Dokument-Nr. 8026

[Erzberger, Matthias]: Intorno alla crisi del Segretario di Stato von Kühlmann. Kühlmann rimane, 28. Juni 1918

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Il discorso con il quale il Segretario di Stato per gli affari esteri, von Kühlmann, aprì, lunedì scorso, la grande discussione di politica estera al Reichstag aveva avuto per effetto di scuotere notevolmente la posizione del Segretario di Stato. È noto che per il signor von Kühlmann non furono mai le simpatie dei partigiani di una pace dettata. Il Segretario di Stato svolge una sua politica estera in conformità della "risoluzione" di pace del Reichstag. Egli lavora per una pace di giusti accordi e non rinunzia all'impiego di metodi diplomatici per il raggiungimento della pace, mentre i politici di destra non credono possibile per la Germania il conseguimento di una buona pace prima della vittoria decisiva delle armi tedesche, né possono immaginarsi una pace simile senza il possesso della costa fiamminga. Questi politici, in considerazione delle grandi vittorie nell'Ovest, avevano sperato che il Segretario di Stato esponesse nel suo discorso scopi di guerra in armonia con la loro idea della pace futura.
Sennonché il Segretario di Stato disse, invece, che la fine della guerra non è ancora alle viste e che, a suo avviso, considerata l'estensione straordinaria di questa guerra di coalizione e il numero delle Potenze, anche transoceaniche, in essa coinvolte, non è possibile sperare di giungere alla fine esclusivamente per mezzo di operazioni militari decisive, senza uno scambio d'idee, senza qualsiasi trattativa diplomatica.
Questa dichiarazione, così naturale, destò il massimo sdegno della destra. Il conte Westarp, capo della frazione conservatrice, ne ammise la giustezza, ma fece capire che egli ne era del tutto insoddisfatto. Nella sua critica egli interpretò le parole del Segretario di Stato quasi che avesse voluto dire che, dato
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lo stato presente delle cose, solo trattative diplomatiche e non azioni militari possono condurre alla pace, in altre parole che i successi delle armi tedesche non possono più costituire la base delle trattative che, prima o poi, dovranno imbastirsi. È superfluo dire che ciò è un'alternazione affatto arbitraria del passo in questione del discorso del Segretario di Stato. Il quale non aveva voluto dire altro se non che al lavoro delle armi per il conseguimento della pace deve aggiungersi, in questa guerra che non ha l'eguale nella storia pure l'opera della diplomazia per assolvere la serie innumerevole dei compiti. Ma la stampa di destra tenne fermo alla menzionata falsa interpretazione e aprì una violenta campagna contro il signor von Kühlmann cui rimproverò di dubitare della vittoria delle armi tedesche, di iniettare il pessimismo nel popolo e di dare al nemico uno spettacolo di debolezza.
Di fronte a questa gazzarra giornalistica non rimase altro al signor von Kühlmann se non svelare, il giorno seguente, in brevi dichiarazioni, formalmente rivolte all'indirizzo del conte Westarp, l'alterazione compiuta del suo discorso e protestare che lo si fosse interpretato quasi come se il diplomatico avesse voluto dare il gambetto ai supremi duci dell'esercito. Nella sostanza il signor von Kühlmann non ritirò nulla del suo discorso, ma i suoi amici pensarono che egli avrebbe dovuto reagire con maggior forza contro l'insinuazione, perché non sorgesse l'impressione di una sua ritirata di fronte all'attacco del conte Westarp e della stampa di destra.
Nonostante l'interpretazione autentica data dal signor von Kühlmann alle sue parole, i giornali di destra insistettero nel loro giudizio e chiesero ad alta voce le dimissioni del Segretario di Stato. In conseguenza di fatti svoltesi dietro le quinte non sembra improbabile che in realtà si sia premuto assai per ottenere il ritiro del Segretario di Stato e che per un momento questo ritiro sia stato lì lì per avverarsi. I giornali di destra parlarono del-
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le dimissioni del Segretario di Stato e di altre questioni con esse collegate con tale sicurezza che fu impossibile sottrarsi all'impressione che i giornali in parola seguissero in ciò i cenni e le intenzioni di certi personaggi.
Per i partiti della maggioranza del Reichstag non vi fu alcun motivo di negare la fiducia al Segretario di Stato. Il Governo dell'Impero lavora d'accordo con la maggioranza del Reichstag ed un licenziamento del signor von Kühlmann non sarebbe possibile senza certe conseguenze per altri membri del Governo. I partiti della maggioranza desiderarono, quindi, che il Segretario di Stato rimanesse in ufficio, e se è lecito dire che la questione del suo ritiro o della sua permanenza era una questione di preponderanza politica della maggioranza o della minoranza del Reichstag, conviene riconoscere che la maggioranza ha vinto.
Degno di nota è, in questo riguardo, un articolo pubblicato la sera del 27 giugno dalla "Germania" con il titolo "Kühlmann rimane". In quest'articolo si dice che l'assalto della minoranza non ha potuto ottenere la testa del Segretario di Stato. Bisogna tuttavia vedere che cosa accadrà in un nuovo urto che va atteso con sicurezza giacché il von Kühlmann, per le obbligazioni contratte, deve agire per la pace e certe persone proprio per questa sua attività non hanno il minimo intelletto. La permanenza del Segretario di Stato corrisponde, si afferma nell'articolo, all'interesse dell'Impero. La sconfessione del Segretario di Stato con il suo licenziamento darebbe origine a scosse e mutamenti e susciterebbe l'impressione che il Governo non deve avere un'opinione sua, sicché non è nemmeno atto a trattare. Bisogna invece che tanto l'interno che l'esterno siano persuasi della forza del Governo germanico e a tal fine è necessario che il Governo sia indipendente. Solo un Governo simile, che abbia la necessaria sicurezza e liberta d'agire per l'adempimento dei suoi compiti, può soddisfare alle gravi esigenze dell'ora. È quindi necessario che il Segretario di Stato ri-
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manga al suo posto. La maggioranza del Reichstag è sempre con lui. Ad eccezione del conte Westarp e dell'oratore della frazione nazionale-liberale, tutti i deputati hanno acconsentito senza riserve alle sue dichiarazioni. Come prova della fiducia della maggioranza del Reichstag, il Segretario di Stato dovrebbe considerare il fatto che questa maggioranza, alla fine della discussione, contrariamente alla decisione della Commissione principale, approvò il credito da lui domandato per l'edificazione della sede delle rappresentanze diplomatiche in Scandinavia. Particolarmente degno di nota è poi che il Cancelliere nulla ha avuto da obbiettare al discorso incriminato del Segretario di Stato e che nulla egli disse, nella seduta di martedì, in contrasto con esso. Del resto, la causa precipua degli attacchi della stampa di destra è che il signor von Kühlmann non ha parlato degli scopi di guerra secondo il desiderio dei pangermanisti. I commenti della stampa estera al discorso di lunedì dimostrano quanto poco esso abbia destato nei paesi dell'Intesa l'impressione temuta dai pangermanisti. La stampa di Londra e di Parigi non scopre in esso un solo punto che si presti a un avvicinamento.
Questo articolo della "Germania" è commentato piuttosto vivacemente dai giornali pangermanisti. La "Kreuzzeitung" lo definisce un "goffo tentativo di mantenere in equilibrio il molto pericolante signor von Kühlmann, solo perché il suo ritiro sarebbe molesto per la maggioranza del Reichstag". Il giornale attribuisce l'articolo al deputato Erzberger, insinuando che a questi la conservazione della maggioranza del Reichstag importi più che l'avvenire della Germania. In contrasto con l'articolo della "Germania" la "Kreuzzeitung" opina che una sconfessione del Segretario di Stato corrisponderebbe appunto agli interessi dell'Impero germanico. Infatti l'Intesa si persuaderebbe così che nelle sfere dirigenti il disfattismo del Segretario di Stato non è punto approvato. La "Deutsche Tageszeitung" muove la domanda se la "Germania" nulla sappia di ciò che si pensa in alto luogo del discorso. Poiché gli av-
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versari del Segretario di Stato avevano manifestato il timore che le sue parole potessero venire interpretate dall'Intesa come una nuova offerta di pace si sarebbe atteso di vederli contenti dell'atteggiamento della stampa parigina e londinese che non trova nel discorso nessun punto adatto ad un riavvicinamento. Ma la "Deutsche Tageszeitung" scrive, collocandosi d'un tratto dal punto di vista opposto, che per lei ciò conferma che il discorso del Segretario di Stato ha agito in senso favorevole al prolungamento della guerra. La "Tägliche Rundschau" riversa il suo scherno consueto sull'articolo della "Germania", manifestando, con una botta di traverso al deputato Erzberger, il dubbio che "le considerazioni che a lui (Erzberger) stanno particolarmente a cuore collimino con il convincimento di coloro che sono chiamati e si sanno chiamati a portare la responsabilità strettamente personale, non trasmissibile a fanfaroni, per il presente e il futuro del popolo tedesco." Il signor von Kühlmann non è l'uomo che possa appoggiare il Cancelliere nell'opera di assicurazione dell'avvenire del popolo tedesco. Il giornale addita, quindi, trionfante, il fatto che il Cancelliere si è recato per importanti colloqui al Gran Quartiere generale.
I giornali della maggioranza riproducono l'articolo della "Germania". Il "Vorwärts" scrive che i pangermanisti hanno avuto troppo fretta a gridar vittoria. Esso sottolinea la solidarietà, dichiarata necessaria nell'articolo della "Germania", fra il Cancelliere e il Segretario di Stato e trova in ciò confermata la sua opinione che una crisi nell'Auswärtiges Amt sarebbe identica con una crisi al Palazzo della Cancelleria. I socialisti non appoggeranno mai i pangermanisti nelle loro mene dirette a sostituire il von Kühlmann con una persona ligia pienamente al loro volere. La "Frankfurter Zeitung" mette in rilievo, come risultato positivo, innanzi tutto che la maggioranza del Reichstag, ossia la maggioranza favorevole a una pace per giusti accordi, da cui sorse il Ministero Hertling-
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Payer sulla base di un programma preciso, cui il signor von Kühlmann è vincolato, è, oggi come ieri, con lui, com'è risultato dalla conferenza interfrazionale dei partiti della maggioranza il 26 corrente; in secondo luogo che il conte von Hertling non ha sconfessato il signor von Kühlmann, né volle sconfessarlo, allorché, nella seduta di martedì, prese la parola per rettificare la sbagliata interpretazione. Il Reichstag vuole che il signor von Kühlmann rimanga. Se il von Kühlmann, prima o poi, sarà costretto a dimettersi, ciò avverrà per volontà di altri, non per volontà del Reichstag. Cancelliere e vicecancelliere sono consapevoli della solidarietà colla quale essi in tempi difficili si sono appoggiati, come il signor von Kühlmann, sulla nota maggioranza del Reichstag. La crisi von Kühlmann, che per il Reichstag non esiste, non si restringerebbe alla sola persona del Segretario di Stato, ma, a prescindere da questioni personali avrebbe altre conseguenze per ciò che si riferisce al contegno dei partiti del Reichstag. Pure la "Frankfurter Zeitung" crede che il Segretario di Stato non lascerà il suo posto.
Contemporaneamente all'articolo della "Germania" è uscita nell'ufficiosa "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" una nota nella quale si dimostra chiaramente come tutta la campagna contro il signor von Kühlmann sia sorta per la falsa interpretazione delle sue parole. La "Norddeutsche" svela ciò che vi ha di sistematico in questa interpretazione facendo avvertire come la stampa pangermanista, dopo le dichiarazioni del Segretario di Stato nella seduta di martedì, specie dopo quelle riferentisi alle sue parole sul rapporto fra decisioni militari e trattative diplomatiche, altera, adesso, per i suoi scopi altri passi del discorso. Il Segretario di Stato aveva detto fra l'altro:
"Occorre che l'occhio cerchi i metodi politici che potrebbero aprire possibilità di pace e in questo riguardo io devo dire che, nonostante i magnifici successi delle nostre armi, nessuna disposizione di pace si è ancora
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manifestata chiaramente nelle sfere dirigenti dei nostri nemici."
Con questo il von Kühlmann volle dire soltanto che dovere e compito del diplomatico e dell'uomo di Stato, è, pure in guerra, di tenere gli occhi aperti. Una cosa ovvia sulla quale non è possibile discutere. Ma la "Deutsche Tageszeitung" attribuisce al von Kühlmann la persuasione della necessità di sollecitare un accordo dall'Intesa che è il contrario della volontà di vincere e della fiducia di vincere, non soltanto nella forma, ma altresì nella sostanza. A ragione la "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" rimanda all'ultimo periodo del discorso del von Kühlmann che la "Deutsche Tageszeitung" trascura per poter fare la sua insinuazione e che suona:
"I nemici troveranno, a suo tempo, la via per presentarsi a noi con offerte di pace che corrispondano allo stato delle cose e alle necessità di vita della Germania."
La "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" termina la sua nota con queste domande: "Parla così chi non crede all'efficacia delle vittorie tedesche? Si rinsalda forse nel popolo la fiducia nell'efficacia della guerra se si cerca di negarne l'esistenza negli uomini di Stato con ardite, fin troppo ardite interpretazioni dei loro discorsi?"
Oggettivamente il discorso del Segretario di Stato non diede alcun appiglio all'eccitazione manifestatasi. Ma i fautori della pace ottenuta esclusivamente colle armi se ne giovarono per strappare terreno a coloro che, insieme colle armi, vogliono che negli sforzi per il conseguimento della pace pure la diplomazia abbia la sua parte, come pensa il Segretario di Stato in armonia con il suo ufficio e colla sua professione. Questo tentativo è fallito. Il signor von Kühlmann rimane, per ora, al suo posto.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Intorno alla crisi del Segretario di Stato von Kühlmann. Kühlmann rimane vom 28. Juni 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8026, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8026. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.