Dokument-Nr. 3795
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Rorschach, 23. Mai 1919

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
L'Emo Il Card. von Hartmann ed i cattolici della Germania nell'ora attuale
Eminenza Reverendissima,
Poche ore prima della mia partenza da Monaco per la Svizzera, effettuata in conf obbedienza ai venerati ordini dell'E. V. R., mi giunse una lettera in data 12 corrente dell'Emo Sig. Cardinale von Hartmann, che qui acclusa compio il dovere di trasmettere all'E. V.
Il prelodato Emo comincia col dichiarare che essa gli è stata dettata da un cuore pieno così di fedele affetto verso la Sede Apostolica ed il S. Padre, come di sollecitudine per la Chiesa cattolica in Germania. Ricorda poi come l'Intesa ha fatto attendere un assai alla Germania unal popolo tedesco un tempo assai lungo tempo per l'armistizio ed e per i preliminari di pace, mentre che intanto perdurava colle più sue fatali conseguenze il rigoroso blocco ed i prigionieri venivano trattenuti nelle più miserevoli condizioni sebbene fosse già costituito in Germania uno stabile Governo. Intanto però rimase in pieno vigore, fino ad or non è molto, il rigoroso blocco, nonostante l'urgente e notorio manifesto bisogno di viveri, spe-
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cialmente per i bambini e per i malati, dei quali migliaia e migliaia sono morti nei mesi scorsi per in conseguenza dell'insufficiente nutrimento. Così pure restò interdetta la importazione in Germania di materie prime, quantunque il lavoro nei vari rami dell'industria fosse l'unico mezzo per diminuire la [enorme] spaventosa miseria in Germania. Inoltre (continua l'Emo) i prigionieri tedeschi sono tuttora trattenuti dall'Intesa e, secondo dettagliate informazioni, vengono trattati non solo male ma crudelmente, dopoché, essendo stati rimpatriati quelli delle Nazioni nemiche, vennero furono rimpatriati e quindi il Governo tedesco non ha può potuto più ricorrere a rappresaglie. Ora poi l'Intesa chiede che la Germania sottoscriva una pace, la quale ridurrebbe il popolo germanico tedesco per secoli in schiavitù. Certamente la Germania ha perduto la guerra ed è anche pronta a subirne le conseguenze; ma il popolo tedesco considera come un'atroce ingiustizia di essere pien pienamente annientato che si voglia pienamente annientarlo mediante un trattato di pace, il quale che si fa creinvece credere che debba debba servire al "progresso dell'umanità". Il Esso non si sente colpevole per la guerra mondiale; anzi e per la parte più sensata stima riguarda anzi il proposito di tradurre il Kaiser, (il quale fu sempre un fautore della pace), coi suoi consiglieri dinanzi ad un tribunale dei nemici della Germania, come un torto che grida vendetta al cospetto di Dio, e chiede perché mai anche i Monarchi ed i Capi dell'Intesa non debbano essere anch'essi sottoposti a giudizio.

Questi fatti e questi sentimenti, prosegue l'Arcivescovo di Colonia, sono sfruttati dai
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ora poi essa esige che la Germania firmi una pace, che ridurrebbe il popolo tedesco in schiavitù e lo condannerebbe all'annientamento. Tutto ciò, prosegue l'Arcivescovo di Colonia, è sfruttato dai nemici della Chiesa. Ess Costoro affermano che, il S. Padre, allorché quando la potenza della Germania era ancora grande, il S. Padre è sempre intervenuto a suo danno di essa come custode della giustizia, e citano a tale proposito le parole di Sua Santità n dell'Allocuzione Concistoriale del 4 Dicembre 1916 e n della Nota Lettera per la pace del 1 Agosto 1917, colle quali, a loro avviso, il Sommo Sua Santità ha voluto soltanto contenere e frenare la Germania, medesima, allora all'apogeo della sua forza, per affine di salvare dall'annientamento disastro i popoli dell'Intesa. In seguito a ciò, una certa agitazione si è venuta man mano impadronendo anche dei buoni cattolici tedeschi, che i quali non sanno difendersi dagli attacchi di coloro che domandano perché il Santo Padre non
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protesta ora contro le ingiustizie, cui soggiace da mesi il popolo tedesco. Anche la lettera del Sovrano Pontefice in data del 10 Marzo scorso, con cui lla quale Egli in forma così amorevole comunicava all'Emo von Hartmann la Sua paterna premura sollecitudine per la sorte dei prigionieri tedeschi, [ein Wort unlesbar] da questo e che il Cardinale sulloda medesimo si diede premura di pubblicata re senza indugio, ha portato in modo soltanto passeggero calmato alquanto gli animi. Il malcontento invece è stato ancor sempre più aumentato dalle parole, che il S. Padre avrebbe pronunciato alcune settimane or sono, e cioè che e Egli è stato dempre francese di cuore ed è dolente di non esserlo anche di nascita. In questo stato di cose il Cardinale l'Emo von Hartmann dice di temere teme assai per il futuro. Anche una gran parte molti dei cattolici tedeschi sarà anno presa i dalla generale disperazione e, se non udiranno dal Vicario di Cristo non udranno alcuna positiva condanna delle dell'ingiustiziae commesse contro il popolo tedesco e che ancor lo minacciano, vacilleranno nella loro fede.
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Il bolscevismo religioso e morale recherà in Germania i più gravi danni alla fede ed alla vita cattolica al cattolicismocattolicesimo in Germania.
L'Emo mi prega infine chiede di portare quanto sopra a conoscenza del S. Padre, assicurandoLo però al tempo stesso che lail suao esposizioneto è statao ispiratao non già da non già mancanza di amore e di devozione verso per la Sua Augusta Persona, ma invece anzi dalla fiducia illimitata, che egli nutre nel cuore verso per Sua Santità. Aggiunge infine che i Vescovi della Conferenza di Fulda, tutti egualmente pieni di filiale affetto e di sommissione verso per il Capo della Chiesa, avrebbero senza dubbio espressamente aderito alla all'esposizto medesimo, se dall'urgenza della cosa e dalla difficoltà delle comunicazioni non fosse stato impedito di gli fosse stato possibileegli avesse potuto mettersi in rapporto con loro; il che però non non gli hanno permesso di fare è stato impossibile a causa dell'urgenza della cosa e della difficoltà delle comunicazioni.
Risposi immediatamente al Cardinale von Hartmann che mi sarei fatto un dovere di soddisfare il suo senza ritardo il la suo a desiderio richiesta. Intanto gli comunicavo che, avendo trasmesso alla S. Sede la supplica di numerosi Vescovi della Germania che il S. Padre si degnasse intervenire porsi presso i Governi dell'Intesa affine di
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ottenere una mitigazione delle condizioni di pace, a loro avviso parere inaccettabili ed ineseguibili, avevo ricevuto dall'Eminenza Vostra la notizia, da me immediatamente partecipata ai Prelati suddetti, che Sua Santità ha subito agito nel senso bramato. Oltre a ciò, significavo all'Emo aver io avevo creduto di dover riferire alla S. Sede medesima che comeche, per quanto a me constava, i cattolici tedeschi attendono che l'Augusto Pontefice non solo intervenga in via dipl diplomatica allao d scopo suindicato, ma elevi altresì la pubblicamente la Sua voce, ricordando i principi di giustizia da Lui già proclamati durante la guerra. Al Santo Padre è riservato di giudicare se e come convenga nelle attuali difficilissime circostanze di appagare un tal desiderio. Stimo tuttavia subordinatamente che una lettera dell'E. V. all'Arcivescovo di Colonia (la quale è da prevedere che sarebbe, come già varie altre, da lui resa di pubblica ragione) varrebbe non poco a confortare ed a rassicurare i Vescovi ed i cattolici della Germania.
Dopo di ciò , chinato umilmente al bacio della S. Porpora, con profondissimo ossequio ho l'onore di confermarmi
Dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 23. Mai 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 3795, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/3795. Letzter Zugriff am: 03.05.2024.
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