Dokument-Nr. 9045
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 20. März 1919
Schreiber (Textgenese)
StenotypistPacelliPacelliBetreff
[
I negoziati a Posen
]
Tre convenzioni dovranno essere elaborate e sottoscritte, e cioè:
l) Una convenzione sulle ferrovie, poste e telegrafi, navigazione, scambio di merci, viaggi di persone private, movimento di denaro contante e di valori commerciali;
2) una convenzione militare;
3) una convenzione per la protezione della popolazione tedesca entro la linea di demarcazione e della popolazione polacca nella Prussia orientale, Prussia occidentale e Slesia, nonché di quelle parti della provincia di Posen venutesi a trovare fuori della linea di demarcazione dal 16 febbraio 1919.
La convenzione sulle ferrovie ecc. procura, relativamente, poche difficoltà. Le comunicazioni ferroviarie, postali e telegrafiche fra i territori, che si stendono ai due lati della linea di demarcazione, dovranno essere riprese in un certo tempo stabilito dopo la ratifica della convenzione. Per il transito dei treni merci e per l'ulteriore inoltro del traffico postale sono previste prescrizioni speciali. La navigazione nelle due parti della linea di demarcazione sarà garantita dagli abitanti dei due territori. Anche il commercio dovrà essere libero. Sono previste restrizioni soltanto per merci che prestansi a scopi militari, o per quelle che, sia nell'uno
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che
nell'altro territorio, son sottoposte ad un'amministrazione pubblica. Il passaggio della
linea di demarcazione da parte di persone private dovrà
dipendere da un'approvazione decisa colla più
larga considerazione dei bisogni economici di quella popolazione. Non sarà
impedito che persone private trasportino la loro sede al di
qua o al di là della linea di demarcazione. Il movimento del denaro contante e dei valori
commerciali sarà
regolato in un modo tutto
speciale.In quanto alla convenzione militare si presentano grandi difficoltà, specialmente riguardo alla questione della distanza a cui dovrà essere ritirata l'artiglieria dalle due parti della linea di demarcazione. Il rappresentante del supremo comando tedesco nella sottocommissione militare domandò che l'artiglieria fosse ritirata alla distanza di sei chilometri. L'Intesa domandava, però, che essa fosse ritirata alla distanza di 10 chilometri. Il Ministro Erzberger dichiarò di non acconsentire, diede però ai delegati tedeschi istruzione di fare tutto il loro possibile perché fosse aumentato il numero delle batterie. Ultimamente l'Intesa ha domandato che dodici batterie leggere sieno ritirate alla distanza di 10 chilometri e tutto il resto alla distanza di 20.
Altre grandi difficoltà s'incontrano nella questione della Commissione militare incaricata di vigilare l'esecuzione del trattato militare. Questa commissione militare deve consistere, secondo le pretese dell'Intesa, di una commissione interalleata; quale massima concessione ha preso in considerazione l'ammissione della commissione interalleata a Spa. Gli alleati non prevedono, dunque, una rappresentanza della Germania in tale commissione; ciò che significa un grande svantaggio per la Germania.
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In quanto alla
protezione della popolazione tedesca entro la linea di demarcazione e della
popolazione polacca al di fuori di quella vi
è
grande probabilità di ottenere un accordo fondamentale sul
trattamento del tutto imparziale
dei tedeschi e dei polacchi ai due lati della linea di
demarcazione stessa, senza distinzione veruna di nazionalità, nonché riguardo alla
protezione, alla vita, alla libertà personale, alla proprietà e suo uso e all'esercizio
della professione e dei diritti pubblici. Se,
in singoli casi, tedeschi o polacchi
credano di non
ritenersi trattati in modo
unitario,
possono
ricorrere ad una commissione mista, alla cosiddetta
Commissione pari
tativa, la quale sarà formata da un tedesco e da un
polacco. Tali commissioni
paritative
saranno costituite:
una in quella parte della Posnania che trovasi entro la linea di demarcazione; una seconda
per le rimanenti parti della Provincia di Posnania fuori della linea di demarcazione; e una
commissione per
ciascuna delle rimanenti
province. Il membro tedesco di questa commissione
sarà
nominato dietro proposta della Giunta provinciale tedesca, quello polacco dietro proposta
del Consiglio popolare polacco della Provincia di Posen. Nel caso che il tedesco o il
polacco, che ha
da muovere protesta
non si dichiari
contento della decisione di
questa c
ommissione
paritativa,
può
sempre ricorrere alla
Commissione superiore parita
tiva
(Suprême
c
ommission). La quale
, secondo la proposta originaria tedesca, dovrebbe
comporsi di un membro nominato dal Governo
prussiano e uno scelto dalla Commissione interalleata, nonché
da un presidente il quale, nel caso che i due membri non
siano
d'accordo in quanto alla sua nomina, sarà
scelto
da Sua Santità il Papa o dal Presidente della Confederazione Svizzera finché non [saranno]
regolati definitivamente i diritti politici e di sovranità in
oriente. 92r
Gli alleati, invece, propongono
la composizione seguente della commissione
paritativa: un alleato,
un tedesco, un membro nominato dal Supremo Consiglio popolare polacco e due cooptati. A
questo modo gli Alleati e i
Polacchi si assicurarono
la maggioranza. Gli Alleati respingono la proposta di un presidente neutrale.Il Ministro Erzberger indusse allora il Gabinetto a pronunciarsi in proposito . Fu deciso che la proposta della nomina del presidente da parte del Papa o del Presidente della Confederazione svizzera fosse presentata ancora una volta; e che oltre a ciò, si chiedesse che fosse scelta Berlino quale sede di questa c ommissione paritativa.
S. E. von Rechenberg comunicò subito che una siffatta proposta non aveva probabilità di essere accolta dagli Alleati. Il Ministro Erzberger rinunciò allora alla richiesta del Gabinetto riguardo al Presidente della Confederazione svizzera; ma tenuto conto delle importantissime questioni politiche che la Commissione ha da regolare, invitò la Delegazione tedesca a Posen di insistere sulla proposta della Santa Sede a presidente della Commissione e di rivolgere un appello, non alla Commissione interalleata, ma ai Polacchi e ai loro sentimenti cattolici.
Così agendo il Ministro Erzberger ha rinunciato a tutte le giuste pretese della Germania riguardo alle modalità della Commissione parita tiva , esclusa una: cioè, la Santa Sede si addoss i la presidenza della Commissione. Il Ministro Erzberger, facendo dovere ai delegati tedeschi di presentare questo appello ai Polacchi nella seduta decisiva, lasciava al libero arbitrio dei Polacchi stessi di decidere qual popolo cattolico, se accettavano o no la Santa Sede quale istanza imparziale.
S. E. von Rechenberg comunicò allora al Ministro Erzberger che la Commissione interalleata rigettava decisamente la Santa
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Sede come qualsiasi altro neutrale, e domandò se doveva insistere a
lle pretese
tedesche, e, se del caso,
lasciare pure che l'accordo fallisse. Il Ministro
Erzberger dichiarò di non poter rispondere con un sì od un no deciso, finché non fosse stato
informato sul risultato dell'appello ai rappresentanti
polacchi. Il barone von Rechenberg replicò facendo osservare che i negoziati sarebbero stati
senz'altro rotti, se non fosse giunto
un sì od un no; essere i rappresentanti polacchi completamente
d'accordo con gli Alleati in tutte le questioni, ma non prender parte ai negoziati quali
delegati, sibbene quali periti. Il Ministro Erzberger fece pervenire allora nuove istruzioni
ai delegati tedeschi, invitandoli a mettersi d'accordo coi Polacchi per apprendere se essi
rifiutavano che fosse scelto un presidente dalla Santa Sede per la Commissione
paritativa.
Disse porre egli un decisivo nel fatto che i Polacchi stessi ostacolassero
la sua proposta. Solo quando gli fosse pervenuta risposta da parte polacca avrebbe
potuto rispondere in modo reciso, se la convenzione doveva essere accettata o rigettata.