Dokument-Nr. 4496
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 23. September 1917

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Udienza presso di S. M. il Re di Bulgaria
Come l'Eminenza Vostra Reverendissima ha senza dubbio appreso già dalla stampa, ieri l'altro, 1 4 5 corr., alle ore 10 antim. è giunto a Monaco in visita ufficiale S. M. Ferdinando I Re di Bulgaria, accompagnato dai figli Principe ereditario Boris, e Principe Cirillo, dal Ministro degli Esteri Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri, Sig. Radoslavow, e da numeroso seguito. Sua Maestà (che il giorno stesso del suo arrivo ha lasciato personalmente a questa Nunziatura la sua carta da visita) ha ricevuto in udienza ieri alle ore 11 ½ in udienza nel Palazzo Reale, detto la Residenza, il Corpo diplomatico accreditato presso la Real Corte di Baviera.
Introdotto per primo alla presenza del Re, Sua Maestà, dopo avermi baciato rispettosamente l'anello (il che ha fatto anche allorché io mi sono congedato) ho preso da lui congedo), mi ha con molta gentilezza e cordialità gentilmente invitato a sedere e si è trattenuto con me in una conversazione cord assai cordiale per oltre mezz'ora. con molta affabilità [ein Wort unlesbar] mi ha trattenuto in una lunga conversazione.
Col più vivo interesse mi ha domandato ha cominciato col domandarmi notizie della preziosa salute del Santo Padre, per cui verso il Quale egli mostra di> nutrisc re sentimenti di grande ammirazione devozione, ritenendolo Pontefice al ammirando in Lui (come egli si è espresso) al il un Pontefice dotato al tempo stesso di di eccelse virtù sacerdotali e di altissima sapien-
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za politica. Sua Maestà mi ha detto di aver diffuso ovunque nel suo Regno il ritratto del Santo Padre, affinché tutti imparino a conoscere il Vicario di Gesù Cristo sulla terra. Essendo poi naturalmente caduto il discorso sull'attula guerra ed avendogli io confermato il vivissimo desiderio che nutre anima Sua Santità di aspettare l'ora della sospirata pace, la cessazione dell'immane conflitto, il Re ha soggiunto che nello scorso mese di Dicembre redasse con ogni cura, insieme al suo Ministro degli Esteri, un telegramma per il Santo Padre sull'argomento della pace, che inviò a Roma per mezzo di Monsignor Valfré di Bonzo, Nunzio Apostolico di Vienna; ma non ne ebbe risposta riscontro alcuna o. Ho risposto assicurand to Sua Maestà che il Santo Padre non avrebbe potuto non gradire un simile atto di omaggio da parte del Re di Bulgaria e che per conseguenza la mancata risposta il mancato la mancata risposta trovava una facile spiegazione nel fatto che nelle attuali circostanze attualmente le comunicazioni, massime fra paesi belligeranti, sono così difficili ed incerte che molta corri [?] non di rado la corrispondenza giunge con notevole ritardo od anche va del tutto perduta. Ha ciò
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senz'altro riconosciuto ed ammesso il Re, il quale, però, pur con espressioni del tutto riverenti, ha continuato a d muover lamenti esprimere rammarico a manifestare il suo rincrescimento per non essere stata e accolta e la e sua e domandae della circa la nomina di un Nunzio Apostolico in Bulgaria, e della erezione di Sofia di unala nuova circoscrizione ecclesiastica colla erezione di Sofia a Sede arcivescovile metropolitana delle diocesi e le preghiere liturgiche per il Sovrano come si fa in Austria per l'Imperatore ed ha mosso pure lamenti contro il nuovo Vescovo di Nicopoli, Mons. Theelen, il quale, sebbene vi fosse da sperare che, come appartenente a paese neutrale, si sarebbe mantenuto estraneo alle passioni politiche, mostrasi ha assunto invece un'attitudine apertamente favorevole all'Inghilterra, alla Francia ed alla Russia. Ha affermato Sua Maestà il tutto il suo desiderio di lavorare per l'Unione, ma ha aggiunto di aver per bisogno, per onde raggiungere tale scopo, dell'appoggio del Clero cattolico e della Santa Sede, la quale dovrebbe mostrare di prendere al popolo bulgaro di prend aver per esso di aver per esso cura ed interesse. Quanto alla nomina del Nunzio ed alla conclusione di un Concordato nel quale dovrebbesi pure determinare la nuova circoscrizione ecclesiastica, ho significato al Re che la relati-
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va proposta fu dal S. Padre accolta col maggiore massimo favore pur que ma che la e colla più vivo a desiderio brama di soddisfare e così [?] ai desideri di Sua Maestà per il bene religioso delle popolazioni soggetti al suo dominio, ma che la incerta situazione attuale consigliava ò all' l'Augusto Pontefice di rimandarne l'esecuzione dopo la fine della guerra. In seguito, il Re mi ha manifestò ato pure, non senza un accento di rammarico, che come che, secondo le Sue informazioni, gli Eminentissimi Signori Cardinali in Roma, compreso il l'Emo Cardinale Segretario di Stato, sotto l'influenza dei Ministri dell'Intesa, inclinano sempre più verso le Potenze nemiche degli Imperi Centrali e dei loro Alleati; al che mi sono affrettato a replicare con parole rispettose ma ferme, che simili informazioni non corrispondevano alla verità. In particolare, per ciò che concerne l'Eminenza Vostra, ho detto che come i continui ed intimi rapporti, ai dei quali Ella Ella, sia per bontà personale sia per ragione del mio ufficio, si è in passato degnata di ammettermi anche per ragione del mio ufficio onorarmi in Roma, mi permettevano di affermare con ogni sicurezza che Vostra Eminenza, restando sempre al di sopra di ogni estranea influenza, si era sem-
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pre mantenuta in un atteggiamento di ogni tempo ispirata ai sentimenti della più serena e stretta imparzialità, avendo unicamente in mira il bene delle anime e l'onore della Sede Apostolica. Al che i Il Re, visibilmente soddisfatto, mi ha ripetutamente e calorosamente ringraziato per tale dic assicurazione. Ne ho profittato per dipingergli, con abbondanza e precisione di dettagli, la difficile le difficoltà, in cui essa il in mezzo alle quali deve procedere la Santa Sede, che pur è riuscita, malgrado tutto, a conservare il suo altissimo carattere sopra-nazionale internazionale e la sola ad apparire come la sola grande Potenza morale capace di ricondurre ricostituire la sconvolta società sugli eterni principi umana sulle basi sicure della cristiana sapienza e sui principi del diritto pubblico cristiano, e per non ho omesso altresì di rappresentargli altresì come l'attuale stato di guerra abbia posto ancor più in evidenza l'anormale ed intollerabile condizione fatta al Romano Pontefice. , alla quale i cattolici di tutto il mondo hanno il diritto ed il dovere d'interessarsi. Sua Maestà ha pienamente convenuto in tale ordine di idee ed ha anzi soggiunto esser necessario procurare posit positivamente che venga nuovamente di nuovo creato un Patrimonio di S. Pietro con Roma ed una striscia di territorio sino al mare, affinché
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i fedeli tutti sappiano che il loro Padre comune è realmente e completamen perfettamente libero ed indipendente.
Allorché (come già più sopra ho riferito) io ho accennato al Re aver il Santo Padre in animo di differire dopo la guerra la soluzione conclusione del Concordato e la nomina del Nunzio, egli ha esclamato: Ma quando finirà la guerra! Sua Maestà ha espresse o il parere la convinzione che essa a causa soprattutto massimamente dell'Inghilterra durerà ancora a lungo e non cesserà se non dopo grandi rivolgimenti di popoli; anche le popolazioni degli Imperi centrali ne hanno par-dessus la tête. Ed avendo io notato che, malgrado ciò, il popolo in Germania si mantiene qui assai calmo, il Re mi ha detto che la situazione interna della in Bulgaria è sicura tranquilla; così pure quella della egualmente in Germania, ove, nonostante le soffer privazioni e le sofferenze, è profondo nelle masse il sentimento del dovere; non così invece nell'Impero Austro-Ungarico, ove essa è ben lungi dall'esser sicura. La colpa della guerra, di questo immane tremendo conflitto, ha proseguito il Re, non è né mia (egli si è detto il primo dei pacifisti), e nemmeno degli Imperi centrali. La guerra Esso è stata o da lungo a tempo mano segretamente preparato soprattutto da Poincaré (ignorandolo ciò il popolo francese,
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che sinceramente non la voleva la guerra – e Sua Maestà ha affermato di conoscer bene la Francia – ) soprattutto da Poincaré, come anche da Edoardo VII (la cui azione è stata in a questo riguardo veramente fatale) e da Sir Edward Grey in Inghilterra, per la Russia da Isvolsky ed un poco anche dall'infelice ex-Czar di Russia. Essa è l'opera L'attuale guerra è opera della framassoneria, la quale ha trascinato nel conflitto anche l'Italia, violando apertamente il trattato d'alleanza che da tanti anni la stringeva agli Imperi centrali. L'attuale Re Vittorio Emmanuele III, a differenza di Vittorio Emanuele II e di Umbert specialmente di Umberto I, è ateo ed assolutamente ostile alla Chiesa. Un<a> giorno volta, ha narrato Sua Maestà, disse a me stesso che non poteva vedere un prete cattolico senza provare un senso di profondo disgusto.
Il Re ha concluso, pregandomi di metterlo ai piedi del Santo Padre di Sua Santità del Santo Padre e di raccomandare da parte sua al Santo Padre Sovrano Pontefice il popolo bulgaro. Dopo di che, ha voluto present farmi conoscere i suoi figli, coi quali mi sono trattenuto in breve colloquio ho scambiato cortesi cortesi parole mentre io gli ho presentato alla mia volta Mons. Schiop l'Uditore gli ho presentato Monsi-
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gnor Schioppa, Uditore, e Monsignor Toricella, Segretario di questa Nunziatura.
Finalmente, avendogli io nel corso della conversazione avuta del colloquio colto l'occasione di raccomandargli i prigionieri italiani in Bulgaria, secondo la mente del venerato Dispaccio N. 30976 inviato diretto da Vostra Eminenza all'Uditore di questa Nunziatura in data del 5 Maggio scorso, il Re mi ha mandato nel pomeriggio espressamente inviato il Capo del suo Gabinetto civile, Sig. Straschimir D. Dobrovitsch, il quale, a nome di Sua Maestà, mi ha assicurato che i prigionieri suddetti sono ben trattati, ma che tuttavia, in omaggio alla raccomandazione del S. Padre, il Re ha dato ordini perché la loro sorte venga anche migliorata. I Bulgari, ha egli aggiunto, non sono quei barbari e quei crudeli che si vuol far crede dai loro dagli avversari; essi combattano valorosamente secondo le regole della guerra, ma poi non considerano i prigionieri come loro nemici ed usano verso di loro i dovuti riguardi.
Dopo di ciò, chinato ecc.
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Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 23. September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4496, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4496. Letzter Zugriff am: 06.05.2024.
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