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                            Dokument-Nr. 3148
                         
                        
                        
                             
                        
                             
                        Ieri ho visitato un altro campo di prigionieri: quello di Lechfeld in
        Baviera. È distante da Monaco circa tre ore di ferrovia, cambiando il treno alla stazione di
        Augsburg. Infatti Sono partito alle 12.10. Ad Augsburg è venuto ad incontrarmi un
        Ufficiale superiore tedesco del campo che mi ha accompagnato fino a Lager Lechfeld.
            Un'immensa pianura brulla disseminata di barracche [sic]
Quivisono si sono presentati, per reca portarmi il saluto del Generale
            Coman- per sé e per la vecchissima Madre ‒ ed un Tenente.
 per sé e per la vecchissima Madre ‒ ed un Tenente.
        
In carrozzasiamo abbiamo fatto il tragitto dalla stazione al campo: venti
        minuti. Lager [sic] è un'immensa pianura disseminata di moltissime barracche. Prima della
        guerra era un campo di esercizi militari: oggi vi si esercitano
        soltanto gli areoplani [sic]. A Lechfeld sono circa ventimila prigionieri; francesi,
        italiani, belgi, inglesi, serbi ecc. Degli italiani la maggior parte sono ai lavori nei
        comandi; presenti al campo solamente circa trecento in circa [sic] di cui nove medici e due ecclesiastici. Il
        Generale, che si recò a salu-
Dopo, sfilarono alla mia presenza, uno dopo l'altro, tutti i prigionieri ed a ciascu-
Accompagnato dall'ufficialità tedesca e dai medici italiani mi recai a visitare la barracca degli ammalati. Ve ne sono …circa cento. Tutti collecon le lagrime
La mia visita era specialmenteparticolarmente per gli italiani, ma credetti opportuno non trascurare anche i prigionieri di altre nazionalità.SpeciaFeci perciòNonA tale scopo, nonessendomipur troppo assolutamente possibile per laa causa della ristrettezza del tempo di recarmi anche presso ognuno di loro,
            feci venire a me il Presidente del Comitato Francese e gli lo pregai di
        portare a tutti i suoisuoi compagni una miamia parola di calda simpatia e dire
        loro che l'anno scorso avevo visitato i Ffrancesi, come pure gli inglesi, i
        belgi, ecc; a Puchheim e ad Inglostadt [sic], e che quest'anno era il turno degli italiani, ma che ciò
        nonostante vol desideravo che anche i Ffrancesi di Lechfeld conoscessero del Sovrano interessamento del
        Santo Padre per loro e che tutti ricevessero tutti il conforto della Benedizione Apostolica. Al
            me-cercai di
        presentai e raccomandai caldamente al Generale Comandante, di
        altre senza indugio prenderò cureròadaio me stesso presso le competenti autorità. 
Alle 5 ½ feci ritorno alla stazione accompagnato dai medesimi ufficialiche all'arrivo. Alle 11 ero a
            Monaco., ai quali rinnovai le più vive preghiere in favore dei prigionieri. 
Le impressioni generali di questa visita non sono state cattive. Ufficiali e soldati non si sono troppo la-
Spero però che, in seguito alla mia insistenza, la distribuzione d'ora in poi sarà fatta più sollecitamente. Anche la salute generale è buona ed il vitto relativamente passabile. Gli Ufficiali hanno ottenuto il permesso di una passeggiata giornaliera di due ore nei dintorni del campo. Sempre più mi convinco che queste visite sono il conforto più grande pei poveri prigionieri ed
Chinato 
                        
                             
                        Online seit 20.12.2011, letzte Änderung am 24.06.2016. 
                    
    Dokument-Nr. 3148
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 22. Oktober 1918
                        Schreiber (Textgenese)
SchioppaSchioppaPacelliBetreff
Visita ai prigionieri di Lechfeld
                        Quivi
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te [sic] del campo, un Maggiore ‒ ottimo
        cattolico, che in ginocchio, con le lagrime agli occhi, mi ha chiesto la Benedizione Apostolica per sé e per la vecchissima Madre ‒ ed un Tenente.
 per sé e per la vecchissima Madre ‒ ed un Tenente.
        In carrozza
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tarmi all'ingresso del campo,
        mi accompagnò subito al luogo, all'aperto, dove gli italiani, su tre file, erano raccolti
        intorno ad un podio ornato di fiori e di foglie, su cui montai dicendo ai prigionieri parole
        d'occasione. Parlai loro della mia gioia commossa di trovarmi tra connazionali; del mio
        piacere ed onore di rappresentare l'Augusto Pontefice, del Quale narrai le instancabili,
        paterne premure di amoreose pei prigionieri. Cercai elevare il loro spirito al sentimento
        della Fede cristiana confortatrice di ogni dolore. Ricordai la patria, le case, i cari
        lontani a cui li può unire la preghiera, dinanzi a Dio. Infine impartii in nome di Sua Santità la Apostolica Benedizione fra la commozione evidente di
        tutti che si manifestò anche in lagrime di tenerezza e di penadolore. Dopo, sfilarono alla mia presenza, uno dopo l'altro, tutti i prigionieri ed a ciascu-
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no con acconce
        parole detti il dono del Santo Padre, mentre a parecchi ‒ i più bisognosi fra i bisognosi ‒
        consegnai indumenti di lana anche a Nome dell'Augusto Pontefice. Tutti ebbero parole di
        riconoscenza ed affetto per Sua Santità. L'indirizzo, che qui accludo, è un piccolo segno
        della grande gratitudine verso il Santo Padre che raccolsi nelle labbra di queigli sventurati. Particolarmente grati si mostrarono i nove
        ufficiali medici, coi quali mi intrattenni a lungo ed i due ecclesiastici, a cui non mancai
        di dare buoni consigli circa la loro condotta sacerdotale, mentre consegnai loro Cento
        Marchi per la Cappella italiana del campo. Al presidente del Comitato locale di soccorso
        offrii un sussidio di Mille Marchi. Accompagnato dall'ufficialità tedesca e dai medici italiani mi recai a visitare la barracca degli ammalati. Ve ne sono …circa cento. Tutti collecon le lagrime
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 di
        riconoscenza mi baciarono l'anello, ricevettero il dono del Santo Padre, ascoltarono le
        parole di conforto e l'esortazione che feci loro alla pietà ed
        alla rassegnazione cristiana, che ripetei al letto di ciascuno. La mia visita era specialmenteparticolarmente per gli italiani, ma credetti opportuno non trascurare anche i prigionieri di altre nazionalità.
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desimo Presidente ‒ cheil quale, dietro mia domandarichiesta mi assicurò che i Francesi non avevano bisogno di sussidi,
        ma solo di un'elemosina per la Cappella ‒ lasciai a tale scopo la
        somma di Marchi trecento. Erano passati circa tre ore in
            questaoperegrinazionepellegrinaggio di pietà e di conforto. Accolsi le domande di
        molti, fra le quali parecchie per avere notizie delle famiglie, e queste affido alla carità
        di V. E. R., qui compiegando un apposito elenco. Altre domande Alle 5 ½ feci ritorno alla stazione accompagnato dai medesimi ufficiali
Le impressioni generali di questa visita non sono state cattive. Ufficiali e soldati non si sono troppo la-
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mentati del trattamento che viene loro
        fatto, almeno ora. Al principio le cose erano andate assai male. Essi stessi riconobbero che
        il miglioramento, di cui godevano, era dovuto in buona parte all'intervento del
        Rappresentante Pontificio. Ricevono molti pacchi dall'Italia, sebbene rimanganoa causa della ristrettezza del locale e della insufficienza del
            personale per il controllo rimangano a giacere giorni e settimane. Spero però che, in seguito alla mia insistenza, la distribuzione d'ora in poi sarà fatta più sollecitamente. Anche la salute generale è buona ed il vitto relativamente passabile. Gli Ufficiali hanno ottenuto il permesso di una passeggiata giornaliera di due ore nei dintorni del campo. Sempre più mi convinco che queste visite sono il conforto più grande pei poveri prigionieri ed
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 il mezzo più sicuro ed efficace per far
        sentire loro la carità paterna del Sommo Pontefice ed i benefizi della nostra Santa
        Religione. Il fatto poi che il Rappresentante del Santo Padre è stato il primo e forse sarà
        l'unico che si è recato a visitarli costituisce un avvenimento talmente apprezzato (come mi
        dicevano gli ufficiali italiani) che certamente produrrà verso il
            S. Padre una larga messe di riconoscenza e di amore verso
            il Santo Padre, che non potrà mai essere dimenticato. Chinato
