Dokument-Nr. 18069
Pacelli, Eugenio an De Lai, Gaetano
[Berlin], 12. März 1925

Regest
Pacelli informiert den Sekretär der Konsistorialkongregation De Lai, dass er den Feldpropst des preußischen Heeres Schwamborn weisungsgemäß darüber informierte, dass sich seine Fakultäten auf das Predigen und das Spenden der Sakramente beschränken. Der Nuntius leitet eine Supplik Schwamborns weiter sowie dessen Schreiben, in er die Hintergründe seiner Bittschrift erläutert. Nach Pacellis Auffassung kann der ersten Bitte Schwamborns, die Zuständigkeit des Feldpropstes auf die gesamte Reichswehr auszudehnen, vorläufig zugestimmt werden bis eine neue Regelung über die Militärseelsorge gefunden ist. Bezüglich der Aussage des Schwamborns, die Zuständigkeit des Feldpropstes des preußischen Heeres habe die gesamten Land- und Seestreitkräfte beinhaltet mit Ausnahme der Armeen von Bayern, Sachsen und Württemberg führt Pacelli einige historische Erklärungen an. Zwischen 1870 und 1880 schlossen einige deutsche Staaten Abkommen mit Preußen, durch die ihre eigenen Streitkräfte bestehen blieben, aber in das preußische Heer integriert wurden. Nur einige wenige Staaten hoben ihre eigenen Streitkräfte auf und folglich wurden die zum Wehrdienst gezwungenen Männer ins preußische Heer eingezogen. Der Kirchenrechtler Freisen stellte fest, dass es dadurch zu einer Überschreitung der Jurisdiktion des preußischen Feldpropstes kam, da dieser für diese Männer eigentlich nicht zuständig war. Nach Freisen ist der Feldpropst auch nicht wie von Schwamborn behauptet für die Marine und die deutschen Schutz- oder Kolonialtruppen zuständig. Pacelli hält es, der zweitens Bitte Schwamborns folgend, für absolut notwendig, dass alle Akte von zweifelhafter Gültigkeit saniert werden. Der Nuntius weist darauf hin, dass mit Blick auf die oben genannte Feststellung Freisens auch alle Akte von möglicherweise zweifelhafter Gültigkeit der vorherigen Feldpröpste saniert werden sollten. Pacelli erinnert daran, dass er Schwamborn mit Blick auf dessen dritte Bitte um Fakultäten in Eheangelegenheiten, bereits darlegte, dass dies in Friedenszeiten nicht möglich ist. Der Nuntius bittet um Stellungnahme der Konsistorialkongregation zu der Frage, die Schwamborn in seinem Begleitschreiben anspricht betreffend das Recht der Militärkapläne, bei Eheschließungen zu assistieren. Der preußische Staat, die protestantischen Juristen und die Feldpröpste sahen dies jeweils als private Fakultät an, während die katholischen Kirchenrechtler sie als kumulativ betrachteten. Pacelli erinnert daran, dass nach der Promulgation des Dekrets "Ne temere" von 1907 über die Formerfordernisse für die Eheschließung der damalige Feldpropst Vollmar darum bat, dass die Militärkapläne Eheschließungen assistieren dürfen. Die Konsistorialkongregation antwortete, dass diesbezüglich nichts geändert werden solle.
Betreff
Sulla istanza del Rev. Dr Paolo Schwamborn, Vicario Generale del Vicariato castrense
Non appena mi pervenne il venerato Dispaccio dell'E. V. R. N. 417/19 del 30 Dicembre 1924, mi diedi premura di fare al Rev.  Dr  Paolo Schwamborn, Vicario generale del Vicariato castrense, le comunicazioni ivi ordinatemi. In seguito a ciò, egli mi ha rimesso la supplica, che qui acclusa compio il dovere d'inviare all'E. V. insieme alla lettera di accompagno a me diretta dallo stesso Vicario, in cui si espongono i motivi della sua domanda.
Nella menzionata supplica si implora:
"Iº) ut praefata iurisdictio Vicarii castrensis exercitus Borussici extendatur ad eas partes exercitus Germanici, quae prius ad exercitum Borussicum pertinuerunt. Quem ad exercitum autem pertinuerunt omnes Imperii Germanici copiae
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terrestres maritimaeque exceptis solis copiis terrestribus in Bavaria, Saxonia, Württembergiaque dislocatis".
Simile richiesta concernente la estensione alla attuale Reichswehr della giurisdizione esercitata dagli antichi Vicarii castrensi (e "vacante cappellani majoris munere", – come è attualmente il caso, – dal Vicario generale, al presente Sac. Dr  Schwamborn) sull'esercito prussiano, può, a mio subordinato avviso, accogliersi nella ampiezza ivi indicata, però colla esplicita clausola: "provvisoriamente, vale a dire fino al nuovo regolamento dell'assistenza spirituale dei militari in Germania".
Quanto alla affermazione, contenuta nella supplica, che la giurisdizione del Vicario castrense dell'esercito prussiano comprendeva tutte forze di terra e di mare dell'Impero germanico, ad eccezione soltanto degli eserciti (di terra) della Baviera, della Sassonia e del Württemberg, mi sia permesso di osservare storicamente quanto segue: Dopo la emanazione del Breve "In hac beatissimi" del 22 Maggio 1868, col quale
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fu costituito il Vicariato castrense prussiano, e più precisamente fra gli anni 1870 e 1880 vari Stati federati della Germania conclusero colla Prussia convenzioni militari, in virtù delle quali furono conservati i loro contingenti, sebbene come parti integranti dell'esercito prussiano, rimanendo ai rispettivi Principi determinati diritti sui medesimi. Solamente gli Stati di Sondershausen, Waldeck, Lippe e le città anseatiche soppressero intieramente i loro propri eserciti; dopo di che gli uomini obbligati al servizio militare negli Stati medesimi vennero puramente e semplicemente arruolati nelle truppe prussiane. In conseguenza di ciò il Sac.  Prof. Giuseppe Freisen , nella sua opera sul "diritto canonico militare nell'esercito e nella flotta dell'Impero germanico" ( Das Militärkirchenrecht in Heer und Marine des deutschen Reiches nebst Darstellung des ausserdeutschen Militärkirchenwesens, Paderborn 1913, pag. 373), partendo dal concetto che quei contingenti non erano divenuti, in forza delle suaccennate convenzioni, milizie prussiane in senso strettamente giuridico, sostenne che l'esercizio della giurisdizione del Vicario castrense negli Stati federati non prussiani costituiva una estensione abusiva della giurisdizione medesima: "Da somit (così egli scrive) dem katholischen Feldpropst
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über die Truppen der Bundesstaaten mit preussischer Militärverwaltung seitens des Apostolischen Stuhles keine Jurisdiktion übertragen ist, muss seine dortige Tätigkeit als eine Ueberschreitung seiner amtlichen Kompetenz bezeichnet werden". Il medesimo Autore nega anche la giurisdizione del Vicario castrense sulla marina, perché essa apparteneva non alla Prussia, ma esclusivamente all'Impero, come anche, per l'istesso motivo, sulla deutsche Schutztruppe o truppa coloniale (l. c. pagg. 383-384).
"IIº) ut omnes actus dubia iurisdictione positi, imprimis matrimonia coram cappellanis minoribus Germanicis in parte Borussica exercitus Germanici inita in radice sanentur".
Tale sanatoria per gli atti posti dopo la costituzione della nuova Reichswehr sembra del tutto necessaria. L'E. V. giudicherà se, in considerazione della surriferita sentenza del Freisen, la sanatoria medesima debba estendersi ad cautelam anche agli atti posti con giurisdizione eventualmente dubbia dagli anteriori Vicari castrensi.
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"IIIº) ut oratori ad faciliorem sibi reddendam Vicariatus Castrensis administrationem sequentes facultates tribuantur:
dispensandi cum subditis super impedimento mixtae religionis;
2º sanandi in radice matrimonia attentata coram officiali civili vel ministro acatholico a suis subditis cum impedimento mixtae religionis;
3º dispensandi super matrimonialibus impedimentis minoris gradus, quae in can. 1042 recensentur necnun super impedimentis impedientibus, de quibus in can. 1058 ad effectum tantum matrimonium contrahendi;
4º dispensandi quoties periculum sit in mira et matrimonium nequeat differri usque dum dispensatio a Sancta Sede obtineatur super impedimentis maioris gradus."
Malgrado che (come ho avuto già l'onore di riferire più sopra) abbia significato al Rev. Dr  Schwamborn non essere possibile, nei tempi normali, secondo l'attuale prassi della S. Sede, la concessione delle implorate facoltà
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matrimoniali, egli insiste tuttavia nella sua domanda. L'E. V. giudicherà quale accoglienza meriti questa nuova supplica.
Siccome poi il medesimo Sac. Dr Schwamborn nella sua lettera di accompagno tocca altresì la questione del diritto dei cappellani militari di assistere ai matrimoni, sarebbe, a mio umile avviso, opportuno che cotesta S. Congregazione manifestasse la sua mente circa la (provvisoria) permanenza o meno in vigore di detta facoltà e, quatenus affirmative, se essa sia cumulativa cogli Ordinari ed i parroci del territorio ovvero privativa. Lo Stato prussiano, i giuristi protestanti (cfr. Hinschius System des kath. Kirchenrechts, II, 1878, 340) e gli stessi Vicari castrensi hanno sempre ritenuto quella facoltà come privativa, mentre che i Canonisti generalmente affermano essere la medesima cumulativa. Così, ad esempio, lo Scherer , Handbuch des Kirchenrechts vol. II, pag. 200 nota 167, l'Emo  Gasparri , Tractatus canonicus de ma-
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trimonio , II N. 1111, il Wernz , Jus decretalium, t. IV 1ª p. pag. 266, ecc. Dopo la promulgazione del Decreto "Ne temere" l'allora Vicario Castrense Mons. Vollmar come è ben noto all'E. V., implorò dalla S. Sede che rimanessero salvi i diritti dei cappellani minori circa l'assistenza ai matrimoni, esprimendo altresì l'opinione essere tale facoltà privativa. La S. C. del Concilio (1 Febr. 1908, ad VII) rispose: "Quoad cappellanos castrenses ... nihil esse immutatum".
Dopo di ciò, chinato
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an De Lai, Gaetano vom 12. März 1925, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 18069, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/18069. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 24.06.2016, letzte Änderung am 01.02.2022.