Betreff
Sulla situazione dei cattolici in Russia
Facendo seguito al mio rispettoso Rapporto N. 37502 in data del
23 Maggio p. p., compio il dovere di significare all'E. V. R. quanto
appresso:
Avendo incontrato avuto occasione, la sera di Mercoledì
8 corrente, di parlare col Sig. Cancelliere del Reich,
Dr Marx, ne profittai per intrattenerlo di nuovo sulla situazione dei
cattolici in Russia. Egli mi rispose che l'Ambasciatore di Germania in Mosca,
Sig. Conte Brockdorff-Rantzau, gli aveva dato relazione delle pratiche da lui compiute
presso il Sig. Litvinoff, ma che pur troppo non si può far nulla, perché i governanti
russi non vogliono accondiscendere ("Man
161v
kann
nichts tun; die wollen nicht!").
I seguito a ciò, confesso a V. E. che mi
domandai se valesse più in alcun modo la pena che
m'incontrassid'incontrarmi col Sig. Cicerin; cosa tanto più sgradevole, e
vorrei quasi dire ripugnante, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra l'Inghilterra
ed i Soviety, e specialmente dopo l'ultimo ab abominevole massacro, perpre
perpetrato in Mosca dai bolscevichi., e che aveva <ha> sollevato la
<universale> esecrazione di del mondo civile. Tuttavia, per non
mancare alle istruzioni impartitemi dall'E. V. a nome della Commissione per la Russia
col venerato telegramma cifrato N. 36 del 2 Marzo scorso, m'indussi a recarmi ad
un pranzo offerto ieri sera dal Conte zu Rantzau, fratello del sunnominato Ambasciatore, al
quale, oltre questi due Signori, presero parte il Sig. Cicerin (che il giorno
10 corrente mi aveva lasciato la sua carta da visita),
il162r
Sig. Krestinski, Ambasciatore dei Soviety in
Berlino, col Consigliere dell'Ambasciata, Br Sig. Bratman-Brodowski, ed il primo
Segretario, Sig. Jabuko Jakubowitsch, il Dr. Curtius, Ministro dell'economia del Reich
(appartenente alla Deutsche
VolkspartVolkspartei), il Dr von Keudell, Ministro dell'interno del
Reich (appartenente al partito tedesco-nazionale), il Direttore ministeriale nel
Ministero degli Esteri del Reich, Dr Wallroth, il Sig. Conte
von Zech-Burkersroda, addetto al Ministero medesimo.
Il Sig. Cicerin, - il quale,
appena vedutomi, mi salutò cortesemente, ed affermò, dietro
mia domanda, di essere completamente rimesso in salute grazie alla cura fatta in
Francoforte, - eg entrò egli stesso subito in argomento col dirmi che attendeva una
risposta all'ultima comunicazione del Governo, la quale, egli aggiunse,
con-162v
teneva rilevantinotevoli concessioni. Da parte mia, osservai che la
S. Sede aveva volentieri preso conoscenza dell'uno o dell'altro punto speciale, in cui
il Governo aveva annuito alle sue richieste, ma che in complesso la comunicazione anzidetta
era del tutto negativa e non sembrava lasciare adito ad ulteriori pourparlers. Il
Sig. Cicerin, il quale non pareva al corrente dei particolari della questione, insisté
nuovamente per avere una risposta scritta, necessaria, egli disse, perallo scopo di continuare la discussione, e soggiunse che la
l'avrebbe fatta esaminare dai competenti Uffici.
Dopo di ciò raccomandai, sempre
conformemente alle istruzioni del sullodato telegramma N. 36, al Sig. Commissario
il permesso d'ingresso nel territorio dell'Unione a favore di sacerdoti di nazionalità
ger-163r
manica per l'assistenza religiosa delle popolazioni di
lingua tedesca, e gli ricordai a tale propositoriguardo aver egli incaricato, il 13 Settembre 1924, il
Rev. P. Gehrmann di dire al S. Padre che il Governo dei Soviety non aveva
difficoltà contro la permanenza in Russia di ecclesiastici tedeschi (ed italiani) per
l'esercizio del sacro ministero. Il mio interlocutore non lo negò, ma (dopo di aver detto
che non era bene informato a causa della sua lunga assenza da Mosca) notò come la situazione
sia ora mutata, perché il Governo aveva dovuto emanare, specialmente a motivo dell'attività
dei Battisti, un decreto, il quale vieta a tutti i sacerdoti stranieri la cura delle anime
nel territorio della Unione (cfr. succitato Rapporto N. 37502). Replicai che, malgrado
ciò, sarebbero sempre163v
possibili delle eccezioni, ed egli mi
promise di interessarsi dell'affare al suo ritorno a Mosca. - Egualmente pregai il
Sig. Cicerin di volersi interporre per la liberazione dei sacerdoti (mi parve
conveniente di insisterecominciare specialmente percon questi), che si trovano imprigionati in prigione,
rilevando essere nell'interesse dello stesso Governo dei Soviety di non produrre sfavorevole
impressione sull'opinione pubblica mondiale, massime dei cattolici, ed il
Sig. Commissario mi diede una analoga risposta, vale a dire che non era al corrente
della cosa, ma che se ne sarebbe occupato, appena ritornato in
quella Capitale.
Quantunque scarsissima fiducia possa aversi nelle buone parole del
Sig. Cicerin, anche perché, pur volendo ammettere (cosa più che dubbia) che egli
personalmente sia in realtà alquanto ben disposto,
riuscirebbe164r
poi a lui stesso difficile di vincere la
resistenza dei radicali e fanatici dittatori di Mosca, - nondimeno, in considerazione della
di lui ripetuta domanda e del desiderio della S. Sede di "non rompere il t
questo tenue filo col Governo russo", (cifrato N. 36), ho cercato di preparare
un progetto di Nota che mi permetto di sottoporre qui accluso all'E. V. Avevo pensato
di aggiungere un sesto punto così concepito: "Il Governo riconosce l'esercizio pubblico del
rito greco-russo per i cattolici"; ma mi è sembrato poi più prudente di ometterlo, non
essendovi, se non m'inganno, almeno per ora, alcuna probabilità che esso venga
accettato.
Chinato
161r, oben mittig hds. von unbekannter Hand, vermutlich von
einem Nuntiaturangestellten, notiert: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 14. Juni 1927, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19105, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19105. Letzter Zugriff am: 02.05.2025.