Dokument-Nr. 2064
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 09. Juni 1918

Regest
Pacelli referiert aus einem an ihn gerichteten Privatbrief Reichskanzler Hertlings über die religiöse Lage in Rumänien und Bulgarien. Ein hoher katholischer Beamter hat nach seiner Rückkehr aus beiden Ländern berichtet, nachdem er in Bukarest lange mit dem dortigen katholischen Erzbischof Raymund Netzhammer und in Sofia mit König Ferdinand über die Frage der Union gesprochen hat. Beide wünschten sich ein größeres Interesse des Heiligen Stuhls für diese. Zwar verstehe Hertling die Zurückhaltung wegen der politischen Implikationen der Angelegenheit, doch werde dadurch Russland nach dem Sturz des Zaren nicht mehr verletzt und die übrigen Staaten der Entente hätten nichts mit der griechisch-orthodoxen Kirche zu tun. Entsprechend der Mentalität der Völker auf den Balkan müsse für die Union aber ein päpstlicher Beauftragter gesandt werden, der seine Würde nach außen hin darstellen könne. Dabei sollte mit Rumänien der Anfang gemacht werden. Die Kirchenunion würde die religiöse Einstellung vertiefen und festigen sowie revolutionäre Bestrebungen schwächen, da die orthodoxen Geistlichen keine Seelsorger seien und wenig Einfluss auf das Volk hätten. Falls sich der Heilige Stuhl hierfür entschließt, sichert Hertling seine Unterstützung zu.
Betreff
Lettera del Signor Cancelliere dell'Impero sulla situazione religiosa in Rumania ed in Bulgaria
Eminenza Reverendissima,
Sua Eccellenza il Signor Cancelliere dell'Impero mi ha diretto in data del 7 corrente una lettera privata sulla situazione religiosa in Rumania ed in Bulgaria, che credo mio dovere comunicare qui appresso, tradotta in italiano, all'Eminenza Vostra Reverendissima:
"Un alto funzionario di qui, il quale discende da una famiglia renana cattolica e ne ha conservato vivo il sentimento cattolico, è ritornato testé da un viaggio in Rumania ed in Bulgaria. Oltre al suo principale compito, di tenere qualche conferenza politico-sociale di propaganda in favore della Germania, egli si è interessato altresì della questione religiosa dell'Unione della Chiesa rumena e bulgara con Roma ed ha trattato largamente della cosa in Bucarest con quell'Arcivescovo cattolico Monsignor Netzhammer, (originario tedesco della Dio-
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cesi di Friburgo) ed in Sofia col Re Ferdinando. Da ambedue le parti fu a lui molto caldamente espresso il desiderio, che la Santa Sede voglia accogliere, con maggior interesse di quel che sembra sia avvenuto finora, le iniziative al riguardo.
Certamente l'affare, oltre il lato religioso-ecclesiastico, ne ha anche uno politico, e si comprende perfettamente che la Santa Sede cerchi di evitare tutto ciò che potrebbe esserle rimproverato come lesivo della neutralità a favore di uno dei gruppi delle Potenze belligeranti. Tuttavia, dopo la caduta dello Czarismo in Russia, le preoccupazioni in tal senso debbono considerarsi come estremamente attenuate, se non del tutto scomparse. Il distacco dalla Chiesa greco-ortodossa non significa più mettersi in opposizione colla Russia, giacché l'antico regime è scomparso, e meno ancora coll'Intesa, poiché né l'Inghilterra, né l'Italia, né la Francia hanno a che fare con la Chiesa greco-ortodossa. Secondo la mentalità dei popoli balcanici non è però sufficiente che per la preparazione di un così grave ed importante avvenimento vadano là persone private, sacerdoti o laici; sibbene, affine di farne risaltare chiaramente l'alto significato, si desidera vivamente che senza indugio vi sia inviato un Rappresentante pontificio, il quale, anche esteriormente, possa presentarsi in modo corrispondente alla sua dignità ed all'altezza della sua missione.1 Sarebbe poi molto conveniente che si cominciasse colla Rumania e che il movimento ivi iniziato si ripercuotesse, per così dire, di
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là in Bulgaria: ciò corrisponderebbe massimamente alle intenzioni del Re. In ogni modo si raccomanderebbe di entrare innanzi tutto in relazione col nominato Arcivescovo di Bukarest. L'unione con la Chiesa cattolica romana si dimostrerebbe senza dubbio efficace per il consolidamento religioso di quella popolazione. La Chiesa greco-ortodossa non ha mai avuto una parte direttiva nella vita del popolo, il Pope non è stato giammai un pastore di anime. L'abbandono religioso spiega in gran parte anche l'inaudita propaganda delle aspirazioni rivoluzionarie. Il rinnovamento religioso dei Rumeni e dei Bulgari, che si può sperare come conseguenza dell'Unione, sarebbe per contrario un mezzo di difesa contro tale pericolo.
Ma forse tutte queste cose sono da lungo tempo note alla Santa Sede, e si trovano già in esame ed in preparazione presso le competenti Autorità. In questo caso prego di considerare come non fatte le esposte riflessioni e di perdonare il mio zelo eccessivo. Non ho bisogno infine di assicurare anticipatamente che da parte mia volentieri appoggerò, secondo il bisogno e la possibilità, i passi che venissero eventualmente intrapresi nel senso indicato."
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1"vivamente … missione" hds. angestrichen am linken Seitenrand, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 09. Juni 1918, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2064, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2064. Letzter Zugriff am: 25.04.2024.
Online seit 17.06.2011, letzte Änderung am 29.09.2014.