Dokument-Nr. 19275
Pacelli, Eugenio an Sbarretti, Donato Raffaele
[Berlin], 24. August 1929

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Istanza del Revmo Vescovo di Fulda per imposizione di tributo a favore del clero della diaspora
Insieme al relativo Allegato, che compio il dovere di restituire qui accluso, mi è pervenuto pervenne il venerato Dispaccio dell'E. V. R. N. 2644/29 del 1º Maggio scorso.
La Lo straordinario lavoro, cui ho dovuto attendere a causa della conclusione del Concordato colla Prussia, ha causato <pur troppo> nell'esecuzione dell'ordine <ivi> impartitomi da V. E da V. E. un ritardo, per il quale chiedo umilmente venia all'E. V.
Per avere un più esatto concetto della
questione proposta dal Revmo Mons. Vescovo di Fulda, deve però, occorre, a mio umile e subordinato avviso, essere considerata considerarla non nei riguardi non soltanto di quella diocesi, ma piuttosto altresì piuttosto bensì di tutta la Germania.
È opportuno di premettere che col nome di territorioi di diaspora (Diasporagebiete) vengono designate quelle regioni, in cui i cattolici costituiscono meno di un terzo dell'intera popolazione. Tali regioni, si secondo i dati statistici raccolti dal P. Krose S. J. nel Priesterjahrheft des Bonifatius-Vereins 1928 (Paderborn 1928) pag. 67, si trovano: trovano: nella Prussia orientale ed occidentale (la percentuale della popolazione cattolica è in esse il 6,46), nel Brandenburgo (8,19), nella Pomerania (3,51), nella Slesia inferiore (18,52),
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nella provincia di Sassonia (4,91), nello Schleswig-Holstein (2,72), nell'Hannover (6,51), nell'Hessen-Nassau (16,32), in alcune parti d nella Renania-Westfalia (18,46), nello Stato di Sassonia (3,60), nello Stato di Turingia (2,84), negli Stati tedeschi settentrionali (5,25), in alcune regioni n dnella Baviera (20,64), nel Württemberg (10,62), nel Baden (25,96), nell'Hessen (12,93). La maggior parte dei territori dell'I della Germania, vale a dire quasi i due terzi Negli anzidetti territori di diaspora della Germania vivono in tutto 3.315.194 cattolici in una popolazione complessiva di circa 39 milioni di abitanti. La maggior parte del territorio del Reich germanico, vale a dire quasi i due terzi, è dunque per i cattolici territorio di diaspora. I cattolici rappresenta
Si sogliono designare col nome di diocesi sussidiate (Zuschussdiözesen) quelle che, a causa dei della composizione della popolazione nei territori di diaspora in esse compresi, non sono in grado di mantenere il loro clero coi propri mezzi. Le altre diocesi, le quali invece si trovano in più favorevoli condizioni, vengono comunemente chiamate Hinterlanddiözesen. Per il mant sostentamento degli ecclesiastici nelle [ein Wort unlesbar]
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diocesi sussidiate deve venire in aiuto la cosiddetta Ausgleichskasse, o Cassa di compenso, istituita presso la Presidenza generale del Bonifatius-Verein con sede in Paderborn. La Conferenza vescovile di Fulda si se ne è ripetutamente occupata, di detta Cassa istituzione, come risulta dalle seguenti risoluzioni prese dalla medesima:
Anno 1923 "La Conferenza approva la fondazione di una Cassa di compenso presso la Presidenza del Bonifatiusverein, allo scopo di assicurare ai sacerdoti della diaspora uno stipendio minimo. Si ha l'intenzione di ricevere intende che debbano ricevere sussidi da detta Cassa soltanto quelle diocesi della diaspora, le quali riscuotono una percentuale sull'assegno degli ecclesiastici stipendiati dallo Stato. Tutti i membri della Conferenza si impegnano ad esaminare più accuratamente le nelle loro Curie vescovili la questione, se in tutte le diocesi possa e debba essere introdotta una simile contribuzione percentuale da parte deg dei sacerdoti, che ricevono un assegno dallo Stato, a favore degli ecclesiastici della diaspora (cfr.  Protokoll der Fuldaer Bischofskonferenz vom 21-23 August 1923, n. 46).
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Anno 1924 "A sollievo dei bisogni dei sacerdoti della diaspora il Bonifatiusverein ha creato una Cassa di compenso. Per aiutare questa Cassa i Vescovi sono pronti ad adoperarsi, affinché ciascun sacerdote di ogni diocesi versi a favore dei <per i> a vantaggio dei sacerdoti della diaspora alla Cassa di compenso almeno l'1% del suo assegno. Questa iniziativa sarà comunicata alla Conferenza vescovile di Frisinga con preghiera di esaminare se per aiuto della diaspora il Priesterverein (Unione sacerdotale) possa ess essere nuovamente interessato in tutte le diocesi della Baviera a favore della diaspora". (cfr.  Protokoll der Fuldaer Bischofskonferenz vom 18. bis 20. August 1924 n. 36).
Anno 1925. "La Conferenza raccomanda ... un rinnovato appello ai sacerdoti aventi un sufficiente assegno per una volontaria contribuzione a favore dei sacerdoti della diaspora" (cfr.  Protokoll der Fuldaer Bischofskonferenz vom 18. bis 20. August 1925, n. 31 a).
Anno 1926. "Per il Rev. Clero è una impellente questione di convenienza ed un obbligo di carità di venire in soccorso ai confratelli ecclesiastici bisognosi della diaspora. Perciò disponiamo che
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1º = Nelle diocesi della diaspora, sussidiate dalla Cassa di compenso, tutti i sacerdoti i quali che godono di un sufficiente assegno, versino il 3% del loro stipendio a favore dei sacerdoti della diaspora della loro diocesi, i quali hanno un minore assegno. inferiore.
2º = In tutte le altre diocesi i sacerdoti, che ricevono un sufficiente assegno, versino almeno l'1% del medesimo alla Cassa di compenso della Presidenza generale in Paderborn.
Un "sufficiente" "sufficiente assegno" ricevono anche quei parroci della Prussia, i quali subiscono perdite nel loro asseg stipendio. Sono tenuti alla detta contribuzione non soltanto i parroci, ma anche i Canonici, delle can Chiese cattedrali i sacerdoti insegnanti in scuole od istituti oppure aventi un altro ufficio posti gratuiti, speciali, come pure i vicari parrocchiali, se essi ricev hanno lo stipendio fissato dalla Conferenza vescovile. I Vescovi contribuiranno almeno con la stessa percentuale". (cfr.  Protokoll der Fuldaer Bischofskonferenz vom 10. bis 12. August 1926, n. 26).
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Anche la Conferenza vescovile di dei vescovi della Baviera in Frisinga prese nel 1926 la seguente risoluzione: "La Conferenza è unanime nel ritenere che essa che una simile Cassa di compenso è un dovere di amore fraterno e che il Clero bavarese non deve sottrarvisi ... I Vescovi bavaresi sono perciò [insieme] convenuti d'accordo essere conveniente che i vicari parrocchiali versino annualmente per la Cassa di aiuto ai sacerdoti e di compenso Marchi 10, i parroci Marchi 20, i Canonici ed i professori Marchi 30 all'incirca".
Secondo la decisione della Conferenza vescovile di Fulda del 1926, come riportata più sopra, i sacerdoti delle diocesi sussidiate debbono dunque dare per l'aiuto della diaspora il 3% del loro stipendio, quelli delle altre diocesi (Hinterlanddiözesen) l'1%. Tuttavia, come apparisce già dalla risoluzione della Conferenza vescovile di Fulda, Frisinga, vari Ordinari di queste ultime diocesi hanno raccomandato, invece di una percentuale, una somma fissa. Nel Baden (archidiocesi di Friburgo) fu suggerita la seguente contribuzione: 30 Marchi per i parroci, 20 Marchi per i vicari parrocchiali. Nel Württenberg (diocesi di Rottenburg): 40 Marchi per i Canonici della
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Cattedrale, 30 Marchi per gli investiti delle parrocchie importanti e medie, 20 Marchi per quelli delle piccole parrocchie e per i parroci pensionati, 12 Marchi per i sacerdoti senza ufficio stabile. Anche nella diocesi di Magonza fu raccomandato un simile contributo. Nelle diocesi Tra le diocesi della Prussia, quelle di Limburgo e di Münster intendono di esortare il clero a dare l'1%. Nell'Archidiocesi di Colonia invece la conferenza dei decani stabilì somme determinate: 50 Marchi per i parroci, 20 per i vicari parrocchiali. In Treviri si è i introdotta una analoga partecipazione. Nondimeno in nessuna delle dette [diocesi] anzidette Hinterlanddiözesen è stato pienamente applicato il principio del pagamento dell'1% della rendita.  Per le diocesi Come diocesi sussidiate (Zuschussdiözesen) vengono considerate: Breslavia (per la parte il territorio della Delegazione vescovile di Berlino,) il quale <però> in base al [nuovo] recente Concordato <colla Prussia> sarà eretto in diocesi propria) propria), Warmia, Fulda, Hildesheim, Limburgo, Meissen, Osnabrück, Paderborn, l Warmia e la Prelatura nullius di Schneidemühl. Riferendosi alla surriferita risoluzione della Conferenza vescovile di Fulda, il bollettino annuale sacerdotale della So-
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cietà di S. Bonifacio (Priester-Jahrheft des Bonifatiusvereins) dell'anno 1927 pag.  61 scriveva: "La decisione di Fulda non dice nulla di nuovo, poiché una tale contribuzione è in uso già da anni e sovente in misura più elevata (7,5 e 4%). Warmia, Fulda e Hildesheim hanno in confronto dello scorso anno notevolmente migliorato il loro contributo diocesano. Alla testa di tutte le diocesi, assolutamente e relativamente, sta di gran lunga Paderborn. Quest'anno il risultato sarà qui alquanto inferiore, perché il 1º Ottobre dello scorso anno la quota per i parroci fu diminuita al 4% ...
I vicari parrocchiali di Paderborn pagano già dal 1º Ottobre 1926 soltanto il 3% ... È senza dubbio una disuguaglianza che dagli ecclesiastici con sufficiente assegno delle diocesi della diaspora si esiga un contributo del 3 o 4%, mentre i confratelli delle altre diocesi non debbono pagare che l'1%. Ma il contributo più elevato è sentito nelle diocesi della diaspora come un dovere, un caro dovere, trattandosi della diaspora della propria diocesi, nella quale molti ecclesiastici hanno trascorso i più belli anni del loro sacerdozio. Gli ecclesiastici delle altre diocesi indi vista di fronte ai p fronte ai maggiori sacrifizi delle diocesi della
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diaspora si sentiranno certamente stimolati a versare da parte loro interamente almeno l'uno per cento ad essi raccomandato". - Lo stesso bollettino del corrente anno (pag. 36) e segg.) segnala <<bensì> per lo scorso anno il 1928 un> un notevole aumento di Marchi 56.328,83, vale a dire del 22% in confronto del 1927, <aumento> dovuto principalmente al fatto che le diocesi <l'Opera a favore della diaspora ha preso più solide basi nelle diocesi> della provincia ecclesiastica dell' del Reno superiore; (Friburgo, Rottenburg, Magonza), afferma tuttavia il bisogno di ulteriore un ulteriore accrescimento dell'incasso, massime in seguito al miglioramento degli stipendi effettuatisi nel 1928, ed insiste sulla necessità che invece delle insufficienti somme fisse, in uso in varie diocesi, si introduca <dovunque> il contributo percentuale. Finalmente nella seduta dell'8 corr. nell' nell'l'ultima Conferenza vescovile vescovile di Fulda, nella tenutasi dal 6 all'8 corrente, fu si è occupata ancora una volta dell'argomento ed ha risoluto quanto appresso: "Su domanda del Bonifatiusverein la Conferenza esorta decide che si esortino di nuovo gli ecclesiastici in forma ufficiale gli ecclesiastici sufficientemente retribuiti nelle diocesi dell'Hinterland prussiano (Colonia, Münster, Treviri, Glatz, Katscher) a versare per il miglioramento dell'assegno dei sacerdoti della diaspora l'1% del loro stipendio fissato già nel 1926. Al qual proposito conviene di rilevare che le somme [ein Wort unlesbar] fisse, in uso in vari luoghi (50 o 25 Marchi), in considerazione del in uso in vari luoghi, non rappresentano più, in seguito al miglioramento degli stipendi, non possono rappresentano più valere come un [se] come l'1% dell'assegno annuo e che perciò deve riprendersi la percentuale (1%) stabilita nel 19286. I Revmi Ordinari delle diocesi dell'Hinterland non prussiano (Friburgo, Magonza, Rottenburg) sono pregati di esortare raccomandare
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ufficialmente [ad] un aumento delle contribuzioni corrispondente agli ai relativi assegni". (Protokoll der Verhandlung der Fuldaer Bischofskonferenz vom 6. bis 8. August 1929, n. 26).
Per venire ora a parlare più particolarmente della istanza del Revmo Mons. Vescovo di Fulda, è vero - e le ripetute surriferite esortazioni della Conferenza vescovile lo confermano - che in alcune diocesi, mal non tutti gli ecclesiastici danno il loro contributo per la diaspora. Alcuni adducono motivi di vario genere: il bisogno di aiutare parenti poveri, spese per malattie, ecc. Specialmente per i sacerdoti impiegati nelle scuole superiori, od in altri uffici stipendiati dallo Stato o dai Comuni, si sottraggono spesso non di rado a quel pagamento. D'altra parte, non sembra che il Codice di diritto canonico permetta ai Vescovi d'imporre tale contributo come obbligatorio; infatti il can. 1505 non parla che di una exactio extraordinaria. , mentre le prestazioni a favore della diaspora dovrebbero essere stabili.
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Parmi pertanto subordinatamente che al sullodato Vescovo possa concedersi la facoltà da lui implorata, eventualmente ad tempus, per es. ad quinquennium.
Contro la domanda in discorso potrebbe forse opporsi una il § 20 della vecchia legge dell'11 maggio 1873, (§ 20), (emanata dallo Stato all'epoca del Kulturkampf,), la il quale impediva proibiva ai Vescovi di diminuire la rendita degli ecclesiastici senza il consenso dell'Au autorità civile,. Ma innanzi tutto sembra po<tersi>ssa fondatamente sostener<e>si che detta disposizione sembra è inconciliabile coll'art. 1373 <coll'articolo 137 cap.<ov.> 3 della> colla recente nuova Costituzione germanica; (1); del Reich ; del 1919. e quindi da essa abrogata; ed inoltre la S.  Sede non concederb concederebbe farebbe nel caso attuale che concedere una facoltà al Vescovo, al quale rimarrebbe la intiera responsabilità della ordinanza, che emanerebbe poi al riguardo.
Chinato
(1)Questa opinione trovasi confermata anche in un recentissimo studio giuridico: del Dr. Fritz Sambeth "Reichsverfassung und Staatsaufsicht im Kirchenvermögensrecht" (Buchdruckerei Josef Fürst, Murnau Obby., 1929), pag. 23.
27r, oben mittig hds. von unbekannter Hand, vermutlich von einem Nuntiaturangestellten, notiert: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Sbarretti, Donato Raffaele vom 24. August 1929, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19275, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19275. Letzter Zugriff am: 15.05.2024.
Online seit 20.01.2020.