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                            [Erzberger, Matthias]
                         
                        
                        Nella seduta del Reichstag del 24 giugno, il Segretario di Stato agli Esteri,
        S. E. Kühlmann, trattò pubblicamente in un discorso piuttosto particolareggiato, quei
        problemi che più occupano attualmente la politica estera dell'Impero germanico. Il massimo
        interesse politico sta nella seconda parte del suo discorso, nella quale discusse la
        situazione militare e politica in Occidente e toccò le questioni che attualmente agitano di
        più il mondo: la pace, cioè, i fini di guerra della Germania e dell'Intesa. Un incentivo
        esterno per riproclamare ufficialmente il punto di vista tedesco dinanzi alle tanto
        martoriate questioni, era stato dato dalle dichiarazioni del ministro inglese degli Esteri,
        Lord Balfour, alla Camera dei Comuni. Il rifiuto di entrare in negoziati colla Germania era
        stato giustificato in quel discorso coll'affermazione "mirar la Germania ad una signoria
        mondiale e non voler, quindi, altra pace che quella basantesi sul completo annientamento dei
        suoi odierni avversari". Il signor von Kühlmann si è opposto ad una siffatta argomentazione,
        non provocata certo né dal contegno del Governo tedesco né da quello dei circoli ben
        pensanti in Germania; ed ha fatto notare che la Germania ha tratto dalla storia dei suoi
        stessi nemici – dall'era napoleonica della Francia – la persuasione che è un'utopia mirare
        all'egemonia mondiale, e che il popolo tedesco benpensante non si nutre affatto di vane
        chimere.
L'insinuazione di Balfour doveva servire di giustificazione a Balfour stesso per il suo rifiuto a dichia-
Se il signor von Kühlmann, dal confronto dei fini di guerra apertamente dichiarati dalla Germania e quelli nascosti, ma tuttavia chiari abbastanza, dell'Intesa, trasse la conseguenza che una pace ardentemente anelata da tutti i popoli non potrà essere raggiunta col metodo seguito sin qui delle dichiarazioni pubbliche senza nego-
Partendosi da una tale considerazione della situazione internazionale, il signor von Kühlmann ha avanzato la questione di come sì può arrivare alla pace, visto che i tentativi fatti sin qui per addivenire ad un accomodamento son falliti a causa di dichiarazioni ufficiali più o meno impegnative. Gli ininterrotti successi militari
Troppo logico è che il segretario di Stato von Kühlmann, riconoscendo la natura di questa guerra mondiale, non tralasci di scrutare quali possano esser le vie per raggiungere la pace in base all'accomodamento. Il signor von Kühlmann ha domandato l'appoggio per un'opera tale, non solo della fiducia dell'Estero e dell'avversario, sibbene anche del proprio popolo. Con questo egli intendeva dire, in prima linea, i fautori di una pace ottenuta esclusivamente colla forza della spada. È stato infatti un cattivissimo servizio prestato in tutti i paesi all'amor di pace, quel ricoprir di contumelie chi ne parla, invece di appoggiarlo. Ci si deve attendere che il discorso del Segretario di Stato richiami la discussione dell'estero sulle questioni trattate, soprattutto su quella della responsabilità per il proseguimento dell'immane flagello.
Queste dichiarazioni del segretario di Stato von Kühlmann furono ascoltate dal Reichstag con grande attenzione e deferenza. Diamo qui un breve riassunto del dibattito sulla politica estera ed i commenti della grande stampa seguiti al discorso che sopra. Riproducendo i commenti dei singoli partiti ci limitiamo ai principali punti controversi nella questione dei fini di guerra e della pace. Scorrendo questi brevi riassunti, il lettore rileverà che le dichiarazioni del segretario di Stato sono state accol-
Per il Centro parlò l'on. Gröber. Egli domandò che si procedesse più rapidamente nell'organamento statale degli Stati marginali in Oriente, e disse esser d'opinione che la protezione dei confini per mezzo di una colonia fedelmente alleata alla Germania sia una protezione molto migliore che non una striscia di confine la quale, dato l'alto sviluppo della tecnica guerresca non può avere un assoluto valore di protezione. La protezione dei confini deve cercarsi non ai confini tedesco-polacchi, sibbene a quelli polacco-russi. L'oratore accentua, quindi, il grande significato che importa la giusta soluzione dei compiti posti dalla pace in Oriente sulle spalle dei governanti tedeschi. La pace in Oriente e la sua concretazione è un importante lavoro preliminare per la pace generale, all'avvento della quale gli ottimisti credevano si potesse contare entro l'anno. Senonché queste speranze sono state fugate dalle dichiarazioni odiose fatte ultimamente dagli uomini di Stato dell'Intesa. Gli sembra, tuttavia, che sia sorpassato il punto massimo; e spiega esser basato questo suo parere sul fatto che, quest'anno, l'Intesa ha risposto alle reiterate preghiere del Papa agli Stati belligeranti (di lasciar riposare le armi almeno nel giorno della più solenne festa cristiana). Perché nel giorno del Corpus Domini, – per la prima volta in un giorno festivo – fu mantenuta la pace del Signore. Se poi questa pace del Signore – prosegue – si svilupperà fino a divenir pace generale ce lo insegnerà l'avvenire.
Prese, quindi, la parola l'on. David che parlò per il partito socialista. Egli disse che le cose in Oriente dovevano essere ordinate su base amichevole, e che la concretazione delle garanzie di confine, domandate dagli annessionisti contro la Polonia, non farebbero che sdegnare questo popolo e spalancare la porta agli intrighi dell'Intesa. Soltanto un'amicizia durevole coi popoli orientali potrà ampliare l'Europa media e farne una grandezza nel campo dell'economia mondiale. Il fine di guerra della politica democratica d'accomodamento non potrà esser raggiunto che coll'intesa reciproca sul terreno degli in-
"L'Alsazia-Lorena è prevalentemente vecchio territorio germanico. La Dieta sorta da dirette elezioni democratiche ha proclamato chiaramente di non
La Germania – prosegue l'on. David – non mira all'egemonia su altri popoli. Il socialismo tedesco opina che l'unico scopo dei combattimenti in Occidente sia costringere l'Intesa a dichiararsi disposta alla pace. Nel giorno in cui questo scopo sarà raggiunto, in cui l'Intesa si dichiarerà pronta a negoziare su una pace basata sulla integrità reciproca, sulla parità di diritti economici, l'orribile macello finirà. Il popolo tedesco ha manifestato la sua volontà di pace. Facciano lo stesso i popoli dell'Intesa. Dalla loro volontà dipende soltanto se l'umanità potrà avere o no la pace, una pace che non sia un armistizio seguito da nuovi e mastodontici armamenti, ma una pace durevole e benefica. Se riusciremo ad ottenere una diminuzione degli armamenti in mare e in terra nel senso della Risoluzione del Reichstag, il popolo germanico applaudirà con tutto il cuore.
Per il partito conservatore parlò il conte Westarp. Egli domandò una garanzia strategica dei confini contro la Polonia, e disse che insediare una propria dinastia in Lituania non sarebbe la giusta via. La politica estera dev'esser condotta in base a linee salde, chia-
Con questi tre oratori finì il dibattito della prima giornata. Facciamo seguire i commenti della stampa sul discorso del Segretario di Stato. Anzitutto ci occuperemo della stampa dei partiti della maggioranza del Reichstag, la quale, come abbiam già detto, ha assunto un'attitudine simpatizzante.
La "Germania" ha scritto che i pangermanisti non sarebbero certo contenti di quello che il Segretario di Stato ha detto su una egemonia mondiale tedesca, perché l'ha rigettato senz'altro in nome di tutto il Governo, ricordando la sorte toccata a Napoleone e alla Francia. Esser la prima volta che, con una sola eccezione, tutti gli oggetti di contesa fra i partiti belligeranti,
La "Berliner Börsenzeitung" (liberale nazionale di sinistra) ha scritto: Nella questione della pace il signor von Kühlmann ha parlato con una franchezza alla quale non si era più abituati da parte del Governo tedesco. Molte cose da lui dette trovansi in vivo contrasto con altre manifestazioni colle quali il popolo germanico è stato abbondantemente benedetto negli scorsi mesi. Le sue considerazioni scettiche riguardo ad una speranza di pace verseranno in Germania molt'acqua nel vino; ma, d'altra parte, mostreranno contemporaneamente all'estero che il popolo tedesco è preparato, se sarà necessario, anche ad una lunga durata della guerra. Il Segretario di Stato ha constatato espressamente essersi più volte mostrata la volontà di pace in Germania, senza che nel campo avversario si siano avute manifestazioni consimili. Ha sottolineato poi il valore morale della Risoluzione di pace del Reichstag del 19 luglio 1917. Il giornale biasima il Segretario di Stato per non aver pronunciato una parola decisiva sul Belgio, la quale sarebbe stata adatta, forse, a dare alla situazione internazionale una base tutta diversa. Considerato che la Germania tiene saldamente
L'organo democratico "Berliner Tageblatt" dice che si sarebbe aspettato che il Segretario di Stato in nome di tutto il Governo si schierasse nuovamente sul terreno della Risoluzione del Reichstag e presentasse quella manifestazione come irremovibile programma di pace del Governo. Questo – osserva – non è stato il caso. Il Segretario di Stato ha agitato, invece, la questione delle colpevolezze; una questione che non ci porta nemmen di un passo più vicino alla pace. Se anche il programma del signor von Kühlmann non contiene particolari, pure si può
Il "Vorwärts" dà alle parole di Kühlmann – (che non si possa attendere una fine assoluta con decisioni puramente militari) – un significato che sorpassa l'intenzione dell'oratore. Per i pangermanistici cotali parole significano lo sfacelo dei loro castelli in aria, ma questo significato non l'hanno per la grande massa del popolo tedesco. Esse sono la prova migliore di come giusto e necessario fosse stato il lavoro degli amici di una pace d'accomodamento. Ma, con tutto ciò e quanto, non si può dire che il discorso costituisca una offerta di pace. È uno stato insopportabile che ogni Governo avversario si dichiari pronto ad accogliere dichiarazioni, guardandosi, però, bene di cominciare esso stesso a farne. Peccato che il Segretario di Stato non abbia mostrato come si possa uscire dalla situazione tormentosa e ridicola. Grandi sono le difficoltà del Governo tedesco, perché l'Intesa ha sempre messo in cattiva luce la sua volontà di accomodamento, e lo ha fatto con manifestazioni di contenuto diametralmente opposto. Alla disposizione di accettar ragionevoli dichiarazioni gli statisti inglesi rispondono colla minaccia di continuare la guerra fino alla vittoria. Ma questo non dovrebbe essere un ostacolo. Appunto per tali ragioni bisognerebbe smascherare l'ipo-
La "Kölnische Zeitung" dà al discorso di Kühlmann il significato che esso abbia depurato beneficamente l'atmosfera soffocante, e prescritto ai Governanti dell'Intesa la legge secondo la quale si dovrà agire in futuro se si vuole giungere a qualche cosa di concreto. Il Segretario di Stato ha spianato la via in due direzioni: egli ha tirato un ponte all'Intesa colla constatazione esser la guerra opera della Russia, di quella Russia zaristica che oggi non esiste più; poi ha compendiato i fini tedeschi in forma breve e netta. L'Intesa ha avuto, dunque, una risposta; anche se purgata dalla retorica e senza gesti patetici; ma sufficientemente chiara. Se vuole si proceda ai negoziati, non ha altro da fare che dirlo. La Germania gli aprirà certamente le porte, ma è altrettanto certo che non le correrà dietro.
La democratica "Frankfurter Zeitung" dice che il passo principale del discorso di Kühlmann deve ricercarsi laddove esprime la persuasione che la guerra possa esser terminata solo con un accomodamento. Questo pensiero e i conservatori sono il diavolo e la croce. I conservatori e chi la pensa come loro non vogliono riconoscere che una vittoria come Roma la riportò su Cartagine, è una fantasticheria davanti ad una coalizione come questa; una fantasticheria come il pensiero di una signoria mondiale, che il Segretario di Stato ha decisamente respinto. Il giornale è d'accordo col signor Kühlmann che senza trattative pubbliche non ci si potrà avvicinare alla pace. Essere significantissimo che egli sia tornato a dichiarare an-
Come si vede la stampa dei partiti della maggioranza approva in generale il discorso del Segretario di Stato, anche se singoli giornali obbiettano che egli avrebbe potuto dire di più nella questione della pace. Vero è che esso non ha destato in essa stampa un'impressione unitaria. Su ben diverse premesse si basa l'atteggiamento dei giornali di destra e pangermanisti. Il signor von Kühlmann, che insieme alla maggioranza del Reichstag propugna la pace di accomodamento, non ha mai goduto le simpatie dei pangermanisti. Secondo il loro parere gli manca la mano ferrea e non è anglofobo abbastanza. Come fece riconoscere il discorso del leader conservatore, conte Westarp, tutti i circoli di destra sono indignati specialmente su due punti. Il primo che, in certo qual modo, il Segretario di Stato miri a sgravare l'Inghilterra dalla colpa di avere sfrenato la guerra; il secondo che egli abbia arrischiato le parole sull'impossibilità di giungere a porto colla sola forza delle armi, cioè senza trattative diplomatiche, dato il carattere di coalizione enorme assunto dalla guerra. I circoli di destra, considerata la situazione militare favorevolissima, contavano sulla enumerazione di forti fini di guerra; e questo spiega l'amarezza dei suddetti circoli i quali osservano essersi il Segretario di Stato messo in aperto contrasto col concetto espresso del Supremo Comando. La disillusione si ribella in ogni sorta di sfumature. La "Kreuz-
Riepilogando: tutta quanta la stampa di destra, rimbeccando le parole di Kühlmann sulla necessità di una collaborazione diplomatica oltre la vittoria delle armi per giungere alla pace, le ha interpretate nel senso "non essere il Segretario di Stato persuaso che i Tedeschi abbiano ad ottenere la vittoria definitiva colle armi".
Per ribattere questa interpretazione erronea il Cancelliere, conte Hertling, che dapprima non aveva l'intenzione di parlare, sulla politica estera, prese la parola per mettere al giusto posto le cose. Senza perdersi in particolari disse che sarebbe un malinteso voler trarre dalla seconda parte del discorso di Kühlmann la conclusione – come fa la stampa di destra, male interpretando le cose, – che lo slancio militare della Germania sia paralizzato e sia venuta meno la fiducia nella vittoria. Chi legga a mente calma e senza pregiudizi il discorso del Segretario di Stato non può scorgere in esso che la tendenza di mettere in guardia contro un falso apprezzamento della situazione e dei compiti che ce ne derivano, rimanendo in un campo troppo ottimistico in quanto alla durata della guerra; e di dichiarare altresì che se la
Dopo il Cancelliere prese la parola il Segretario di Stato, che spiegò dettagliatamente in che consistesse il malinteso che aveva dato tanto filo da torcere all'oratore di parte conservatrice, conte Westarp. Riferendosi allo stenogramma del suo discorso, rilevò espressamente il passo: "La nostra posizione sui campi di battaglia, le enormi riserve di mezzi militari, e la compattezza all'interno"; e disse basarsi su esso la nostra disposizione a concludere anche subito la pace. Senso e intenzione del suo discorso, questi: ribadire nuovamente e pubblicamente che gli avversari, col loro contegno, sbarrano ogni via che potrebbe condurre alla pace; e che, quindi, essi debbono esser costretti come mostra l'esperienza – ad entrare in negoziati per mezzo della forza.
Dopo le dichiarazioni del Cancelliere e del Segretario di Stato, non evvi dubbio alcuno che i commenti ostili di cui la stampa dei circoli di destra gratifica le parole di Kühlmann, non si reggono. Tuttavia non crediamo che le dichiarazioni del Cancelliere e le rettificazioni persuasive del Segretario di Stato cancellino l'impressione prodotta dal suo discorso. Prima di passare a lumeggiare la nuova situazione riferiremo sul discorso del dibattito al Reichstag sulla politica estera.
Dopo il Cancelliere e il Segretario di Stato prese la parola il deputato Neumann [sic] che parlò per il parti-
Il discorso dell'on. Naumann – un discorso profondamente psicologico e che si appella al bisogno reli-
Infatti i circoli di destra non sono soddisfatti delle dichiarazioni del Cancelliere e di von Kühlmann, essi domandano a gran voce le sue dimissioni e lo considerano, in parte, come un uomo già finito. Nella loro stampa dicono essere impossibile che il credito del Segretario di Stato possa essere ristabilito; d'altra parte, poi, costruiscono un contrasto fra lui e il conte Hertling; un contrasto che dovrebbe aver per conseguenza l'immediato ritiro del signor Kühlmann. Si parla apertamente di crisi parziale. I partiti della maggioranza vogliono che rimanga e gli promettono il loro ulteriore appoggio. Essi opinano che l'avere egli espresso ancora una volta la disposizione di addivenire ad un accordo, produrrà all'estero migliore impressione che se l'ostilità dei pangermanisti contro la sua politica di conciliazione provocasse il suo ritiro. Del resto non si può prevedere con sicurezza qual risultato abbia la crisi; perché, come abbiam già detto, è desiderio dei partiti della maggioranza che il signor Kühlmann rimanga al suo posto quale rappresentante di una calma e assennata politica di accomodamento. 
                        
                             
                        Online seit 02.03.2011. 
                    
    Dokument-Nr. 8027
[Erzberger, Matthias] : Il discors o del Segretario di Stato agli E steri, S. E. Kühlmann e i commenti nei
            partiti e nella stampa. La posizione del Segretario di Stato, 26. Juni 1918
: Il discors o del Segretario di Stato agli E steri, S. E. Kühlmann e i commenti nei
            partiti e nella stampa. La posizione del Segretario di Stato, 26. Juni 1918
                        L'insinuazione di Balfour doveva servire di giustificazione a Balfour stesso per il suo rifiuto a dichia-
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rare i fini di guerra
        dell'Intesa. II signor von Kühlmann ha tratto da questa situazione la conclusione che la
        Germania fa bene a perseverare da parte sua nella via seguita ormai da molto tempo e
        consistente nella circoscrizione positiva dei suoi fini di guerra. Come avvenne già nelle
        precedenti dichiarazioni ufficiali, anch'egli ha detto consistere i fini di guerra della
        Germania nella intangibilità dei confini storici tedeschi, nella completa libertà della
        navigazione nei mari del mondo e in un possesso transoceanico corrispondente alla potenza
        dell'economia germanica, alla grandezza del Paese e alla capacità colonizzatrice degli
        abitanti. Per questi scopi avere il popolo tedesco accettato la guerra di difesa. Tutte le
        altre questioni – dichiarò il Segretario di Stato – compresa quella belga, vengon
        considerate dalla Germania come un oggetto di negoziati futuri. Quanto falso sarebbe credere
        che l'Inghilterra trarrebbe da una dichiarazione esauriente sul Belgio il dovere di
        mostrarsi più pronta a negoziare, lo mostra quel passo nel discorso di Balfour, al quale von
        Kühlmann si richiama e nel quale si legge a chiare note che un accordo sul Belgio non
        soddisfarebbe menomamente le pretese dell'Inghilterra e dei suoi alleati.Se il signor von Kühlmann, dal confronto dei fini di guerra apertamente dichiarati dalla Germania e quelli nascosti, ma tuttavia chiari abbastanza, dell'Intesa, trasse la conseguenza che una pace ardentemente anelata da tutti i popoli non potrà essere raggiunta col metodo seguito sin qui delle dichiarazioni pubbliche senza nego-
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ziati personali, non ha fatto altro che esprimere una verità oggi dolorosamente
        riconosciuta da tutto il mondo. Se questi negoziati non sono in vista nemmeno alla fine del
        quarto anno di guerra, di chi la colpa? La Germania ha sempre fatto il suo possibile, nei
        vari stadi dello sviluppo militare e politico, per esprimere, qualche volta in modo solenne
        e impegnativo, di esser pronta a concluder la pace in base ad un accomodamento. Questa
        disposizione esiste ancor oggi, non perché siano subentrate per la Germania nuove occasioni
        di tornare a dichiararla, ma perché essa ha sempre formato una parte essenziale della
        politica e guerra tedesche. Chi combatte una guerra di difesa, è sempre pronto, una volta
        respinto il suo attacco, ad accomodarsi coll'avversario. Questo stato di cose l'hanno
        determinato ormai da un pezzo i successi militari della Germania; mentre il Governo tedesco
        e la grande maggioranza del popolo germanico non si son mai lasciati indurre a costruire sui
        successi delle loro armi piani di conquista. L'Intesa, invece, continua la guerra per
        concretare i suoi fini imperialistici. Le sue disfatte militari implicano la rinuncia a
        queste conquiste ed è proprio questa la causa che le impedisce di confessare il suo
        desiderio di concludere la pace in via d'accomodamento.Partendosi da una tale considerazione della situazione internazionale, il signor von Kühlmann ha avanzato la questione di come sì può arrivare alla pace, visto che i tentativi fatti sin qui per addivenire ad un accomodamento son falliti a causa di dichiarazioni ufficiali più o meno impegnative. Gli ininterrotti successi militari
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 della
        Germania e delle sue alleate hanno determinato, nella campagna di quest'anno, un profondo
        indebolimento degli avversari. Ma le dimensioni enormi del conflitto mondiale basato su
        coalizioni giganti – soprattutto il fatto che si è esteso alle Potenze transoceaniche per la
        cui partecipazione ha assunto una forma complicata e difficile di lotta economica – hanno
        impedito sin qui che l'Intesa si persuada della necessità di cooperare al raggiungimento
        della pace, mutando il suo punto di vista. La conseguenza che ogni uomo obbiettivo, freddo,
        non annebbiato da desideri e da illusioni, è costretto a trarre da questo fatto, è che non
        si può contare nella conclusione pronta della pace e nemmeno si può prevedere quando essa
        possa esser conclusa basandosi su una decisione puramente militare. Il signor von Kühlmann
        si richiamò ad un soldato e ad un politico di vista acuta, al Feldmaresciallo conte Moltke,
        il quale presagì il carattere che avrebbe assunto il conflitto nel quale si dibatte oggi il
        mondo, dicendo che la guerra avrebbe condotto i popoli del mondo in un groviglio
        indissolubile e impegnato talmente le forze da rendere quasi inverosimile un accomodamento
        per mezzo della lotta. Il signor von Kühlmann ha messo in rilievo la natura assunta dalla
        guerra moderna per combattere l'opinione che il mondo si trovi davvero alla prossima fine
        dei suoi dolori, ma soprattutto per sottoporre a doccia fredda il concetto inglese che
        l'Intesa debba resistere ancora un breve tempo per vedere la Germania esaurita completamente
        di materie gregge e nella situazione disperata di arrendersi e consentire ai nemici la
        realizzazione dei loro fini di conquista. La Germania è munita per
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 una lunga guerra e possiede tutto quello che per la
        guerra le è necessario; specialmente oggi, dopo conclusa la pace in Oriente. Qualsiasi
        speculazione dell'Intesa sulla probabilità che gli Imperi centrali abbiano a dirsi fiaccati
        è, quindi, fatale.Troppo logico è che il segretario di Stato von Kühlmann, riconoscendo la natura di questa guerra mondiale, non tralasci di scrutare quali possano esser le vie per raggiungere la pace in base all'accomodamento. Il signor von Kühlmann ha domandato l'appoggio per un'opera tale, non solo della fiducia dell'Estero e dell'avversario, sibbene anche del proprio popolo. Con questo egli intendeva dire, in prima linea, i fautori di una pace ottenuta esclusivamente colla forza della spada. È stato infatti un cattivissimo servizio prestato in tutti i paesi all'amor di pace, quel ricoprir di contumelie chi ne parla, invece di appoggiarlo. Ci si deve attendere che il discorso del Segretario di Stato richiami la discussione dell'estero sulle questioni trattate, soprattutto su quella della responsabilità per il proseguimento dell'immane flagello.
Queste dichiarazioni del segretario di Stato von Kühlmann furono ascoltate dal Reichstag con grande attenzione e deferenza. Diamo qui un breve riassunto del dibattito sulla politica estera ed i commenti della grande stampa seguiti al discorso che sopra. Riproducendo i commenti dei singoli partiti ci limitiamo ai principali punti controversi nella questione dei fini di guerra e della pace. Scorrendo questi brevi riassunti, il lettore rileverà che le dichiarazioni del segretario di Stato sono state accol-
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te simpaticamente dai
        partiti della maggioranza e dalla loro stampa; dai circoli orientati a destra, invece, con
        un disappunto più o meno palese.Per il Centro parlò l'on. Gröber. Egli domandò che si procedesse più rapidamente nell'organamento statale degli Stati marginali in Oriente, e disse esser d'opinione che la protezione dei confini per mezzo di una colonia fedelmente alleata alla Germania sia una protezione molto migliore che non una striscia di confine la quale, dato l'alto sviluppo della tecnica guerresca non può avere un assoluto valore di protezione. La protezione dei confini deve cercarsi non ai confini tedesco-polacchi, sibbene a quelli polacco-russi. L'oratore accentua, quindi, il grande significato che importa la giusta soluzione dei compiti posti dalla pace in Oriente sulle spalle dei governanti tedeschi. La pace in Oriente e la sua concretazione è un importante lavoro preliminare per la pace generale, all'avvento della quale gli ottimisti credevano si potesse contare entro l'anno. Senonché queste speranze sono state fugate dalle dichiarazioni odiose fatte ultimamente dagli uomini di Stato dell'Intesa. Gli sembra, tuttavia, che sia sorpassato il punto massimo; e spiega esser basato questo suo parere sul fatto che, quest'anno, l'Intesa ha risposto alle reiterate preghiere del Papa agli Stati belligeranti (di lasciar riposare le armi almeno nel giorno della più solenne festa cristiana). Perché nel giorno del Corpus Domini, – per la prima volta in un giorno festivo – fu mantenuta la pace del Signore. Se poi questa pace del Signore – prosegue – si svilupperà fino a divenir pace generale ce lo insegnerà l'avvenire.
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        Comunque la Germania e i suoi fini di guerra non costituiscono ostacolo veruno per il
        conseguimento della pace mondiale. Rigettata dall'Intesa con scherni e con ironia l'offerta
        di pace della Germania e la proposta di mediazione del Santo Padre, sarà la spada che dovrà
        costringere la pace mondiale. Non è questa la prima volta che il Segretario di Stato esprime
        positivamente ciò che la Germania vuole. La Germania vuole si riconosca il suo possesso
        territoriale ed esige garanzie contro il ripetersi di una tale guerra. Per dare queste
        garanzie occorre in prima linea la libertà dei mari tanto in pace che in guerra. Bisogna
        farla una buona volta finita colle tre vecchie forme di pirateria: il diritto di preda, il
        diritto di blocco e il diritto di contrabbando. La Germania ha bisogno per il suo commercio
        mondiale della libertà dei mari in questo senso; e solo allora, non la Germania soltanto, ma
        tutti quanti i popoli della terra, avranno ciò che essi desiderano: esser liberati, cioè,
        dalla suprema egemonia inglese e dalla sua tutela nei mari.Prese, quindi, la parola l'on. David che parlò per il partito socialista. Egli disse che le cose in Oriente dovevano essere ordinate su base amichevole, e che la concretazione delle garanzie di confine, domandate dagli annessionisti contro la Polonia, non farebbero che sdegnare questo popolo e spalancare la porta agli intrighi dell'Intesa. Soltanto un'amicizia durevole coi popoli orientali potrà ampliare l'Europa media e farne una grandezza nel campo dell'economia mondiale. Il fine di guerra della politica democratica d'accomodamento non potrà esser raggiunto che coll'intesa reciproca sul terreno degli in-
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teressi delle due parti; mai colla forza militare.
        Salutò gli articoli apparsi nella "Kreuzzeitung", nei quali l'articolista fa vedere ai
        politici pangermanisti annessionistici quanto limitato sia l'orizzonte delle loro vedute.
        Questi articoli – disse – costituiscono la migliore giustificazione della Risoluzione di
        pace del Reichstag. Il discorso del Segretario di Stato ha provato che quella Risoluzione
        non fu affatto decisa ad acta. Essa esiste e vive di tutta la sua forza. Il popolo
        tedesco è pronto ad accettare ogni istante una pace d'accomodamento sulla base degli
        interessi reciproci e degli uguali diritti economici. Questo sappia il mondo intiero. Ma,
        purtroppo, come ha comprovato il recente discorso di Balfour, da parte dell'Intesa non
        esiste la medesima disposizione a concluder la pace; colà si attende ancora la decisione per
        mezzo delle armi, mentre il Governo tedesco è pronto ad assidersi già al tavolo verde dei
        negoziati. L'oratore chiede poi al Governo che dichiari riferirsi anche al Belgio la pace
        d'accomodamento senza annessioni. In questo momento il Belgio cesserebbe di essere un'arma
        idonea a rafforzare nelle masse il desiderio di pace. È vero che Balfour ha opinato non
        bastare una dichiarazione relativa al Belgio, ma esser necessaria anche una dichiarazione
        relativa alla sorte dell'Alsazia-Lorena. Balfour dovrebbe dichiarare in nome dei socialisti
        tedeschi quanto appresso:"L'Alsazia-Lorena è prevalentemente vecchio territorio germanico. La Dieta sorta da dirette elezioni democratiche ha proclamato chiaramente di non
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 condividere il programma dei nazionalisti francesi. Gli
        Alsaziani vogliono la più completa autonomia nell'ambito dell'Impero germanico. Ciò vuole
        anche il socialismo tedesco; e il socialismo francese accettò, prima della guerra, questo
        scopo (Verissimo!). Domandiamo, dunque, che sia concessa quanto prima completa autonomia
        all' Alsazia-Lorena nell'àmbito dell'Impero tedesco."La Germania – prosegue l'on. David – non mira all'egemonia su altri popoli. Il socialismo tedesco opina che l'unico scopo dei combattimenti in Occidente sia costringere l'Intesa a dichiararsi disposta alla pace. Nel giorno in cui questo scopo sarà raggiunto, in cui l'Intesa si dichiarerà pronta a negoziare su una pace basata sulla integrità reciproca, sulla parità di diritti economici, l'orribile macello finirà. Il popolo tedesco ha manifestato la sua volontà di pace. Facciano lo stesso i popoli dell'Intesa. Dalla loro volontà dipende soltanto se l'umanità potrà avere o no la pace, una pace che non sia un armistizio seguito da nuovi e mastodontici armamenti, ma una pace durevole e benefica. Se riusciremo ad ottenere una diminuzione degli armamenti in mare e in terra nel senso della Risoluzione del Reichstag, il popolo germanico applaudirà con tutto il cuore.
Per il partito conservatore parlò il conte Westarp. Egli domandò una garanzia strategica dei confini contro la Polonia, e disse che insediare una propria dinastia in Lituania non sarebbe la giusta via. La politica estera dev'esser condotta in base a linee salde, chia-
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re e
        ben determinate. In questo senso aver egli ascoltato, con grande apprensione, una parte
        delle dichiarazioni del Segretario di Stato. Questi ha bene enumerato i fini da
        raggiungersi; ma con ciò non è fatto tutto. Si tratta ora di sapere con qual mezzo questi
        fini debbono essere raggiunti. Espresse, poi, con parole energiche il suo disappunto per
        avere il Segretario di Stato dato alla Russia la colpa per lo scoppio della guerra. "Ma che
        Russia!" – esclama il conte Westarp – "è l'Inghilterra che esige la signoria esclusiva sul
        mondo e sui mari; è l'Inghilterra che decise l'annientamento della Germania già prima della
        guerra, e che avrebbe approfittato del momento opportuno, come ha ripetuto abbastanza
        chiaramente il signor Balfour in questi giorni." Continua dicendo che la guerra colla Gran
        Bretagna dovrà essere condotta fino all'estremo limite, per la vita o per la morte,
        imperocché per la Germania si tratta della lotta contro l'egemonia mondiale del capitale
        anglo-sassone. Per render possibile alla Germania l'esistenza futura, non bastano semplici
        accordi contrattuali coll'Inghilterra, ma è necessario determinare un mutamento nei rapporti
        della forza, un aumento della Potenza tedesca per mettere al caso la Germania di affermare
        vittoriosamente il suo punto di vista anche contro l'Inghilterra. Per ottener questo è
        necessario che il Belgio e le coste fiamminghe rimangano sotto l'influsso tedesco. Il conte
        Westarp non può approvare, dunque, i pensieri del Segretario di Stato, secondo i quali oltre
        l'integrità della Germania nient'altro opporrebbesi ai negoziati. Opinare il
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 partito conservatore esservi anche scopi dai quali non
        si può derogare, visto che essi soli offrono il compenso dei sacrifici cruenti compiuti. Le
        dichiarazioni del Segretario di Stato non son certo adatte a disgregare nell'Intesa la
        volontà di guerra; deve temersi anzi che all'estero siano considerate come una nuova offerta
        di pace. Del resto è una verità universalmente riconosciuta che per venire ad una
        conclusione di pace ci vogliono negoziati, e che le armi soltanto non bastano. La premessa
        necessaria è questa: che i plenipotenziari si siedono al tavolino dei negoziati. Se non
        vogliono sedervisi debbono esservi costretti, per lo che è indispensabile la vittoria delle
        armi tedesche. Quello che il Segretario di Stato ha detto, trovasi in stridente contrasto
        con altre manifestazioni tendenti ad imprimere nella memoria che la vittoria debba essere
        conquistata per venire alla pace, e che questa vittoria si conquisterebbe.Con questi tre oratori finì il dibattito della prima giornata. Facciamo seguire i commenti della stampa sul discorso del Segretario di Stato. Anzitutto ci occuperemo della stampa dei partiti della maggioranza del Reichstag, la quale, come abbiam già detto, ha assunto un'attitudine simpatizzante.
La "Germania" ha scritto che i pangermanisti non sarebbero certo contenti di quello che il Segretario di Stato ha detto su una egemonia mondiale tedesca, perché l'ha rigettato senz'altro in nome di tutto il Governo, ricordando la sorte toccata a Napoleone e alla Francia. Esser la prima volta che, con una sola eccezione, tutti gli oggetti di contesa fra i partiti belligeranti,
75v
 salva
        rimanendo l'integrità dei confini tedeschi, siano posti da parte tedesca in discussione.
        Questa politica non gretta fa onore al Governo. Specialmente la proposizione che senza uno
        scambio di vedute i successi militari soltanto non bastano a portare la pace, dev'esser
        sottolineata. Dati i successi delle armi tedesche non si potranno certo interpretare queste
        parole come una debolezza.La "Berliner Börsenzeitung" (liberale nazionale di sinistra) ha scritto: Nella questione della pace il signor von Kühlmann ha parlato con una franchezza alla quale non si era più abituati da parte del Governo tedesco. Molte cose da lui dette trovansi in vivo contrasto con altre manifestazioni colle quali il popolo germanico è stato abbondantemente benedetto negli scorsi mesi. Le sue considerazioni scettiche riguardo ad una speranza di pace verseranno in Germania molt'acqua nel vino; ma, d'altra parte, mostreranno contemporaneamente all'estero che il popolo tedesco è preparato, se sarà necessario, anche ad una lunga durata della guerra. Il Segretario di Stato ha constatato espressamente essersi più volte mostrata la volontà di pace in Germania, senza che nel campo avversario si siano avute manifestazioni consimili. Ha sottolineato poi il valore morale della Risoluzione di pace del Reichstag del 19 luglio 1917. Il giornale biasima il Segretario di Stato per non aver pronunciato una parola decisiva sul Belgio, la quale sarebbe stata adatta, forse, a dare alla situazione internazionale una base tutta diversa. Considerato che la Germania tiene saldamente
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 in mano ampie zone di suolo francese e si
        è formata, oltre a ciò, una forte posizione in Oriente, si potrebbe parlar benissimo e
        chiaramente della ricostruzione dello Stato belga, perché quando si insistesse
        contemporaneamente sulla garanzia dell'integrità territoriale dell'Impero tedesco e delle
        sue colonie, non potrebbe tutta la situazione politica risultarne indebolita ai negoziati di
        pace. Il giornale trova giuste le parole del Segretario di Stato, colle quali esprime il suo
        parere che dagli avvenimenti militari soltanto non ci si debba aspettare la fine della
        guerra e che sia indispensabile lo scambio d'opinioni. Un Governo che non sia tanto sicuro
        del suo potere, come lo è invece il Governo tedesco, potrebbe, forse, indugiare a
        pronunciare una tale opinione; il forte popolo germanico colle sue grandiose gesta militari
        e economiche può ben far onore alla verità dinanzi a tutto il mondo; e, penetrato della sua
        invincibilità militare, additare la via dell'accomodamento come quella che sola possa
        condurre ad una pace durevole.L'organo democratico "Berliner Tageblatt" dice che si sarebbe aspettato che il Segretario di Stato in nome di tutto il Governo si schierasse nuovamente sul terreno della Risoluzione del Reichstag e presentasse quella manifestazione come irremovibile programma di pace del Governo. Questo – osserva – non è stato il caso. Il Segretario di Stato ha agitato, invece, la questione delle colpevolezze; una questione che non ci porta nemmen di un passo più vicino alla pace. Se anche il programma del signor von Kühlmann non contiene particolari, pure si può
76v
 leggere in
        esso che la Germania rinuncia alle annessioni, desidera una nuova e giusta distribuzione dei
        territori coloniali e vuol sapere garantita la libertà dei mari. Il signor Kühlmann ha avuto
        però il coraggio di pronunciare apertamente un'altra verità; la necessità, cioè, dello
        scambio di pensieri per addivenire ad una pace.Il "Vorwärts" dà alle parole di Kühlmann – (che non si possa attendere una fine assoluta con decisioni puramente militari) – un significato che sorpassa l'intenzione dell'oratore. Per i pangermanistici cotali parole significano lo sfacelo dei loro castelli in aria, ma questo significato non l'hanno per la grande massa del popolo tedesco. Esse sono la prova migliore di come giusto e necessario fosse stato il lavoro degli amici di una pace d'accomodamento. Ma, con tutto ciò e quanto, non si può dire che il discorso costituisca una offerta di pace. È uno stato insopportabile che ogni Governo avversario si dichiari pronto ad accogliere dichiarazioni, guardandosi, però, bene di cominciare esso stesso a farne. Peccato che il Segretario di Stato non abbia mostrato come si possa uscire dalla situazione tormentosa e ridicola. Grandi sono le difficoltà del Governo tedesco, perché l'Intesa ha sempre messo in cattiva luce la sua volontà di accomodamento, e lo ha fatto con manifestazioni di contenuto diametralmente opposto. Alla disposizione di accettar ragionevoli dichiarazioni gli statisti inglesi rispondono colla minaccia di continuare la guerra fino alla vittoria. Ma questo non dovrebbe essere un ostacolo. Appunto per tali ragioni bisognerebbe smascherare l'ipo-
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crisia dell'Intesa con una offerta concreta di
        pace; ciò che il Segretario di Stato non ha fatto col suo discorso.La "Kölnische Zeitung" dà al discorso di Kühlmann il significato che esso abbia depurato beneficamente l'atmosfera soffocante, e prescritto ai Governanti dell'Intesa la legge secondo la quale si dovrà agire in futuro se si vuole giungere a qualche cosa di concreto. Il Segretario di Stato ha spianato la via in due direzioni: egli ha tirato un ponte all'Intesa colla constatazione esser la guerra opera della Russia, di quella Russia zaristica che oggi non esiste più; poi ha compendiato i fini tedeschi in forma breve e netta. L'Intesa ha avuto, dunque, una risposta; anche se purgata dalla retorica e senza gesti patetici; ma sufficientemente chiara. Se vuole si proceda ai negoziati, non ha altro da fare che dirlo. La Germania gli aprirà certamente le porte, ma è altrettanto certo che non le correrà dietro.
La democratica "Frankfurter Zeitung" dice che il passo principale del discorso di Kühlmann deve ricercarsi laddove esprime la persuasione che la guerra possa esser terminata solo con un accomodamento. Questo pensiero e i conservatori sono il diavolo e la croce. I conservatori e chi la pensa come loro non vogliono riconoscere che una vittoria come Roma la riportò su Cartagine, è una fantasticheria davanti ad una coalizione come questa; una fantasticheria come il pensiero di una signoria mondiale, che il Segretario di Stato ha decisamente respinto. Il giornale è d'accordo col signor Kühlmann che senza trattative pubbliche non ci si potrà avvicinare alla pace. Essere significantissimo che egli sia tornato a dichiarare an-
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che questa volta davanti a tutto
        il mondo la disposizione della Germania e delle sue alleate a trattar per una pace
        onorevole.Come si vede la stampa dei partiti della maggioranza approva in generale il discorso del Segretario di Stato, anche se singoli giornali obbiettano che egli avrebbe potuto dire di più nella questione della pace. Vero è che esso non ha destato in essa stampa un'impressione unitaria. Su ben diverse premesse si basa l'atteggiamento dei giornali di destra e pangermanisti. Il signor von Kühlmann, che insieme alla maggioranza del Reichstag propugna la pace di accomodamento, non ha mai goduto le simpatie dei pangermanisti. Secondo il loro parere gli manca la mano ferrea e non è anglofobo abbastanza. Come fece riconoscere il discorso del leader conservatore, conte Westarp, tutti i circoli di destra sono indignati specialmente su due punti. Il primo che, in certo qual modo, il Segretario di Stato miri a sgravare l'Inghilterra dalla colpa di avere sfrenato la guerra; il secondo che egli abbia arrischiato le parole sull'impossibilità di giungere a porto colla sola forza delle armi, cioè senza trattative diplomatiche, dato il carattere di coalizione enorme assunto dalla guerra. I circoli di destra, considerata la situazione militare favorevolissima, contavano sulla enumerazione di forti fini di guerra; e questo spiega l'amarezza dei suddetti circoli i quali osservano essersi il Segretario di Stato messo in aperto contrasto col concetto espresso del Supremo Comando. La disillusione si ribella in ogni sorta di sfumature. La "Kreuz-
78r
zeitung",
        l'organo magno del partito conservatore, chiama una "virata disfattista"; le parole del
        Segretario di Stato che colle soli armi non si possa ottenere una decisione; e dice che
        siffatte parole possono ben destare nell'Intesa l'opinione che tutti i successi militari
        della Germania siano alla fin fine inutili, e non abbiano influsso alcuno sulla definitiva
        formazione della pace. La "Tägliche Rundschau" intitola il suo articolo di fondo colle
        parole "La giornata di Kühlmann" e conclude col giudizio: "un bruttissimo giorno quello del
        signor Kühlmann". Lo scopo – dice il giornale – che egli deve aver avuto in mira agitando la
        questione delle colpevolezze allo scoppio del conflitto, non può essere altro che
        "l'intenzionale sgravio dell'Inghilterra". Colle sue parole, poi, "essere impossibile
        giungere ad una decisione senza uno scambio di vedute e coi soli successi militari", il
        signor Kühlmann si è messo in contrasto col Supremo Comando e coll'Imperatore; in un tal
        contrasto che, per essere manifestato entro il Reichstag, lo si può chiamare uno "scandalo
        politico". Il giornale allude alle possibili dimissioni di von Kühlmann e chiama il suo
        ultimo discorso "il canto del cigno". La "Deutsche Tageszeitung" deplora il pessimismo che
        inspira e grava il discorso. Di positivo non rimane che un minimo; di negativo il pericolo
        che l'umore popolare ne abbia a risentire gravemente e dolorosamente, e che il nemico ne
        abbia ad approfittare in qualche modo. Il discorso di von Kühlmann ha dimostrato non esser
        egli l'uomo idoneo a regolare i problemi occidentali in un senso favorevole agli interessi
        tedeschi. Chi l'ha sentito 78v
 parlare si è sentito soffiar via
        dall'atmosfera del 19 luglio (il giorno della Risoluzione di pace del Reichstag). Le
        "Berliner Neuesten Nachrichten" scrivono aver Kühlmann tenuto un discorso che in Francia gli
        preparerebbe la sorte del disfattista Caillaux. Anche la "Kölnische Volkszeitung" parla
        della sgradevolissima impressione riportata dal discorso. La "Deutsche Zeitung" osserva che
        Kühlmann avrebbe potuto parlar come ha fatto, solo se si fosse sentito maturo per la …
        partenza.Riepilogando: tutta quanta la stampa di destra, rimbeccando le parole di Kühlmann sulla necessità di una collaborazione diplomatica oltre la vittoria delle armi per giungere alla pace, le ha interpretate nel senso "non essere il Segretario di Stato persuaso che i Tedeschi abbiano ad ottenere la vittoria definitiva colle armi".
Per ribattere questa interpretazione erronea il Cancelliere, conte Hertling, che dapprima non aveva l'intenzione di parlare, sulla politica estera, prese la parola per mettere al giusto posto le cose. Senza perdersi in particolari disse che sarebbe un malinteso voler trarre dalla seconda parte del discorso di Kühlmann la conclusione – come fa la stampa di destra, male interpretando le cose, – che lo slancio militare della Germania sia paralizzato e sia venuta meno la fiducia nella vittoria. Chi legga a mente calma e senza pregiudizi il discorso del Segretario di Stato non può scorgere in esso che la tendenza di mettere in guardia contro un falso apprezzamento della situazione e dei compiti che ce ne derivano, rimanendo in un campo troppo ottimistico in quanto alla durata della guerra; e di dichiarare altresì che se la
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 buona volontà tedesca di terminarla in base ad
        accomodamenti giusti continuerà ad urtare contro l'opposizione degli avversari, su questi
        soltanto ricadranno le responsabilità per un lungo proseguimento del conflitto.Dopo il Cancelliere prese la parola il Segretario di Stato, che spiegò dettagliatamente in che consistesse il malinteso che aveva dato tanto filo da torcere all'oratore di parte conservatrice, conte Westarp. Riferendosi allo stenogramma del suo discorso, rilevò espressamente il passo: "La nostra posizione sui campi di battaglia, le enormi riserve di mezzi militari, e la compattezza all'interno"; e disse basarsi su esso la nostra disposizione a concludere anche subito la pace. Senso e intenzione del suo discorso, questi: ribadire nuovamente e pubblicamente che gli avversari, col loro contegno, sbarrano ogni via che potrebbe condurre alla pace; e che, quindi, essi debbono esser costretti come mostra l'esperienza – ad entrare in negoziati per mezzo della forza.
Dopo le dichiarazioni del Cancelliere e del Segretario di Stato, non evvi dubbio alcuno che i commenti ostili di cui la stampa dei circoli di destra gratifica le parole di Kühlmann, non si reggono. Tuttavia non crediamo che le dichiarazioni del Cancelliere e le rettificazioni persuasive del Segretario di Stato cancellino l'impressione prodotta dal suo discorso. Prima di passare a lumeggiare la nuova situazione riferiremo sul discorso del dibattito al Reichstag sulla politica estera.
Dopo il Cancelliere e il Segretario di Stato prese la parola il deputato Neumann [sic] che parlò per il parti-
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to democratico progressista. Disse non essere mai stata la questione della pace tanto
        favorevole per la Germania, come in questo momento. Per questo si può parlarne liberamente
        nel Reichstag. La pace colla Russia ha determinato un nuovo stato di cose in occidente; uno
        stato di cose pari a quello del settembre 1914. Oggi la Germania non è più accerchiata e vi
        è soltanto un grande fronte di battaglia occidentale. Il popolo tedesco ripone illimitata
        fiducia sui suoi condottieri, il cui genio vivrà per tutti i secoli. Questi uomini non hanno
        mai destato speranze esagerate al popolo tedesco, come fa continuamente l'Intesa coi suoi
        popoli. Per compiere il suo dovere il tedesco non ha bisogno di eccitanti o di narcotici. Le
        truppe germaniche non considerano la guerra nel modo che fanno gli Inglesi nei loro discorsi
        ministeriali per i quali non si tratta che di uno sport gigante. I Tedeschi vanno a battersi
        dicendo: È necessario! Del resto quello che disse ieri il Segretario di Stato e che ha dato
        luogo a malintesi, è opinione anche di tanti soldati al fronte; che, cioè, una vittoria
        assoluta contro una coalizione così gigante, contro torrenti di uomini di tutte le razze e
        di tutti i colori, non può essere raggiunta. Centinaia di migliaia di soldati al fronte
        pensano così; eppure essi non hanno perduto una scintilla di quel sacro fuoco
        dell'abnegazione, senza il quale anche un grande popolo non può vincere. Per questo non ci
        facciamo alcun pensiero che l'affermazione, qui dentro, di un tal modo di vedere, possa
        recar danno all'esercito. Il coraggio e lo slancio dei nostri soldati non diminuiranno per
            que-80r
sto. Il popolo tedesco mostra da quattro anni di
        essere invincibile e che la Germania non si schiaccia. Ma proprio per questo bisogna
        guardarsi dal profetizzare, e si deve parlare al popolo tedesco francamente: "Noi dobbiamo
        combattere; e, in guanto al resto, rimettiamoci nel volere di Dio." Di pari passo colle armi
        deve proceder l'azione dei grandi spiriti. Le ultime decisioni non saranno soltanto quelle
        delle bombe; qui si combatte ancora per la volontà dei popoli, riguardo alla conformazione
        del loro stesso avvenire. Null'altro che questo ha voluto dire il Segretario di Stato
        osservando che colle sole vittorie militari non si potrà metter fine alla guerra. Come
        un'operazione militare si divide in singole azioni separate dalle quali un bel giorno viene
        fuori il successo, così anche un'azione politica consiste in tante piccole azioni
        continuative. È necessario che diplomazia, parlamento e popolo ascoltino continuamente lo
        stamburio delle discussioni nei paesi nemici, e reagiscono di conserva. Gli Inglesi fanno
        tutti gli sforzi perché i loro popoli non si accorgano di quanto sincero è, in Germania, il
        desiderio di pace. Il 20 di marzo la conferenza dei ministri a Londra deliberò che non si
        entrasse in nessunissima trattativa colle Potenze centrali, ma che la guerra continuasse
        come una pura gara di forza. Il Governo inglese fa tutto il possibile e l'immaginabile per
        bollare di insincera la volontà di pace dei Tedeschi. Ma facciano pure! La risposta
        all'appello di pace del Santo Padre, data l'anno scorso dal Cancelliere e dal Governo
        coll'approvazione del Supremo Comando e della maggioranza 80v
        del Reichstag, è un documento che rimarrà storico e che attesta quanto grande e sincero sia
        il desiderio di pace del popolo tedesco. Invano si cercherà un documento simile dalla parte
        avversa. Ormai si tratta di questo: che non riposi il dibattito fra nemici e nemici su cose
        immortalmente eguali per entrambi. È questo pure l'interesse dei circoli religiosi di tutte
        le confessioni. Già ormai da troppo tempo è stata interrotta la predica alla montagna. Chi
        ascolterà la voce alla sua coscienza, – non faccio distinzione di confessioni – quegli udirà
        profferire ai popoli questa domanda: Come sta, tutto ciò che avviene, in relazione con
        quello che ci hanno insegnato fin dalla più tenera fanciullezza. L'animo degli uomini è
        stato molte volte forte quanto i cannoni. Che valore ha la vittoria, quando il vincitore
        lascia sui campi la sua gioventù più bella e brucia in essi le sue sostanze? Queste cose se
        le dicono anche le persone semplici. Perché dopo la guerra sia primavera o autunno dipende
        da quando l'Europa metterà fine al grande macello. In tutta l'Europa insanguinata sale da
        milioni di petti una preghiera ai vari Governi: "combattete finché dovete, ma sappiate che
        oltre le armi militari vi sono quelle dello spirito e del pensiero; vi sono le coscienze dei
        popoli, le volontà che scrutano nel futuro. Perché il popolo tedesco ha resistito sin qui
        così meravigliosamente da destare lo stupore generale? Perché questo popolo è pieno di
        fiducia, di fede e di speranza, che non debbono essergli tolte."Il discorso dell'on. Naumann – un discorso profondamente psicologico e che si appella al bisogno reli-
81r
gioso-etico – produsse una foltissima impressione
        sui partiti della maggioranza. Un più forte applauso fu tributato però dalla destra all'on. Stresemann, che parlò per il partito liberale nazionale e si rivolse con
        parole acerbe contro il Segretario di Stato, ad onta delle dichiarazioni fatte
        precedentemente da questi. Un giornale chiamò, il giorno seguente, il discorso di
        Stresemann, "atto a rovesciare il ministro".Infatti i circoli di destra non sono soddisfatti delle dichiarazioni del Cancelliere e di von Kühlmann, essi domandano a gran voce le sue dimissioni e lo considerano, in parte, come un uomo già finito. Nella loro stampa dicono essere impossibile che il credito del Segretario di Stato possa essere ristabilito; d'altra parte, poi, costruiscono un contrasto fra lui e il conte Hertling; un contrasto che dovrebbe aver per conseguenza l'immediato ritiro del signor Kühlmann. Si parla apertamente di crisi parziale. I partiti della maggioranza vogliono che rimanga e gli promettono il loro ulteriore appoggio. Essi opinano che l'avere egli espresso ancora una volta la disposizione di addivenire ad un accordo, produrrà all'estero migliore impressione che se l'ostilità dei pangermanisti contro la sua politica di conciliazione provocasse il suo ritiro. Del resto non si può prevedere con sicurezza qual risultato abbia la crisi; perché, come abbiam già detto, è desiderio dei partiti della maggioranza che il signor Kühlmann rimanga al suo posto quale rappresentante di una calma e assennata politica di accomodamento.
