Dokument-Nr. 8010

Erzberger, Matthias: [Kein Betreff], 01. Oktober 1917

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Axelrod si espresse così: "Nel giorno in cui il Governo tedesco dichiarerà apertamente e in modo non ambiguo di approvare una pace senza annessioni e indennità di guerra, e di sgombrare i territori occupati subito dopo la conclusione della pace, noi Russi concluderemo una pace separata colla Germania e coll'Austria, se i nostri alleati non faranno subito una dichiarazione analoga."
Dichiarazioni simili vengono fatte anche dagli altri rappresentanti della Russia, attualmente a Stoccolma: come per esempio da Goldenberg (Consiglio degli operai e soldati) da Panin, Heller (Comitato degli Emigrati) e da Radyk, Hanycki e Orlowski (Bolschewiki).
Queste dichiarazioni non sono senza valore positivo, essendo questi rappresentanti in continuo contatto col Governo russo.
Voglio esporre qui appresso, compendiandolo, quello che mi hanno detto i Russi in generale e il signor Axelrod in particolare, nonché il signor Huysmans, confidando che io non sia giornalista, dovendo le loro comunicazioni – come disse – rimanere scrupolosamente segrete al pubblico.
La probabilità che le Potenze occidentali lascino davvero in asso la Russia nei negoziati di pace è molto piccola. Gli uomini di Stato delle Potenze occidentali hanno, è vero, dimostrato poco cuore e meno intendimento per la situazione speciale della Russia; comprendono tuttavia i 'segni dei tempi' e sanno che dopo tre anni e mezzo di guerra dei popoli, non si può concludere una pace contro il più elementare senso di diritto dei popoli stessi. Essi hanno sempre saputo guarnire di principi fondamentali di
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diritto i loro egoistici fini di guerra. Tutto quello che non va, per lo meno esternamente, d'accordo con i principi della morale pubblica, l'hanno già escluso dal loro programma pacifico. Attualmente soltanto in Germania esistono circoli influenti, i quali credono che coll'esclusivo appoggio sulla forza brutale si possano, ai tempi che corrono, soggiogare popoli stranieri contro la loro volontà. Il contegno di questi circoli, che credono di avere la vittoria in pugno, insieme all'ostinato silenzio del Governo tedesco in quanto alla dichiarazione dei fini di guerra, non ci incoraggia certo a dar posto al pensiero di un'intesa unilaterale colle Potenze centrali. Già da lungo tempo avremmo accarezzato il pensiero di una pace separata se avessimo la garanzia che alla pace separata seguirà una pace generale e giusta; la certezza che Francia e Belgio non ne pagheranno le spese; e che noi non diverremmo i ciechi istrumenti della volontà dei circoli tedeschi dominanti. Questa garanzia si potrebbe avere solo da un popolo libero che disponesse della sua stessa sorte.
Alle condizioni attuali, una pace separata colle Potenze centrali trova da noi ben pochi aderenti. Dal primo giorno della rivoluzione è stato fatto, da parte tedesca, tutto il possibile per compromettere questo pensiero.
Dapprima si ebbe il colpo sullo Stochod, poi i noti tentativi di demoralizzazione delle nostre truppe al fronte mediante festini e cerimonie di fraternizzamento; poi vennero le allusioni alla pace separata di von Bethmann-Hollweg; infine i radiotelegrammi di cattivo augurio del Supremo Comando. Si trattava la Russia rivoluzionaria come una Potenza sulla quale ormai non si può più contare. A questo modo si spinse la democrazia russa, ferita nel suo orgoglio, nella infelice offensiva del luglio, il cui insuccesso vien sfruttato dalla Germania per inferire colpi sempre più violenti alla giovane libertà russa. Finché i partiti liberali tedeschi, i quali dicono di tendere ad una pace giusta e che ave-
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vano già costretto il loro Governo a riconoscere la loro formula di pace non faranno ancora un passo più in là e non indurranno il loro Governo a proclamare in modo chiaro e netto d'essere pronto a concludere una pace senza annessione e senza indennità di guerra, noialtri Russi non saremo incoraggiati affatto a confidare troppo nella sincerità del desiderio tedesco di voler stringere colla Russia un rapporto amichevole, utile ad entrambi.
Anche noi riconosciamo che le questioni territoriali e nazionali si potrebbero risolvere, meglio di tutto, fra i popoli che ne sono direttamente interessati. Le possibili intromissioni di Wilson non sono da noi desiderate. Riconosciamo ancora che grandissima è la comunità degli interessi fra le Potenze centrali e la Russia. Ma tutta questa non è che musica dell'avvenire. Su che cosa dobbiam noi edificare nell'epoca presente?
Coll'Austria-Ungheria noi possiam bene intenderci sotto ogni rapporto; è soluta in quanto ad essa anche la questione della fiducia. Bisogna riconoscere che dall'inizio dell'era Czernin si può notare veramente nella politica estera austro-ungarica un indirizzo onesto e di chiare vedute, e che colà si fa veramente una politica dell'avvenire. Si tratta di sapere soltanto se riuscirà all'Austria-Ungheria di stabilire la politica tedesca o se l'Austria-Ungheria è soltanto pronta ad un'intesa privata. Notiamo chiaramente, è vero, l'influsso benefico austriaco sulla politica tedesca, ma, questo influsso – al pari delle azioni della maggioranza del Reichstag germanico – non ha ottenuto che un mezzo effetto.
Se oggi non sopportiamo anche le più gravi disfatte militari, ma rimaniamo fedeli a fianco degli attuali alleati, andremo alla conferenza per la pace moralmente e materialmente sempre più forti che non mettendoci nelle mani di un Governo non responsabile dinanzi al proprio popolo; perché noi verremmo additati davanti a tutto il mondo come correi, nel caso che questo Governo procedesse a violazione dei nostri alleati.
I pericoli della fame e dell'anarchia? Fuori di Russia questi
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pericoli si vedono attraverso ad una fortissima lente d'ingrandimento. Il popolo russo è il più paziente di tutto il mondo. Se c'è qualche cosa che riesca a togliere la calma al proletariato delle città e a spingerlo nelle strade, è esclusivamente il pericolo di trame reazionarie. Le rivolte avutesi fin qui lo dimostrano all'evidenza. Il primo argomento dei Bolschewiki per una rapida pace è l'assioma della necessità di dare assetto stabile alla rivoluzione. Anche i contadini si mantengono relativamente tranquilli e confidano nella forza della loro organizzazione, che verrà a difendere i suoi diritti. Possiamo anzi dire che la Russia non è mai stata organizzata così bene – nel senso popolare – come oggi; organizzazione popolare che è andata però – è vero – tutta a scapito dell'organizzazione statale… Il raccolto è stato buono e sufficiente; le coltivazioni e le semine autunnali sono avvenute senza grandi disturbi. Il paese è protetto dalla fame, e soltanto l'approvvigionamento dell'armata e dei grandi centri incontrerà alcune difficoltà a causa degli scarsi mezzi di trasporto. Ma anche queste difficoltà saranno superate. Innegabile è il fatto che le masse del popolo sentono imperioso il desiderio di pace; – desiderio che assume spesso le forme dell'impazienza – e che una pace rapida è necessaria per consolidare contro i colpi reazionari le libertà raggiunte. Noi facemmo tutto quanto stava nelle nostre forze perché avesse luogo la Conferenza di Stoccolma. Potremmo parlare con i nostri alleati inglesi una lingua ben diversa se il Governo tedesco rinunciasse apertamente all'annessione del Belgio. Ma il Governo tedesco non proclama questa rinuncia, perché spera che la situazione militare abbia a divenire per la Germania ancora più favorevole da potersi ritenere almeno i porti belgi. La Germania dimentica che il Belgio è una questione di tutto il mondo, anche di quello rimasto neutrale. E poi, come ne risulterebbe alleggerita la nostra coscienza dinanzi ai nostri compagni francesi se l'Alsazia-Lorena assurgesse alla dignità di Stato confederato con uguaglianza di diritti! Per i socialisti russi non vi sarebbe più, allora, una questione alsaziano-lorenese. Perché indugia la Germania a fare questo passo? Vi sono degli impedimenti di carattere tecnico poli-
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tico? Oppure difficoltà di competenza? Quando ci fosse la buona volontà, tutto si potrebbe risolvere con un tratto di penna. Come fu della dichiarazione dell'indipendenza della Polonia, giudicata dagli stessi circoli conservatori tedeschi come un passo funesto? Una bella mattina il modo si svegliò ed apparse che la Polonia era divenuta un regno autonomo.
Se la maggioranza del Reichstag germanico riuscisse ad indurre il Governo a fare questi passi, la pressione già latente che il Governo russo esercita sugli alleati, prenderebbe, allora, la forma di un ultimatum!
Il presidente della Delegazione russa, Axelrod, sviluppò gli stessi pensieri; tenne però un linguaggio meno aggressivo e criticò ancor meno. Egli disse:
'Come i socialisti tedeschi ed austriaci, così anche quelli inglesi e francesi avanzano il principio della difesa. Anch'essi dicono che un sabotaggio delle impellenti esigenze statali da parte loro porterebbe i Tedeschi ben presto a Parigi ed a Calais. E questo è un principio contro il quale non si può nulla obbiettare. Io disapprovo completamente le apostrofi rivolte ai socialisti tedeschi da parte dal compagno Ehrlich. Chiedere una rivoluzione od anche soltanto il sabotaggio, è assurdo. Un menschewik, correo dell'offensiva russa, ha diritto meno di tutti di chiedere checchessia. Intendiamoci bene: un menschewik! Naturalmente io non vado d'accordo in tutto e per tutto coi miei compagni; ma una cosa posso dire: nel giorno in cui il Governo tedesco dichiarerà apertamente e in modo non ambiguo di approvare una pace senza annessioni e senza indennità di guerra, e di sgombrare, subito dopo la conclusione della pace, i territori occupati, la Russia concluderà, nel gior-
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no stesso, una pace separata, se i suoi alleati non faranno immediatamente una dichiarazione analoga. La dichiarazione del Governo austriaco è, in vero dire, più precisa, la fiducia in essa più giustificata dai fatti; ma anche questa dichiarazione non è circostanziata abbastanza per metterci al sicuro dai nostri compagni occidentali. Perché i nostri compagni tedeschi tacciono? Perché non tengono un linguaggio chiaro ed energico col loro Governo? La pressione dev'essere esercitata continuamente ed irresistibilmente. È il riguardo verso i partiti borghesi, loro alleati, che li impedisce in questa tattica? In tal caso, via la tattica, via l'alleanza. Un'alleanza coi borghesi ha soltanto valore per l'intento perseguito quando si può aver la forza di trarre seco i partiti borghesi e non di esserne rimorchiati. I nostri compagni tedeschi debbono gridare a voce ancora più alta di non cessare finché lo scopo non è raggiunto. Noi Russi rivolgiamo questo avvertimento a tutti i compagni in tutti i paesi belligeranti. In Francia, in Inghilterra e in Italia, le nostre parole hanno avuto buon effetto, specialmente in quest'ultimo tempo. E possiamo attenderci presto di là qualche risultato. Sembra che in questi paesi si stia per dare alla questione dei passaporti per la Conferenza di Stoccolma una soluzione positiva. Ma la Conferenza non è tutto. Bisogna esercitare una più grande pressione affinché i Governi prendano le decisioni della conferenza come linea d'azione."
In quanto alla mia risposta riguardante un convegno confidenziale rispose:
"Quali risultati reali potrebbe aver un tale convegno, finché le premesse da me citate – una dichiarazione precisa, cioè, delle Potenze centrali – non si sono avverate? Noialtri Russi l'abbiamo
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detto ripetutamente e in forma impegnativa che cosa vogliamo e che cosa desideriamo dagli altri. Qui c'è poco da spiegare e da aggiustarre [sic]. Come è possibile credere che i rispettivi delegati potranno garantire per i loro stessi Governi; che, cioè, saranno osservate le deliberazioni da essi prese?"
Alla domanda: "Potrebbe Ella, per esempio, dare garanzie che il suo Governo concluderà veramente la pace, quando le Potenze centrali avranno fatto dichiarazioni impegnative?["] – rispose:
"Ci furono tempi in cui si poteva dare una tale garanzia; ma oggi lo stato politico delle cose in Russia è rientrato nuovamente in un punto morto. Attualmente noi non possediamo un Governo che sia espressione della volontà popolare; deve essere la conferenza democratica a formare un tal Governo. Ma in questa conferenza fin oggi non si è affermato alcun pensiero, nessun principio; nessuno sa in quale rotta si proceda."
Domandai al segretario del Comitato olandese-scandinavo Huysman [sic]: "Significa la rinnovata attività del Comitato che abbia a subbentrare1 presto una situazione da permettere la pronta convocazione della Conferenza di Stoccolma?"
Huysman [sic] rispose:
"A Lei, che non è giornalista, posso comunicare in tutta confidenza i fatti seguenti: i partiti operai in Inghilterra e in Francia avrebbero avuto ogni momento i mezzi per risolvere in senso positivo la questione dei passaporti. Ma non vollero perché non erano uniti. Ora ci ritroviamo ad un mutamento d'opinione. Tutto dipende dalla Conferenza di Bordeaux. Se i socialisti francesi riescono a spuntarla colla questione dei passaporti, non incontreranno certo difficoltà presso gli operai inglesi. Lloyd Gorge non è mai stato nemico personale della Conferenza di Stoccolma, e solo per motivi opportunistici assunse il noto contegno nella questione dei passaporti.
Noi sappiamo da fonte sicura che Kerenski negli ultimi 15 giorni ha raddoppiato la pressione sui Governi dell'Intesa riguardo alla
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questione della pace. Astrazion fatta da questo, che la triste situazione della Russia lo spinge ad una tale azione, egli vuole, evidentemente, trarne un successo personale che rinforzi la sua posizione."
Quest'ultima dichiarazione di Huysman [sic] concordava anche con certe allusioni fattemi dai Russi. Non si dimentichino ancora i comunicati della stampa norvegese in occasione del viaggio del professore alla Sorbona, Rubinovic, recatosi a Parigi – così dicevano i giornali – quale messaggero di Kerenski per parlare in favore dell'arrendevolezza nella questione della pace; e questo nell'interesse della democrazia russa.
1Hds. vermutlich vom Verfasser korrigiert.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, [Kein Betreff] vom 01. Oktober 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8010, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8010. Letzter Zugriff am: 23.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 10.03.2014.