Dokument-Nr. 9997

[Erzberger, Matthias]: Continua in Germania la discussione sul tema "Offensiva pacifista e fini di guerra", 20. Juni 1918

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Riferimmo sul fatto notevolissimo che nella "Kreuzzeitung", l'organo massimo del partito conservatore, un collaboratore domandava si iniziasse un'offensiva pacifista e fossero resi noti i fini di guerra della Germania. Egli stesso aveva tracciato, in un suo articolo speciale, i fini di guerra da presentarsi, secondo il suo modo di vedere; e noi osservammo nella nostra relazione che quei fini non erano inconciliabili colla "Risoluzione" del Reichstag. Riferimmo ancora che la "Kreuzzeitung" – la quale aveva ospitato nelle più vistose colonne del suo giornale gli articoli del suo collaboratore sull'offensiva pacifista e notificazione dei fini di guerra, – constatato lo scalpore che essi articoli determinavano, affermò ancora una volta l'irremovibilità del suo modo di vedere, e tornò a domandare garanzie militari ai confini, mediante l'annessione di territori occupati, come l'unico fine di guerra da prendersi in considerazione.
Le discussioni sulla opportunità d'iniziare un'offensiva pacifista e di rendere noti i fini di guerra, come domandava il collaboratore della "Kreuzzeitung", sono continuate ininterrottamente nella stampa tedesca; molto più perché gli articoli della "Kreuzzeitung", hanno prodotto impressione anche all'estero, come risulta da molti commenti della stampa dell'Intesa. In Germania questi commenti stranieri sono stati seguiti col più vivo interesse, e si è preso specialmente cognizione delle dichiarazioni dell'"Homme libre", il giornale di Clemenceau, le quali mirano a tranquillizzare la stampa socialista col dire che il Governo francese accederà, naturalmente, alla discussione
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di eventuali proposte di pace, purché esse offrano alla Francia ciò che la Francia domanda.
La situazione è ora questa: la posizione di Clemenceau risulta scossa. Ogni volta che da parte delle Potenze centrali si discute il pensiero di pace, in Francia e in Inghilterra se ne servono come una prova della debolezza della Germania che sfruttano a scopi agitatori per rinforzare lo spirito belligero nell'Intesa. I Governi nemici degli Imperi Centrali, messi in una difficilissima situazione dai successi dell'offensiva tedesca, si guardano attorno per trovare appoggi alla loro pericolante posizione. In questo loro criticissimo stato di cose, sarebbero beati se la Germania venisse fuori con una nuova offerta di pace, durante le gigante operazioni nell'Occidente e prima che la sorte sia definitivamente suggellata. Se la Germania allo stato odierno delle cose facesse una tale proposta, Francia e Inghilterra ne approfitterebbero con gioia per infondere nuova resistenza ai loro popoli stanchi e per raggiungere i tanto agognati fini di conquista, dicendo che la Germania, veduta l'impossibilità di concretare i suoi piani, offre il ramo d'olivo per non andare incontro alla bancarotta. Senonché la dura esperienza ha reso la Germania prudente, e nelle ampie cerchia di tutto il popolo germanico domina il concetto che il mutamento subentrato nella tattica attuale della stampa italiana altro non sia che un ripiègo per pervenire allo stesso scopo. Per questa ragione esiguo è oggi in Germania il numero di quelli che vorrebbero la pubblicazione dei fini di guerra tedeschi. Tutti dicono che se questo avvenisse, la discussione sui veri fini di guerra opererebbe un al-
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lentamento nelle operazioni belliche che tornerebbe a vantaggio dei soli Francesi ed Inglesi i quali ripongono le loro ultime speranze nell'aiuto americano e hanno bisogno di guadagnar tempo. Nell'interesse della Germania, invece, è che non subentri nessuno indugio nelle operazioni militari, considerato che il gesto pacifista della stampa dell'Intesa non è sincero. Può darsi che il signor Clemenceau desideri si proceda a dei pourparle rs pacifisti; ma è un fatto che egli mantiene tutti i suoi scopi di conquista. Dicendo di desiderare una discussione sul tema della pace egli non fa altro che speculare e mirare al rafforzamento della sua vacillante posizione. Gli avvenimenti in Occidente sono entrati, si può dire, nella loro fase risolutiva; e gli spiriti sono talmente tesi che è quasi escluso nel momento attuale che i due partiti guerreggianti possano addivenire ad un accordo sul bilancio della guerra. Lloyd George e Clemenceau si son resi politicamente così colpevoli, che la Germania non può ascoltarli che colla più grande sfiducia e nulla può aspettarsi da trattative intavolate con loro. Finché l'offensiva tedesca condotta avanti con metodo e con chiarezza di intenti non avrà determinato il cambiamento della situazione internazionale, non si crede in Germania che la questione della pace possa essere trattata colla speranza di ottenere risultati pratici.
È notevole che anche i propugnatori di una pace d'accomodamento in Germania non si attendano molto da un'offensiva pacifista sferrata nel momento attuale. Bisogna considerare altresì che i contrasti sul concetto dei fini di guerra, sono in Germania ancora troppo grandi,
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per render possibile un'opinione compatta su tale tema. Perché la notificazione di essi portasse davvero il mondo più vicino alla pace, bisognerebbe che fossero esposti, per lo meno, in modo da formare un certo ponte. Data, però, la diversità delle opinioni che in Germania domina sul tema dei fini di guerra tedeschi, la formulazione concreta di essi non farebbe che scatenare vive discussioni e indebolire, invece di rinforzare, il fronte interno. Allo stato attuale delle cose in Occidente la notificazione dei fini di guerra tedeschi costituirebbe soltanto un programma massimo. Orbene: questo è proprio uno degli intenti che il signor Clemenceau persegue col suo apparente tentacolo pacifista. Egli direbbe inaccettabile il programma tedesco per tenere ancora il popolo francese sotto il giogo della guerra. Per un'offensiva pacifista che dovesse aver davvero lo scopo di avvicinare la pace, non è questo il momento opportuno, anche per ragioni tedesche interne. Finché gli avvenimenti militari si svolgeranno in Occidente, è assolutamente impossibile pensare ad un accordo fra la pubblica opinione nella questione della misura dei fini di guerra; ed è nell'interesse del Governo evitare di impegnarsi prima della chiusura delle operazioni militari a certi fini di guerra, i quali dovrebbero poi esser modificati dalla ulteriore conformazione delle cose. L'impressione generale è, dunque, la seguente: che i tempi che corrono di alta tensione militare, sono disadatti per fissare fini di guerra tedeschi con uno scopo pratico – premessa indispensabile per un'offensiva pacifista.
È questo che si legge nella stampa di tutti i partiti. Persino l'organo social-democratico, la
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"Internationale Korrespondenz" scrive:
"Ogni pausa dell'offensiva vien considerata dai nemici come uno scacco dei piani tedeschi. Una nuova offerta di pace ben difficilmente farebbe un servizio alla pace stessa, poiché è improbabilissimo che prima dell'ultima decisione si possa raggiungere un accordo delle parti belligeranti sulla liquidazione della guerra."
La "Tägliche Rundschau" (pangermanista):
"Constatiamo con soddisfazione che presso i nostri avversari non esiste più, come prima, una ripugnanza assoluta a parlare di pace. Bisogna tuttavia aspettare che il loro desiderio di pace sia talmente forte che essi stessi comincino. Se noi esponessimo i nostri fini di guerra otterremmo lo stesso risultato della passata offerta di pace, e determineremmo lo scompiglio nelle nostre stesse file."
La "Rheinisch-Westfälische Zeitung" (pangermanista):
"Berlino sa bene che Clemenceau non ha serie intenzioni di avviare la pace, ma che gli preme soltanto di creare un successo diplomatico urgentemente necessario per evitare il suo inevitabile tracollo. Le Potenze centrali continueranno quindi a far parlare i loro cannoni fino a che Clemenceau non sarà tolto di mezzo."
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La "Kölnische Volkszeitung" (pangermanista):
"Il momento per un'offensiva pacifista non è ancora venuto. Anche i fini di guerra occidentali saranno regolati dal principio della casualità dello sviluppo effettivo. Un prematuro impegno da parte del Governo potrebbe divenire più tardi incomodissimo."
La "Frankfurter Zeitung"´(democratica, seguace di una politica d'accomodamento):
"Fin qui Inghilterra e sue alleate non hanno domandato un accomodamento, ma hanno voluto una pace che noi avremmo dovuto accettare dalle loro mani. I guerrieri tedeschi in terra e in mare infrangono questa tracotanza pomposa, e constringeranno i nemici ad accordarsi, negoziando con noi da pari a pari. L'inarrendevole contegno dei nostri nemici vien ridotto, dalla forza delle nostre vittorie, a formar la base di un accomodamento, e costituisce per la Germania un trionfo; imperocché la Germania aveva steso per la prima la mano per una riconciliazione."
La "Augsburger Postzeitung" (Centro, seguace di una politica d'accomodamento):
"È dubbio se, coll'esporre adesso un programma di pace, non si pregiudichi la situazione nello stesso modo di quello che, stando ai giornali pangermanisti, avvenne colla "risoluzione delle rinunce"."
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La "Germania" (Centro, seguace di una politica d'accomodamento):
"La Germania non lasciò mai in dubbio sulla sua disposizione, in massima, a concluder la pace. Ma non crediamo che il Governo sia oggi disposto a farsi avanti con una nuova offerta di pace. Le cattive esperienze, specialmente coll'Inghilterra e coll'America, che interpretarono le nostre offerte come una debolezza, non incoraggiano certo a nuove proposte. Ora sta agli avversari farsi avanti colle loro proposte."
La "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" del 6.VI.18. (senza partito):
"La formulazione delle condizioni di pace tedesche non promuoverebbe nemmeno oggi la pace; molto più perché, oggi, noi non abbiamo fini di guerra fermi. La Polonia, il sistema degli Stati marginali in Oriente e la più stretta unione dell'Europa centrale, non sono fini di guerra, ma necessità di guerra e garanzie per la pace. Le Potenze centrali non hanno lasciato mai dubbio alcuno sul loro desiderio di entrare in negoziati di pace, mentre l'Intesa persiste a domandare l'assoggettamento della Germania quale prima condizione. La pace sarà soltanto possibile quando l'Inghilterra sarà forzata a recedere o recederà spontaneamente dai suoi fini di guerra. Finché quel momento non sarà venuto, noi continueremo l'opera nostra intesa ad infrangere il
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militarismo e la resistenza morale dei nostri avversari."
La stessa "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" del 14.VI.18:
"Secondo il "Times" la Germania avrebbe l'intenzione di agitare il ramoscello d'olivo davanti all'Inghilterra e di presentare la Francia come la sola prolungatrice della guerra. Ma i "Times" che così opinano, non potranno mai portare le prove di questa offerta di pace all'Inghilterra; la Germania non ha motivo alcuno di agitare, nemmeno da lontano, il ramoscello d'olivo al Governo inglese, capitanato da un Lloyd Goerge, né al popolo inglese, menato pel naso dalla stampa di un Northcliff."
Come si vede la stampa di tutti i partiti è, nella questione dell'opportunità di procedere ad un'offensiva pacifista, presentemente dell'opinione che non se ne debba far nulla; ma ciò non toglie che, d'altra parte, la stessa stampa rilevi la necessità che il Governo disponga di un fermo programma per quando sarà giunto il momento di enunciare le condizioni poste dalla Germania. In molti giornali si dice persino avere il Governo commesso un errore per non avere occupato a tempo l'opinione pubblica del proprio paese e dell'estero con un programma definito. Nel "Berliner Tageblatt", Hausmann, il leader dei democratici progressisti al Reichstag, dice che Bethmann Hollweg era d'opinione fosse necessario operare su una piattaforma ben delineata. Ma gli fu imposta, in
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certo qual modo, la linea di mezzo e ciò condusse, come sempre, alla mancanza di un programma netto. Anche Hertling – continua Hausmann – deve aver ritenuto necessario, iniziando il suo ufficio, procedere ad una politica che non perdesse di vista la pace futura. Ma il Governo deve non solo pretendere la direttiva della politica, ma deve anche esercitarla effettivamente. Altri giornali domandano, all'incirca, le stesse cose. La "Kölnische Volkszeitung" domanda, per esempio, che il Governo prenda già fin d'ora le misure necessarie per potere, al momento opportuno, procedere rapidamente e con risoluzione. In questo caso il giornale considerebbe la futura offensiva pacifista come un mezzo di condurre la guerra; e come tale lo giudicherebbe, secondo i principi valevoli per la condotta della guerra. La "Kölnische Volkszeitung" domanda egualmente la decisione di un programma da parte del Governo, di cui ha bisogna quale saldo appoggio per la sua politica. La "Vossische Zeitung" domanda che la diplomazia tedesca non scopra, né le sue idee, né come intenda di concretarle; ma faccia comprendere, per mezzo di atti separati, che esiste un'idea fondamentale. E passa a discutere due possibilità: 1. La diplomazia non vuole una conferenza generale per la pace, ma vuol pervenire al suo intento per mezzo di tante paci separate. In questo caso la Germania deve armarsi per l'ulteriore proseguimento della guerra coll'Inghilterra e l'America, creando la possibilità di procurarsi vettovaglie e materie grezze. Bisognerà procedere allora ad una revisione della pace di Brest-Litwosk per stabilire un rapporto veramente amichevole colla Russia e i nuovi Stati orientali. Procedendo nella via dei trattati
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di pace separati saranno necessari negoziati diretti colla Francia e dovranno contenere una pace che nessun Gabinetto francese potrà rifiutare senza metterne in pericolo la concretazione. Il continente sarebbe passato così allo stato di pace, e si tratterebbe allora di proseguire la lotta coll'Inghilterra e coll'America. 2. Oppure la diplomazia tedesca vuole una Conferenza generale per la pace. In questo caso bisognerebbe ridurre più che fosse possibile il numero dei contraenti alla conferenza, per assicurarsi una maggioranza di amici.
Considerata in sé, la pretesa che il Governo disponga di un programma fisso, è, naturalmente giustificata. Ma sarebbe erroneo ammettere che il Governo abbia trasandato il lavoro preparatorio per la formulazione delle condizioni di pace. Che, tuttavia, si domandi un programma nel momento attuale e specialmente lo si chieda dai giornali pangermanisti, fa supporre che si tenti di impegnare il Governo per fini di guerra pangermanisti. Vari giornali di altre tendenze fanno notare ancora che una tale richiesta costituisce una sfiducia ingiustificata verso il Governo, e che non si può davvero esigere da questo che abbia a fissare le sue ultime decisioni prima che le operazioni militari volgano al loro risultato.
Tutte queste discussioni nella stampa, come noi abbiamo tentato di esporre qui sopra brevemente, si riferivano ai pensieri dell'opportunità di un'offensiva pacifista, messi in discussione dai due primi articoli della "Kreuzzeitung". Parallelamente a queste discussioni si sono avute quelle sui principali fini di guerra contro l' Inghilterra, in base al terzo articolo del collabora-
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tore della "Kreuzzeitung". Come riferimmo nella passata relazione sul medesimo argomento, il collaboratore della "Kreuzzeitung" rigettava la richiesta di una garanzia da parte della Germania in quanto ai confini militari coll'annessione di territori occupati come vorrebbero i pangermanisti, e domandava al suo posto la garanzia politico-mondiale della Germania per mezzo della libertà dei mari, la regolazione della distribuzione delle materie grezze del mondo, e l'ingrandimento dell'Impero coloniale. Esponeva questi punti di vista come i soli da prendersi in considerazione, e dichiarava il disarmo e il pensiero di una lega dei popoli scopi tutt'altro che irreali. Questi concetti muoventisi nella stessa direzione della risoluzione del Reichstag del 19 luglio dovevano, appunto perché enunciati da un conservatore, produrre, naturalmente, una certa impressione.
Nella stampa di tutti i partiti si commentarono i fini di guerra del politico conservatore; non si mancò di constatare i tanti punti di contatto fra essi e le opinioni già note della maggioranza del Reichstag, almeno nei punti più importanti e nel concetto fondamentale che colle annessioni non si risolve per la Germania il problema di pace. Il "Vorwärts" rileva, e non a torto, che i pensieri del conservatore combaciano in molti rapporti con i principi esposti nell'agosto 1915 dalla frazione socialista al Reichstag sui fini di guerra. Ora la "Kreuzzeitung", in un articolo redazionale pubblicato ultimamente, ha esposto di nuovo di condividere, come per lo addietro, il punto di vista che non si possa rinunciare alle coste fiamminghe anche se l'Inghilterra disarmasse, considerato
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che la Germania non possiede mezzi coercitivi per indurre l'Inghilterra a persistere in un diminuito dominio del mare, e che manca qualsiasi controllo. Essere un'utopia l'adempimento della richiesta di una internazionalizzazione delle basi navali della Gran Brettagna. Garanzie militari consistenti in nuovi confini in Oriente e in Occidente non sono scopo a se stesse, ma mezzi indispensabili per assicurare alla Germania una posizione mondiale. Ora anche giornali seguaci di una politica d'accomodamento son d'opinione che non sia fatto nulla col toglier di mezzo le basi navali della flotta inglese e coll'internazionalizzazione dei medesimi. – La "Frankfurter Zeitung" trova mancare in esso una garanzia che quelle basi navali non siano costruite, poi, nei vecchi punti, o in luoghi nuovi. Bisognerebbe affidarsi, dunque, ancora e sempre alla "Fides britannica". La "Frankfurter Zeitung" opina che, alla fin dei conti, la libertà dei mari potrà aversi soltanto mediante accordi generali internazionali, le cui garanzie verranno create mediante organizzazioni internazionali. Le idee di una lega dei popoli, della limitazione degli armamenti e dell'arbitraggio internazionale, dovrebbero essere concretate in modo da farle divenire garanzie reali. Se l'Inghilterra violasse i patti, potrebbe esser combattuta coll'arma dei sommergibili.
La questione, poi, della Lega dei popoli e del disarmo è quella che fa le spese della stampa. Nel "Berliner Tageblatt" il deputato Hausmann scrive fra l'altro:
"Colle richieste del collaboratore della "Kreuzzeitung": libertà dei mari, regolazione delle questioni economiche e coloniali, ci è venuta
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da destra una proposta che può presentarsi qual base anche per la sinistra. Anche i particolari sostanziali possono trovare approvazione in più punti. Il nuovo e il giusto nel programma del politico conservatore sono: misura a occhio, e coraggio col quale spinge da parte le richieste inopportune. Meritevole di appoggio è anche la strategia che il mondo abbia a sentire la volontà della Germania di collaborare alla riforma politica, per aver poi il diritto morale e la forza concentrata per domandare anche dall'Intesa la medesima volontà di procedere ad una riforma politica."
In un altro articolo il medesimo giornale scrive:
"È una sventura che sia ancor grande la peritanza nei circoli competenti dinanzi a vecchie ed oneste intenzioni; tanto grande da non voler fare serie concessioni nella questione della limitazione degli armamenti. In tal modo la Germania perde molto di fiducia nel mondo e sbarra la via alla libertà dei mari. La richiesta dell'unilaterale disarmo della flotta da parte dell'Inghilterra, viene ad assumere un carattere ben diverso se inclusa nel problema della limitazione universale degli armamenti. Sarebbe assai probabile di poter provare al mondo in questo caso che la più ostinata resistenza contro una limitazione degli armamenti si deve ricercare in Inghilterra. Un surrogato per le garanzie che deve offrire il Belgio, vi è già quando esiste una nuova costellazione mondiale e quan-
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do è già stata raggiunta la libertà dei mari. Anche la politica orientale tedesca deve essere riesaminata a fondo; e riesaminandola bisogna cercare di crear le possibilità per un accordo durevole, politico ed economico. Una pace di risoluta politica mondiale tedesca dovrebbe esser più accettabile ai nemici di una pace basata sulle annessioni della Germania."
In un terzo articolo del medesimo giornale si legge:
"In questi ultimi giorni insieme alle solite fanfare nazionalistiche si sono udite in Francia anche voci dettate dalla ragionevolezza. Quanto più divien probabile che al nazionalismo dei paesi dell'Intesa sia reso impossibile il futuro tanto più sarà possibile vincere anche da noi il nazionalismo nonché le influenze aperte e segrete della politica annessionistica. Un vero e proprio argine contro il nazionalismo può crearlo soltanto una lega generale fra i popoli, la quale, rigettando qualsiasi pensiero di annessione, renda possibile una generale diminuzione degli armamenti, non escluda nessun popolo da qualsiasi zona di traffico; e garantisca ad ognuno il libero uso delle vie mondiali necessarie alla sua vita economica."
L'organo liberale-nazionale, "Hamburger Fremdenblatt", scrive:
"Si dovrebbe ritenere possibile la composizione della velenosa contesa delle parole a tonfo
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dopo esser giunti al punto che, tanto a sinistra quanto a destra, si riconosce finalmente il pensiero della sintesi di una pace basata sulla forza o sull'accomodamento. Se anche siamo tutti d'accordo che la nostra bocca rimanga chiusa per una nuova offerta di pace finché le armi avranno la parola, dobbiamo tuttavia passare alla formulazione positiva; dobbiam porre i pensieri della lega dei popoli e del disarmo e circoscrivere contemporaneamente e in modo positivo i bisogni vitali tedeschi. Noi dobbiamo costringere il mondo a riconoscere che noi altri non vogliamo se non un'economia pacifica, ma libera. Questo potremo soltanto se noi corroboreremo prima il nostro diritto colla nostra forza."
L'organo socialista "Chemnitzer Volksstimme" scrive:
"Se il disarmo terrestre dovesse avvenire contemporaneamente con un disarmo nel mare, le opinioni del collaboratore della "Kreuzzeitung" non urterebbero più contro la Risoluzione di pace del Reichstag. La virata di bordo della "Kreuzzeitung" costituisce un completo trionfo della Risoluzione di pace. Nella discussione determinata dall'articolo della "Kreuzzeitung" si nota questo di essenziale: la disposizione, cioè, ad evacuare il Belgio, a patto che l'avvenire economico della Germania sia assicurato."
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Il "Vorwärts" chiude nel modo che segue un suo articolo intitolato "L'offensiva pacifista":
"Del resto i principali punti di vista esposti dal collaboratore della "Kreuzzeitung" per il suo programma di pace, furono già precisati in modo classico nella Risoluzione di pace del Reichstag del 19 luglio 1917. Nulla manca in essa: integrità territoriale e libertà di sviluppo economico; libertà dei mari e riorganizzazione del diritto internazionale. Noi ci rallegriamo sinceramente che, finalmente, anche da destra una manifestazione così importante si aggiunga alla manifestazione della rappresentanza popolare germanica. I propugnatori d'una politica annessionistica e di violenza vollero alcun tempo fa, a forza di rumori, far credere al mondo che la manifestazione di pace al Reichstag fosse stata superata dai tempi ed abbandonata dagli stessi ispiratori. Chi avrebbe mai detto a codesti signori che dal loro seno sarebbe sorto in ardito seguace della Risoluzione del Reichstag? La pace d'accomodamento progredisce.
In fatti, il pensiero di quella pace come se la immaginava la maggioranza del Reichstag nella sua famosa deliberazione si fa strada sempre più. È vero che soltanto singoli individui abbandonano il campo annessionistico e che il partito conservatore, come tale, persiste nel suo vecchio punto di vista; ma l'essenziale è che cresca a vista d'occhio l'intendimento per la questione "pace d'annessione o pace di politica mondiale tedesca sulla ba-
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se di accordi internazionale riguardanti il disarmo e la lega dei popoli"; col risultato che le file degli annessionistici cominciano ad allentarsi, anche se tuttavia ancora molto forti.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Continua in Germania la discussione sul tema "Offensiva pacifista e fini di guerra" vom 20. Juni 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 9997, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/9997. Letzter Zugriff am: 23.04.2024.
Online seit 02.03.2011.