Betreff
Udienza presso
di S. M. il Re di Bulgaria
Come l'Eminenza Vostra Reverendissima ha senza dubbio appreso là
già dalla stampa, ieri l'altro, 1
4
5 corr., alle ore 10 antim. è giunto a Monaco in visita ufficiale
S. M. Ferdinando I Re di Bulgaria, accompagnato dai figli Principe ereditario Boris, e Principe Cirillo, dal Ministro
degli Esteri Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari
Esteri, Sig. Radoslavow, e da numeroso seguito. Sua Maestà (che il giorno
stesso del suo arrivo ha lasciato personalmente a questa Nunziatura la sua carta da
visita) ha ricevuto in udienza ieri alle ore 11 ½ in udienza nel Palazzo
Reale, detto la Residenza, il Corpo diplomatico accreditato presso la Real Corte di Baviera.
Introdotto per primo alla presenza del Re, Sua Maestà, dopo
avermi baciato rispettosamente l'anello (il che ha fatto anche
allorché io mi sono congedato)
ho preso da lui congedo), mi ha con molta
gentilezza e cordialità
gentilmente invitato a sedere e si è
trattenuto con me in una conversazione cord assai cordiale per oltre
mezz'ora.
con molta affabilità [ein Wort unlesbar] mi ha trattenuto in una
lunga conversazione.
Col più vivo interesse mi ha domandato
ha cominciato col domandarmi notizie della preziosa salute del Santo
Padre, per cui
verso il Quale
egli
mostra di> nutrisc
re sentimenti di grande ammirazione
devozione,
ritenendolo Pontefice al
ammirando in Lui (come egli si è espresso) al il un Pontefice
dotato al tempo stesso di di eccelse virtù sacerdotali e di altissima
sapien-2v
za politica. Sua Maestà mi ha detto di aver diffuso
ovunque nel suo Regno il ritratto del Santo Padre, affinché tutti imparino a conoscere il
Vicario di Gesù Cristo sulla terra. Essendo poi naturalmente caduto il discorso
sull'attula guerra ed avendogli io confermato il vivissimo desiderio che nutre
anima Sua Santità di aspettare l'ora della
sospirata pace,
la cessazione dell'immane conflitto, il Re ha soggiunto che nello
scorso mese di Dicembre redasse con ogni cura, insieme al suo Ministro degli Esteri, un
telegramma per il Santo Padre sull'argomento della pace, che inviò a Roma per mezzo di
Monsignor Valfré di Bonzo, Nunzio Apostolico di Vienna; ma non ne ebbe risposta
riscontro alcuna
o. Ho risposto assicurand
to Sua Maestà che il Santo Padre non avrebbe potuto non gradire un
simile atto di omaggio da parte del Re di Bulgaria e che per conseguenza la mancata
risposta il mancato la mancata risposta trovava una facile spiegazione nel fatto che
nelle attuali circostanze
attualmente le comunicazioni, massime fra paesi
belligeranti, sono così difficili ed incerte che molta corri [?] non di
rado la corrispondenza giunge con notevole ritardo od anche va del tutto perduta. Ha ciò
3r
senz'altro riconosciuto ed ammesso il Re, il quale, però,
pur con espressioni del tutto riverenti, ha continuato a
d
muover lamenti
esprimere rammarico a manifestare il suo
rincrescimento per non essere stata
e accolta
e la
e sua
e domandae
della
circa la nomina di un Nunzio Apostolico in Bulgaria, e della erezione di Sofia
di unala nuova circoscrizione ecclesiastica
colla erezione di Sofia a Sede arcivescovile
metropolitana delle diocesi e le preghiere liturgiche per il Sovrano come si fa
in Austria per l'Imperatore ed ha mosso pure lamenti
contro il nuovo Vescovo di Nicopoli, Mons. Theelen, il quale, sebbene vi fosse da
sperare che, come appartenente a paese neutrale, si sarebbe mantenuto estraneo alle passioni
politiche, mostrasi
ha assunto invece un'attitudine apertamente
favorevole all'Inghilterra, alla Francia ed alla Russia. Ha affermato Sua Maestà il
tutto il suo desiderio di lavorare per l'Unione, ma ha aggiunto di
aver per bisogno, per
onde raggiungere tale scopo, dell'appoggio del Clero cattolico e
della Santa Sede, la quale dovrebbe mostrare di prendere al
popolo bulgaro di prend aver per esso
di aver per esso cura ed interesse. Quanto alla nomina del Nunzio ed
alla conclusione di un Concordato nel quale dovrebbesi pure determinare la nuova
circoscrizione ecclesiastica, ho significato al Re che la
relati-3v
va proposta fu dal S. Padre accolta col
maggiore massimo favore pur que ma che la e colla più vivo
a
desiderio
brama di soddisfare e così [?] ai desideri di Sua Maestà per
il bene religioso delle popolazioni soggetti al suo dominio, ma che la incerta situazione
attuale consigliava
ò
all'
l'Augusto Pontefice di rimandarne l'esecuzione dopo la fine della
guerra. In seguito, il Re mi ha manifestò
ato pure, non senza un accento di rammarico, che
come che, secondo le Sue informazioni, gli Eminentissimi Signori Cardinali
in Roma, compreso il
l'Emo Cardinale Segretario di Stato, sotto l'influenza dei Ministri
dell'Intesa, inclinano sempre più verso le Potenze nemiche degli Imperi Centrali e dei loro
Alleati; al che mi sono affrettato a replicare con parole rispettose ma ferme, che simili
informazioni non corrispondevano alla verità. In particolare, per ciò che concerne
l'Eminenza Vostra, ho detto che
come i continui ed intimi rapporti, ai
dei quali Ella
Ella, sia per bontà personale sia per ragione del mio ufficio, si è
in passato degnata di ammettermi
anche per ragione del mio ufficio onorarmi in Roma, mi permettevano di
affermare con ogni sicurezza che Vostra Eminenza, restando sempre al di sopra di ogni
estranea influenza, si era sem-
4r
pre mantenuta in un atteggiamento di
ogni tempo ispirata ai sentimenti della più serena e stretta
imparzialità, avendo unicamente in mira il bene delle anime e l'onore della Sede Apostolica.
Al che i
Il Re, visibilmente soddisfatto, mi ha ripetutamente e calorosamente
ringraziato per tale dic assicurazione. Ne ho profittato per dipingergli, con
abbondanza e precisione di dettagli, la difficile le difficoltà, in cui essa
il in mezzo alle quali deve procedere la Santa Sede, che pur è riuscita, malgrado
tutto, a conservare il suo altissimo carattere sopra-nazionale internazionale e la sola ad apparire come la sola grande Potenza morale
capace di ricondurre
ricostituire la sconvolta società sugli
eterni principi
umana sulle basi sicure della cristiana sapienza e sui principi del diritto pubblico cristiano, e per
non ho omesso altresì di rappresentargli altresì come l'attuale stato di guerra abbia posto ancor più in evidenza
l'anormale ed intollerabile condizione fatta al Romano Pontefice.
, alla quale i cattolici di tutto il mondo hanno il diritto ed il dovere
d'interessarsi. Sua Maestà ha pienamente convenuto in tale ordine di idee ed ha
anzi soggiunto esser necessario procurare posit
positivamente che venga nuovamente
di nuovo creato un Patrimonio di S. Pietro con Roma ed una
striscia di territorio sino al mare, affinché 4v
i fedeli tutti
sappiano che il loro Padre comune è realmente e completamen perfettamente libero ed
indipendente.
Allorché (come già più sopra ho riferito) io ho
accennato al Re aver il Santo Padre in animo di differire dopo la guerra la soluzione
conclusione del Concordato e la nomina del Nunzio, egli ha esclamato: Ma quando finirà la
guerra! Sua Maestà ha espresse
o
il parere
la convinzione che essa a causa soprattutto
massimamente dell'Inghilterra durerà ancora a lungo e non cesserà se non dopo
grandi rivolgimenti di popoli; anche le popolazioni degli Imperi centrali ne hanno
par-dessus la tête. Ed avendo io notato che, malgrado ciò, il popolo in Germania si mantiene qui assai
calmo, il Re mi ha detto che la situazione interna della
in Bulgaria è sicura
tranquilla;
così pure quella della
egualmente in Germania, ove, nonostante le soffer privazioni
e le sofferenze, è profondo nelle masse il sentimento del dovere; non così invece
nell'Impero Austro-Ungarico, ove essa è ben lungi dall'esser sicura. La colpa della guerra,
di questo immane tremendo conflitto,
ha proseguito il Re, non è né mia (egli si è detto il primo dei pacifisti), e nemmeno degli
Imperi centrali. La guerra
Esso è stata
o da lungo
a
tempo
mano segretamente preparato soprattutto da
Poincaré (ignorandolo
ciò il popolo francese, 5r
che
sinceramente non la voleva la guerra –
e Sua Maestà ha affermato di conoscer bene la Francia – ) soprattutto da Poincaré,
come anche da Edoardo VII (la cui azione è stata in
a questo riguardo veramente fatale) e da Sir Edward Grey in
Inghilterra, per la Russia da Isvolsky ed un poco anche
dall'infelice ex-Czar di Russia. Essa è l'opera
L'attuale guerra è opera della framassoneria, la quale ha trascinato
nel conflitto anche l'Italia, violando apertamente il trattato d'alleanza che da tanti anni
la stringeva agli Imperi centrali. L'attuale Re Vittorio Emmanuele III, a differenza di
Vittorio Emanuele II e di Umbert specialmente di Umberto I, è ateo ed assolutamente
ostile alla Chiesa. Un<a> giorno volta, ha narrato Sua Maestà, disse a me
stesso che non poteva vedere un prete cattolico senza provare un senso di profondo
disgusto.
Il Re ha concluso, pregandomi di metterlo ai piedi del
Santo Padre
di Sua Santità del Santo Padre e di raccomandare da parte sua al Santo Padre
Sovrano Pontefice il popolo bulgaro. Dopo di che, ha voluto
present farmi conoscere i suoi figli, coi quali mi sono
trattenuto in breve colloquio
ho scambiato cortesi cortesi parole mentre io gli ho presentato alla mia volta Mons. Schiop
l'Uditore
gli ho presentato Monsi-5v
gnor
Schioppa, Uditore, e Monsignor Toricella, Segretario di questa Nunziatura.
Finalmente,
avendogli io nel corso della
conversazione avuta
del colloquio colto l'occasione di raccomandargli i prigionieri
italiani in Bulgaria, secondo la mente del venerato Dispaccio
N. 30976 inviato
diretto da Vostra Eminenza all'Uditore di questa Nunziatura in data
del 5 Maggio scorso, il Re mi ha mandato nel pomeriggio
espressamente inviato il Capo del suo Gabinetto civile, Sig.
Straschimir D. Dobrovitsch, il quale, a nome di Sua Maestà, mi ha assicurato che i
prigionieri suddetti sono ben trattati, ma che tuttavia, in omaggio alla raccomandazione del
S. Padre, il Re ha dato ordini perché la loro sorte venga anche migliorata. I Bulgari,
ha egli aggiunto, non sono quei barbari e quei crudeli che si vuol far crede dai loro
dagli avversari; essi combattano valorosamente secondo le regole
della guerra, ma poi non considerano i prigionieri come loro nemici ed usano verso di
loro i dovuti riguardi.
Dopo di ciò, chinato ecc.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 23. September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4496, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4496. Letzter Zugriff am: 06.05.2024.