Dokument-Nr. 3148
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 22. Oktober 1918

Schreiber (Textgenese)
SchioppaSchioppaPacelli
Betreff
Visita ai prigionieri di Lechfeld
Ieri ho visitato un altro campo di prigionieri: quello di Lechfeld in Baviera. È distante da Monaco circa tre ore di ferrovia, cambiando il treno alla stazione di Augsburg. Infatti Sono partito alle 12.10. Ad Augsburg è venuto ad incontrarmi un Ufficiale superiore tedesco del campo che mi ha accompagnato fino a Lager Lechfeld. Un'immensa pianura brulla disseminata di barracche [sic]
Quivi sono si sono presentati, per reca portarmi il saluto del Generale Coman-
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te [sic] del campo, un Maggiore ‒ ottimo cattolico, che in ginocchio, con le lagrime agli occhi, mi ha chiesto la Benedizione Apostolica per sé e per la vecchissima Madre ‒ ed un Tenente.
In carrozza siamo abbiamo fatto il tragitto dalla stazione al campo: venti minuti. Lager [sic] è un'immensa pianura disseminata di moltissime barracche. Prima della guerra era un campo di esercizi militari: oggi vi si esercitano soltanto gli areoplani [sic]. A Lechfeld sono circa ventimila prigionieri; francesi, italiani, belgi, inglesi, serbi ecc. Degli italiani la maggior parte sono ai lavori nei comandi; presenti al campo solamente circa trecento in circa [sic] di cui nove medici e due ecclesiastici. Il Generale, che si recò a salu-
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tarmi all'ingresso del campo, mi accompagnò subito al luogo, all'aperto, dove gli italiani, su tre file, erano raccolti intorno ad un podio ornato di fiori e di foglie, su cui montai dicendo ai prigionieri parole d'occasione. Parlai loro della mia gioia commossa di trovarmi tra connazionali; del mio piacere ed onore di rappresentare l'Augusto Pontefice, del Quale narrai le instancabili, paterne premure di amore ose pei prigionieri. Cercai elevare il loro spirito al sentimento della Fede cristiana confortatrice di ogni dolore. Ricordai la patria, le case, i cari lontani a cui li può unire la preghiera, dinanzi a Dio. Infine impartii in nome di Sua Santità la Apostolica Benedizione fra la commozione evidente di tutti che si manifestò anche in lagrime di tenerezza e di pena dolore.
Dopo, sfilarono alla mia presenza, uno dopo l'altro, tutti i prigionieri ed a ciascu-
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no con acconce parole detti il dono del Santo Padre, mentre a parecchi ‒ i più bisognosi fra i bisognosi ‒ consegnai indumenti di lana anche a Nome dell'Augusto Pontefice. Tutti ebbero parole di riconoscenza ed affetto per Sua Santità. L'indirizzo, che qui accludo, è un piccolo segno della grande gratitudine verso il Santo Padre che raccolsi nelle labbra di quei gli sventurati. Particolarmente grati si mostrarono i nove ufficiali medici, coi quali mi intrattenni a lungo ed i due ecclesiastici, a cui non mancai di dare buoni consigli circa la loro condotta sacerdotale, mentre consegnai loro Cento Marchi per la Cappella italiana del campo. Al presidente del Comitato locale di soccorso offrii un sussidio di Mille Marchi.
Accompagnato dall'ufficialità tedesca e dai medici italiani mi recai a visitare la barracca degli ammalati. Ve ne sono circa cento. Tutti colle con le lagrime
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di riconoscenza mi baciarono l'anello, ricevettero il dono del Santo Padre, ascoltarono le parole di conforto e l'esortazione che feci loro alla pietà ed alla rassegnazione cristiana, che ripetei al letto di ciascuno.
La mia visita era specialmente particolarmente per gli italiani, ma credetti opportuno non trascurare anche i prigionieri di altre nazionalità. Specia Feci perciò Non A tale scopo, non essendomi pur troppo assolutamente possibile per la a causa della ristrettezza del tempo di recarmi anche presso ognuno di loro, feci venire a me il Presidente del Comitato Francese e gli lo pregai di portare a tutti i suoi suoi compagni una mia mia parola di calda simpatia e dire loro che l'anno scorso avevo visitato i F francesi, come pure gli inglesi, i belgi, ecc; a Puchheim e ad Inglostadt [sic], e che quest'anno era il turno degli italiani, ma che ciò nonostante vol desideravo che anche i F francesi di Lechfeld conoscessero del Sovrano interessamento del Santo Padre per loro e che tutti ricevessero tutti il conforto della Benedizione Apostolica. Al me-
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desimo Presidente ‒ che il quale, dietro mia domanda richiesta mi assicurò che i Francesi non avevano bisogno di sussidi, ma solo di un'elemosina per la Cappella ‒ lasciai a tale scopo la somma di Marchi trecento. Erano passati circa tre ore in questa o peregrinazione pellegrinaggio di pietà e di conforto. Accolsi le domande di molti, fra le quali parecchie per avere notizie delle famiglie, e queste affido alla carità di V. E. R., qui compiegando un apposito elenco. Altre domande cercai di presentai e raccomandai caldamente al Generale Comandante, di altre senza indugio prenderò curerò a da io me stesso presso le competenti autorità.
Alle 5 ½ feci ritorno alla stazione accompagnato dai medesimi ufficiali che all'arrivo. Alle 11 ero a Monaco., ai quali rinnovai le più vive preghiere in favore dei prigionieri.
Le impressioni generali di questa visita non sono state cattive. Ufficiali e soldati non si sono troppo la-
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mentati del trattamento che viene loro fatto, almeno ora. Al principio le cose erano andate assai male. Essi stessi riconobbero che il miglioramento, di cui godevano, era dovuto in buona parte all'intervento del Rappresentante Pontificio. Ricevono molti pacchi dall'Italia, sebbene rimangano a causa della ristrettezza del locale e della insufficienza del personale per il controllo rimangano a giacere giorni e settimane.
Spero però che, in seguito alla mia insistenza, la distribuzione d'ora in poi sarà fatta più sollecitamente. Anche la salute generale è buona ed il vitto relativamente passabile. Gli Ufficiali hanno ottenuto il permesso di una passeggiata giornaliera di due ore nei dintorni del campo. Sempre più mi convinco che queste visite sono il conforto più grande pei poveri prigionieri ed
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il mezzo più sicuro ed efficace per far sentire loro la carità paterna del Sommo Pontefice ed i benefizi della nostra Santa Religione. Il fatto poi che il Rappresentante del Santo Padre è stato il primo e forse sarà l'unico che si è recato a visitarli costituisce un avvenimento talmente apprezzato (come mi dicevano gli ufficiali italiani) che certamente produrrà verso il S. Padre una larga messe di riconoscenza e di amore verso il Santo Padre , che non potrà mai essere dimenticato.
Chinato
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Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 22. Oktober 1918, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 3148, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/3148. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 24.06.2016.