto, servendosi della corrispondenza privata; imperocché davanti agli svisamenti e alle falsificazioni non evvi protezione alcuna. Si richiama l'attenzione sul fatto che con questi procedimenti non si fa che intorbidare la politica ufficiale la quale potrebbe venirsi a trovar dinanzi a difficoltà atte – appunto per le false interpretazioni – a produrre malintesi non certo favorevoli alla politica dell'alleanza. Si domanda quindi che la via della politica ufficiale responsabile davanti al popolo non venga infirmata e ostacolata da azioni non ufficiali.
Le avvenute dimissioni del conte Czernin vengono interpretate anche in Germania nel senso che il Conte ha tratto le giuste conseguenze dalla situazione in cui l'Imperatore lo ha messo, qual Ministro degli Esteri, colla sua lettera privata. Il contegno del conte Czernin vien trovato corretto. Fallita, a causa della corrispondenza a lui ignota, quella sua azione contro Clémenceau, che certamente non avrebbe iniziato se fosse stato messo per tempo a cognizione dall'Imperatore del suo carteggio privato, non gli rimaneva che dimettersi. Persino la conservatrice "Kreuzzeitung" si pone dal punto di vista che lettere private del Monarca, non appena si occupino di cose politiche
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rientrano, più o meno, nell'àmbito delle attribuzioni dei Ministri responsabili, e che a questi debbano esser, quindi, note, specialmente quando possono essere sfruttate da terzi per un'azione politica.
Ed ora poche parole sul come si giudicano in Germania negli ampi cerchi politici le dimissioni del conte Czernin. Il conte Czernin era considerato in Germania qual fedele combattente per l'alleanza tedesco-austriaca e saldo fautore di una politica mirante ad una pace d'accomodamento. Per questa sua politica d'accomodamento, con cui mirava a tenersi aperte specialmente in America le porte per una mediazione fra i due gruppi belligeranti, egli è stato sempre combattuto dai partigiani di una pace ottenuta colla forza delle armi. Che appunto i circoli politici nazionalistici parlassero continuamente di una preponderanza della politica di Czernin nell'alleanza tedesco-austriaca, depone a favore della sua abilità diplomatica. I suddetti circoli vedrebbero, dunque, la sua dipartita a occhi asciutti se non si trattasse di perdere in quest'uomo un fedele difensore del pensiero dell'alleanza. Sembra che questi circoli riconoscano soltanto ora la felice e salda mano colla quale il Conte Czernin ha superato le grandissime difficoltà della questione delle nazionalità nella Monarchia danubiana, a favore di una politica estera compatta nell'àmbito dei rapporti che passano fra alleati. I circoli dei partiti della maggioranza in Germania vedono con dolore la dipartita del Conte Czernin perché miravano uniti ad una pace d'accomodamento, divenuta oggi impossibile dopoché l'Intesa ha rigettato definitivamente qualsiasi accomodamento. Tutti spera-
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no che la scelta dell'Imperatore Carlo cadrà su una personalità capace di superare le difficoltà nell'Austria-Ungheria e che continui la politica dell'alleanza praticata dal Conte Czernin. La nomina, frattanto avvenuta, del Barone Burian a Ministro degli Esteri, offre la garanzia che la politica austriaca mantenga il corso tenuto sin qui. Burian è un fautore persuaso dell'alleanza colla Germania; egli lo comprovò anche quando fu ministro degli Esteri nel 1915/16, nella quale epoca la sua politica si distinse per la grande serietà e obbiettività.
Se si riepilogano brevemente gli effetti che la questione della lettera ha avuto nell'opinione pubblica della Germania, si può dire, che questa se ne è occupata, sì, ma nulla ha mutato al concetto della onesta e sincera affezione dell'Imperatore austriaco e della politica austriaca per l'alleanza tedesco-austriaca. Anche in quei casi nei quali è stata espressa l'opinione che l'Imperatore Carlo avrebbe fatto meglio a non prender la via privata in cose politiche, e ove si dice che gli svisamenti dati all'atto del Sovrano, (che certamente agì in buona fede) si debbono a questo metodo di far politica privata, deplorevole nell'interesse della politica unitaria, è tuttavia il risultato che si fa valere, cioè questo: le assicurazioni date dall'Imperatore Carlo all'Imperatore tedesco sull'alleanza tedesco-austriaca vengono nuovamente riconfermate; l'alleanza stessa ne esce ringagliardita specialmente grazie alla energica frase del sovrano austriaco che i suoi cannoni al fronte tedesco contro la Francia e l'Inghilterra sono la migliore risposta ai tentativi di Clémenceau. – Nella nomina del barone Burian a Ministro degli Esteri – vi
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sta l'impossibilità di trattenere ancora Czernin – si vede la netta correlazione che passa fra la politica e il pensiero militare in quanto all'alleanza.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La questione della l ettera dell'Imperatore d'Austria e la pubblica opinione in Germania, [Ohne Ort] vom 17. April 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 721, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/721. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 02.03.2011, letzte Änderung am 10.09.2018.